lunedì 17 febbraio 2025

Quando la ragione cede il passo all'esaltazione


Non basta conoscere come si deve procedere per seguire il percorso.

Sembra strano ma succede proprio così!

Credete che non si sappia che l’alta velocità nella guida di un autoveicolo è causa primaria di incidenti mortali?

Sicuramente tutti lo sanno, ma io riesco a contare solo pochi “inebetiti” sulla strada che si attengono alle indicazioni ripetutamente.

Non parliamo del fumo di sigaretta, perché sfonderei una porta aperta da molto tempo.

Potrei continuare per molto e solleverei questioni trite e ritrite.

Aggiungerei modeste parole a campagne di sensibilizzazione o a trasmissioni televisive che inseguono indici di ascolto.

Vediamola da un particolare punto di vista.

Tentiamo di operare con razionalità e contemporaneamente siamo condizionati dal sentimento dell’essere.

La razionalità ci impone un pensiero rigoroso che si proietta nel futuro attingendo dati dal passato.

Dovete riconoscere che questa attività, se esercitata nel momento opportuno, non ha un risvolto pratico immediato, ma risulta essere solo un saggio ammonimento intelligente.

In altre parole, mentre state andando ad alta velocità e rischiate la vita, la razionalità che formula il pensiero di “Attento! Sai che stai rischiando?”, vi propone un pronostico per ciò che potrà succedere in base ad una conoscenza che già avete.

Il pensiero che vi suggerisce di rallentare dovrebbe essere adottato per una probabilità di incidente presente solo negli studi di settori, ma che ora sembra non riguardarvi.

Il pensiero, invece, che vi chiede di spingere ancora sull’acceleratore, è più reale, è lì pronto a regalarvi subito l’emozione che state cercando.

Allora, arrivano in soccorso le frasi stupide come: “Si vive una sola volta” o “meglio un giorno da leoni che cento da pecora”, per cancellare quel persistente barlume di razionalità e per considerare la conoscenza come un’inutile suppellettile.

In questi casi si perde l’allineamento tra ciò che sentiamo e la realtà circostante.

Sicuramente in paradiso o in un’altra dimensione andar piano non ci servirà, ma fino a quando ci dobbiamo portare insieme ossa e muscoli, qualche limite dobbiamo imporcelo.

Nelle occasioni difficili potremmo pensare al fiammifero e al carbone.

Il primo, accende per pochi secondi e passa per elevate temperature prima di spegnersi a sua insaputa. Il carbone, invece, lento ad arrossirsi, diffonde piacevolmente il calore; combatte col tempo per esistere nascondendosi sotto la fredda cenere per custodire in sé l’ardente e celato fuoco.

 

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