venerdì 28 febbraio 2025

Le passioni

 

Le passioni sono fontane chiuse da molto tempo e l’acqua da cui fluisce ha proprietà sorprendenti: limpidezza, freschezza, dolcezza sono ineguagliabili. Quando queste fontane interiori si aprono la realtà si rivela affascinante, tutta da contemplare.

Per un appassionato della fotografia, scattare una foto è come rubare pochi centimetri alla natura, in modo che egli possa accoglierla nel proprio animo e dedicarle tutto il tempo necessario affinché lo stupore lo afferri e le emozioni lo immobilizzino in attimi senza durata.

L’appassionato fotografo vede nella foto il mondo così come vorrebbe che fosse; intravede nei personalissimi dettagli, sentimenti evocanti bisogni di solito celati da una psicologia inconscia. L’immagine catturata da un dispositivo meccanico sorprende l’osservatore poiché lo costringe a prendere consapevolezza di un mondo cui appartiene e di cui non ci fa più caso. Tanta bellezza nei variopinti colori, tanta perfezione nelle forme, tanta armonia negli equilibri di forze che, quasi sempre viene racchiuso nella “normalità”.

È compito di letterati, poeti e artisti permettere alla natura di esprimersi nel modo più bello e raccontare ciò che con i soli occhi non è possibile vedere. Attraverso l’opera artistica si fa vibrare l’arpa della sensibilità, dando cronaca della natura nel linguaggio universale del sentimento. E anche il corpo non può sottrarsi dal turbamento poiché l’emozioni ne diventano padrone.

Può succedere che un’anima sfortunata perda i riferimenti nel mondo e urla la sua solitudine; nessuno vuole ascoltarla e allora fruga nella natura in cerca della sua identità. Ecco che una foto scattata in un posto dimenticato da tutti, dove la bellezza dei colori confida solo nell’anima sensibile per essere apprezzata, può essere occasione per un viaggio interiore. In quei casi ci si perde nel mondo dove il senso umano dirige ogni cosa.

Le passioni sono i venti dell’anima, esse denotano una precaria instabilità interiore, destinata a trasformarsi in un dirompente piacere di vivere. Esse sono mosse da sentimenti indomabili e racchiusi in un otre sempre sul punto di esplodere.

giovedì 27 febbraio 2025

Che tipo sei, geniale o eccentrico?

Salvador Dalì
 

Alcune convinzioni appaiono personali. Nel senso che queste possono essere certezze per qualcuno mentre, banalità, stupide credenze per qualcun altro.

Molte volte, essendo personali, abbiamo timore di sottoporle al giudizio del nostro vicino per cui le teniamo strette nella nostra sfera privata.

Tutto ciò che lo standard (il pensiero comune) riconosce, assume l’aggettivazione di “normalità”; diversamente, nel migliore di casi, si etichetta con “stranezza”. In situazioni di intransigenza, il termine più appropriato diventa “pazzia”.

Il genere umano ha bisogno di famigliarizzare con certi concetti; ha bisogno di tempo per stabilire l’etichetta da assegnare ad una idea nuova. Affermare in modo ripetuto una stessa idea è la maniera più usata è più affine alla psicologia umana affinché la novità venga accettata e poi etichettata come “normale”.

Un esempio possiamo coglierlo dall’antica Grecia. Allora, esisteva una istituzione giuridica chiamata ostracismo che intendeva punire con un esilio temporaneo di dieci anni coloro che avrebbero potuto rappresentare un pericolo per la città. La valutazione del pericolo avveniva per votazione popolare di almeno 6000 cittadini. La comunità, quindi, decideva in base agli “standard” convenzionali del tempo. Non c’era bisogno di tanta scientificità per stabilire il giudizio.

In caso di condanna, Il nome dell'individuo da ostracizzare doveva essere scritto su dei cocci di terracotta ed esposto in pubblico così da genere infamia per il povero malcapitato ed escluderlo dalla socialità.

Oggigiorno, gli elementi di indesiderabilità sociale possono nascere dall'aspetto fisico di una persona, considerato sgradevole o non conforme alle attese e ai modelli estetici imperanti (ad esempio, essere snelli e di bell'aspetto) o dal fatto di non essere dotati di abilità considerate importanti. In tal caso, è l'aspetto esteriore non gradevole che diventa il veicolo semantico che svelerebbe una presunta scadente qualità delle doti interiori del soggetto. La "complessità delle dinamiche interpersonali" sottese a questi fenomeni, in modo paradossale, ammette anche il contrario e cioè che a volte è proprio la gradevolezza esteriore che scatena la mancata accettazione.

Riprendendo il concetto inziale sulla “normalità” di un’idea, qualcuno potrebbe iscrivermi all’ostracismo se affermassi con convinzione che qualunque oggetto (specialmente se vivente) investito dalla nostra Anima, ne rimane impregnato!

In altre parole, qualunque oggetto ha memoria di ciò che accade e come una staffetta, conserva il ricordo fino a quando l’opportunità non produca la finalità.

Ovviamente, è facile e scientifico credere alla forza di gravità, per cui io sono attirato e influenzato dalla terra mentre è difficile e paranormale accettare l’idea che qualunque oggetto possa rimanere impregnato della mia energia.

Quando riusciamo a intercettare “qualcosa” che NON arriva dai normali canali di comunicazione (i cinque sensi), siamo di fronte a una particolare e sconosciuta sensibilità. Qualora questa mia credenza fosse avvalorata altri miei simili e riproposta frequentemente. 

Questa stessa idea subirebbe il processo di trasformazione che parte da “idea pazza”, progredisce verso “idea strana”, si perfeziona come “idea originale”, si trasforma in “idea geniale” e infine, completa il percorso (quando è accettata da tutti) diventando “idea normale”. 

Nel frattempo, il poveretto che ha avuto l’idea ha subito l’ostracismo.

mercoledì 26 febbraio 2025

L'inganno del futuro

 

Che cosa è il futuro?

È una telecamera a circuito chiuso!

Ti illudi di scoprire i suoi segreti che presto si riveleranno inconsistenti.

Ti affanni a scrutarlo per cercare di indovinare i movimenti che farai, ma quasi sempre operi diversamente!

Il futuro è simile all’innamorato che non ti corrisponde. Lui gioca con te, un po’ per pietà, un po’ per mantenere alto il suo fascino. Quando sei fiducioso in lui sembra che ti venga incontro promettendoti grandi cose e invece, più ti avvicini, più si allontana, mantenendo sempre valida la stessa promessa iniziale. 

