giovedì 1 febbraio 2024

La legge 90/10

 

Una legge dell’informatica statisticamente desunta, conosciuta come la legge del 90/10, afferma che un programma in esecuzione costringe l’elaboratore per il 90% del suo tempo, a lavorare solo sul 10% di tutta la sua sequenza operativa. Se il calcolatore potesse parlare direbbe: “Ma che monotonia!”. Per fortuna il calcolatore non suda e nemmeno si ribella, anzi, esegue da perfetto schiavo, in maniera precisa, maniacale ad altissima velocità, tutti i comandi che riceve. Il nostro calcolatore è così “fedele” che esegue anche comandi senza nessun contenuto logico o perfettamente inutili.

Il nostro Creatore ha fatto molto meglio con noi. Ci ha fornito qualcosa che sfugge ai meccanismi della ragione e alle leggi della fisica. Questo artefatto è impalpabile e magicamente, senza alcun contatto fisico, riesce a far accelerare il cuore, rendere vive idee e azioni ritenute impossibili.

Non ci crederete ma siamo capaci di ignorare questo incredibile dono. Vi dirò di più: ci affanniamo a nasconderlo, quasi come se fosse qualcosa di cui vergognarci. Vi sto parlando della nostra Anima! A essa applichiamo la stessa legge vista per i computer.

Perdiamo per il 90% del nostro tempo vita per dedicarlo solo al 10% delle possibili attività umane. Per molti la scelta cade per le attività più miserevoli o inutili. Fate in modo di violare questa legge e dichiararvi mangiatori di sentimenti, inviati del cuore, soldati del pensiero, cantori dell’anima.

Allora sarà facile incontrare il momento di vita che ti sorprende, ti blocca, ti impone di rompere l’abitudine senza pensiero. Non importa tutto ciò che gira attorno. Quello è il tuo momento per riflettere, sei da solo con te stesso e devi guardarti dentro.

Nel corso della vita questi momenti sono come temporali improvvisi che oscurano il cielo e ti impongono di guardar lassù. Lampi e tuoni fanno di tutto per imporre attenzione e un saggio timore. Non hai bisogno di mentire o nascondere le tue ansie. Vedi le scene del quotidiano in un’altra prospettiva, forse più vera, lontana dalle regole dei formalismi e delle apparenze.

Trovarti, per esempio, in luogo dove trascorri tantissimo tempo e dove lasci la tua impronta e perfino il tuo odore, ti disegna la mente in un modo particolare. Ti rendi conto che quei luoghi parlano di te, perché ti hanno visto faticare, completamente preso nello slancio d’amore per condurre battaglie, spesso solitarie.

Ma più bello è il ricordo se in quei luoghi hai vissuto, ti sei arrabbiato, hai sorriso e scherzato. Hai, insomma, impregnato l’aria della tua anima, Hai donato qualcosa di te a chi ha dovuto condividere lo spazio, a chi era costretto dal tempo e dalla situazione a stare con te. Non importa se di fronte avevi un collega, un professore o un compagno di scuola.

Quando saranno passati molti anni e quei ricordi saranno ricoperti da un velo di emozioni, parlane richiamerebbero parole che evocherebbero situazioni colorate dal sentimento e lontane dall’obiettività della ragione, ma che il battito del tuo cuore, i brividi sulla tua pelle, ti faranno capire perché sei nato.

mercoledì 31 gennaio 2024

Il carattere come abito

 

Il carattere è il vestito che una persona indossa tutti i giorni, indipendentemente se è monotono o se si sporca. Difficilmente si vede allo specchio, ma quantunque fosse possibile, colui che lo indossa lo vede come vorrebbe che fosse cioè il miglior vestito possibile. Il suo vestito è sempre il più bello e adatto a ogni circostanza, mentre sono scialbi, non intonati, stropicciati e fuori moda, i vestiti degli altri.

Ogni macchia sul suo vestito è un atto spiacevole provocato dalla sbadataggine degli altri. Comunque, la macchia è occasione per rivalutare il suo vestito. Gli strappi, se pure accidentali, servono a mostrare la qualità della stoffa e danno l’opportunità di fare attenzione sui dettagli di cucitura del vestito.

