martedì 2 aprile 2024

L'emozione come compagna di vita

 

Un giorno un alunno mi chiese: “Professore, ho notato che lei indugia spesso nelle riflessioni che coinvolgono anima e cuore, mi piacerebbe conoscere il suo pensiero sull’emozione. Per me, l’emozione è un grosso problema; mi priva del controllo del pensiero e mi impedisce di esprimermi liberamente. Quando mi emoziono, non capisco più niente e rischio di apparire bambino o addirittura uno sciocco.”

Il mio alunno aveva descritto esattamente ciò che provavo anch’io alla sua età a causa della mia timidezza. Diventando adulto, le reazioni emotive a quello stato d’animo sono diventate meno invasive e hanno assunto il ruolo di una piacevole compagna di vita.  Comprendendo lo stato d’animo dell’alunno, gli parlai così:

“Le emozioni sono reazioni dello spirito umano esaltate dalla biologia con le quali riveliamo tutta la nostra sensibilità. Per esempio, la timidezza è uno stato emotivo permanente. Si rivela quando non si ha una piena convinzione delle proprie buone qualità e si ha paura di esporsi al pubblico giudizio. Difatti, il timido si autodenuncia con egli arrossamenti sul viso, con mani sudate e tremanti, la voce fioca, esitante. 

In questi casi la biologia assume il comando, annullando la volontà, abbattendo il potere decisionale, provocando confusione mentale. In realtà, lo stato emotivo priva l’individuo della serenità e lo fa apparire come solitamente non è. In alcuni casi, i limiti psicologici fa apparire la persona idiota incapace di mostrare la più elementare forma di logica.

L’emozione però, può avere origini diverse dai disturbi di personalità; può emergere in eventi in cui il sublime rapisce l’anima; può manifestarsi in seguito ad atti di tenerezza, a segni di amore. Gli effetti non hanno uguali in natura. L’emozione scombussola l’anima e scioglie una dolcezza interiore indescrivibile. Piangere mentre si assiste ad una scena di un film o mentre si legge un libro, è un’esperienza che scuote l’anima. Non importa cosa possa pensare chi ti osserva! In quei momenti, ogni cellula del corpo vibra, celebra la vita in sé. E se tutto questo succede mentre si è in compagnia di una persona sensibile, empatica, l’emozione si trasmette; prosegue il suo viaggio in un altro cuore, sotto un’altra pelle.”

 

lunedì 1 aprile 2024

La testa

 

Discutere della vita con le persone che la consumano inutilmente
, è come parlare della loro testa staccata dal corpo!

Qualunque significato che non sia riferito ai momenti in cui la stessa testa è attaccata al corpo, rimane sospeso nell’aria delle possibilità, vagamente imbevuto di consapevolezza. Purtroppo, in quei momenti ci si dimentica di averla. Questa parte del corpo posta più in alto di tutte, contiene il cervello: fiore all’occhiello della specie umana. La perfetta biologia nasconde la sua importanza e invita il suo possessore a trattarla come una suppellettile funzionale da mostrare come oggetto corporeo di contemplazione. Le giovani ragazze perdono tempo e denaro per fornirle tutte le cure estetiche.

Capelli impagliati in forme stravaganti, labbra rosse richiamanti desideri liberamente immaginabili, polvere paradisiaca nascondente antipatiche imperfezioni della pelle e infine, i contorni occhi disegnanti albe boreali o tramonti romantici, delineano un viso scolpito sulla testa contenitore dell’unico oggetto impossibile da truccare.

Il centro direzionale del nostro corpo mostra e dispone durante la giovane età, recalcitra a delegare il suo potere, recalcitra a formarsi attraversa la disciplina dello studio; gode nel compiacere di se stesso, annegando nella presunzione. La funzionalità è strettamente legata a un automatismo stabilito per immagini riflesse che alcuni chiamano intuito, ma che corrisponde, in maniera meno nobile, all’imitazione per istinto degli animali.

Con il passare del tempo, insieme al bussare della biologia non più perfetta, l’uso del pilota automatico per governare le attività della vita diventa sempre meno pratico e poco piacevole.

I mal di testa, i vuoti di memoria, le distrazioni, i capelli bianchi (per quelli che rimangono), ti costringono a “pensare”.

Si procede come l’operato di un ragioniere facendo conti con le risorse accumulate durante il corso della vita e come per miracolo, siamo sempre più attenti a ciò che ci succede intorno.

