domenica 26 maggio 2013

Il dubbio di ETT





ETT: Colgo l’occasione per sciogliermi un dubbio.
Osservando la specie umana, noto, con viva curiosità, una certa tendenza di molti umani a emergere rispetto alla massa. 

Insomma, io ho l’impressione che facciate a gara per prevalere tra di voi nel rincorrere riconoscimenti e raggiungere ciò che voi chiamate “fama”.

LUIGI: Io aggiungerei ricchezza e gloria!

ETT: La difficoltà di trovare una spiegazione a questo fenomeno, si trasforma in mistero se penso che la vostra vita dura, se va bene, cento anni e del dopo non sapete nulla. 

Inoltre, per centrare questo obiettivo, conducete una vita frenetica fino al punto da consumarla tra mille sacrifici.

Ho notato che molti di voi si rovinano la vita per diventare ricchi e utilizzano il denaro accumulato per comprare medicine.

Il tuo amico Antonio è un esempio di questi strani individui.

Come ben sai, egli ha lavorato per un lungo periodo della sua vita senza risparmiarsi con l’intento di diventare ricco e permettersi qualsiasi bene di lusso, dalle auto alle barche, passando per le belle donne.

Il risultato che ha ottenuto è stato l’infarto cardiaco e il litigio dei suoi eredi. 

A nulla è servita la ricchezza nel momento di salvare la sua vita compromessa da uno stile cieco quanto stupido.

LUIGI: Hai ragione, ETT!
Noi umani, pur di inseguire chimere che plagiano la nostra traballante autostima, diventiamo autodistruttivi.

Spesso, agiamo come automatismi privi si consapevolezza poiché immaginiamo scenari frutto di sortilegi, nati da limiti non accettati e da presunte capacità inesprimibili.

Ognuno di noi inconsapevolmente non accetta di essere un’insignificante parte di qualcosa d’immenso e ha paura dover ammettere di nascere e morire come il passaggio di meteore; 
non vuole essere dimenticato; vuole lascare la prova del suo passaggio tra i vivi di questo pianeta.

Capita ad alcuni che, sfiorando la morte, capiscano il significato vero del vivere; 
capiscano il valore del presente e il piacere di sottendere con il sentimento a qualsiasi atto di vita.

Presente e futuro, per noi umani, non esistono.

Questi sono trappole in cui molti cadono. 

Concentrandoci nel passato e nel futuro, ci sfugge il presente e ci ritroviamo vecchi e inutili quando ormai il corpo bussa alla mente per chiederle la resa.

sabato 25 maggio 2013

Il ritorno di Ett


 
LUIGI: Ett, ci sei?

ETT: Sono sempre con te! Avanti, che cosa vuoi dirmi.

LUIGI: Sono felice!

ETT: Mi fa piacere che ciò ti possa capitare spesso.
Che cosa ti fa apparire il sole nel tuo animo?

LUIGI: Ho vissuto la mia prima esperienza di “scrittore all’opera”.
Ho presentato pubblicamente il mio libro.

ETT: “Il mondo illusorio”?

LUIGI: Sì, è stato fantastico!

ETT: Modera il tuo entusiasmo e raccontami gli aspetti salienti della presentazione.

LUIGI: Ho parlato della virtualità del nostro mondo; della logica a livelli dei sistemi e delle spettacolari speculazioni fantastiche a cui le teorie di Bohm e Pribram si prestano.

ETT: Lascia perdere i tuoi scienziati, dimmi invece quali sono le tue convinzioni.

LUIGI: Sarebbe troppo lungo raccontarti tutto! 
In qualità di extraterrestre dotato di poteri speciali, dovresti aver sentito tutto e colto le mie proiezioni logiche.

ETT: Infatti, Io conosco bene le leggi del mio mondo, ma non posso interpretare le tue. La mia visita su questo pianeta ha l’obiettivo di creare un’interfaccia tra i due mondi. 

I tuoi strumenti, sia fisici e sia logici, sono completamente incompatibili con i miei e questo ci costringe, purtroppo, a supporre di intenderci.

Non mi dispiacerebbe ascoltare le tue teorie in merito.

LUIGI: La mia teoria si basa sull’osservazione della nostra biologia e sui modelli logici che noi umani siamo abituati a usare.

ETT: Forse, anche contaminati dai tuoi tecnicismi?

