domenica 30 giugno 2013

Bello impossibile


Sono felice nel riportare questa storia

Dobri Dobrev, il barbone che ha donato 40.000€ in beneficenza

Indossa indumenti riciclati e scarpe autoprodotte e trascorre gran parte della sua giornata a chiedere l'elemosina. Dobri Dobrev oggi ha 98 anni, vive in Bulgaria, a Sofia.

Nonostante l'età, la sua parziale sordità e le sue precarie condizioni di vita ha portato a termine una ambiziosa missione: aiutare i più poveri e i più sfortunati.

Dobri Dobrev ha chiesto per anni i soldi ai passanti, arrivando a raccogliere oltre 40 mila euro. Ma per lui non ha tenuto nemmeno un centesimo.

Ha continuato a vivere con la sua piccola pensione statale di 80 euro e ha dato tutto il resto in beneficienza, come contributo per il restauro di chiese e monasteri e, soprattutto, per il pagamento di bollette di acqua e di energia elettrica degli orfanotrofi.

La sua storia toccante, un misto di bontà e di grande fede, sta facendo il giro di internet. Parlano di lui i social network, i blog, i giornali e le televisioni.

L'uomo con la barba, che ha perso gran parte dell'udito durante la seconda guerra mondiale, appare in foto e video, con didascalie che raccontano della sua vita.

Attraversa ogni giorno la città compiendo circa 25 chilometri a piedi. Si sposta dal suo piccolo villaggio alla capitale Sofia, dove spesso entra in chiesa per pregare per tutti coloro che ne hanno bisogno. Per i bulgari, questa non è una novità.

Dobrev è un appuntamento fisso per le strade della capitale, dove molti conoscono il suo nome ma pochi, a quanto pare, sanno che l'elemosina è destinata a progetti più grandi del suo sostentamento.

Certo, qualcuno obietterà che quei soldi donati per il restauro di chiese e monasteri si sarebbero potuti destinare a un'altra causa.

Ma anche i più scettici dovranno riconoscere che spesso la fede consente alle persone di credere in qualcosa di così importante da compiere grandi cose.

X Agosto


Giovanni Pascoli

Anima e corpo sono intimamente legate tra loro e sono così intrecciate che si ha bisogno della consapevolezza per favorire il clima di armonia necessario alla loro coesistenza.

La consapevolezza però non usa gli stessi vestiti, sempre mutevole, si adatta e paga il conto al sommario delle debolezze. 

Le sue numerose avventure intraprese nel tempo, le hanno consentito d'inspessire una corazza protettiva: l'esperienza.

Le ferite al corpo sono quasi sempre visibili e appare ovvio ricorrere alle medicazioni per rimediare. 

La guarigione è una certezza che soltanto ipoteticamente potrebbe essere smentita.

Le ferite all'anima, invece, sono intime e possono apparire ridicole al giudizio esterno. 

Esse  possono trasformarsi in segni di debolezza o, in casi estremi, anche di handicap.

Il risanamento spirituale non è ammesso come tale poichè non è chiara la malattia mentre i sintomi sono evidenti. 

La convinzione più radicata suggerisce che l'anima non è mai malata, al massimo potrebbe essere una indisposizione momentanea in procinto di risolversi. 

Le medicine dell'anima non si vendono in farmacia, non costano denaro e sono disponibili in gran quantità ovunque. 

Queste si trovano nel grande cestello dell'amore e sebbene non abbiano peso, gestirle risulta molto gravoso.

Richiedono una qualità dell'anima raffinata, una sensibilità emotiva sorretta dalla forza dell'empatia.

Provate a leggere la poesia di Pascoli sottostante e mettete alla prova il vostro spirito.

San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto:
l'uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!


giovedì 27 giugno 2013

Succede anche questo



Riporto una lettera che in qualità di insegnante mi sconvolge.


"Insegno italiano in un istituto tecnico romano e sono commissario interno agli esami di maturità dei miei studenti.

In venti anni di servizio sono tante le cose che mi hanno dato soddisfazione, tanti gli studenti che imparando mi hanno insegnato delle cose. 

