sabato 28 settembre 2024

Cosa rende una decisione buona?

 

 

Nei momenti difficili la vita sembra essere piena di rischi e cercare di evitare le minacce è l'unica strategia che tutti sembrano seguire. Temiamo gli scenari peggiori e quasi automaticamente questi diventano un modo abituale di guardare il mondo. Non importa quanto tu cerchi di evitare i rischi, nonostante l’impegno di minimizzare le minacce. La felicità si degrada con l'ansia. Se invecchi e guardi indietro alla tua vita, dicendo: "Sono stato estremamente attento", non è la stessa cosa che guardarti indietro e dire: "Mi sono creato una vita felice".

Ciò di cui hai bisogno è un percorso di felicità che eviti i rischi senza fissarti su di essi. È possibile essere liberi dall'ansia su un percorso verso la realizzazione. La chiave sta nelle decisioni che prendi giorno per giorno, sia grandi che piccole. Se il tuo processo decisionale promuove la felicità, hai trovato la strategia giusta, non solo giorno per giorno ma per tutta la vita.

Nel luogo in cui il processo decisionale viene studiato seriamente, principalmente nelle scuole di commercio e nei dipartimenti governativi, rischio e ricompensa sono i fattori dominanti. Per raggiungere una decisione razionale, entrambe le parti vengono calcolate matematicamente e il risultato fornisce il rapporto tra rischio e ricompensa (in parole povere, è come calcolare le probabilità di vincita in un casinò). Questo approccio ignora il fatto che tutte le decisioni sono umane. Non esiste una macchina che possa essere programmata per prendere solo decisioni giuste per noi. La storia ci insegna che le decisioni più grandi hanno sempre coinvolto una combinazione di genio umano, passione, determinazione, conseguenze impreviste e debolezze umane.

Ma cosa significa questo per te e per le decisioni che devi prendere? Significa che se vuoi prendere buone decisioni, dovresti prenderle con piena consapevolezza della situazione umana. Se invece cerchi di ridurre ogni grande decisione a un calcolo arido e razionale, escluderai proprio le cose che entrano in una buona decisione.

Quindi, cosa rende una decisione buona? Ci sono quattro elementi umani che vanno oltre il semplice pensiero razionale (che conta ancora molto, ovviamente).

Emozioni: la tua scelta deve adattarsi alle tue emozioni più positive ed evitare quelle negative.

La tua decisione deve:

- corrispondere a chi sei come persona,

- essere in linea con i tuoi obiettivi a lungo termine,

- essere compatibile con la situazione in cui ti trovi.

Questi sono gli ingredienti presenti nei grandi leader, ed è ironico che il fattore umano venga quasi completamente ignorato quando gli studi si concentrano così tanto sul rischio rispetto alla ricompensa, sui diagrammi di flusso, sulle tendenze statistiche, sui movimenti di mercato, ecc. La lezione ovvia è accogliere l'elemento umano. Non può essere eliminato in ogni caso, non nel mondo reale. Se abbracci il tuo lato umano con totale consapevolezza, le tue decisioni si riveleranno vantaggiose per tutti. O prenderai la decisione giusta, o se qualcosa va storto, imparerai dai tuoi errori e andrai avanti per prendere decisioni migliori in futuro. Questo è l'atteggiamento che le persone di grande successo generalmente adottano. Gli elementi umani coinvolti richiedono che tu sia consapevole di te stesso, attento e flessibile.

Ecco cosa prendere in considerazione. 

Emozioni: le buone decisioni sono ottimistiche. Non si basano sulla paura, sulla rivalità, sulla rabbia o sull'avidità. Esprimono emozioni positive, mentre le cattive decisioni esprimono emozioni negative. Le persone tendono a negare questa semplice verità, ma anche la negazione è un'emozione negativa. Quando una situazione è piena di tensione, il processo decisionale diventa annebbiato. Con la serenità la persona riesce a trovare la sua strada e inevitabilmente troverà la soluzione migliore. C'è un livello in cui le soluzioni esistono dentro di noi, ed è bloccato dalle emozioni negative. Questo livello è aperto quando una persona è silenziosamente centrata senza drammi emotivi.

Il senso di sé: il successo nella vita dipende molto di più da chi sei che da cosa fai. Se continui a costruire un senso di sé basato su una consapevolezza espansa, muovendoti costantemente verso la maturità, la fiducia in te stesso, l'autosufficienza e conoscendo la tua verità, prenderai decisioni sempre migliori man mano che il tuo percorso si dispiega. Il sé non è ego. È il nucleo calmo e sicuro di chi sei. L'ego è la spinta a soddisfare le richieste di "io, me e mio". Abbiamo tutti un ego, ma le persone di grande successo hanno imparato ad agire secondo il loro vero sé.