Così, resti titubante, non sai se insistere nell’inseguirlo o convincerti che sia inutile. La ragione ti invita a renderti conto della realtà mentre il cuore ingenuamente ti incoraggia a non demordere. 

Ricordate la frase: "La speranza è l'ultima a morire"?

Il futuro gioca con te per tutto il corso della vita. 

Da bambino non sai nulla di lui; non esiste. In quei primi anni la vita è tutto un gioco e il mondo è il parco dei divertimenti.

Da giovane, sei chiamato a costruire il tuo futuro. Non sai ancora cosa esattamente sia, ma sei obbligato ad adoperarti e a prepararti per lui.  Devi andare a scuola per imparare: studiare … studiare.  Il tuo tempo è pieno d’impegni ed esami. 

Da adulto, il futuro si è spostato avanti nel tempo a tua insaputa, ma non hai tempo per recriminare perché nel frattempo hai una famiglia da mantenere o semplicemente ti servono soldi per andare avanti. Quindi, devi lavorare e per il poco tempo che ti rimane sei costretto a rimandare piaceri e “inutili” perditempo; dedicarti del tempo è un lusso consentito a soltanto a pochi.

Da persona matura, con uno sguardo al passato, fai tesoro del presente poiché sai che il futuro non può più spostarsi di molto in avanti; cominci a non dargli più troppa importanza in quanto non è più il futuro su cui avevi riposto la tua fiducia.

Da anziano, il futuro è con te. 

Coincide con il tuo presente ... insieme a qualche amara sorpresa.

martedì 25 febbraio 2025

Il ruscello del sapere


Come reagireste se qualcuno vi fermasse e vi dicesse:

Scusami, ho bisogno di parlare con te - Devo raccontarti di cose che ti riguardano - Avvisami quando ti sarà possibile dedicarmi un po’ del tuo tempo”.

La curiosità e l’ansia avvolgerebbero tutta la vostra persona e nonostante che in quel momento potreste essere impegnati in attività importanti, vi verrebbe di assicurare all’interlocutore, immediatamente tutta la disponibilità di tempo che serve.

Il leggero stato di turbativa, diventa agitazione se l’interlocutore è ritenuto “importante”, come per esempio, il vostro dirigente, un personaggio celebre, un noto politico o un professionista affermato.

Da questa persona vi aspettate informazioni che possono influire sul vostro benessere psicologico o materiale.

Quanti di noi ritengono “importante” Platone, Aristotele, Cristo, Dante, Macchiavelli, Locke, Marx, Kant, Ghandi, Freud, Einstein e tutti i pensatori e scienziati che ci hanno lasciato un’esperienza tutta d’oro?

Troverete la risposta attraverso il livello di ansia, curiosità, piacere e gioia di conoscere le loro esperienze, per le quali sono diventate pietre miliari nell’evoluzione della razza umana. Il loro sapere è pronto per essere trasferito in modo gratuito, per un uso immediato e fecondo di tangibili risultati. 

L’unico deterrente si ritrova nei luoghi dove si conservano i libri. Capisco che leggere impone attenzione, concentrazione, fatica mentale, ma è l’unico modo per uscire dall’isolamento che opera come un abbraccio fraudolento, capace di darti un calore anestetico che ti spegne lentamente.

Non leggere è, in termini forti, l’eutanasia dell’essere umano.

Qualcuno potrebbe obiettare:

Io sono sempre tra la gente, parlo e ascolto tutti; non è meglio di leggere?”.

Sicuramente, socializzare e intervenire nelle scene di vita con la voce e l’ascolto, sono modi raccomandabili di condurre la propria vita. Però, senza un continuo rinnovarsi attraverso la lettura, significa lasciare qualcosa di incompiuto o trascurare la parte più importante di un compito.

Vi capita di fermarvi davanti ad una fontana che disegna, con i suoi giochi d’acqua, figure ornamentali?

Spesso, mi succede di perdermi lì davanti, immerso in qualche pensiero che stride con la realtà che mi è di fronte. Sebbene bellezza e frescura investano i miei sensi, un sottostrato di tristezza, spegne quell’entusiasmo che dovrebbe apparire dai miei atteggiamenti o posture corporali. Mi rendo conto che quei poveri zampilli, quegli archi d’acqua surrogati di scenari ricercarti, offrono un’inutile bellezza. L’acqua, desolatamente, è spinta da pompe che forniscono quell’artificiosa vivacità che spesso passa inosservata. Nonostante continuamente fa capriole, essa è sempre la stessa. Trascina con sé, anche tracce di resti che umiliano l’occhio attento del triste osservatore.

Non leggere, quindi, è partecipare al ciclo chiuso di scene viste, mascherate dalla multiforme apparenza.

Non leggere, è rimanere bloccati nel processo di crescita, delegando al caso le opportunità di godere dei momenti di vita.

È estremamente rilassante, piacevole, ricreativo rimanere in silenzio sugli argini di un rumoroso ruscello. Le sue acque, pure e mai le stesse, provengono dalla cima del monte che nei suoi ghiacciai, tiene memoria di un passato sofferto e generoso.

lunedì 24 febbraio 2025

Il compleannno del mio fratellino


Si narra che i bambini piccolissimi, fino a quando non raggiungono un minimo livello di consapevolezza nella loro vita, restano a contatto con il mondo da dove provengono. Secondo questa credenza, i neonati, prima di nascere, fanno parte della famiglia universale in cui si raccolgono nel pieno dell’onda dell’amore. All’atto della nascita si ritrovano completamente privati di ogni protezione e calore e a dipendere in tutto dai genitori.

Sembrerebbe a chiunque, che il Creatore si diverta a far nascere gli umani in modo traumatico e poi nel vederli sballottolatati tra ansie e paure per il loro futuro. Per chi crede alla bontà di Dio, trova sempre un motivo che giustifichi tutto. Non saremo mai in grado di apprendere il fine ultimo del progettista; a maggior ragione perché esperti della vita non si diventa mai.

Tornando al discorso dei neonati, la connessione che loro mantengono per poco con il mondo del bene è magica. Se siete attenti osservatori dei bimbi nati da poco, vi convincerete che è facile (e piacevole) credere che parlino con “qualcuno”. Generalmente, le mamme si arrogano di essere le interlocutrici di quei indistinguibili soliloqui che si scatenano quando questi appaiano sereni. In realtà, loro parlano con il loro fratellini e sorelline ancora in sosta nel mondo dell’amore mentre attendono il loro turno per nascere.