Tanti i sorrisi dopo le promozioni. 

Qualche più raro, ma impagabile, ringraziamento postumo.

Sono queste le cose che mi hanno dato la forza di continuare questo bellissimo mestiere anche di fronte alla scarsa considerazione professionale ed economica che segna la mia vita come quella di tutti i miei colleghi.

In questo periodo dell'anno è normale ricevere le telefonate da parte dei genitori dei ragazzi. 

È in gioco il loro futuro dei loro figli e capisco la preoccupazione di ogni genitore di far avere un voto migliore oppure evitare al ragazzo un ulteriore anno scolastico anche quando ce ne sarebbe il bisogno. 

A seconda del tono dei genitori alcune volte ho sorriso, altre volte mi sono arrabbiata perché sentivo invasa e violata la mia etica educativa. 

Ho sempre pensato di dover fornire ai miei studenti gli strumenti per affrontare la vita da adulto, per risolvere i problemi o le piccole e grandi complicazioni a cui sarebbero andati incontro una volta usciti da qui.

Ma stamattina ho ricevuto una telefonata che mi ha sconvolto.

Il padre di uno dei miei maturandi, che chiamerò Andrea, mi ha chiesto di bocciare il ragazzo. 

Andrea è stato uno studente molto volenteroso durante tutto l'anno e non è tra quelli che rischiano in alcun modo la bocciatura. 

Figlio di una famiglia dignitosa della periferia romana si è barcamenato con caparbia tra lo studio e il lavoro a nero in una pizzeria per aiutare la famiglia.

Non conoscevo il padre del ragazzo e inizialmente pensavo stesse scherzando. 

Solo dopo le sue insistenze accorate ho capito che diceva sul serio. 

Mi ha spiegato che i proprietari del ristorante dove Andrea lavora gli hanno assicurato che potevano finalmente assumerlo in maniera stabile grazie alla nuova legge sul lavoro in cui le agevolazioni sono però riservate unicamente a ragazzi senza diploma.

Non sono stata in grado di rispondere, per la prima volta in vita mia mi sono fermata a riflettere sulla mia funzione di educatrice. 

Un dilemma che non riesco a sciogliere: devo continuare a svolgere il mio ruolo con serietà o non è più giusto assicurare al ragazzo un lavoro stabile e bocciarlo? 

In fondo come mi ha spiegato il padre, Andrea si può tranquillamente diplomare il prossimo anno avendo però la fortuna di avere già un lavoro.

Io non so davvero cosa fare e spero di essere incappata in un caso limite. Mi chiedo però come sia stato possibile concepire una legge che premiando i giovani privi di diploma rischia di incentivare l'abbandono scolastico. 

È l'ennesima umiliazione del mio lavoro come di quello di tanti colleghi che nonostante tutto buttano il cuore e l'anima oltre le carenze strutturali della pubblica istruzione. 

Mi domando a questo punto quale senso abbia il mio lavoro."

lunedì 24 giugno 2013

30 mesi per salvare il pianeta


Questa potrebbe essere l'email più importante che vi abbia mai scritto. Gli scienziati hanno scoperto che enormi aree di ghiaccio nel Mare Artico stanno scomparendo accelerando la distruzione del nostro pianeta. Siamo vicini ad un punto di non ritorno sul clima e noi POSSIAMO fermare tutto questo, se agiamo uniti e in tempi rapidi. Abbiamo 30 mesi prima del vertice sul clima più importante di sempre. Per vincere la battaglia, dobbiamo fare tutto il possibile.


Questa prebbe essere l'email più importante che vi abbia mai scritto.

La scienziata Julienne Stroeve ha studiato il ghiaccio dell'Artico per decenni. Ogni estate si sposta verso nord per misurare lo scioglimento dei ghiacci. Sa che il cambiamento climatico sta accelerando lo scioglimento, ma durante il suo ultimo viaggio non poteva credere ai suoi occhi. Enormi aree del ghiaccio Artico erano scomparse, andando oltre le nostre peggiori aspettative.