Visione: la visione è il capitano della nave della vita. Ognuno sperimenta una serie di emozioni, pensieri e desideri mutevoli. Questi formano il guazzabuglio quotidiano che occupa le nostre menti e, molto spesso, un singolo forte impulso influenza la decisione successiva che prendiamo. La visione trasforma il guazzabuglio in una prospettiva coerente, trasformando il caos in ordine. "So chi sono" va di pari passo con "So dove sto andando". Sai cosa ti appassiona. Segui le tue più alte aspirazioni. Quando le persone di successo sono sopravvissute a crisi e sfide immense, ciò che le ha aiutate a superare tutto è stata la loro visione. Hanno imparato da qualche parte lungo la strada a favorire le decisioni che promuovono la loro visione. Gli alti e bassi quotidiani non scoraggiano la persona che detiene la più alta visione di possibilità.

Contesto: tutte le decisioni vengono prese in un contesto. Non puoi ridurre le decisioni a una formula che si adatta a ogni circostanza. Tuttavia, la maggior parte delle persone cerca di fare proprio questo. Sono sempre combattenti o sempre disposti a scendere a compromessi. Accolgono sempre il rischio o lo evitano sempre. Come il proverbiale orologio fermo che segna l'ora esatta due volte al giorno, se segui una formula fissa nel tuo processo decisionale, non sei destinato a fallire sempre, ma non sarai nemmeno flessibile, dinamico e adattabile. Le buone decisioni richiedono di valutare la situazione in cui ti trovi. Questa è un'area in cui la razionalità ti dà effettivamente un vantaggio mentre raccogli informazioni, studi le variabili che devono essere considerate ed esegui analisi approfondite. Tuttavia, le decisioni migliori vengono prese da chi sa procedere con giudizio, non da chi si affida completamente ai dati.

Tutti questi elementi insegnano la stessa cosa: se ti impegni il più possibile a rendere le tue decisioni umane, nel senso migliore del termine, utilizzerai l'ingrediente segreto che troppi altri hanno ignorato ma che ha creato grandezza in alcuni. Senza aspirare alla grandezza, dovresti aspirare all'obiettivo di una vita appagante e felice che hai creato tu stesso.

venerdì 27 settembre 2024

Incoraggiamento alla lettura


 

Non mi stancherò mai di invogliare gente alla lettura, specialmente i giovani che hanno un mare di possibilità per godere della propria vita.

La lettura è il tuo percorso imbrogliato verso il successo. Molti di noi non sono abituati a leggere. Tra i miei alunni non ho trovato grandi lettori, raramente mi dicevano di leggere libri. 

Perché leggere è così difficile?

Nel mio caso, leggere libri mi ha cambiato la vita.

A volte entravo in libreria soltanto per guardare qualche titolo e invece compravo un libro. Nel mio paese è difficile vedere persone che leggono libri nei giardini o persino portare un libro in un bar. Di solito li vedo, a capo clino, usare i loro telefoni per scorrere i social media. Questo potrebbe andare pur bene, ma la lettura ha i suoi innegabili vantaggi.

La negatività sui social media è così facile da trovare. Senza un filtro adeguato, potremmo imparare false lezioni e finire per capire le cose sbagliate. Leggere dà il tempo di realizzare e comprendere le cose. Ti dà il tempo di digerire davvero ciò che leggi. Ci sono parole nuove nei libri che poi usi per costruire pensieri più articolati, ricchi di sfumature. Sicuramente ti danno la possibilità di abbellire il modo di esporre e senza dubbio, creano anche fascino nell’ascoltatore.

I libri contengono molte informazioni. Quando leggo lo stesso libro che leggi tu, lo capirò in modo diverso. Capiremo lo stesso concetto, ma il modo in cui lo capiamo e lo guardiamo è diverso. Ecco perché i libri sono in realtà le porte della conoscenza, la espandono inducendo angolature di pensiero variegate.

