venerdì 8 novembre 2024

Cadere non è un fallimento


 

Il padre della filosofia occidentale, Socrate, è citato per aver detto: "Cadere non è un fallimento. Il fallimento arriva quando rimani dove sei caduto".

Questa citazione di Socrate è spesso male interpretata. Le persone pensano che significhi che non dovremmo mai arrenderci e che se cadiamo, dovremmo immediatamente rialzarci. Bene, SÌ, è vero, ma forse c'è di più. Forse Socrate sta dicendo di più sul processo. Socrate sta dicendo che non è un fallimento cadere: tutti cadono a un certo punto. Ciò che è un fallimento è rimanere giù dopo essere caduti.

Facendo un esempio, se stai facendo un'escursione e scivoli e cadi, non è un fallimento. Capita a tutti. Ma se rimani giù dopo essere caduto e non ti rialzi e continui l'escursione, allora è un fallimento.

Bill Gates è stato citato per aver detto "La vita è dura". Nella vita, ci sono momenti in cui tutti cadiamo e non è escluso che si cada ancora. Anche con molta esperienza alle spalle, ci si ritrova spesso a fallire. A volte puoi anche piangere lamentandoti della tua sfortuna, ma in qualche modo, devi rialzarti e vado a fallire ancora.

Il viaggio consiste proprio nel ritrovarsi dopo aver fallito. Quindi, non è un fallimento cadere, è un fallimento restare a terra. Non importa quante volte fallisci o cadi, non sei mai un fallito.

Questo è ciò che Socrate ci consiglia di fare. Se continuiamo a rialzarci, impariamo che l'opposto del successo non è il fallimento. Si tratta di trovare la nostra "forza interiore", quella forza che ci porterà attraverso la vita a testa alta.

Ecco cosa disse Michael Jordan ad un giornalista a proposito del fallimento: 

"Ho sbagliato più di 9000 tiri nella mia carriera. Ho perso quasi 300 partite. 26 volte, mi è stato affidato il tiro vincente e ho sbagliato. Ho fallito più e più volte nella mia vita. Ed è per questo che ho avuto successo."

giovedì 7 novembre 2024

Illusione o realtà?


Pensateci, ciò che vediamo, sentiamo e proviamo non è in realtà un riflesso del mondo fisico, ma un'illusione molto realistica creata dal nostro cervello.

Il nostro cervello non riceve passivamente il mondo che ci circonda; lo crea in base alle esperienze passate, ai modelli appresi e alle aspettative. Invece di ricevere informazioni dal mondo fisico e tradurle in percezione della realtà, il cervello indovina costantemente, colmando lacune e facendo ipotesi su cosa potrebbe succedere dopo.

Ogni momento della tua vita è un sottoprodotto delle migliori ipotesi del cervello. Ciò che sei sicuro che sia reale potrebbe non esistere nemmeno come lo percepisci, perché il mondo che sperimenti è solo una versione costruita dentro la tua mente, una versione che è influenzata dai tuoi sensi e filtrata attraverso la lente delle tue interazioni precedenti. Questo significa che la tua realtà è profondamente soggettiva. Il modello interno del tuo cervello controlla ciò che vedi, come senti e persino come ti senti.

Due persone possono assistere alla stessa identica cosa ma andarsene con esperienze completamente diverse perché i costrutti cerebrali di ogni persona sono individuali.

Ciò che ritieni essere la "verità" del mondo esterno è semplicemente l'interpretazione soggettiva del tuo cervello, il che significa che la realtà in cui vivi potrebbe non essere un vero riflesso di ciò che è realmente là fuori.

Nelle situazioni quotidiane, il nostro cervello funziona come una macchina di previsione, programmata per anticipare costantemente cosa accadrà dopo. Gestisce un complesso sistema di elaborazione dall'alto verso il basso e dal basso verso l'alto. I livelli superiori della tua mente, le parti responsabili della memoria e delle aspettative, inviano previsioni su cosa dovrebbe accadere. Allo stesso tempo, i livelli inferiori elaborano input sensoriali grezzi dal mondo che ti circonda.

Ma ecco dove diventa interessante: il tuo cervello non aspetta che l'input sensoriale guidi la tua percezione; prevede cosa dovresti sperimentare e poi controlla solo se l'input effettivo corrisponde.

