sabato 5 aprile 2025

Filosofi in convivio sul tema: Trump e Musk


Immaginate Platone, Aristotele e Diogene, Socrate, seduti intorno a un tavolo del bar, che discutono su ciò che sta succedendo oggi.

Platone, nella prospettiva dell'idealista, potrebbe analizzare Trump e Musk attraverso la lente della sua Teoria delle forme. Probabilmente troverebbe entrambe le figure affascinanti ma imperfette riflessioni di archetipi ideali. A loro riguardo, Platone potrebbe dire:

Nell'Allegoria della caverna, Trump sarebbe l'ombra sul muro, un'immagine plasmata dalle fiamme tremolanti dell'opinione pubblica e dalla frenesia dei media. Lui si crede un re filosofo. In realtà, si illude perché governa con una retorica che fa appello all'appetito piuttosto che alla ragione.

Elon Musk, invece, aspira a trascendere le forme terrene. Le sue iniziative SpaceX non sono altro che un'eco del desiderio dell'anima di sfuggire al regno corporeo e toccare i cieli. Tuttavia, non confondiamo l'ambizione tecnologica con la vera saggezza.

Consiglierei a questi due uomini di iscriversi alla mia Accademia, pur correndo il rischio di sentire da Trump sentenziare la mia filosofia falsa e di essere convinto da Musk di diffonderla sul suo social”.

Aristotele, l’analista pratico, avrebbe un approccio sistematico a tutto, creerebbe probabilmente un ampio diagramma di flusso che confronta le virtù e i vizi di Trump e Musk.

Di Trump, potrebbe osservare:

"Possiede un talento per la retorica ma spesso ignora la via di mezzo, inclinandosi eccessivamente verso l'arroganza e allontanandosi dalla moderazione. Il suo ethos? Altamente discutibile. Il suo pathos? Indubbiamente efficace".

Nel valutare Musk:

"Ecco un uomo guidato da uno scopo, anche se a volte agli estremi. La sua dedizione al telos, la causa finale, si allinea con la sua visione della colonizzazione di Marte. Ma questa ricerca è virtuosa se trascura l'eudaimonia*, il fiorire della vita sulla Terra?"

Aristotele potrebbe concludere che entrambi gli uomini dimostrano il potere dell'ambizione ma necessitano di fondamento nella deliberazione etica. Forse un simposio potrebbe rimetterli in carreggiata, con il vino, ovviamente.

Diogene, il cinico, il troll originale della filosofia, probabilmente apprezzerebbe la possibilità di prendere in giro sia Trump che Musk. Immaginatelo passeggiare a Mar-a-Lago con la sua lanterna, proclamando:

"Cerco un uomo onesto, ma tutto ciò che trovo è opulenza dorata e trofei di golf".

Sullo stile comunicativo di Trump, Diogene potrebbe scherzare:

"Prende iniziative veloci, come se la brevità fosse l'anima dell'arguzia, ma il contenuto non è né breve né spiritoso. Davvero, quell'uomo ha trasformato il vento in un'arma".

Quanto a Musk, Diogene probabilmente apprezzerebbe le eccentricità ma rimarrebbe scettico:

"Un uomo che costruisce tunnel per sfuggire al traffico ma crea più auto? Tali paradossi mi divertono. Forse avrebbe dovuto restare nella sua botte".

Il verdetto finale di Diogene potrebbe comportare lo scatenamento di uno stormo di piccioni a un evento Tesla o il portare una rapa cruda a un comizio di Trump, dichiarandola "più utile delle sue politiche".

Se Socrate fosse vivo oggi, inviterebbe Trump e Musk a un dialogo su etica, leadership e natura del successo. Ecco un frammento di come potrebbe svolgersi quella conversazione:

Socrate: “Dimmi, Donald, qual è l'essenza della grandezza?

Trump: “Vincere. Nessuno vince come me. Ho i migliori hotel, i migliori campi da golf e, francamente, i migliori capelli.

Socrate: ”Elon, sei d'accordo che la grandezza risieda in tali risultati?”

Musk: ”La grandezza riguarda l'espansione della coscienza, la colonizzazione di Marte e la creazione di meme**.”

Socrate: “Scusate, vorrei sapere se le vostre attività sono mirate al bene o riflettono semplicemente l'ambizione personale?”