Gli scienziati ci avevano avvertito che sarebbe successo. Man mano che la terra si surriscalda, si giunge a "punti di non ritorno" che accelerano il riscaldamento fino a portarlo fuori controllo. Il surriscaldamento genera lo scioglimento dei ghiacci nel Mare Artico, distruggendo il gigantesco "specchio" bianco che riflette il riscaldamento verso spazio, causando un enorme surriscaldamento dell'oceano e facendo scogliere ancora più ghiaccio, e così via. Fino a portare la situazione fuori controllo. Già quest'anno si sono verificati eventi climatici senza precedenti comprese bufere e temperature fuori controllo.

Ma, se agiamo uniti e in fretta, POSSIAMO fermare tutto questo. Una volta usciti dall'incubo dell'estinzione, potremo davvero lavovare per un futuro migliore per i nostri figli e nipoti: un futuro pulito, verde, in armonia con il pianeta che ci ha dato la vita.

Tra 30 mesi ci sarà la Conferenza di Parigi, l'incontro che gli stessi leader mondiali hanno deciso stabilirà le sorti delle nostre battaglie contro il cambiamento climatico. Potrebbe sembrarvi ancora lontana, ma non lo è. Abbiamo 30 mesi per scegliere i leader giusti, portarli all'incontro, dar loro un piano e poi fare in modo che mantengano le promesse. Siamo noi contro le compagnie petrolifere e il fatalismo.
Quando si tratta di cambiamento climatico il fatalismo non è solo inutile, è anche incompetente. E' già tardi, ma abbiamo ancora il potere di fermare questa catastrofe, se riusciremo a convertire le nostre economie fondate su petrolio e carbone verso fonti di energia alternative. Un'obiettivo che porterà l'umanità a collaborare come mai prima d'ora e ci permetterà di creare il futuro per cui fin dall'inizio è nata Avaaz.

Per affrontare questa sfida c'è bisogno di passione, speranza e di tutte le nostre capacità. Ecco il piano:
    1. Diventare politici - eleggere Leader del Clima: nei prossimi 30 mesi, in 5 importanti paesi ci saranno elezioni. Assicuriamoci di far vincere le persone giuste, e di farle vincere con il giusto mandato. Avaaz è tra le poche organizzazioni di pressione a livello globale a poter essere politica. E visto che questa battaglia può essere vinta o persa solo su un piano politico, a un certo punto potrebbe essere uno scontro tra noi e le compagnie petrolifere a stabilire a chi i nostri leader daranno ascolto.

    2. Rendiamo Hollande un eroe: il presidente francese Francois Hollande presiederà il vertice, una posizione importantissima. Dobbiamo tentare ogni strategia e ogni canale (la sua famiglia, gli amici, il suo elettorato, i suoi consiglieri politici) per farlo diventare l'eroe di cui abbiamo bisogno per rendere la conferenza un successo.

    3. Facciamo fare un salto di qualità alla mobilitazione: la portata di questa crisi è tale che abbiamo bisogno di andare al di là di una normale campagna. E' tempo di entrare in azione in modo potente, diretto e non violento, di colpire l'immaginazione, far emergere l'urgenza morale e spingere le persone ad agire. Pensate a Occupy.

    4. Via gli elementi di disturbo: miliardari come i fratelli Koch e le loro compagnie petrolifere sono i maggiori elementi di disturbo in tema di cambiamento climatico. Finanziano sedicenti scienziati per confonderci e spendono milioni in campagne di comunicazione fuorvianti, mentre comprano politici all'ingrosso. Con il giornalismo investigativo e oltre, abbiamo bisogno di far conoscere e reagire alle loro orribili e irresponsabili azioni.

