
Quando ero ragazzo ero
solito farmi assalire dalle emozioni che si scatenano al transito di un treno
in stazione. L’arrivo del treno in
stazione era preceduto dalla raccomandazione usuale: “Allontanarsi dai binari,
treno in transito!”
Una sensazione di ansia e
paura cominciava ad agitarsi in me. L’ansia per la spasmodica
attesa che un colosso in ferro mi transitasse davanti, mi impediva di
distogliere lo sguardo sui binari, tutto intento a scorgere la locomotiva in
lontananza. La paura era legata alla
possibilità, più volte richiamata dai miei genitori, che nel turbinoso cono di
aria che si formava, qualcosa potesse colpirmi. La voglia di sfidare il
gigante, attraverso la mia resistenza al vento e alla paura, era forte.
L’apparente lento avanzare
del treno in arrivo, mi rallentava il respiro per trattenerlo fino al momento
in cui la folata di vento mi investisse per portare dentro di me, con un
profondo respiro, la potenza del treno in velocità.
Ungaretti si illuminava
d’immenso, io mi riempivo!
Il rumore delle rotaie
assordante mi provocava un’esaltazione incredibile. Ero testimone dei progressi
della tecnica e come l’uomo fungesse da amplificatore di potenza. In quei pochi e lunghi secondi,
mi sentivo molto più piccolo e orgoglioso del mio essere. Mi arrogavo l’idea di far
parte di coloro che hanno reso possibile questo scenario. Tentavo velocemente di
costruirmi una spiegazione pseudoscientifica al quesito che spontaneamente si
presentava: “Come fa a rimanere sui binari con questa velocità e con questo
peso?”.
Meno male che non c’era
tempo per dare una risposta!
Tenere il capo chino e lo
sguardo teso a non perdere nessun dettaglio sull’esibizione del treno, lasciava
libera la mia anima di far risuonare qualsiasi emozione. Affascinato da tanto
spettacolo, come succede in tutti gli eventi piacevoli, l’allontanamento del
treno faceva scendere un velo di tristezza e nostalgia.
Il treno, come per consolarmi,
sembrava rallentare i suoi tempi e si faceva piccolo, fino a scomparire. Voleva dirmi che la vita di
un uomo si compie nel tempo e nei modi del suo transito in stazione.
Similmente a un treno in
transito che si scorge molto piccolo in lontananza, così piccolissimi nasciamo;
l’apparente lento avanzare ci ricorda la crescita fisica; L’arroganza della gioventù
è paragonabile all’irruenza in stazione; la confusione dei passeggeri in salita
e in discesa dal treno, è assimilabile ai processi di socializzazione e scambio
di emozioni; la partenza e il rapido allontanarsi con la sua definitiva
scomparsa, rappresenta chiaramente la parabola discendente della vita umana che
si chiude con la morte.