Quando queste previsioni corrispondono ai dati in arrivo, tutto va bene e non sei nemmeno consapevole di questo processo: è assolutamente fluido. Ma quando le ipotesi del cervello non corrispondono a ciò che vedi effettivamente, si verifica qualcosa che possiamo chiamare un "errore di previsione".

Ad esempio, immagina di camminare in un parco e di vedere improvvisamente una nuvola rossa nel cielo.

Il tuo cervello si accorgerebbe automaticamente che questo non corrisponde alla tua previsione perché ovviamente ti aspettavi di vedere una nuvola bianca. In quella situazione, probabilmente penseresti che forse è il tramonto che si riflette su qualcosa o inventeresti qualcos'altro per giustificarlo. In entrambi i casi, la tua mente cerca di dare un senso all'impossibile. Quando accade qualcosa del genere, il tuo cervello è costretto a fermarsi e ricalibrare il suo modello di realtà.

Questo intero sistema funziona su un ciclo di feedback continuo: il cervello prevede, percepisce, confronta e aggiorna, tutto in una frazione di secondo.

Ma ecco il punto: il cervello darà sempre la priorità alle sue previsioni rispetto ai dati grezzi. È più interessato a mantenere il modello interno che ha già costruito che a essere completamente obiettivo. Quindi, la tua realtà non è solo un riflesso del mondo: è il risultato dei migliori sforzi del tuo cervello per indovinare cosa sta succedendo e correggere quelle ipotesi quando non si adattano del tutto.

Il cervello umano non è condizionato per la ricerca della verità, è condizionato per la sopravvivenza.

L'inizio di questo risale a un periodo preistorico: i nostri antenati non avevano bisogno di vedere il mondo com'era veramente e cercare eventuali incongruenze, perché avrebbero dovuto farlo? Avevano bisogno di vedere ciò che era necessario per evitare il pericolo, trovare cibo e riprodursi. Ciò significa che la nostra percezione della realtà è adattata strettamente alla sopravvivenza, non alla verità. Per mantenerci in vita, il cervello semplifica l'intera schiacciante complessità del mondo in piccoli pezzi più gestibili.

Questa enorme quantità di dati sensoriali arriva al cervello e la riduce a ciò che è più cruciale per un rapido processo decisionale, risparmiando allo stesso tempo molta energia.

Elaborare ogni pezzo di informazione sarebbe estenuante, quindi il cervello lo filtra e si concentra solo su ciò che è nuovo o molto inaspettato.  La realtà creata dal nostro cervello, tuttavia, è ben lungi dall'essere perfetta e alcune illusioni ottiche mostrano quanto facilmente possa essere ingannata.

Le situazioni davvero strabilianti possono verificarsi quando il cervello inizia a generare realtà senza i controlli e gli equilibri che normalmente usa, il che può essere causato da tutti i tipi di sostanze psichedeliche.

Senza nuovi dati in arrivo e input sensoriali alterati, il cervello inizia a sprofondare in allucinazioni.

Inizia a generare realtà senza i controlli e gli equilibri che normalmente usa, facendo sì che le esperienze allucinatorie sembrino reali come qualsiasi cosa abbiamo mai conosciuto, ma non hanno alcuna base nel mondo esterno.

La nostra percezione della realtà non è solo un'allucinazione personale: la condividiamo con le persone che ci circondano. Potremmo vivere nelle nostre costruzioni mentali, ma facciamo affidamento sulla società e sugli altri intorno a noi per rafforzare ciò che collettivamente concordiamo essere "reale".

Quando gli altri sono d'accordo con noi sull'esistenza delle cose, ci danno un senso di stabilità e ordine, ma limitano anche il modo in cui percepiamo il mondo.

Non mettiamo in discussione le regole della realtà perché diamo per scontato che tutti la vivano allo stesso modo.

Ma se questa realtà condivisa fosse semplicemente un'allucinazione collettiva più ampia?

Tutte le norme culturali, le credenze e le aspettative sociali imposteci dalla società sono come filtri che influenzano la nostra esperienza condivisa della realtà rendendo la nostra percezione personale non così personale perché le altre persone sono condizionate a vedere le cose allo stesso modo.

Ci fidiamo completamente di ciò che la maggioranza vede e concorda, il che ci blocca in una comprensione limitata di ciò che è possibile e di ciò che non lo è.

Quando inizi a liberarti da questa illusione condivisa, ti renderai conto di quanto la realtà possa essere diversa rispetto a ciò che si dice che sia.