    5. Definiamo gli accordi: persino di fronte a una catastrofe di proporzioni planetarie, 195 governi in una stanza possono rivelarsi semplicemente degli incompetenti. Abbiamo bisogno di investire nei migliori consulenti politici per sviluppare strategie vincenti e compromessi ben studiati in modo che, quando avrà luogo la conferenza, buona parte dei leader sarà già dalla nostra parte e nessuno potrà dire che non esiste una soluzione reale.
Durante l'ultima conferenza sul clima a Copenaghen, nel 2009, abbiamo giocato un ruolo fondamentale nelle elezioni "verdi" di Germania e Giappone, nel cambiamento delle politiche del Brasile e nel raggiungimento di un importante accordo sul finanziamento, da parte dei paesi sviluppati, di 100 miliardi di dollari all'anno ai paesi in via di sviluppo per affrontare il cambiamento climatico. Allora, i membri di Avaaz erano 3 milioni. Dopo Copenaghen, abbiamo capito che dovevamo essere molti di più per affrontare la sfida del cambiamento climatico. Ora siamo in 22 milioni e cresciamo al ritmo di un milione al mese.

Il cambiamento climatico è il problema più grave a livello globale e per questo richiede la cooperazione di tutti i governi del mondo. Con milioni di membri uniti da uno stesso ideale e provenienti da tutti i paesi del mondo, Avaaz rappresenta la migliore soluzione per un'azione collettiva, con milioni di noi uniti da una visione che unisce ogni paese del pianeta. E' la nostra occasione per costruire un mondo la cui bellezza raggiunge quella di quello che immaginiamo e vorremmo per i nostri figli. Diamoci da fare.

Con speranza e riconoscenza per questa straordinaria comunità,

Ricken e tutto il team di Avaaz

domenica 23 giugno 2013

Torno da me


opera di Silvia Senna

A volte, torno da me.

Chiuso nel profondo dell'anima,
abbandono il tempo al suo trono,
sospendo le attenzioni alla misera materia,
concedo dispensa alla ragione. 

Solo, nella regione dell'incanto,
assaporo la potenza dell'essere,
intuisco l'infinito.

Immagini, parole, suoni, odori e dimensioni,
qui, sono soltanto idee senza giudizio.

Nella realtà senza peso,
vedo ovunque specchi.

Riflettono paure, attese e promesse.

Il cuor caldo appanna.

Si cercano stracci di emozioni. 

sabato 22 giugno 2013

Quadro antico

 
Opera di Antonio Ricci

Dolce ritorno nella casa d'un tempo,
dove del gioco era il tempio,
la gioia era la norma,
di carezze e sorrisi non v'era penuria.

Giocattoli erano ciottoli.
Cavalli e guerrieri erano legni e piombi.
Armi e cannoni erano fionde e patate.

Stratega in grandi battaglie, 
 farfalle, lucertole e formiche erano acerrimi nemici.

Ora, luccicano gli occhi per quei colori
dipinti nel fondo del cuore.  
 




Avevo poco più di dodici anni e amavo immaginarmi nel futuro.

Il mio ingenuo viso si stirava, la postura si raddrizzava e lo sguardo si proiettava lontano senza destinazione.

Giocavo a mostrarmi adulto.

Avevo poche idee sul significato di questa parola, ma ero certo che contenesse importanza e valore.

Lo garantivano l'altezza, la serietà e i soldi grossi che vedevo passar di mano.

Associavo anche una grande responsabilità e una forma di potenza indiscussa.

Non potevo conoscere l'altra faccia della luna!
 
Non sopportavo alcune regole strane : non potevo ridere, correre o urlare senza motivo.

Non potevo dichiarare il voler bene, non potevo far nulla senza dare una spiegazione.

Immaginando un premio più alto,  sacrificai alle regole quelle naturali esigenze.

In ossequio ai valori impostomi allora, diventai il bimbo più buono della famiglia, lo scolaro più studioso e successivamente il cittadino onesto, osservante delle leggi dello Stato.
 
L'attesa per quel mondo immaginato da bambino ormai è una nostalgica pretesa o una tenera rappresentazione dell'ingenuità di quel tempo.

Da adulti, quel mondo dorato promesso è confinato nella nostra intimità.
Qui, entrano i nostri cari e pochissimi amici.
 
Attraversando questa barriera invisibile, cadono le "parole", le "regole", svanisce l'apparire.