Ci rendiamo conto che la testa ha un altro funzionamento e che essa non è l’unico centro servizi. Scopriamo il “cuore”, la saggezza, i piaceri della consapevolezza.

Infine, ci sentiamo traditi quando, potendo offrire tanto, rivediamo nei nuovi giovani gli stessi peccati commessi da noi in un tempo lontano.

Ci scopriamo passivi ma con un cuore pieno di energia che vuole volare lontano dal nostro corpo.

domenica 31 marzo 2024

La brina sul cervello

 

Un filosofo dell’antica Grecia affermava che basta conoscere una verità per praticarla, però, l’esperienza diretta, vissuta tutti i giorni, non ci convince. È facilissimo predicare bene e razzolare male.

La facilità con cui s’ignorano i precetti suggeriti dalla verità è determinata dall’esclusione in questa diatriba dell’intelligenza.

È impossibile non ammettere che l’intelligenza implica una logica e per questo, l’atteggiamento istintivo che si segue in certe azioni, dimostra che non è utilizzata.

Evidentemente, la conoscenza della verità dovrebbe essere profonda al punto che la logica connessa fonda una convinzione responsabile del comportamento automatico.

In altre parole, se non si vuole utilizzare l’intelligenza, almeno si usi la convinzione, ammettendo che quest’ultima sia stata precedentemente acquisita.

Un’altra strada percorribile da chi non riesce a muoversi con intelligenza, consiste nel credere a un sistema di premi e punizioni. In questo modo, spostandoci nel campo degli animali, ci si comporta nella vita come se lo scopo finale fosse lo zuccherino e cercare di evitare le percosse.

Per tutti, quindi, esiste il pericolo della caduta della brina sul cervello, e ahimè, sul cuore. Se la sfortuna vuole che essa abbracci il cervello saremmo degli stupidi esseri viventi. Se, invece, abbracciasse il cuore, saremmo dei morti viventi in attesa di una risurrezione delegata dal sole dell’universo.

Per scongiurare il pericolo dobbiamo mantenere attivo il nostro cervello e riscaldare continuamente il cuore.

Leggere, riflettere e comunicare sono le attività spazza brina del cervello, mentre appassionarsi, innamorarsi, amare, concedersi alle passioni e ai sentimenti cullati nella serenità, regolarizzano i battiti di un cuore che non si ferma anche dopo l’abbandono del peso del corpo.

giovedì 28 marzo 2024

Problemi di comunicazione

 

Per dare è necessario avere. Per avere è necessario aver ricevuto. Si tratta di due concetti banali, ma fondamentali da comprendere poichè spesso si tenta di dare ciò che si presume di avere.

Comunicare con qualcuno implica mettersi in sintonia, interessare l’altro a sincronizzarsi sulla stessa frequenza.

L’intensità del nostro segnale non deve né attenuarsi, né esaltarsi, né modificarsi nella mente del nostro ricevitore.

Il segnale deve essere trasmesso in modo chiaro, sicuro, cercando il miglior modo possibile a vantaggio del ricevitore.

Se è poco chiaro, non si capisce il significato di alcune frasi o parole. Se è poco sicuro, si può perdere l’attendibilità della fonte. Se è troppo veloce, si possono perdere informazioni e si rende il contesto privo significato.

Tramite naturali segni emotivi, istintive posture corporali, il comunicante apre la sua sessione di colloquio. In tale fase, verificherà la disponibilità del ricevitore al colloquio.

I primi messaggi sono elementari, non impegnano fortemente il ricevitore e servono a stimolare l’imminente colloquio.

Il ricevitore s’impegnerà nella comunicazione nella misura in cui l’informazione che riceverà riterrà utile. Il livello di attenzione si graduerà con la stessa misura.

Se il trasmettitore invia le sue informazioni alla velocità di interpretazione del ricevitore, i messaggi sono chiari e si fissano come chiodi nel legno. Le pause risultano fondamentali e non debbono essere molto lunghe perchè così si tende a cedere la parola all'altro per invertire i ruoli. Anche il tono di voce ha la sua importanza; richiama la sensibilità del ricevitore che è utile al fine di far emergere l'empatia. Il colloquio così condotto appare piacevole e si perde la consapevolezza del tempo.

Se, invece, il trasmettitore diffonde le sue notizie tenendo conto soltanto delle proprie caratteristiche, è facile che i messaggi possano apparire confusi, ripetitivi e lunghi. Il canale comunicativo, dopo una malcelata insofferenza, si chiude e il colloquio perde interesse.

 

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