Una buona lettura ti aiuta a evitare errori. Ci sono un sacco di lezioni che lo scrittore ha tratto dalle sue esperienze e dal suo magazzino di conoscenze.  L’autore colloquia con te come farebbe con una sua persona cara perché intende trasmettere i suoi valori. Inoltre, i problemi che analizza potrebbero essere simili ai tuoi e proponendo le sue soluzioni, ti dà i suoi suggerimenti, ti offre modi alternativi di porsi davanti ai problemi. Tutto ciò potrebbe aiutarti a trovare soluzioni anche ai tuoi problemi personali. Puoi imparare dalle sue esperienze e poi usarle per le tue soluzioni.

Non conosciamo mai il futuro, ma possiamo imparare dalle esperienze altrui. Possiamo imparare da qualcuno che ha già sperimentato direttamente i problemi e li ha risolti. Non dobbiamo sperimentarli di nuovo.

Più leggi, più capisci. Più capisci, più metti in pratica. Questo potrebbe portarti ad agire e raggiungere rapidamente il successo.

giovedì 26 settembre 2024

Perchè amare la filosofia


 

 Fare filosofia vuol dire misurare la vita con il metro della morte - Luciano De Crescenzo

 

Quando mi sono innamorato della filosofia? Probabilmente durante gli anni dell’università. Ero preso fino al collo dal tecnicismo. Desideravo ardentemente conoscere la profondità dei pensieri. Poi un giorno, ho preso in mano il "Simposio" di Platone. All'inizio, è stato difficile perché non era come leggere una documentazione tecnica. Ma mentre leggevo, sentii il mio cuore sussultare stranamente. Fui preso da un inaspettato fascino. Leggevo di persone che discutevano d'amore. Le parole argute di Socrate. Mi sembrava di dialogare con persone di un passato lontano. Da quel momento in poi, sono stato preso dal desiderio di saperne di più.

La filosofia mi ha fatto amare la libertà e principalmente quella di pensiero. Ho accolto positivamente anche il mio dubitare su ogni cosa e il coraggio di mettere in discussione l'ovvio.

Il mio mondo diventò improvvisamente vibrante. Ogni giorno facevo una serie di scoperte. Camminando per strada, riflettevo sull'esistenza, sul significato della vita, sul modo di essere al mondo. Parlando con amici già introdotti nel mondo delle idee filosofiche, esploravo le loro teorie e mi arricchivo di significati. Non riuscivo ad avere una convinzione definitiva su ogni argomento. Mi bastava leggere un autore diverso che la pensava in modo diverso che mi ritrovavo ad essere d’accordo anche con lui. Il mio povero senso critico veniva sballottolato un po’ ovunque, senza certezze di lunga durata.

Ancora oggi, la filosofia continua un dialogo infinito nella mia mente. A volte, diventa intrigante. Ci sono state notti in cui mi addormentavo pensando. Quando giravo per le bancarelle di mercato, compravo libri appena i titoli richiamavano pensieri filosofici.  Direi che a partire dai primi anni di maturità, la filosofia mi è sempre stata accanto discretamente.

Nei bivi della vita, la filosofia è sempre stata lì. Quando ero in preda all'angoscia se trovare un lavoro o perseguire i miei sogni, i pensieri di Platone, Voltaire, Fromm, Hesse, Freud, Jung e tanti altri ancora, mi hanno accompagnato.

La filosofia mi ha insegnato l'umiltà. Il "sapere di non sapere" di Socrate. Più sai, più ti rendi conto della tua ignoranza. Il mondo delle idee è vasto e la conoscenza è infinita. Ma sapere questo in realtà mi ha alleggerito il cuore. Mi dicevo: “Non devi puntare alla perfezione. Continua a interrogarti.”

La filosofia mi ha dato coraggio. Le parole di Nietzsche: "Quando guardi a lungo in un abisso, anche l'abisso guarda dentro di te". Fa paura il messaggio che trasmette, ma ti dà il coraggio di uscire da situazioni difficili. Quando i tuoi rifermenti mentali diventano roccaforti, le difficoltà della vita sembrano gestibili.

La filosofia mi ha dato amici illustri: i grandi pensatori che hanno scritto libri intramontabili. Conversano con me attraverso il tempo e lo spazio. Quando sono solo, le loro parole diventano il mio sostegno e mi danno la consapevolezza del valore della vita.

La filosofia mi ha dato nuove prospettive. Guardare ciò che pensavo fosse ovvio da una diversa angolazione. Allora, il mondo mi è apparso diverso. Svegliarsi, bere un caffè. Una scena di tutti i giorni. Ma quando si è consapevoli di "Essere e Tempo", quel momento diventa caro. L'insostituibile momento di "qui e ora".

