Non esiste al mondo e in tutto l’universo, qualcosa di
più bello e sorprendente della luce.
Sappiamo che nulla è più veloce, essa procede a
velocità costante in tutte le direzioni, ignora le distanze e si lascia
influenzare dalle masse.
Immaginate se potessimo cavalcarla.
Come sarebbe tutto incredibile!
Quali pesi avrebbero i nostri problemi!
In un’occasione un bambino rivolgendosi al padre,
disse:
“Dimmi papà, perché di giorno si vede bene, mentre di
notte è buio?”
Il papà non sorpreso dal tipo di domanda rispose:
“Birbante, non sai che di notte il sole non c’è, e non
ci può dare la sua luce?”.
Il bimbo, infastidito dalla risposta banale del padre,
precisò:
“Papà, mi ha detto la maestra che la luce del sole
corre più di qualunque cosa al mondo e arriva in zone lontanissime da noi,
allora, perché deve fermarsi di notte?”.
Il padre capì che il suo bimbo voleva una risposta che
facesse viaggiare la fantasia, quindi, lo invitò a sedere e cominciò a
raccontare:
“Quando nacque il mondo, esisteva solo una grande
stella che illuminava tutto l’universo. La luce cominciò a occupare tutto lo
spazio circostante, il quale, attratto dall’energia diffusa, si curvò fino ad
abbracciare la grande stella.
La luce rimase imprigionata nel mantello dello spazio
illuminato, per cui si addensò così fortemente che provocò lo scoppio della
stella. Gli studiosi che hanno indagato sull’origine dell’universo, hanno chiamato
questa enorme esplosione: “Big Bang”.
In seguito all’esplosione si formarono tantissimi
pezzettini cosmici. Alcuni rimasero infuocati e produssero nuove stelle più
piccole, altri si spensero e formarono i pianeti con tutti i corpi celesti.
I tantissimi pezzettini, caratterizzati da una
certa quantità di energia, appartenuta alla grande stella, si condensarono
schiacciati in spazi piccolissimi. Anche a questi, gli scienziati gli hanno assegnato
il nome di “massa”.
Ogni corpo esistente nel mondo ha quindi una sua massa
proveniente dalla vecchia stella regina”.
Il bambino incantato dal racconto, bisbigliò:
“Anch’io papà, ho la massa proveniente dalla stella
regina?”
Il padre continuò:
“Certo! Capirai ora, perché la luce, quando incontra
la massa, ha paura di attraversarla. Non vuole ricreare la stessa situazione
capitata alla stella regina, per cui di notte, poiché la terra si interpone tra
noi e il sole, essa devia e crea il buio”.
Il bambino, dopo aver ripreso fiato, manifestò la sua
meraviglia:
“Fantastico papà! Ma come è
fatta la luce?”
I momenti di colloquio con un bambino sono come chiodi
nel muro, appendono per sempre ricordi.
Il Padre riprese: “Tesoro, immagina se a malincuore ti
facessi salire su un raggio di luce e al mio via, ti facessi partire con essa, penso che
non ti vedrei più, perché la velocità con cui ti allontaneresti da me, sarebbe
tale che non basterebbe la tua eternità per rivederti”.
La paura si sostituì allo stupore:
“No, papà non farmi salire sulla luce! Voglio stare
con te!”.
Rassicurando il proprio figlio, il papà continuò:
“No, non ti preoccupare, perché mi sarebbe comunque
impossibile farlo, a causa delle nostre masse. Che cosa è, poi, la luce, non so
risponderti perché gli studiosi stanno tuttora chiedendoselo.
Ragionando sulla luce, si inducono riflessioni
impressionanti.
Per esempio, si potrebbe pensare di girare per
l’universo senza invecchiare”.
La discussione rischiava di allungarsi a causa della
curiosità e del mistero che stava scendendo sulle parole a tonalità di fiaba.
Infatti, il bambino, incoraggiando il padre a continuare, disse: “Papà, mi stai
raccontando che potremmo rimanere insieme per sempre, senza invecchiare?”.
La risposta giunse subito: “In un certo senso, si! Ti
spiego come.
Supponiamo di salire su un’astronave che possa
viaggiare a una velocità altissima e che sulla coda porti un faro
lampeggiante, in modo che si possa vedere la sua corsa. Supponiamo anche, che il
lampeggio sia calibrato per dare un flash ogni secondo.
I nostri amici, che verranno a salutarci, noteranno il
passar del tempo e il nostro allontanarci dalla frequenza dei flash in arrivo
dall’astronave.
Mentre l’astronave si allontana, i flash giungeranno
ai nostri amici al tempo di un secondo sommato quello impiegato dalla luce per
giungere a loro. Capirai che ad altissima velocità, l’astronave percorrerà
molta strada e ciò allungherà il tempo per far giungere i flash ai nostri
amici.
Ci sarà un momento in cui il tempo impiegato dalla
luce per far giungere l’informazione ai nostri amici, diventerà uguale a un
secondo, allora, per una gita nell’universo di una settimana, al nostro ritorno
saranno passate due settimane. Se ci spingiamo nel ragionamento, ipotizzando la
velocità dell’astronave uguale a quella della luce, allora per i nostri amici,
il nostro tempo si ferma. Essi non riusciranno più a vedere la luce del flash,
in quanto la loro vita sarebbe troppo breve rispetto al tempo impiegato dalla
luce per farsi rivedere. Nell’immobilità di un tempo senza significato, saremmo
accolti nell’eternità”.
Un’esclamazione interrompe il racconto:
“Wuauuu, ma è tutto vero?”.
Il papà riprende:
“Beh! Così spiega la teoria della relatività di un
certo Einstein. Però, non possiamo rallegrarcene troppo, perché a quella
velocità saremo anche noi luce o energia. Io non potrò essere il tuo papà e tu
non potresti più stare a sentirmi. Saremo, forse, due quanti di luce!”.
Viaggiando alla velocità della luce, si può
idealizzare la magia dell’universo: le masse ritornano ed essere energia, lo
spazio si contrae alla sua intimità, il tempo perde il suo significato.
Lo
spazio-tempo dice alla materia come muoversi.
La materia
dice allo spazio-tempo come modificarsi.
Non riesco a immaginare nulla di più bello!