sabato 1 marzo 2025

Perdere la fiducia

 

Perdere la fiducia nel prossimo è una malattia mortale.

Si bruciano i germogli della speranza, si chiudono gli occhi dell’ottimismo, si stabilisce un calmo e sterile buio interiore.

Ci si sente soli muovendosi tra la folla.

Brevi frasi fatte con le stesse parole, ripetono esperienze vuote di entusiasmo, spente di passione e prive di sentimento; si muore rimanendo nel corpo.

La lenta progressione della malattia è silenziosa, si cela dietro gli steccati seriosi del lavoro, degli sfortunati eventi di vita che producono menomazioni fisiche o psicologiche.

Il bisogno di vivere insieme e di legarci con i sentimenti in una comunione che va oltre la nostra ragione, trapela dalle abitudini e dalle tendenze comportamentali.

Vogliamo inconsapevolmente stare insieme, come la terra che ci fa roteare con sé e contemporaneamente intorno al sole, ci porta in giro per l’universo.

La forza di gravità agisce come una potente calamita, costringendoci a rimanere attaccati alla superficie e imitando così, la forza dell’amore che lega le anime.

Solo per questo motivo capisco perché si inumidiscono gli occhi al più piccolo gesto di tenerezza; capisco da dove vengono tutte quelle emozioni che la musica, la poesia e l’arte tutta, inducono.

Capisco, anche, perché darei tutto me stesso a chi chiede solo un abbraccio.

Il genere umano ha avuto un grande dono che, per la sua stessa grandezza, gli appare invisibile; si tratta della capacità di emozionarsi.

Non emozionarsi significa amputarsi la parte migliore del proprio essere.

La morte, almeno per i Cristiani, è un varco di frontiera tra la terra e il Paradiso; un passo necessario ma comunque transitorio, mentre la morte delle emozioni conduce a uno stallo esistenziale perenne.

Uno stimato scrittore (Paul Auster) che porta in sé alcune cicatrici di questa malattia, scrive quanto segue:

"Credo nonostante tutto che ogni persona sia sola tutto il tempo. Si vive soli. Gli altri ci stanno intorno, ma si vive soli. Ognuno è come imprigionato nella sua testa e tuttavia noi siamo quello che siamo solo grazie agli altri. Gli altri “abitano” noi. Per “altri” si deve intendere la cultura, la famiglia, gli amici. A volte possiamo cogliere il mistero dell’altro; penetrarlo è talmente raro! È soprattutto l’amore a permettere un incontro di questo genere. Circa un anno fa, ho ritrovato un vecchio quaderno dei tempi in cui ero studente. Lì prendevo appunti, fermavo delle idee. Una citazione mi ha particolarmente impressionato: -Il mondo è nella mia testa. Il mio corpo è nel mondo-. Avevo diciannove anni e questa continua a essere la mia filosofia."

Gli altri “abitano” noi, se siamo in grado di accoglierli, se la malattia non ha murato gli ingressi.

Tutto ciò che l’uomo scopre, è sempre un passo dopo il precedente. Il passo successivo non si sa dove ci porta, però, se mosso dal bene, sicuramente quel luogo sarà migliore di quello in cui viviamo oggi.

venerdì 28 febbraio 2025

Le passioni

 

Le passioni sono fontane chiuse da molto tempo e l’acqua da cui fluisce ha proprietà sorprendenti: limpidezza, freschezza, dolcezza sono ineguagliabili. Quando queste fontane interiori si aprono la realtà si rivela affascinante, tutta da contemplare.

Per un appassionato della fotografia, scattare una foto è come rubare pochi centimetri alla natura, in modo che egli possa accoglierla nel proprio animo e dedicarle tutto il tempo necessario affinché lo stupore lo afferri e le emozioni lo immobilizzino in attimi senza durata.

L’appassionato fotografo vede nella foto il mondo così come vorrebbe che fosse; intravede nei personalissimi dettagli, sentimenti evocanti bisogni di solito celati da una psicologia inconscia. L’immagine catturata da un dispositivo meccanico sorprende l’osservatore poiché lo costringe a prendere consapevolezza di un mondo cui appartiene e di cui non ci fa più caso. Tanta bellezza nei variopinti colori, tanta perfezione nelle forme, tanta armonia negli equilibri di forze che, quasi sempre viene racchiuso nella “normalità”.

È compito di letterati, poeti e artisti permettere alla natura di esprimersi nel modo più bello e raccontare ciò che con i soli occhi non è possibile vedere. Attraverso l’opera artistica si fa vibrare l’arpa della sensibilità, dando cronaca della natura nel linguaggio universale del sentimento. E anche il corpo non può sottrarsi dal turbamento poiché l’emozioni ne diventano padrone.

Può succedere che un’anima sfortunata perda i riferimenti nel mondo e urla la sua solitudine; nessuno vuole ascoltarla e allora fruga nella natura in cerca della sua identità. Ecco che una foto scattata in un posto dimenticato da tutti, dove la bellezza dei colori confida solo nell’anima sensibile per essere apprezzata, può essere occasione per un viaggio interiore. In quei casi ci si perde nel mondo dove il senso umano dirige ogni cosa.

Le passioni sono i venti dell’anima, esse denotano una precaria instabilità interiore, destinata a trasformarsi in un dirompente piacere di vivere. Esse sono mosse da sentimenti indomabili e racchiusi in un otre sempre sul punto di esplodere.

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