Nel giorno del compleanno del fratellino di due anni, Bianca si confida con un angioletto invisibile agli adulti. Non pensate però che si tratti di un angioletto particolare poiché per motivi di espressione sono costretto ad un usare un parlante che conversa con Bianca. Secondo l’essenza dell’altro mondo uno e infinito fanno riferimento alla stessa entità perché in quel mondo non esiste separazione e numerabilità.

Ero seduto silenziosamente al mio angolo del tavolo mentre osservavo la piccola Bianca muoversi, stirarsi e tentare un ragionamento senza parole. Ecco, mi son detto, ora sta parlando con gli angioletti.

Mi sono sforzato di capire che cosa dicesse. Miracolosamente quel colloquio è andato in chiaro nel mio pensiero ed ora vi ripropongo che cosa si dono detti:

“Bianca, Bianca … che succede? Ti vedo tra molte persone che ti vogliono bene.” Disse l’angioletto.

“Oggi è il compleanno del mio fratellino Domenico e c’è un po’ di confusione. Non mi sono ancora abituata agli affari di questa Terra.” Rispose Bianca.

“Il clima che ti circonda dovrebbe farti felice.” Disse l’angelo, volendo sapere di più.

“Credo che sia molto divertente perché tutti sorridono e hanno occhi rivolti verso Domi. Non che questo mi dispiace, ma mentre si parla e si ride, mi passano tra braccia diverse … come se a turno avessero l’obbligo di coccolare anche me. Ho appena finito di bere il nettare della mamma e pretendo un po’ di serenità.”

“Dai, Bianca, è così bello sentirsi abbracciati!” Disse l’angioletto.

“Certo, mi fa piacere. Sai cosa faccio per accontentarli? Abbozzo dei sorrisi … di cui sto facendo ancora pratica su come farli.”

“Perché ti è difficile?”

“Non ci crederai, ma ho bisogno di concentrarmi per sorridere … è abbastanza imbarazzante spargere bava un po’ ovunque. Però quando sorrido, mi rendo conto che li rendo felici. A volte lascio partire qualche rumore corporale poiché non resisto alla comicità delle loro facce strane o assistere gesta incomprensibili.”

“Che cosa è il compleanno?” Domandò l’angelo, volendo percepire la gioia della famiglia.

“A dir il vero non so spiegartelo bene, però intuisco che si tratti di qualcosa a che fare con il tempo di permanenza sulla Terra. Qui si alterna il giorno e la notte; ci sono cicli che si ripetono e all’inizio di ogni nuovo ciclo si festeggia. Domenico è arrivato prima di me così ha completato qualche ciclo (i cicli qui li chiamano anni), suppongo che sia questo il motivo di questo evento.” Rispose Bianca, un po’ impacciata.

“Beh, qui si farebbe festa continua … abbiamo cicli a non finire!” L’angioletto rise.

“Devo dirti che c’è un’altra cosa strana che succederà fra una settimana. La mia mamma dice che presto ci sarà una mia festa: il battesimo. Non so veramente cosa sia, ma deve essere qualcosa di speciale a giudicare dell’aria di ansia che si respira.”

“Che bello! Sarai anche tu al centro dell’attenzione. Tutti vorranno guardare i tuoi occhietti e godere del tuo bel visino. Mi racconterai cosa succederà?” Domandò l’angelo.

“Sicuro! Penso, comunque, che ci sarà la stessa confusione di oggi. Spero che almeno mi lascino dormire! In tutti i modi, ho bisogno di capire molte cose. Il mio fratellino ha avuto molti doni … quasi tutti inutilizzabili da subito. Da quanto ho potuto capire, ho l’impressione che qui per dimostrare affetto sia necessario il regalo. Cioè si tratta di un qualcosa di bello che non ti aspetti di ricevere. Così avrò anch’io tanti regali. Non so bene per cosa mi serviranno, ma a guardare il mio fratellino devono essere cose divertenti. Ciò che per ora voglio veramente sono i cuori della la mia mamma e del mio papà, senza di loro non saprei proprio cosa fare."

Bianca, si fermò un attimo, poi riprese a parlare: “Devo scoprire che cosa è un mal di testa. Lo sai tu?”

“Posso indovinare! Mi è capitato di sentire molti umani lamentarsi quando dicono di avere il mal di testa. Può darsi che si tratti da una debolezza umana che si evidenzia quando sono stanchi. Però non preoccupartene, tornano vivaci e felici appena il dolore scompare.” Assicurò l’Angelo.

“Hai ragione! È bastata una imboccata di una briciola Bianca, per far passare il mal di testa al mio papino. Dopo è tornato ad essere l’indaffarato di sempre. C’è ancora molto da scoprire … ti farò sapere.”

Gaetano Salvemini, il Socrate di Molfetta.

Gaetano Salvemini (1873-1957)
 

“La filosofia non è dannosa, è semplicemente inutile, o meglio è dannosa in quanto fa perdere un sacco di tempo alla gente.” Questa sarà una delle sovversive sentenze dell’intellettuale pugliese Gaetano Salvemini: Definito come il Socrate di Molfetta, fu un brillante e polemico intellettuale marxista, storico antifascista, docente universitario, poeta, politico italiano.

Nasce a Molfetta l’8 settembre del 1873 e morì il 6 settembre del 1957. Con grandi sacrifici conseguì una laurea in Lettere nel 1895 e a 28 anni (nel 1895) ottenne la cattedra di Storia Moderna a Messina. Purtroppo, a causa di un violentissimo terremoto in Sicilia, perse tutta la famiglia. Fu l’unico sopravvissuto della famiglia.  Ma nonostante la vastità dei suoi elaborati e manoscritti, per la Critica é stato un intellettuale italiano assai poco inquadrabile, definibile nella storia del pensiero novecentesco: tant’è vero che persino Bertrand Russell disse che “Salvemini non deve essere colto, perché il suo pensiero lo comprendo perfettamente”.

Salvemini condivideva maggiormente il bisogno di verità interiore di ogni uomo piuttosto che rivolgere l’attenzione alla ricerca filosofica come indagine per conseguire la pienezza della verità. L’autentica esperienza di un uomo è tale se egli riconosce nella cultura personale/interiore, in quella cultura che egli stesso definiva di spirito il vero presidio alle cose del mondo.  La cultura non è solo un labirinto di informazioni che l’uomo deve possedere, ma è un setacciato, o comunque la medesima procedura di un setaccio che setaccia appunto i frammenti di una vita lasciata scivolare lungo il percorso dell’esistenza. In altre parole, la cultura, dunque, è ciò che resta in noi dopo che abbiamo dimenticato tutto quello che avevamo imparato.