Si entra nel mondo dei colori dell'anima, dove i sentimenti e le emozioni echeggiano ovunque. 

In questa area il tempo si ferma e l'età anagrafica si allontana dall'età dello spirito.

Guardandoci negl'occhi, solo pochissimi intuiscono dove siamo,
mentre abitiamo nella casa dei sogni.   

venerdì 21 giugno 2013

Il valore della vita.


 
Era il giorno del suo compleanno ed era triste, aveva pochi amici e una grande difficoltà nel comunicare. 

Luca vedeva il mondo cattivo, lontano dalla sua sensibilità. 

Una sera, rientrando in casa molto presto, si rifugiò nel letto per abbandonarsi alla lettura.

Non riuscì a leggere molte pagine poiché il sonno lo rapì.

Sognò di un amico molto speciale. 

Non usava parole, ma le sue idee gli arrivavano molto chiaramente. Infondeva fiducia e serenità, come se fosse una persona che conoscesse da molto tempo.

Forse era un Angelo, ma a Luca non importava questo, gli bastava solo il piacere di stargli vicino per continuare a osservarlo.

L’angelo gli prese la mano e come se salisse su un arcobaleno, variopinto di emozioni, lo condusse in un luogo che non riusciva a descrivere.

Si vedevano due persone che davano l’idea di giustificarsi dinnanzi a una figura immensamente dolce nei modi e nell’essere.

La curiosità di Luca, gli impose di chiedere al suo Angelo, dov’era e chi erano quelle persone che parlavano.

L’Angelo, si aspettava la domanda e disse:
“Luca, quelle due persone provengono dal tuo mondo e ora non possono più ritornavi. In questo momento, si conciliano con l’Angelo della pace, prima di entrare in Paradiso”.

Il cuore di Luca cominciò a battere a mille e nonostante tantissima emozione, volle assistere al loro colloquio.

Il più anziano sembrava avere una settantina d’anni e appariva molto dispiaciuto per aver lasciato la terra. Sebbene fosse lontano, si capiva benissimo che cosa dicesse.

“Ho condotto una vita impegnando tutto il mio tempo per accumulare denaro. Soltanto ora mi sono accorto di aver trascurato tantissimi altri valori. 

Ero convito che col denaro avrei potuto ottenere tutto. Infatti, ho avuto tante comodità, tante sottomissioni e pochissimi sorrisi sinceri. 

Sono stato il falso orgoglio dei miei figli, perché ora litigano per la divisione dei miei beni. Non merito di andare in Paradiso”.

L’Angelo della pace ascoltò l’uomo con tantissima commozione e concesse per l’ultima volta che alcune lacrime gli scendessero sul viso.

La seconda persona che si apprestava a parlare, era molto giovane, dimostrava di avere una trentina d’anni. Appariva molto dimesso per cui si aspettava di essere redarguito dall’Angelo della pace.

Impacciato e con molto dolore, iniziò a raccontare:

“Non sono riuscito a fermarmi! Ero molto deluso, senza prospettive e abbandonato da tutti. Sentivo di essere l’ultimo miserabile della terra!”.

L’Angelo non aggiunse nulla, ma gli permise di mandare un messaggio al mondo da cui si era staccato.

“Amici miei, nei momenti più tristi non abbattetevi per esorcizzare il dolore, ma superatelo riflettendo sul valore della vostra vita.

Pensate per esempio a una banconota da 500 euro, forse difficile da scambiare, ma anche improbabile da rifiutare, se vi venisse regalata.

La stessa banconota manterrebbe il suo valore nonostante che si presenti spiegazzata, accartocciata, sporcata con le più fantasiose schifezze, purché si mantenesse integra”.

L’intensità emotiva prodotta dal messaggio fece in modo che Luca si svegliasse improvvisamente nel cuore della notte.

Luca si rese conto che l’avere e l’apparire pesano pochissimo sul piatto della bilancia che insegue l’equilibrio con il peso del proprio valore.

