Come reagireste se qualcuno vi fermasse e vi dicesse:
“Scusami, ho bisogno di parlare con te - Devo raccontarti di cose che ti riguardano - Avvisami quando ti sarà possibile dedicarmi un po’ del tuo tempo”.
La curiosità e l’ansia avvolgerebbero tutta la vostra persona e nonostante che in quel momento potreste essere impegnati in attività importanti, vi verrebbe di assicurare all’interlocutore, immediatamente tutta la disponibilità di tempo che serve.
Il leggero stato di turbativa, diventa agitazione se l’interlocutore è ritenuto “importante”, come per esempio, il vostro dirigente, un personaggio celebre, un noto politico o un professionista affermato.
Da questa persona vi aspettate informazioni che possono influire sul vostro benessere psicologico o materiale.
Quanti di noi ritengono “importante” Platone, Aristotele, Cristo, Dante, Macchiavelli, Locke, Marx, Kant, Ghandi, Freud, Einstein e tutti i pensatori e scienziati che ci hanno lasciato un’esperienza tutta d’oro?
Troverete la risposta attraverso il livello di ansia, curiosità, piacere e gioia di conoscere le loro esperienze, per le quali sono diventate pietre miliari nell’evoluzione della razza umana. Il loro sapere è pronto per essere trasferito in modo gratuito, per un uso immediato e fecondo di tangibili risultati.
L’unico deterrente si ritrova nei luoghi dove si conservano i libri. Capisco che leggere impone attenzione, concentrazione, fatica mentale, ma è l’unico modo per uscire dall’isolamento che opera come un abbraccio fraudolento, capace di darti un calore anestetico che ti spegne lentamente.
Non leggere è, in termini forti, l’eutanasia dell’essere umano.
Qualcuno potrebbe obiettare:
“Io sono sempre tra la gente, parlo e ascolto tutti; non è meglio di leggere?”.
Sicuramente, socializzare e intervenire nelle scene di vita con la voce e l’ascolto, sono modi raccomandabili di condurre la propria vita. Però, senza un continuo rinnovarsi attraverso la lettura, significa lasciare qualcosa di incompiuto o trascurare la parte più importante di un compito.
Vi capita di fermarvi davanti ad una fontana che disegna, con i suoi giochi d’acqua, figure ornamentali?
Spesso, mi succede di perdermi lì davanti, immerso in qualche pensiero che stride con la realtà che mi è di fronte. Sebbene bellezza e frescura investano i miei sensi, un sottostrato di tristezza, spegne quell’entusiasmo che dovrebbe apparire dai miei atteggiamenti o posture corporali. Mi rendo conto che quei poveri zampilli, quegli archi d’acqua surrogati di scenari ricercarti, offrono un’inutile bellezza. L’acqua, desolatamente, è spinta da pompe che forniscono quell’artificiosa vivacità che spesso passa inosservata. Nonostante continuamente fa capriole, essa è sempre la stessa. Trascina con sé, anche tracce di resti che umiliano l’occhio attento del triste osservatore.
Non leggere, quindi, è partecipare al ciclo chiuso di scene viste, mascherate dalla multiforme apparenza.
Non leggere, è rimanere bloccati nel processo di crescita, delegando al caso le opportunità di godere dei momenti di vita.
È estremamente rilassante, piacevole, ricreativo rimanere in silenzio sugli argini di un rumoroso ruscello. Le sue acque, pure e mai le stesse, provengono dalla cima del monte che nei suoi ghiacciai, tiene memoria di un passato sofferto e generoso.
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