martedì 14 novembre 2023

La sincerità cedevole


 

La sincerità è un valore che rende trasparente l'anima. È incompatibile con la cattiveria. È prova di bontà.

La sincerità è maldestra ... è in grado di creare nemici soltanto perché si manifesta.

Praticare la sincerità significa guadagnarsi una facile antipatia poiché la verità non sempre veste elegante.

Consiglierei la pratica di una sincerità "cedevole" cioè capace di flettersi come farebbe un ramo al peso di un uccello che si posa. La sincerità non deve irrigidirsi, non deve battagliare perché la verità che porta con sé, si illumina di luce propria. Deve curvarsi, adattarsi alla sensibilità umana. La verità ha bisogno di tempo per occupare prima la mente e poi il cuore.

Essere sinceri come la durezza dell’acciaio è anche un modo di trascurare l'obiettivo che essa si prefigge, dimenticando il seme buono che si vorrebbe far germogliare.

Personalmente credo che la sincerità debba essere vestita per l’occasione o usando una brutta parola, "truccata". 

Dovrebbe essere come una bella donna che per far mostra di sé ricorre ai cosmetici. Lei sa di essere bella, ma non rinuncia a migliorare ulteriormente la sua immagine per il piacere di chi la guarda. Giungerà il giorno in cui potrà mostrarsi nelle sue vere forme, allorquando l’amante apprezzerà maggiormente il suo cuore e non il corpo.

Ovviamente, lungi da me l’idea che siano la vigliaccheria o l’ipocrisia le promotrici di questo stratagemma.

Si tratta di un’idea benevola che non vuole castigare perentoriamente l’errore commesso, ma che offre l’opportunità di riscatto alla consapevolezza di chi è sottoposto al tuo giudizio.

Solitamente si invoca la sincerità per reclamare apertamente esigenze, per decretare un giudizio, per rispondere alla richiesta di chi attende comprensione.

In tutti casi, la sincerità entra in gioco quando le si chiede nascostamente di non essere pienamente sè stessa.

 

lunedì 13 novembre 2023

L'informatica deve cambiare


L'informatica deve cambiare vita. Dapprima, svestendosi dei panni di macchina che produce pasticche cognitive, che fa trangugiare senza lasciare il tempo per osservarne l'etichetta della provenienza. 


Successivamente, conquistando il ruolo di compagno di viaggio delle strategie didattiche più avanzate nella scuola: facendosi quaderno elettronico di scrittura di parole, di pensieri, di intuizioni, di dubbi, di fantasie che circolano, per lo più , seminascoste, tra i banchi.

Come dire, un computer che sceglie di dare voce alle "domande" e ai "perchè" degli studenti, abbandonando il ruolo di cassaforte di risposte preconfezionate.  E che si veste dal laboratorio di ricostruzione e di reinvenzione delle conoscenze.

Questo significa aiutare la scuola ad abbandonare la logica dei saperi depositari (nozionistici ed enciclopedici) per dare slancio, ali, agli allievi-aquile perchè possano entrare nei cieli dove brillano comete  come conoscenze generative (che girano coi saperi interdisciplinari) e la cometa delle conoscenze euristiche (che coinvolgono problemi di vita reali, posizioni antidogmatiche, laiche).



Sei Amore


 

 

 

 

 

Nell'apparente silenzio,
ascolto parole mai pronunciate.

Allineato al tuo viso,
mi perdo nello sguardo.

Piacer mio è venir dentro,
attraversare quell'intenso fiume di emozioni che scorre senza sosta.

Non c'è tempo,
nè misura.

Sei donna.

Sei amore.

 

sabato 11 novembre 2023

Duello verbale

 

 
Vi è capitato di partecipare a un colloquio passivo?
Forse è una delle forme di colloqui più usuali.
Nel colloquio passivo si parla di se stessi continuamente.  L’unica variazione che si nota, sta nello scambio dei ruoli tra chi ascolta (in pausa meditativa) e chi parla (in sindrome di egocentrismo).
Lo scambio avviene spesso sfruttando le pause accidentali o le difficoltà espositive di chi detiene il testimone del colloquio. 
Spesso, lo scambio è difficoltoso. Ci sono dei momenti in cui il ruolo di “parlatore” è duplicato. 
Vince (continuando a parlare) chi riesce ad assumere un tono di voce più alto e deciso. Sono commoventi i momenti in cui la voce perdente continua nei suoi tentativi di imporsi.
Alla fine del colloquio i duellanti si allontanano chiedendosi: “Ma di che cosa abbiamo parlato?”.
È stata un’inutile perdita di tempo che ha lasciato come effetti positivi lo sfogo verbale e una decisa voglia di bere (specialmente in estate!).

Il colloquio dovrebbe essere un momento magico in cui due esperienze diverse s’incontrano e colgono l’opportunità di arricchirsi e deliziarsi della vita.
 
L’elettronica dà un meraviglioso esempio.
Due punti a potenziale diverso non vedono l’ora che un filo di rame possa unirli. Se dovesse succedere, si scatenerebbe una corsa di elettroni, forsennata.Tutti correrebbero verso i fratelli protoni, pronti a unirsi a loro per riversare e ricevere la quantità di carica di cui hanno fortemente bisogno. La loro corsa è tanto più forte, quanto più alta è la differenza di tensione che esiste tra di loro. 
È facile intuire che se uno dei due è una fonte inesauribile di energia, il traffico di elettroni continuerà in modo indefinito. Diciamo che tra i due punti c’è corrente continua!

Un colloquio interessante si sviluppa tra persone che possono dare qualcosa in termini d’idee, poiché entrambe si arricchiscono dell’esperienza dell’altro. Ognuno è capace di tirar fuori il meglio dell’altro. L’interesse e l’attenzione sono elementi sempre presenti nel colloquio. La fine del colloquio porta la consapevolezza di aver trascorso un “bel” tempo. I due si lasciano con una stima reciproca accresciuta.

La voglia di bere verrà per brindare alla bellezza della vita! 
 

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