Brano tratto dal "Il mondo meraviglioso dell'anima" - Edito Zedda.

giovedì 20 giugno 2013

Regina di cuori



opera di Silla Campanini

Quel dì che nulla disse del tuo cospetto,
m'attardai a pigiar tasti.

Una chioma d'oro figurava dinnanzi al mio ardir.

Gentildonna che dell'anima tutto narrava.

Tra poemi e dolci pensieri, tenerezza e amore diffondeva.

Sollevar emozioni è ancor arte sua.

Avvezzo a visitar luoghi ameni, 
il fato volle che il natural estro legò il piacer mio all'esser suo.

Ironia fù che di Re e Regine
il mondo è fitto
e all'appellar Regina,
burlar di lor era gioco mio.
 
Son passate lune, 
or son anni,
la bionda stella brilla ancora.

Luccicar simpatia è natura sua.
   

mercoledì 19 giugno 2013

Una nuova forma di protesta


La nuova forma di protesta dei dissidenti turchi: restare immobili per ore rivolti verso il ritratto di Ataturk, fondatore della Turchia laica e democratica. Questa modalità non violenta, inaugurata ieri dal coreografo Erdem Gunduz, si sta estendendo a tutto il paese.

Protestare è un modo di rendere evidente il proprio dissenso.

Si protesta per indurre la controparte a considerare un'idea alternativa. 

La protesta si alimenta della considerazione di essere nel giusto e di credere nella possibilità di essere ascoltati.

La protesta si può condurre nei modi in cui la stoffa della maturità del singolo e della civiltà di un popolo sottende.

Le forme più comuni di protesta prendono due direzioni: verso l'interno o l'esterno dello spirito umano.

La prima è tipica dell'individuo isolato, generalmente debole o che si trovi in uno stato di netta inferiorità rispetto al destinatario della protesta; la seconda interessa una casistica più ampia e spesso è contaminata dall'aggressività.
In quest'ultimo caso, la presenza del gruppo potrebbe favorire la violenza.

Risulta evidente che laddove nasce la protesta esiste una sofferenza. 

Ignorare la sofferenza, quindi, è il modo migliore per favorire la protesta.

La stragrande maggioranza delle persone sono convinte che reagire con veemenza a presunte ingiustizie sia sacrosanto. 

Questo suggerimento viene dall'istinto che, come di solito opera, è approssimato (se non stupido). 

A mente fredda, una reazione spropositata crea confusione e miscela abilmente le ragioni del contraddittorio, determinando uno stallo di giudizio.

Così, tutti hanno la loro parte di ragione, si mantiene lo stato corrente e la protesta perde la sua efficacia, fino ad apparire un atteggiamento indisponente o addirittura, sovversivo.

Le proteste decise, insistenti, propositive, fatte con piccole e ripetute modeste azioni, sono come le faglie dei terremoti: silenziose, sorprendenti e implacabili.

Gandhi lo sapeva e voleva comunicarlo con lo stesso sistema, fatto di silenzio e piccoli gesti, semplici parole dalla portata psicologica enorme. 

Usare la violenza contro chi è violento, è semplice e viene spontaneo, ma farlo contro chi usa le buone maniere, è difficile, ci vuole molta pratica e tanto impegno.

giovedì 13 giugno 2013

Il pianeta dell'Amore


opera di Silla Campanini

M'incammino verso i confini dell'anima,
dove la ragion pratica non vede.

Raggiungo spazi estranei alle misure.


Qui, anche il tempo si smarrisce.

Non ci sono regole.

Non esistono leggi.

Non c'è giudizio.


Una pace sostituisce l'aria che si respira.

La gioia è l'essere in sè.

La saggezza si perde nel senso del sorriso.

Il confronto scompare nella pienezza dello spirito.

La presenza si sente come comunione.

Il bene è splendore.


Oltre quel confine or non vado.

Porto ancora i segni delle battaglie.


Indosso inutili corazze 
 e l'amore mi vuol leggero.

Attende che mi spogli.

Sul suo pianeta non esistono vestiti.

mercoledì 12 giugno 2013

Tra ricordo e speranza


Opera di Silla Campanini 

Oscilla l'umore tra le alture del non senso e l'illusione di una meta.