Scriverà Salvemini:

“Si può dire che la cultura consiste non tanto nel numero delle nozioni che in un dato momento ci troviamo ad avere immagazzinato nella memoria, quanto in quella raffinata educazione dello spirito, reso agile ad ogni lavoro, ricco di molteplici e sempre deste curiosità, in quella capacità d’imparar cose nuove, che abbiamo conquistato studiando quelle antiche. La cultura consiste nella forma stessa che noi, attraverso il lavoro dello spirito, riusciamo a dare allo spirito stesso”.

Salvemini è un continuo mettersi in gioco con la vita, e si può ben dire che immergersi nelle sue riflessioni significa in qualche modo svelare a sé stessi in un mondo fatto di fiducia e amore per la conoscenza. La sua filosofia, se così si può chiamare, (dato visibilmente presente nei suoi scritti) è impastata di onestà. Lui stesso vedeva nell’onestà un principio assoluto laddove le passioni hanno tutto il tempo per sbilanciarsi.

Ci ricorda Salvemini: “Noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti: cioè renderci conto delle nostre passioni”.

di Fabio Squeo

domenica 23 febbraio 2025

Il ciclo dell'universo

 

Il principio della conservazione dell’energia afferma che nulla si crea o si distrugge ma tutto si trasforma.

Allora, perché preoccuparsi di morire?

Sappiamo già da ora che subiremo un processo termodinamico che coinvolgerà non soltanto temperatura, pressione e volume, ma anche l’anima.

È facile convincersene, visto che siamo fatti di cellule viventi, bravissime nel modificarsi e condurre in avanti la nostra vita.

Il principio conducente della piccola cellula, un giorno perderà il suo carico di lavoro e dovrà ritornare nello spazio indefinito dell’universo dove tutto si raccoglie.

Possiamo quindi pensare che il corpo, invecchiando sarà costretto a decomporsi e poi trasformarsi in una piccola nuvoletta che si leverà e tornerà al grande movimento dell’ultrauniverso.

Siamo un valore aggiunto alla gioia universale.

Per fare un esempio, immaginate una nuvola gonfia d’acqua che si muove lentamente nell’atmosfera. Spostandosi incontra altre piccole nuvole che inglobate, rendono sempre più probabile la pioggia.

Il nostro compito sarà, perciò, progredire noi stessi per migliorare il mondo e rendere più veloce il processo della perfezione globale.

Ricordiamoci di sorridere se vogliamo creare le premesse a qualunque miglioramento.


sabato 22 febbraio 2025

Un ecosistema da nutrire

 

Viviamo in un mondo veloce. Vogliamo auto veloci, internet veloce, connettività veloce, appuntamenti veloci, tutto viaggia alla velocità della luce. È come se più andiamo avanti con la tecnologia, più andiamo indietro in termini di creatività.

Generazioni fa le persone andavano in biblioteca e cercavano nei libri per trovare la risposta giusta, ma poi la nostra generazione è stata introdotta nel mondo di Internet. Era un pensiero bizzarro per la generazione precedente: potevamo digitare la richiesta e avere centinaia di fonti proprio davanti a noi. Ma cosa succede ora?

La generazione futura (e persino noi) non deve nemmeno cercare tra le fonti. Grazie a centinaia di applicazioni di intell9igenza artificiale, abbiamo una vita "più facile". I compiti vengono svolti in pochi secondi, non dobbiamo stare seduti a una lezione di un'ora perché esiste un software che può riassumere una lezione di un'ora in punti elenco. Abbiamo davvero smesso di usare il cervello?

Hai controllato il tempo trascorso davanti allo schermo ultimamente?

Perché pensi che i contenuti brevi siano i re in questo momento?

Perché prospera sulla breve capacità di attenzione che le persone hanno oggigiorno.

Eravamo soliti avere film di 3 ore distribuiti su 2 intervalli e ora abbiamo un breve film di 1 ora e 18 minuti perché tutti hanno una conclusione rapida.

Ogni ping, ogni notifica, ogni scorrimento infinito è un piccolo furto: rubare frammenti del tuo potenziale, della tua creatività, della tua stessa essenza. Ma cosa succederebbe se ti dicessi che rivendicare la tua attenzione non significa combattere più duramente, ma comprendere più a fondo?

I nostri cervelli non sono rotti, funzionano solo nel modo in cui vogliamo che funzionino; e se lasciati senza attenzione per un lungo periodo di tempo tendono ad arrugginire. I cervelli sono sistemi meravigliosamente complessi che si adattano costantemente a un ambiente che cambia più velocemente che mai. I neuroscienziati hanno scoperto qualcosa di profondo: l'attenzione non è un muscolo da flettere con forza, ma un ecosistema morbido da nutrire.

I neuroscienziati hanno scoperto un affascinante meccanismo neurale che offre speranza: la rete in modalità predefinita (DMN). Contrariamente alle narrazioni tradizionali sulla produttività che criticano il vagabondaggio mentale, la DMN rivela che sognare a occhi aperti ogni tanto non è solo normale, è essenziale.

In passato, quando ci si sentiva improduttivi, gli unici suggerimenti che ricevevamo erano "Lavora di più, fai delle liste, vai in palestra, ecc." Si trattava sempre di lavoro. Ma lascia che ti chieda una cosa: quando eri più stanco e le idee non ti venivano in mente, non volevi semplicemente chiudere gli occhi e riposare? Ho persino scoperto che era meglio mettere un po' di musica, o semplicemente fare una breve passeggiata. In pratica, tutto ciò che volevo fare era un'attività che non richiedesse l'uso eccessivo del mio cervello.

Un neurologo ha scoperto che la DMN si attiva durante i periodi di apparente riposo mentale, collegando le regioni cerebrali e facilitando la risoluzione creativa dei problemi. Quando lasciamo che la nostra mente vaghi, non siamo improduttivi; ci stiamo impegnando in un sofisticato processo cognitivo di integrazione e innovazione.

Ecco quindi alcune strategie scientificamente supportate per far risorgere la tua concentrazione.

Meditazione come ricostruzione mentale

Tutto ciò che devi fare è lasciarti libero di far vagabondare il cervello. La meditazione aumenta la densità della materia grigia nella corteccia prefrontale che in termini migliora le funzioni cerebrali e la regolazione emotiva.

Muovi il tuo corpo

L'esercizio non è solo fisico, è come un fertilizzante per il tuo cervello. Uno studio fondamentale nei Proceedings of the National Academy of Sciences ha dimostrato che l'esercizio aumenta il volume dell'ippocampo, migliorando direttamente la memoria e le capacità di apprendimento. L'esercizio fisico regolare può migliorare la concentrazione fino al 29%, aiutandoti a rimanere concentrato.

