
La
incontrai per strada. Era sconvolta. Camminava dando l’impressione dopo ogni
passo di cadere. Le chiesi cosa le stava succedendo. Crollò su di me e disse:
“Ci siamo lasciati!”
Pianse
e tra respiri inaspati ripeteva: “Lo amo, lo amo … perché è andato via?”
Restai bloccato. Il suo dolore aveva stravolto i suoi pensieri e il mondo
intorno a lei non esisteva più.
La
tenni stretta nell’abbraccio e lasciai passare qualche minuto prima di
parlarle. Volevo che si liberasse della tensione interna. Poi
cominciò a riprendersi: “Scusami, amico mio. Non ho nessuno con cui
confidarmi.”
“Che cosa è successo di così grave?” domandai.
Con
la voce modificata dal pianto mi disse: “Mi sono svegliata stamattina e accanto
al letto ho trovato un biglietto abbandonato sul comodino. C’erano scritte poche
parole: vado a vivere da solo; la mia vita non può fermarsi qui. Ti giuro, non so perché lo ha fatto. Litigavamo spesso ma credo che sia
normale per una coppia con caratteri diversi.”
Intanto
iniziò a piovere. Entrammo in un bar e cercammo un posto tranquillo. Fu allora
che la guardai attentamente. Ebbi un momento di pena. I suoi vestiti sembravano fuori posto. Sul viso, confuso nel trucco disfatto,
si notavano dei lividi. Temevo di fare domande precise così tentai di metterla
a suo agio. Le chiesi: “Gradisci un buon caffè?”
Non
aveva una gran voglia di bere o mangiare qualcosa, ma con un cenno di testa
assentì. Per
fortuna il bar era ancora vuoto, così nessuno poteva notare lo stato di
agitazione della mia amica. Tirai fuori tutta la mia delicatezza per chiederle:
“Franca, rasserenati. Forse il tuo uomo ha voluto darti un segno forte per come
state vivendo la vostra relazione. Magari ritornerà sui suoi passi.”
Questa
mio incoraggiamento fu controproducente perché Franca riprese a piangere
dicendo: “No! Non può essere. Mentre dormivo ha caricato in macchina tutte le
sue cose … il suo armadio era vuoto!”
Cercavo
di capire e domandai ancora: “Ultimamente è successo qualcosa?”
Mi
rispose: “Niente di importante… a parte piccole discussioni.” Dopo una breve
pausa continuò “Forse sono stata troppo apprensiva nel voler da lui certe
attenzioni. Quando mi giustificavo dicendo di sentirmi sola, mi ripeteva che
ero ignorante e che il mio amore era malato. Di conseguenza portavo il grugno
per tutta la giornata. Io avevo bisogno delle sue carezze, di essere tenuta in
considerazione, di essere coccolata… avevo in mente il mio ideale di uomo
attento e affettuoso che reclamavo in lui.”
“Lui,
invece, come reagiva?”
“Spesso
si mostrava freddo e scostante, si interessava di cose materiali. Diceva che i
sentimenti appartengono ai bambini e ai deboli.”
“Cara amica, non capisco come si
possa amare un uomo così! Io credo che il tuo problema non si trovi in questo
amore non corrisposto, ma nella tua solitudine interiore. Apriti a nuove
amicizie, frequenta brava gente, inventa i tuoi hobby e vedrai che non avrai
bisogno di nessuno. Il vero amore non germoglia in un clima di ostilità, non è una
medicina o un rimedio alla solitudine. Il vero amore espande l’anima e coglie
nell’amato gli stimoli per migliorare la conduzione di vita nella gioia
continua. Amandosi reciprocamente ci si scopre persone nuove ogni giorno e
manca il tempo per arrabbiarsi. Perché vuoi rinunciare a tutto questo per
accontentarti di un uomo che non ti rispetta e non ha la tua sensibilità? Non
continuare a farti del male. Prendi consapevolezza della realtà e inizia una
nuova vita. Il mondo non si ferma a lui.”
Franca sembrò rasserenarsi. Bevemmo
il caffè insieme. Fui felici per avere mitigato il suo dolore e infuso quell’ottimismo
necessario per uscire da situazioni difficili.