Renditi conto che la vera libertà inizia quando metti in discussione non solo la tua percezione, ma anche le credenze collettive che definiscono ciò che è "reale" per tutti gli altri.

Liberati da queste convinzioni imposte e apri la porta a una visione del mondo completamente nuova, che non sia limitata dai limiti che la società impone alla nostra percezione.

Alla fine, se la realtà è solo una costruzione mentale, hai in realtà più controllo di quanto pensi. Una volta capito come la tua mente crea il mondo, puoi iniziare a manipolarlo consapevolmente e creare una realtà in cui tutto è perfetto perché sei tu a influenzarlo.

mercoledì 6 novembre 2024

Ho scritto al mio amico Dio


Caro amico Dio,

ti scrivo come se tu fossi un mio amico che in qualche modo ha dei problemi come me.

Sai perché penso di te così?

Semplice ! Perché ho l’impressione che tu abbia fallito con il genere umano e così non saresti tanto straordinario come mi è stato raccontato da quando avevo pochi anni.

Se ci pensi e noti come l’uomo appare, vive e scompare su questo pianeta, anche tu mi daresti ragione.

Cominciamo ad esaminare obiettivamente alcuni fatti.

Ci fai nascere piangendo, indifesi e completamente dipendenti da chi è nato qualche decennio prima. Quindi, educati da genitori con scarsa esperienza e più delle volte, con molti guai intorno.

Ci fai passare un lungo periodo di fatica per cercarci una ragione per vivere e intanto ci sacrifichiamo con il lavoro, rimandando a tempi indefiniti i momenti di piacere.

Alla fine, ci fai diventare brutti e incapaci prima di farci lasciare la terra con il dolore nostro e di chi ci ha voluto bene.

 

Se prima di nascere sapessimo già a cosa andassimo incontro, sicuramente ci saremmo rifiutati di scendere. 

Probabilmente, tu giochi con la nostra memoria, altrimenti dovresti ammettere anche tu che ci crei stupidi e ubbidienti. In questo caso, però, perderesti molto della tua grandezza o, addirittura, della tua onniscienza.

 

Mi chiedo, é proprio il caso di farci nascere? Non sarebbe meglio per noi e più utile per te, se rimanessimo tutti in Paradiso senza problemi?

Mi fai arrabbiare quando mi giustifichi il dolore e tutte le difficoltà della vita per giungere alla redenzione.

Ma é veramente tutta colpa nostra quando pecchiamo? O sei tu che non ci hai attrezzati bene per evitare il peccato?

 

Che cosa racconto al poveraccio che é nato in una famiglia disgraziata e vive di stenti e maltrattamenti?

Come a faccio a odiare il ladro che mi ruba la macchina perché altrimenti non avrebbe come far soldi per portare avanti la sua esistenza?

Si è vero! Ci sono le tue leggi da osservare. Ma chi può seguirle? Chi sta bene, chi ha la sua stanza pulita e il vestito bello, il piatto pronto sul tavolo. Per tutti gli altri sono soltanto parole lontane dalla sua realtà; parole crudeli che ignorano il suo stato.

 

Non parliamo delle malattie che tagliano l’esistenza di alcuni o la rendono invivibile, inaccettabile per dignità!

Come se questa misera (per moltissimi) esistenza non bastasse, ci rendi cretini fino a permetterci di ucciderci fra noi.

 

Ti arriva il telegiornale anche lì?

Ti sei affacciato a Gaza o in qualche villaggio isolato dell’Africa?  Hai molta scelta per decidere dove andare se vuoi trovare povertà e disperazione.

Hai visto come ci uccidiamo per motivi banali, in nome di ideali che stanno nella testa di pochi?

 

Non dirmi che ci lasci liberi, che ci hai dato il libero arbitrio, altrimenti mi fai ridere. Di libertà ne abbiamo tanta quanto l’aria inquinata dal fumo di un incendio.

 

Se permetti tutto questo, concedendoti la facoltà dell’onnipotenza, sono costretto a pensare che sei complice dei nostri guai. Diversamente, saresti  un impedito … esattamente come uno qualunque di noi quaggiù.

Allora, perché dovrei pregarti se non puoi far niente … se assisti a ciò che succede qui senza poter muovere un dito?

La religione ti ha realizzato un vestito su misura che ti fa apparire bello e se qualcuno nota qualche strappo, gli dicono di non vederlo e di usare gli occhiali della fede.


Ora capisci perché ti chiamo amico?