La rivoluzione del sonno

Il cervello non si spegne durante il sonno, ma esegue una manutenzione critica. Durante il sonno profondo, il cervello elimina le proteine ​​tossiche, consolida i ricordi e riequilibra i sistemi dei neurotrasmettitori. Ecco perché non è solo importante dormire a lungo, ma dormire in modo sano. Dovresti mantenere un programma di sonno regolare. So che questo non è possibile per molte persone che hanno studi o lavori o semplicemente un sacco di lavoro da fare, ma cerca di essere coerente con il tuo orario di sonno. Crea un ambiente buio e fresco per dormire, magari mettendo un po' di musica. Soprattutto, limita il tempo trascorso davanti allo schermo a 2 ore prima di andare a letto! Un sonno adeguato può migliorare le prestazioni cognitive e migliorare la concentrazione e le capacità decisionali.

Disintossicazione digitale

La stimolazione digitale costante interrompe la tua attenzione e aumenta lo stress. Uno studio dell'Università della California ha scoperto che anche brevi interruzioni digitali possono aumentare i tassi di errore del 27% nelle attività cognitive da te svolte.

Nutri la tua concentrazione

La tua dieta influenza direttamente la produzione di neurotrasmettitori e la plasticità cerebrale. Ad esempio, dopo aver mangiato un pasto pesante avresti voglia di dormire. Ciò che mangi pesantemente riflette le funzioni del tuo cervello.

Riempi la tua dieta di cibi ricchi di Omega-3 (salmone, noci) e bacche ricche di antiossidanti. Anche se potresti averlo già sentito un milione di volte, l'idratazione è importante, bevi almeno 8 bicchieri al giorno. Se sei come me e ti dimentichi di tenere un registro, prendi una bottiglia grande da 1 litro e assicurati di finire quella bottiglia d'acqua ogni giorno.

La tecnica del pomodoro

Il nostro cervello funziona meglio in periodi di concentrazione seguiti da periodi di recupero. È come se invece di costringerti a lavorare, lavorassi finché il tuo cervello non te lo permettesse, e poi ti prendessi una pausa in modo che il tuo cervello possa respirare. Le pause aumentano l'efficienza del lavoro e riduce l'affaticamento mentale.

La concentrazione riguarda solo le tue azioni …  non riguarda la perfezione; è inerente a un processo in corso. Ogni piccolo passo intenzionale è una rivendicazione del tuo potenziale umano più fondamentale.

La tua mente non è una macchina da ottimizzare, ma un ecosistema vivo e pulsante che aspetta di essere compreso, rispettato e guidato con delicatezza.

venerdì 21 febbraio 2025

Essere pieni per donare

 

Quando siamo in grado di donarci al prossimo?

Si dovrebbe pensare che per donare dobbiamo prima essere noi stessi completi e soddisfatti. In altre parole, una persona che vuole donare non è scontato che abbia la capacità di farlo. Chi riceve è nel bisogno di sé ma potrebbe essere anche il contrario.

È scritto nel libro dei Proverbi: “Per sapienza il Signore fondò la terra; con l'intelligenza creò i cieli.”

Se riempiamo un bicchiere d'acqua al lavandino, potremmo scoprire parte di questa saggezza. Osserviamo il bicchiere (inizialmente) vuoto riempirsi lentamente: il livello dell’acqua sale fino al punto in cui raggiungendo il bordo, trabocca.

Ecco il punto! Il bicchiere è completamente pieno … soltanto ora inizia a traboccare; l’acqua affluisce ma non resta nel bicchiere.

Solo dando agli altri diamo prova di essere pieni

In altre parole, è lo straripamento del nostro contenitore che dimostra la nostra completezza.

Quando il bicchiere non è pieno, esso continua ad accumulare acqua, dando evidenza di non essere pieno e gli occorre ancora “prendere”.

Quindi, su base spirituale, forse l’atto di dare ci rende realmente pieni e completi. Ma il contenitore ha bisogno di una fonte per essere riempito così che possa traboccare.

Allo stesso modo, le nostre anime, i nostri esseri hanno anche bisogno di una fonte per riempire i nostri occhiali spirituali per traboccare.

Quella fonte spirituale dovrebbe essere la fonte della benedizione che ogni giorno ci viene fornita dal Creatore. Se ci concentriamo sui miracoli che riceviamo ogni giorno dal Creatore dell’universo, allora riconosciamo la rilevanza di ciò che riceviamo continuamente.

Riceviamo aria per respirare, cibo da mangiare, il fatto che la gravità continua a funzionare e non andiamo a volare fuori dal pianeta, o il pianeta non esploda in attività violente.

Tutti i milioni di oggetti che potrebbero ferirci ogni giorno e non lo fanno è una benedizione del Creatore. Poi ci sono i miracoli che riceviamo sotto forma di buona salute, famiglia e ricchezza.

Se non diamo nulla per scontato, apprezzeremo la moltitudine di benedizioni che riceviamo ogni giorno. Naturalmente ci sono momenti in cui feriremo e saremo frustrati, ma se inquadriamo questo all’interno dell’intero schema dei milioni di miracoli che si compiono, riconoscemmo il nostro rubinetto di benedizione. 

Con questo in mente, allora il nostro bicchiere rimarrà pieno e traboccante di gentilezza verso gli altri e il nostro mondo.

mercoledì 19 febbraio 2025

Siamo meravigliosamente complicati

 

La capacità di sintesi della mente umana è incredibilmente ineguagliabile.

Fateci caso, se tentate di esprimere un concetto, una moltitudine di segnali provenienti da ogni parte del nostro corpo si convoglia in poche parole. La graduazione, l’originalità e la tipologia, attraverso gli innumerevoli livelli, qualificano quel messaggio, che attraverso i sensi, filtrati dalla conoscenza e dalla psicologia individuale, giunge a destinazione.

Ancora più miracoloso appare il fenomeno, se pensassimo a quella lente d’ingrandimento (sensibilità) che focalizza e punta direttamente nell’anima, concretizzando un pensiero germogliato con l’emozione.

In altre parole, usiamo meccanismi complicatissimi con la facilità che rasenta la banalità. Forse questo si intende, quando si afferma che la natura lavora senza sforzo?

La mamma aquila che insegna a volare al suo piccolo, lo fa senza essersi scontrata con le regole e le tecniche di volo.

La furbizia della volpe viene esercitata con innocente naturalezza.