LUIGI: Certamente! 
Il problema più grave per noi umani è rappresentato dall’incapacità di comunicare. 

Siamo sistemi autonomi, separati e assurdamente dipendenti l’uno dall’altro.

Abbiamo bisogno di interagire per star bene; abbiamo bisogno di essere guardati, ascoltati e compresi. 

Utilizziamo una forma di passivismo assunto per diritto. 

Il bisogno di essere “sentiti” dal nostro simile è tanto forte quanto debole è la capacità di “sentire”.

La colpa non è tutta nostra, ma di quei maledetti e approssimati organi sensoriali.

ETT: Forse, ti comprendo.

LUIGI: Quando due umani parlano, entrambi presumono di farlo in tempo reale – real-time, dicono gli inglesi – In realtà, tutto avviene in differita e con una strumentazione molto condizionante e soggettiva.  

Nel nostro mondo qualsiasi dispositivo fisico ha un tempo di latenza, un grado di memoria, un tempo d’invecchiamento, in definitiva, una fascia di operatività molto precaria, legata alla qualità dei suoi parametri.

L’uomo non può prescindere dalla sua fisicità e anche la sua logica è una diretta conseguenza.

Nel colloquio, supposto reale, intervengono un’infinità di sottosistemi fisici/biologici che, interagendo nell’ordine dei livelli a cui appartengo, rendono possibile lo scambio informativo.

Ogni sottosistema, ignaro del significato di ciò gestisce, risponde con le proprie funzioni nell’offrire i propri servizi ai sistemi intelligenti di livello superiore e utilizza i servizi propedeutici forniti dai livelli inferiori. 

Il merito della comunicazione è riservato al mondo delle idee, come risultato finale prodotto dal complesso “uomo” fisico-biologico.

Lungo la catena dei sottosistemi, tutto deve funzionare secondo una logica compatibile affinché il mondo delle presunzioni abbia coerenza.

ETT: Apri una porta molto pericolosa per la stabilità psicologica degli umani.

LUIGI: Temo che oltre quella porta ci sia la solitudine cosmica e la necessità di una ragione: scienza, filosofia, fantasia o fede religiosa come voglia dirsi.         

venerdì 24 maggio 2013

Perdere l'amico

Foto: Se sei disposto a dimenticare ciò che hai fatto per gli altri
e a ricordare ciò che gli altri hanno fatto per te.
Se sei pronto a non tener conto di ciò che la vita ti deve,
ma a prendere nota di ciò che tu devi alla vita.
Ma soprattutto, se riesci a capire che tu sei negli altri
e gli altri sono in te e che la cosa più importante della vita
non è ciò che riuscirai a prendere da essa,
ma ciò che riuscirai a darle....
Allora avrai imparato a vivere.

''Omar Falworth''
www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__la_gioia_di_vivere.php?pn=4132

Ho perso  un amico.

Non era un amico!

Il mio cuore vedeva nella nebbia?

Forse, vedeva se stesso riflesso nel corpo dell'amico.

Illuso, cuore mio!

Vedi amici ovunque.

Sono soltanto ombre che ti sfiorano.

Sei solo!

Non ti preoccupare, però, continua ad amare.

Continua a credere che un altro possa esistere dentro di te.

Troverai sempre te stesso a spasso con le emozioni. 


Vorrei stare con te

 

Non ho tempo per capire quello che è mio e quello che è tuo.

Non possiedo cose.

Sono anima che vuol sorridere.

Posso darti soltanto ciò che mi appartiene.

Sono sicuro di voler esserti accanto e
condividere le tue gioie.

Mi piacerebbe dimenticare insieme a te il dolore,
cancellare la tristezza sui volti degli sfortunati.

Vorrei provare, abbracciato con te,
a guardare il cielo,
e a sfidare con gli occhi l'infinito.

Percorrerei lunghi sentieri per giungere molto lontano,
 dove abita l'immaginazione.

In quei momenti, sarebbe stupendo sentirti vicino,
cercando le tue mani tiepide. 

Immobili per il peso e incantati per delizia,
 allineiamo i nostri sguardi al mare 
che finge di agitarsi all'incalzare del vento.

Vorrei vivere quegl'eterni attimi d'amore
nel silenzio di due cuori che per caso si sono incontrati.


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