Non prendertela per il mio crudo giudizio e non vederlo come mancanza di rispetto, perché ad un amico si parla in modo aperto … con sincerità.

Se comunque ti arrabbi, la colpa è sempre tua perché mi hai concesso di pensarla diversamente da come vorresti. Io non ho altri mezzi per ribellarmi alla prigione in cui mi hai messo costringendomi a nascere.


Ho un solo modo per discolparti … quello che mi dice che non esisti ed allora io sarei soltanto un episodio del caso, un capriccio dell’universo… esattamente come ha pensato prima di me un uomo fragile come me, ma con un senso critico più profondo, conosciuto col nome Nietzsche. 

 

Per fortuna, un piccolo dono lo abbiamo ricevuto, forse sfuggito al caso o forse giunto per clemenza in supporto a questa breve apparizione sulla terra: l’Amore.

Concludo contando sul tuo buon senso (qualora esistessi) per evitarmi l’inferno a causa della mia impertinenza.


p.s. Oggi che scrivo è stato eletto il 47^ presidente americano che si professa un “illuminato”, colui che risolverà tutti i problemi della sua nazione. Come vedi caro Dio, abbiamo tra noi anche un tuo sostituto.

martedì 5 novembre 2024

Mamma, voglio essere come te


 

Giulia era una bambina molto dolce, parlava alla sua mamma e le piaceva immaginare il suo futuro.

“Mamma, da grande voglio essere come te.”


La mamma, mentre metteva ordine alle sue cose, la guardò e le sorrise.

“Sei gentile, cara. Ma perché mi dici questo?”


“Fai tanto lavoro e non stanchi di sorridermi. Ti preoccupi di me e vuoi bene a papà.”


La mamma restó piacevolmente sorpresa, ma fece finta di nulla.

“É vero ciò che dici. Ti assicuro però che é normale che sia così.”


La bambina dubbiosa per la risposta ricevuta, continuò: “Mamma, ieri in tv, ho sentito di due genitori che hanno abbandonato il loro bambini dai nonni e sono fuggiti via senza dir nulla. Quindi, tu e papà siete bravi, diversi dai quei genitori.”

Quando credi che i figli siano distratti da ciò che succede nella società, ecco che ti smentiscono.

 

Lei serenamente replicò: “Tesoro mio, le brutte qualità di qualche genitore non possono rendere eccezionali quelle dei tuoi. Come ti ho detto prima, è perfettamente normale che i genitori amino i propri figli. Quando si verificano casi strani, significa che in quelle famiglie ci sono problemi che talvolta creano brutte situazioni.”

 

“Dimmi, allora, come nascono quei problemi che fanno dimenticare ai genitori il bene per bambini?” chiese Giulia.

 

“Beh, i problemi non nascono improvvisamente. I genitori sfortunati attraversano lunghi periodi di insofferenza prima di compiere atti apparentemente inspiegabili. Le cause possono essere diverse, originate da mancanze affettive, economiche, culturali.”


“Non capisco, però, perché fanno nascere i bambini quando non sono felici di averli?”


“Vedi, cara Giulia, nella vita non è mai tutto chiaro e prevedibile. Molte iniziative si prendono sperando poi che vada tutto bene. Non dovrebbe essere così, ma siamo umani e confidiamo naturalmente in un futuro benevolo. In altre parole, si cerca di non far pesare le difficoltà di ogni giorno, sperando che possano prima poi essere superate. Purtroppo, quando il futuro non si rivela come quello sperato, capitano i casi come quelli dei genitori di cui parlava la tv.”


Dopo una breve pausa di riflessione, Giulia riprese: “Ecco perché vorrei essere come te. Anche quando ti arrabbi, dopo mi abbracci.”


La madre si intenerì. “Giulia tu sarai migliore di me perché sarà l’amore con cui crescerai a farlo per me. Amando si insegna ad amare. 

Nel clima d’amore si vivono i momenti di gioia e di tristezza perché nel vivere ci sono piaceri e difficoltà in ugual misura. L’amore rende piccole le difficoltà e giganti i piaceri.

Per ultima cosa, ti dico che i casi di quei genitori in tv sono pochissimi paragonati a tutti i genitori del mondo che amano i propri bambini.

Non farti ingannare da quell’unica cattiva notizia che, in fondo, fa da monito perché si arrivi a un mondo migliore.”


Giulia fu felice per le parole ascoltate dalla mamma, ma nella sua mente ripetette più volte la frase: “Da grande sarò come te!

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