Segue un imbarazzante silenzio, seguito da Trump e Musk che si accusano a vicenda di mancanza di virtù, mentre Socrate contempla silenziosamente lo stato dell'umanità.


La conclusione

Gli antichi filosofi greci avrebbero probabilmente visto Trump e Musk come emblematici delle contraddizioni della società moderna: un potenziale immenso temperato dall'arroganza, l'ingegno oscurato dall'ego.

Che sia attraverso l'idealismo di Platone, il pragmatismo di Aristotele o il cinismo di Diogene, una verità rimane: entrambi gli uomini darebbero ai filosofi molto di cui discutere.

 

*Eudaimonia è un termine greco che significa "felicità o "benessere"

**Un meme di Internet è un personaggio o un'azione che si propaga attraverso Internet tramite immagini, audio o video e che diviene improvvisamente celebre. Può talvolta essere anche una parola o una frase che riesce a diffondersi attraverso social network, blog e posta elettronica.

venerdì 4 aprile 2025

L'arroganza: il morbo della stupidità


L'incredibile macchina che è il tuo cervello non sai quanto lontano e velocemente può portarti.

Essere intelligenti significa tenere in perfetta forma i meccanismi che girano nella testa.

Soprattutto significa non concedersi alla stupidità.

Certamente non mancano occasioni e fattori che ci inducono a mettere a riposo la ragione. Colpevoli possono essere i tanti pregiudizi; le emozioni che prendono in ostaggio il buon senso.

Ancora più spesso, la radice del problema è l'arroganza. Pensiamo di conoscere già la risposta giusta, quindi non indaghiamo abbastanza per sapere cosa non sappiamo, e così lasciamo spazio alla stupidità.

Difatti, non essere consapevole della portata della propria ignoranza è un’inclinazione tipa dell’essere umano. Questo vuol significare che pur se sei intelligente, non sei immune al virus dell'arroganza, anzi, ironicamente, diventi più vulnerabile ad essa.

In altre parole, più sei brillante, più sei scarso nel riconoscere i tuoi limiti.

Ciò che spesso ci rende più stupidi di quanto dovremmo essere è pensare di essere più intelligenti di quanto siamo in realtà.

Allora cosa possiamo fare?

Se il problema è l'arroganza, allora la soluzione è l'umiltà.

Purtroppo, questa soluzione sembra banale ma è difficile da applicarla. Sebbene possiamo immaginare i vantaggi a lungo termine che potremmo ottenere, restiamo attaccati al voler essere intelligenti a tutti costi, invece di evitare coerentemente la stupidità.

Il modo per essere più intelligenti è essere consapevoli della propensione umana a essere stupidi e cercare di correggerla. Compito difficile anche perché l’arrogante non sa di esserlo. Egli, nei casi più gravi, è un “distaccato” dalla realtà e vive in un mondo costruito da paure e veti interiori nascosti nel proprio inconscio.

Se vuoi migliorare le tue capacità di pensiero critico devi essere più tollerante con chi si oppone alle tue idee e più scettico con chi afferma di condividerle.

Sarebbe come sei tu fossi più umile con chi non la pensa come te e meno entusiasta verso chi si allinea al tuo pensiero. Insomma, dovresti saperti bilanciare tra due sponde comportamentali che eccedono.

È facile dire che l'umiltà intellettuale ti renderà più intelligente; lo confermano molte persone brillanti.

Sicuramente avrai avuto relazioni con persone che pur occupando posti di rilievo nella società, ti sorprendono per la loro modestia. Queste non assumono toni da sapienti. Non impongono le proprie idee come verità assolute. Il loro linguaggio, pur se forbito, ti arriva semplice, amichevole.

Se vuoi cercare alcuni segnali di arroganza nascosta, osserva il tuo interlocutore. Difficilmente sorride, solo occasionalmente ti guarda negli occhi, e se sta in silenzio ad ascoltarti, non lo fa perché è interessato alle tue parole, ma perché è preso nel riorganizzare il suo pensiero per ribattere le tue idee senza averle comprese e ribadire con più forza quanto ha già detto.

Ovviamente non ispirano simpatia e si illudono di apparire importanti e soprattutto intelligenti.

La conclusione generale è che l'arroganza ci rende più stupidi di quanto dovremmo essere, e una maggiore umiltà è la soluzione. Se stai cercando una regola pratica che ti aiuti a essere meno stupido fidati della tua empatia. In quel momento, essa ti dirà molto di più della reagione.    

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