 |
Alda Merini
|
La ricerca ultima del vero
poeta non è semplicemente quella di esprimere sé stesso, ma di esprimere oltre sé
stesso, di andare oltre la delicata dimensione dell'identità, di penetrare il
velo delle apparenze e di confrontarsi con le verità eterne che scorrono come
un fiume nascosto sotto tutte le cose.
L'essenza di ogni vera poesia
risiede nella sua capacità di trascendere la maschera del sé, di elevarsi oltre
la facciata della personalità e parlare dall'anima eterna che è dentro di noi.
Collega la solitudine del creatore e lo spirito infinito dell'umanità,
trasportando la fiamma segreta di un cuore nell'unità sconfinata di tutti.
I poeti non sono i detentori
del potere creativo; ne sono i contenitori, posseduti e guidati da forze più
grandi di loro. Danno forma ai simboli primordiali dell'inconscio, plasmando i
sogni grezzi e oscuri dell'anima umana in espressioni tangibili di bellezza e
verità. Attraverso di loro, l'informe diventa reale e le profondità nascoste
dell'esistenza vengono portate alla luce.
Un vero poeta è una rarità,
"una risorsa unica e preziosa per
questo pianeta", un "araldo
inconscio della parola primordiale", il "sacerdote dell'invisibile", che percepisce ciò che altri non
possono, la cui visione trascende gli stretti confini della folla. Il poeta è
elettrizzato, senza filtri e in incrollabile soggezione di fronte ai profondi
misteri dell'universo.
La connessione del poeta con
il regno superiore alimenta la sua sfida contro i venti amari del tempo. Non
sono influenzati dalle bugie scintillanti o dalle illusioni a buon mercato del
mondo percettivo. Un vero poeta cerca qualcosa di più profondo, qualcosa di
reale, qualcosa di eterno.
"L'arte è una specie di impulso innato", come ci ricorda Carl
Jung, "che afferra un essere umano e
lo rende il suo strumento... uno che consente all'arte di realizzare i suoi
scopi attraverso [di loro]".
In una frenesia creativa, il
poeta squarcia la fibra del familiare per dissotterrare una freschezza di
esperienza visiva. Non è solo una fuga freudiana, è un'eruzione in qualcosa che
va oltre la sporcizia quotidiana. È quella sete implacabile di elevarsi al di
sopra dell'ordinario, di trascendere il peso dell'esistenza
"inferiore", dove ogni passo sembra legato alla forza di gravità.
In quei momenti di estasi
creativa, la pesantezza del mondo si dissolve. La sporcizia della colpa, del
dubbio e del fallimento viene bruciata via, lasciando solo lo splendore di
qualcosa di più elevato, qualcosa di intoccabile.
La vita creativa non è
vincolata dal tempo e dal decadimento di questa esistenza fugace e
corruttibile. È eterna. È una sfida all'entropia, una scintilla che si rifiuta
di morire.
Creare è assaporare
l'immortalità.