L’elegante ed efficace corsa delle antilopi viene acquisita senza lo studio delle complesse arti motorie.

Le strategie di attacco dei branchi di lupi vengono attuate senza che i partecipanti si scambiano parole.

Tenendo bene in mente questi scenari, ci si dovrebbe arrabbiare entrando in un’aula scolastica.

I poveri alunni pagando con il migliore del loro tempo vita, sono costretti a stare ore, seduti su una sedia e ascoltare la guida didattica.

Tutti gli animali imparano giocando mentre gli uomini, seriosi, devono seguire il percorso formativo.

Gli insegnanti si pregiano del titolo di “chiarissimi”, quando riescono a trasmettere idee articolate su una logica riconosciuta. Il più chiaro dei professori che potrete incontrare, è solo un’imbarazzante controfigura del più ingenuo animale che gioca con il suo cucciolo.

Tornando alla corsa dell’antilope, potrei offrirvi un esempio che mostra come la complessità di un pensiero consapevole maturato attraverso definizioni, regole, postulati, teoremi, leggi, possa fornire una motivazione in base alla quale il fenomeno esiste, funziona e si può ripetere.

“L’antilope, grazie alla sua conformazione fisica, è in grado di muoversi cambiando repentinamente velocità e direzione, sfruttando a suo favore la legge d’inerzia e richiedendo al predatore grosse riserve di energia”.

L’idea che un’antilope corre, nella vostra mente è facile da costruire, ma diventa meno semplice se cercate la motivazione consapevole.

Allora, tenete i nervi saldi, concentratevi e leggete:

“Il principio di inerzia (o prima legge di Newton) è il primo principio della dinamica e stabilisce che un corpo permane nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme a meno che non intervenga una forza esterna a modificare tale stato. Si parla di principio e non di legge, perché si tratta di un assioma, un fondamento del moto dei corpi, ricavato per induzione da moltissime esperienze e osservazioni. Ciò significa che qualunque teoria o legge riguardante il movimento dei corpi non può entrare in contrasto con questo fondamentale principio, per il semplice motivo che essa sarebbe erronea”.

Siamo meravigliosamente complessi?

martedì 18 febbraio 2025

Un viaggio oltre la realtà

 

Non ricordo come ero giunto in quel luogo, ma era così fantasticamente caldo e rassicurante, che credevo di esserci già stato e non avevo nessuna paura. Solitamente sono dubbioso e come attento osservatore dell’anima umana, trovo sempre nei miei simili qualcosa di straordinario.

In quel luogo, nulla mi sfiorava. Ero così tranquillo che, come Dante nella Divina Commedia, ero fuori dal contesto. Diversamente da Dante, però, non avevo accompagnatore, ma una parte di me stesso era staccata, come un palloncino legato con lo spago alla mano di un bambino.

Il viaggio che dovevo compiere, mi appariva piacevole e incantato nel tempo. Riconoscevo molta gente, tra loro c’erano molti amici e colleghi di lavoro. Non avevo nessun modo di apparire a loro, però, erano in grado di sentirmi e rispondere alle mie domande. Loro non sapevano di comunicare con me, erano certi di parlare liberamente alla propria coscienza.

Il mio primo incontro avviene con un ex-collega. A rivederlo mostro tutta la mia gioia nel ritrovarlo. Noto subito che appare isolato nel suo mondo, ma testardamente gli chiedo:

“Andrea, non sai come mi fa piacere ritrovarti! Dimmi, come conduci la tua vita, sei felice?”.

Il mio amico tarda a rispondermi, come se fosse molto preso dalle sue idee e faticasse a staccarsi per confezionarmi una risposta.

Infine, mi dice:

“Luigi, sono molto impegnato a educare i miei figli e a dare esempio di integrità morale nella società. Spendo la mia vita facendo mille sacrifici, per sostenere quei valori morali che vedo sempre più incerti”.

Curioso, come al solito, riprendo:

“Ma Andrea, come hai maturato queste tue convinzioni?”.

“Luigi, prima di noi Gesù e poi tutto il cristianesimo con suoi Santi, ci ha lasciato fulgidi esempi”.

Non contento di una risposta banale, insisto:

“Intendevo chiederti, quale è stato il meccanismo, in base al quale, è scattata la convinzione che ha mosso tutte le scelte della tua vita”.

Improvvisamente, Andrea scompare nella sua coscienza e non comunica più. Mi dispiace per l’interruzione, ma non mi perdo d’animo e proseguo cercando di individuare qualcun altro.

Non mi ci volle troppo tempo per scorgere un amico di vecchia data.

Diversamente da come lo ricordavo, appariva triste, quindi fu automatico rivolgergli la domanda:

“Ciao Michele, se io non avessi ancora in mente il tuo viso, avrei avuto difficoltà a riconoscerti. Mi sembri molto triste, non va bene la tua vita?”.

Michele non mi risponde con le parole, ma il suo sguardo è eloquente.

Egli non vuole rattristarmi e frena le umane lacrime trasformandole in goccioline brillanti che orbitano intorno ai suoi occhi.

No, non pensate che piangesse, era solo sudore, ancora affiorante per una vita consumata prendendo tutto ciò che gli capitava e lasciando a dopo i sacrifici. Non so dirvi se ha fatto bene, perché la sua vita è finita troppo presto.

In quel luogo, pienissimo di persone, volevo restarci per sempre, in modo di aver tutto il tempo necessario per parlare con ognuno di loro, ma la tensione di quel palloncino sulla mano, mi ricordava che ero un ospite e prima o poi, dovevo abbandonarlo. Cercai di avvicinarmi a una figura famigliare. Con mia grande sorpresa riconobbi mio padre.

“Papà!”, esclamai.

“Eri di poche parole, allora! Dimmi che pensi di me, sei felice per i risultati ottenuti da tuo figlio?”.

Le mie parole erano bagnate di lacrime e il mio cuore attendeva quelle sue, che cercavo e non avevo mai sentito pronunciate dalla sua bocca.

Avrebbe voluto non rispondermi per non influire sui ricordi coperti da un alone irreale, ma dovette farlo per non indurre altro dolore.

“Caro, sono felice per te, ma le mie parole, ora, hanno altri significati. Io ero ai miei tempi, quello che sei tu nel tuo. Ho usato i mezzi del mio tempo. Essi erano rozzi, approssimati, condizionati e guidati da verità sempre mutevoli. Tutto ciò che ho fatto, era quello che avrei potuto costruire e mostrare, compreso volerti bene a modo mio”.