Come un pendolo.

Costretto a invertire continuamente la direzione.

 Or allegro nel brio della velocità,
or  muto nella pausa della riflessione,
 solitario, 
oscilla su quell'arco risibilmente libero.

La massa pende verso il basso dei limiti,
inchiodata ad un centro di gravità lontano.

Svuoto la mente nell'anima 
per guardare i pensieri fermi.

Trovo immagini scomposte e parole sparse,
 come foglie d'autunno ai piedi dell'albero della vita.

Forse sono ricordi.

Tocco il cuore per vibrar emozioni
 e altre immagini si ravvivano.

Mentre i pensieri si muovono,
tutto s'illumina di speranza.

L'ardore incendia l'anima.

Il pendolo corre in discesa,
 porta con sè l'idea felice.
 

martedì 11 giugno 2013

Isole d'esistenza


Opera di Silla Campanini

Se penso ..... esisto.

Esisto per me stesso .... e allora non penso.

Devo agire per non pensare.

Agendo, interagisco...
 e scopro la presenza dell'altro.

Busso alla porta di chi mi confina.

Suppongo che esista.

Tento la comunicazione.

Ho pochi e imperfetti mezzi a disposizione....
 consentono soltanto l'immaginanario.

Torno a pensare.

lunedì 10 giugno 2013

Giù con la mente


opera di Silla Campanini

Il tempo gira intorno alla mente,
laddove lo spirito si ritrova libero nella spazio dell'orbita.

Scendo dentro di me a  frugare tra le idee abbandonate.

Riflessi di paure sorpassate, 
promesse dimenticate,
sogni riposti,
appaiono impolverati dal giudizio postumo.

Stanco, m'acquatto.

Sollevo delicatamente quei ricordi ripiegati.

M'appaiono ancor vivi per il profumo di quell'età verde.

Gira ancora il tempo,
proietta il film già visto.

Si colora di gioia
 la strana pietra raccolta sul solitario arenile.

Torna a muoversi
 quella lucertola braccata da quelle tozze manine. 

Sono chiare 
quelle parole lette senza voce dal libro scompigliato.
Ancor oggi spingono in gola il cuore.

La vita racconta se stessa, 
non vuole pausa.

Al reclamar del giudizio,
 la mente cancella l'umana debolezza.
 
Il tempo muove a completare l'opera.

Il suo dono è una scatola vuota.

Contiene il mondo che vorrei.



domenica 9 giugno 2013

Voglio vivere


Nella mente ci sono forme e sprazzi di luce. 
Dicono che sono idee. Leggendo le tue reazioni, tento di uniformarle per cercare il consenso. Soltanto allora, mi sento bene.
Non resisto nel coccolare la convinzione che tu possa capirmi.
Mi sento solo altrimenti, e senza del tuo cenno di testa o di quel mezzo sorriso, il cielo, il sole e l'universo tutto, si potrebbe arrotolare in una vecchia valigia.
Ho bisogno di un viso accanto al mio. Una viso che entri nell'anima con tutte le sue rughe, con le sue imperfezioni, con il suo calore.
Ho bisogno di raccontarmi e di ascoltarti.
Ho bisogno di disegnare la mia mente con i colori dell'essere umano.
Ho bisogno del suono del cuore, del brivido a misura stretta.

Non voglio vederci chiaro ... voglio vivere.



Una mia amica ora è lassù



Attonito per cuor leso,
la mia anima cerca rifugio.

Invano, il pensiero corre tra i ricordi,
per consegnarmi l'immagine del tuo sorriso.

La mia lacrima non trova freno,
si libera e corre verso il cuore.

Non voglio asciugarla,
soltanto rallentare la sua caduta.

M'è dolce riportarla a te, cara amica mia.

Essere gioioso dei giardini d'un tempo.

Nessun timore a volgere lo sguardo al cielo.

Lassù, 
da finestra sempre aperta, 
continuerò a mirarti.

Ciao, Francesca.

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