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Gaetano Salvemini (1873-1957) |
“La filosofia non è dannosa,
è semplicemente inutile, o meglio è dannosa in quanto fa perdere un sacco di
tempo alla gente.”
Questa sarà una delle sovversive sentenze dell’intellettuale pugliese Gaetano
Salvemini: Definito come il Socrate di Molfetta, fu un brillante e polemico
intellettuale marxista, storico antifascista, docente universitario, poeta, politico
italiano.
Nasce a Molfetta l’8 settembre del 1873 e morì il 6 settembre del 1957. Con grandi sacrifici conseguì una laurea in Lettere nel 1895 e a 28 anni (nel 1895) ottenne la cattedra di Storia Moderna a Messina. Purtroppo, a causa di un violentissimo terremoto in Sicilia, perse tutta la famiglia. Fu l’unico sopravvissuto della famiglia. Ma nonostante la vastità dei suoi elaborati e manoscritti, per la Critica é stato un intellettuale italiano assai poco inquadrabile, definibile nella storia del pensiero novecentesco: tant’è vero che persino Bertrand Russell disse che “Salvemini non deve essere colto, perché il suo pensiero lo comprendo perfettamente”.
Salvemini condivideva maggiormente il bisogno di verità interiore di ogni uomo piuttosto che rivolgere l’attenzione alla ricerca filosofica come indagine per conseguire la pienezza della verità. L’autentica esperienza di un uomo è tale se egli riconosce nella cultura personale/interiore, in quella cultura che egli stesso definiva di spirito il vero presidio alle cose del mondo. La cultura non è solo un labirinto di informazioni che l’uomo deve possedere, ma è un setacciato, o comunque la medesima procedura di un setaccio che setaccia appunto i frammenti di una vita lasciata scivolare lungo il percorso dell’esistenza. In altre parole, la cultura, dunque, è ciò che resta in noi dopo che abbiamo dimenticato tutto quello che avevamo imparato.
Scriverà Salvemini:
“Si può dire che la cultura consiste non tanto nel numero delle nozioni che in un dato momento ci troviamo ad avere immagazzinato nella memoria, quanto in quella raffinata educazione dello spirito, reso agile ad ogni lavoro, ricco di molteplici e sempre deste curiosità, in quella capacità d’imparar cose nuove, che abbiamo conquistato studiando quelle antiche. La cultura consiste nella forma stessa che noi, attraverso il lavoro dello spirito, riusciamo a dare allo spirito stesso”.
Salvemini è un continuo mettersi in gioco con la vita, e si può ben dire che immergersi nelle sue riflessioni significa in qualche modo svelare a sé stessi in un mondo fatto di fiducia e amore per la conoscenza. La sua filosofia, se così si può chiamare, (dato visibilmente presente nei suoi scritti) è impastata di onestà. Lui stesso vedeva nell’onestà un principio assoluto laddove le passioni hanno tutto il tempo per sbilanciarsi.
Ci ricorda Salvemini: “Noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti: cioè renderci conto delle nostre passioni”.
di Fabio Squeo
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