Avrei voluto prolungare il colloquio per porre tante domande, ma capii che avrei forzato la sua volontà. La paura di interpretare le parole e tradurle in idee senza contesto, mi fece desistere. Sarebbe come individuare un oggetto dai rumori provocati da un battitore.

Mi rattristo nel pensare un mondo senza un Dio creatore e direttore dell’universo, dove l’amore, come polvere di stelle, si posa ovunque.

Questo Dio, più di qualche pensatore non lo vuole.

Vi ricordo di Giordano Bruno, allevato nella cristianità per poi rivoltarsi contro completamente, è stato un convinto assertore di un mondo opaco, cieco a qualunque sentimento nobile, guidato soltanto dall’assoluta necessità.

Inoltre, ci redarguisce dicendo di non illuderci di poterci riferire o riportare Dio nel nostro mondo, perché, se pur esistesse, rinnegherebbe se stesso, a causa della nostra finitezza rispetto al suo indefinibile, infinito essere.

Di peggio ci ha detto Nietzsche, affermando che esiste soltanto uno scontro eterno tra forze che mirano solo ad affermare se stesse. Il pendolare degli opposti ci illude sulla vittoria del bene sul male, o sulla vittoria dell’armonia sulla contraddizione. Anche la direzione dello spazio e del tempo è un’illusione. Per Nietzsche, noi siamo semplici pagliuzze trasportate da un vento capriccioso, che sbattono contro di tutto, assumendo ciecamente la realtà della circostanza. Solo un bilancio di forze può determinare e dare il senso al prossimo spostamento.

Dicendoci che “Dio è morto”, ci rende consapevoli che siamo soli e non siamo che casuali, infinitesime forze di un universo in evoluzione per se stesso.

Vivere e morire sono verbi senza significato, a cui nessuno nell’universo darebbe importanza.

Nel mondo fantastico che continuavo a esplorare, un uomo mi rivolse la parola e mi domandò:

“Dimmi amico, che cosa stai cercando? Perché sei così convinto che troverai le risposte che cerchi? Il mondo in cui vivi non appaga i tuoi bisogni?”.

Rimasi interdetto per pochi secondi, prima di cogliere la fermezza e l’irruenza del mio interlocutore. Il piacere di avere un confronto emotivo con questa persona, fece sì che potessi rispondere:

“Ti ringrazio per le domande che mi poni e approfitterò della tua disponibilità per conoscere le tue idee.

Sono nel momento della vita dove le riflessioni si trasformano in atti di piacere. La consapevolezza di pensare è un inno alla natura di uomo. La razionalità e la naturale predisposizione di credere che tutto proceda secondo un fine, conducono inevitabilmente, a esplorare ogni sapere.

Ma, come succede a un ricercatore, l’ultima scoperta è sempre la più importante e rivoluzionaria, nonostante, di lì a poco, diventi corollario alla prossima.

Non so che cosa io sto cercando, ma certamente mi piace.

Sono convinto di trovare verità, per lo stesso motivo per cui esisto. Io sono parte del mondo in cui vivo ed è questo mondo che tra i suoi bisogni fa emergere la necessità di interrogarsi e conoscere”.

In seguito a queste mie parole, l’amico commentò:

“Sono convinto che gli argini di un fiume siano logici e necessari per il suo fluire, come i paraocchi ai cavalli per non spaventarli e farli procedere decisi lungo il loro cammino. All’uomo è stata fornita la ragione per illudersi e i sentimenti per addolcire le pene derivanti dalla consapevolezza dei suoi limiti.

Il cammino di vita miscela le esperienze e produce il pensiero, motore di ogni atto.

Se vuoi fermare le tue ricerche, hai bisogno di credere ed essere convinto a prescindere, poiché il perché, chiaro e deciso, deve albergare dentro di te.

Questa condizione dell’essere si può chiamare Fede.

Se invece, vuoi continuamente agitarti nel dubbio e sentirti sempre vivo, allora continua a leggere, esplorare, imparare e riflettere.

Ti scoprirai filosofo!

Un filosofo arabo, Averroè, disse che la fede è per le anime semplici, la filosofia per le persone colte.

Con un po’ di presunzione, mi espongo nell’affermare che Tommaso d’Aquino subì il trauma della verità assoluta quando fu folgorato dalla sua ispirazione prima di morire.

Il 6 dicembre del 1273, durante una messa, fu colpito da qualcosa che lo sconvolse profondamente. Da quel momento in poi non scrisse più nulla. Confessò al suo segretario, Reginaldo da Piperino, le seguenti parole: “Promettimi, in nome del Dio vivo e onnipotente e della tua fedeltà al nostro ordine, dell'amore che nutri per me, che non rivelerai mai, finché sarò vivo, ciò che ti dirò. Tutto ciò che ho scritto è come paglia per me in confronto a ciò che ora mi è stato rivelato [...]. L'unica cosa che ora desidero è che Dio dopo aver posto fine alla mia opera di scrittore possa presto porre termine anche alla mia vita”.

Passeggiare nel mondo della fantasia è un altro vivere, trascorri momenti unici, completamente dedicati a te stesso. La gioia è aria che respiri. In questo mondo, sei in compagnia con l’anima dell’universo, a cui presto tornerai, perché senti di farne parte. La tua vita è solo un’effimera apparizione in questo mondo, è l’ombra di una verità, è il confine con l’infinito. Tieni stretto i tuoi pensieri, ascolta il pulsare del tuo cuore, allarga lentamente i tuoi polmoni e apprezzerai ogni attimo della tua vita. Nascerà inevitabilmente l’amore per ogni vita intorno a te. Cullerà in te il desiderio di gridare fuori con tutta la forza che vuoi bene al mondo, che non sei solo, perché ognuno intorno a te, è come te, e vorrebbe strapparsi dal viso la maschera dell’apparenza.

Mentre ero preso nei miei pensieri, una donna allinea il suo sguardo ai miei occhi. Vi confesso che la mia anima subì un ruzzolone, al punto che passando dal cuore, sembrava volesse uscire attraverso il respiro. Faticai a ricacciarla giù, ingurgitando tanta aria quanta quella di un boccone di pane.

La sua bellezza era senza confronti!

Si senza confronti, perché ogni donna ha la sua bellezza e solo chi sa guardarla riesce a cogliere la sua unicità.

Siamo portati quasi sempre, a giudicare per confronto, ma è come essere costretti a buttar via la parte migliore di ogni cosa.

Ricordando i rudimenti di algebra, capirete che il valore assoluto di una grandezza è sempre molto maggiore della differenza con un riferimento.

