Nel corso di un evento culturale, tre uomini ebbero una simpatica conversazione. Discussero appassionatamente su che cosa fosse per loro la vita.
Carlo era un medico ospedaliero e aveva trascorso buona parte della sua vita nelle corsie dell’ospedale, confrontandosi con pazienti di diversa estrazione sociale. Egli era abbastanza comprensivo e tollerante; aveva l’abitudine di lasciar credere ogni cosa su cui non era d’accordo.
Franco era in ingegnere informatico, preciso su ogni cosa e amante della rigida logica, per cui si mostrava insofferente nelle discussioni in cui si saltava da un argomento ad un altro, soltanto per aggiungere elementi nel discorso. In questi casi, si eclissava o spesso si estraniava dal dibattito.
Andrea invece era il classico divagante filosofo. Per lui ogni realtà doveva giustificarsi nella logica filosofica; era bravo nel seminare dubbi e porre sotto esame concetti scontati sui quali le persone comuni non ci pensano per niente. Fu così che il nostro Andrea iniziò la conversazione:
“Amici miei, vi siete chiesti che cosa è la vita? Cosa significhi per l’essere umano?”
Rispose subito Carlo: “La vita è espressione della biologia; sangue che circola nelle vene e organi che funzionano alla perfezione affinché noi possiamo pensare e reagire. Il concetto di vita non può prescindere dalla materia. Tutte le astrazioni del pensiero non potrebbero esistere in un cervello non funzionante a dovere!”
Mentre Carlo si esprimeva, Franco scuoteva la testa. Quando arrivò il suo turno di esprimersi, disse: “Carlo, non puoi ricondurre tutto alla biologia, altrimenti non avremmo nessun motivo per dichiararci vivi. Se parlo con te, io uso la mia logica che è soltanto mia. Tu potresti condividerla o rigettarla, ma ti avrò pur dato qualcosa per confrontarti e trarre soddisfazione al tuo essere e quindi, avere un segno per cui tu vivi. Nel mio campo, i computer sono depositari di una logica creata dall’uomo ed è spettacolare rivederla in azione quando eseguono i loro programmi. Un computer che funziona perfettamente non possiamo mai dire che vive! Sono curioso di conoscere il pensiero del nostro filosofo Andrea.”
I filosofi autentici non amano esibirsi con battute ad effetto, né mettersi in scena come brillanti pensatori, perché sanno che qualunque logica è opinabile e la verità assoluta nessuno la porta in tasca.
In questo caso, per il piacere di discutere con i due vecchi amici, Andrea intervenne dicendo: “Signori miei, voi avete ragione entrambi! Il pensiero di ognuno di noi è influenzato dalla propria forma mentis: essenzialmente medica per Carlo e tecnica per Franco. Per fortuna vostra, il vostro pensiero si forma accontentandosi di una visione stretta del concetto. Con questo, non intendo riferirmi ad un pensiero superficiale, ma circostanziato sulle nozioni, imbevuto di materiale presente nel vostro campo di occupazione.
Per me, l’uomo non è una vita, ma ha una vita e pertanto è chiamato a gestirla nel miglior modo possibile. Per poter coltivarla, guidarla, amministrarla ha bisogno di una educazione che fornisce i mezzi in base alla al contenitore sociale in cui si trova. Per questo motivo le nostre vite prendono un senso diverso, originale e del quale discutiamo piacevolmente.”
Franco obiettò: “Secondo la tua teoria, Andrea, che senso avrebbe la vita?”
Andrea sorrise e rispose: “La vita ha valore e senso già di per sé in modo intrinseco, indipendentemente dalle connotazioni funzionalistiche ed utilitaristiche che cerchiamo di conferirle.”
A questo punto, Carlo chiuse la discussione: “Ragazzi, andiamo a gustare l’aperitivo che ci stanno preparando, così diamo un senso più materiale a ciò di cui discutiamo!”
I tra amici risero, accettando la piacevole proposta.
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