Insomma, qualunque cosa dica o mostri, il mio vestito è sempre il più bello di tutti! Il miracolo di questo vestito è che sarà sempre quello giusto per qualunque evento. Diciamo che è cangiante. È forte con gli strattoni, é elastico con i richiami, è trasparente con i rivali, è opaco con gli sconosciuti, è caldo e morbido con la famiglia, ha tasche larghe o strette a seconda se bisogna far conti per sé o per gli altri.

Un carattere esigente è anche un vestito difficile da portare. Può essere stretto se qualcuno vuole disponibilità, ma può essere largo se vuoi dirigere o consigliare qualcuno.

Chi ha cucito quel vestito? La stoffa è del Padre eterno, la mano d’opera è di colui che lo indossa. Pensate che alla nascita siamo nudi, ci basta un tenero panno caldo per portarci via tutti i problemi.

Subito dopo cominciano le prime battaglie. Sei una femminuccia? Allora, devi vestire rosa! Non fai in tempo a stare in piedi che subito ti ritrovi con un gonnellino e camicette con merletti vari. Ti hanno parlato della scuola e ti ritrovi con zaini, diari, temperamatite, da femminuccia. Tutto intorno a te dice di essere femminuccia.

Attenzione, che con la pubertà anche il tuo corpo reclamerà la sua parte di vestito. Da grande, il vestito è dentro di te, non ti serve più per coprire o abbellire il corpo, ma per assumere atteggiamenti e lanciare messaggi senza parole. Il vestito che indossi, sicuramente risponde ai gusti e alle necessità del vestito interiore.

A coloro che si affannano a cercare il miglior vestito esteriore, bisogna ricordare che morendo si torna a essere nudi e come per la nascita, basterà lo stesso panno per coprire gli umili resti.


martedì 30 gennaio 2024

Esiste l'anima?

 

Chi non crede all'esistenza dell'anima, considera il sistema “uomo” come una semplice manifestazione di un prodotto biologico. Egli esiste soltanto alla presenza di un corpo che metabolizza. Tutte le idee che portano a una filosofia dell’essere, rappresentano una decantazione del placebo, tanto illusorio, quanto inutile. La morte corporea chiude qualsiasi discussione sull'essere che non è più. Nessuna comunicazione è possibile tra due mondi che non sono né alternativi, né paragonabili. Tanta forza e convinzione sprigionano l’amor proprio, al punto da trasformare l’illusione in una certezza.

Veniva da tanto lontano un uomo che non conosceva il nostro mondo. Le sue idee erano certe, oggettive e prive di colore sentimentale. Parlava con lo stesso stile con tutti, senza preferenze o simpatia e antipatia. Non conosceva la rabbia, l’impazienza, l’ansia, le malattie. Non aveva bisogno di mangiare e nemmeno di dormire. 

Se non fosse perché era in grado di esprimersi, dialogare e mantenere una logica riconoscibile, avremmo avuto dubbi sulla sua identità di “uomo”. Non facendo caso allo strano portamento di quest’uomo, un viandante gli si avvicinò e cominciò a parlargli.

Il colloquio che seguì fu semplice, appagante e del tutto diverso da quello che tentava con i suoi amici e conoscenti. Il fatto che maggiormente colpì, fu il distacco emotivo che traspariva in modo chiaro.

Il viandante, incuriosito da tale proprietà, invidiò il grande equilibrio interiore dello sconosciuto. Mosso dalla voglia di conoscere il suo segreto lo interrogò. La risposta, in linea con quanto aveva già ascoltato, lo lasciò attonito:

“Io non devo nutrirmi per assecondare il mio corpo che invecchia. La mia anima non piange per il tempo che passa. I tuoi occhi, le tue orecchie, la tua mente sono troppo occupati perché leniscano le sofferenze della tua breve esistenza. Ti prometto che fra non molto capirai il senso ultimo di queste mie parole”.

 

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