Per esempio, se confrontate e giudicate due valori 100 e 104, la differenza è 4, per cui potreste scegliere 104 solo per il 3,8% del suo valore assoluto (104), tralasciando l’altro termine a valore 100.

La donna che mi guardava, ignara per ciò che mi stava succedendo, si rivolse verso di me esclamando:

“Luigi, ma non mi riconosci?”.

Incredulo, per il tipo di domanda, pensai subito a uno scambio di persona. Non potevo aver dimenticato un viso così bello, se pur l’avessi incontrata prima.

“Mi dispiace deluderti, ma forse non sono la persona che intendi”.

La donna si affrettò a rispondermi:

“No Luigi, sei proprio tu. Giocavamo insieme da piccoli. Quante gare di velocità mi hai fatto vincere!”.

Queste ultime parole rievocarono in me le magiche scene della prima giovinezza. La mia mente, immediatamente, si riempì di suoni d’allegria, di odori delle giornate primaverili trascorse per strade e campagne che oggi non ci sono più.

Tanto tempo fa non esistevano nella nostra vita semplice, pub, pizzerie e discoteche, si usava riunirci e giocare all’aperto facendo della voce e della corsa l’aspetto più evidente di essere felici.

Tra i miei amici c’era una ragazza che tranquillamente si confondeva tra noi maschietti. La sua femminilità si limitava solo al timbro della voce e alla necessità di rientrare a casa prima di noi ragazzi.

Questa irrequieta ragazza, dotata di sana e semplice irruenza, ha condizionato già d’allora, il mio modo di intendere le donne.

Sono convinto che la differenza tra uomo e donna sia da ricercare solo nell’aspetto fisico e non esiste nessun altro particolare che permette di risalire a una proprietà riconducibile esclusivamente alle donne o agli uomini.

La natura, di cui uomini e donne fanno parte, ha solo messo il fiocco alla donna, come per esempio, ha tolto la criniera alla leonessa o ha messo le grandi antlers (corna) agli alci.

Queste differenze, ha dovuto farle per favorire la procreazione e quindi definire un’intercapedine sensoriale necessaria per i ruoli di maschio e femmina. Dall’interno dell’anima, però, non ha potuto farci nulla, per cui ci sono donne e uomini cattivi, da intendere come prodotti di un’infelice evoluzione psicologica che sfocia in una formazione caratteriale fortemente variegata.

L’8 marzo, non dovremmo festeggiare solo le donne, ma loro insieme agli uomini, affinché si accorgano entrambi di essere due valori diversi, estremamente complessi e affascinati.

 

lunedì 17 febbraio 2025

Quando la ragione cede il passo all'esaltazione


Non basta conoscere come si deve procedere per seguire il percorso.

Sembra strano ma succede proprio così!

Credete che non si sappia che l’alta velocità nella guida di un autoveicolo è causa primaria di incidenti mortali?

Sicuramente tutti lo sanno, ma io riesco a contare solo pochi “inebetiti” sulla strada che si attengono alle indicazioni ripetutamente.

Non parliamo del fumo di sigaretta, perché sfonderei una porta aperta da molto tempo.

Potrei continuare per molto e solleverei questioni trite e ritrite.

Aggiungerei modeste parole a campagne di sensibilizzazione o a trasmissioni televisive che inseguono indici di ascolto.

Vediamola da un particolare punto di vista.

Tentiamo di operare con razionalità e contemporaneamente siamo condizionati dal sentimento dell’essere.

La razionalità ci impone un pensiero rigoroso che si proietta nel futuro attingendo dati dal passato.

Dovete riconoscere che questa attività, se esercitata nel momento opportuno, non ha un risvolto pratico immediato, ma risulta essere solo un saggio ammonimento intelligente.

In altre parole, mentre state andando ad alta velocità e rischiate la vita, la razionalità che formula il pensiero di “Attento! Sai che stai rischiando?”, vi propone un pronostico per ciò che potrà succedere in base ad una conoscenza che già avete.

Il pensiero che vi suggerisce di rallentare dovrebbe essere adottato per una probabilità di incidente presente solo negli studi di settori, ma che ora sembra non riguardarvi.

Il pensiero, invece, che vi chiede di spingere ancora sull’acceleratore, è più reale, è lì pronto a regalarvi subito l’emozione che state cercando.

Allora, arrivano in soccorso le frasi stupide come: “Si vive una sola volta” o “meglio un giorno da leoni che cento da pecora”, per cancellare quel persistente barlume di razionalità e per considerare la conoscenza come un’inutile suppellettile.

In questi casi si perde l’allineamento tra ciò che sentiamo e la realtà circostante.

Sicuramente in paradiso o in un’altra dimensione andar piano non ci servirà, ma fino a quando ci dobbiamo portare insieme ossa e muscoli, qualche limite dobbiamo imporcelo.

Nelle occasioni difficili potremmo pensare al fiammifero e al carbone.

Il primo, accende per pochi secondi e passa per elevate temperature prima di spegnersi a sua insaputa. Il carbone, invece, lento ad arrossirsi, diffonde piacevolmente il calore; combatte col tempo per esistere nascondendosi sotto la fredda cenere per custodire in sé l’ardente e celato fuoco.

 

domenica 16 febbraio 2025

Addormentandoci insieme


Avvicinati, guardami negli occhi, le parole vogliono riposarsi per lasciar spazio all’ascolto del tuo respiro.

Mi accorgo di respirare con te e il mondo tutt’attorno si spegne.

La tenerezza delle nostre anime vola nel paradiso dell’essere, costruendo il più dolce degli scenari che la mente umana può raffigurarsi.

Siamo catturati dal sonno e rapiti da pensieri che saranno dimenticati.

Per poche ore abbandoneremo quel corpo che ora giace tutto intento a rigenerarsi. Siamo liberi di essere ciò che avremmo voluto essere in ogni istante di vita.

In questo tempo, come nella morte, tutto abbandoniamo e facciamo tesoro di ogni particolare che la vita cosciente ha timbrato come “inutile”.

È stato inutile vederti come se lo facessi per la prima volta?

È stato inutile ascoltarti come se tu fossi la persona più importante del mondo?

È stato inutile contagiarti con il mio sorriso, la mia allegria, per distoglierti dalle tue paure?

Avvicinati, non aver paura di farmi male, i nostri corpi sono là che riposano.

Voglio riprendermi il tempo che ho perso per lavorare.

Voglio riprendermi i piaceri che mi sono stati promessi da Colui che mi ha fatto nascere.

Voglio stare con te, ora!

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