La filosofia mi dà "domande". Più importante delle risposte è l'atteggiamento del mettere in discussione. "Cos'è la felicità?" "Cos'è giusto?" "Cos'è la bellezza?" Non ci sono risposte facili. Ma continuando a chiedere, la vita diventa più ricca.

La filosofia mi ha insegnato a "essere allegro". È importante pensare seriamente. Ma a volte, non bisogna dimenticare di essere giocoso.

La filosofia dà un "senso della vita" … più precisamente, "il senso della ricerca del senso della vita".

"Il mito di Sisifo" di Camus. Anche una vita senza senso acquista senso vivendola consapevolmente.

Quindi, si vive ogni giorno alla ricerca di un senso. Ogni momento della vita quotidiana è un luogo per la pratica filosofica. Sebbene la filosofia possa apparire pesante, si rivela sicuramente un'avventura emozionante.

Continuerò a camminare con la filosofia.

Continuerò a interrogarmi, a sentire il rumore della vita.

Ecco perché amo la filosofia.

mercoledì 25 settembre 2024

Riconsiderare il sentimento di vergogna


 

Per secoli, la vergogna è stata riconosciuta come un'emozione importante nell'esperienza umana. Dagli antichi filosofi greci che riflettevano sulla natura dell'"aidos" agli psicologi moderni che studiavano il suo impatto sulla salute mentale, la vergogna ha da tempo affascinato coloro che cercavano di comprendere la condizione umana. Tuttavia, negli ultimi decenni, la ricerca e la teoria psicologica hanno dipinto un quadro ampiamente negativo della vergogna come un brutto residuo evolutivo di cui saremmo stati meglio senza. Questa visione era particolarmente diffusa tra gli psicologi clinici che incontravano regolarmente pazienti alle prese con una vergogna intensa e disadattiva. Si consideri, ad esempio, un terapeuta che lavora con individui affetti da disturbi alimentari. Potrebbe osservare frequentemente come la vergogna per l'immagine corporea alimenti comportamenti distruttivi, portandoli a vedere la vergogna principalmente attraverso questa lente disadattiva.

Verso la fine del XX secolo, l'influente lavoro della psicologa sociale June Price Tangney e colleghi sembrava confermare la natura problematica della vergogna. La loro ricerca suggeriva che mentre il senso di colpa motivava le persone a fare ammenda per i torti commessi, la vergogna portava al ritiro e al evitare, ostacolando la crescita personale e le relazioni sociali.

Negli ultimi anni, le prospettive psicologiche sulla vergogna si sono evolute notevolmente. Questo cambiamento riflette un crescente riconoscimento della complessità della vergogna e delle sue potenziali funzioni adattive.

La vergogna è fondamentalmente disadattiva e discende da autovalutazioni negative globali. Questa visione sostiene che mentre il senso di colpa si concentra su comportamenti specifici e motiva l'azione riparatrice, la vergogna implica l'intero sé come imperfetto, portando al ritiro dalla scena.

Per illustrare, immagina due studenti che ottengono scarsi risultati in un test importante. Secondo questa teoria, lo studente incline al senso di colpa potrebbe pensare: "Non ho studiato abbastanza. Mi impegnerò di più la prossima volta", mentre lo studente incline alla vergogna concluderebbe: "Non sono abbastanza intelligente. Perché preoccuparsi di provarci?" Questo netto contrasto dipinge la vergogna come un'emozione con scarso valore redentivo.

Le prospettive psicologiche sulla vergogna si sono evolute in modo significativo negli ultimi anni, passando da una visione prevalentemente negativa a una comprensione più sfumata di questa emozione complessa. Pur riconoscendo il potenziale della vergogna di compromettere il benessere quando vissuta in modo cronico o intenso, i ricercatori apprezzano sempre di più i suoi ruoli adattivi nel funzionamento sociale e morale.

Questo cambiamento ci sfida a riconsiderare ipotesi profondamente radicate sulle emozioni spesso classificate come "negative". Proprio come la paura può proteggerci dal pericolo e la tristezza può facilitare l'elaborazione emotiva e il legame sociale, la vergogna emerge come un'emozione con importanti funzioni adattive quando vissuta in modo appropriato.

Andando avanti, il dialogo interdisciplinare tra psicologi, filosofi, antropologi e altri studiosi che studiano la vergogna, promette di arricchire ulteriormente la nostra comprensione di questa emozione complessa. Integrando diversi approcci teorici ed empirici, possiamo sviluppare modelli più completi della natura, delle funzioni e dell'impatto della vergogna sul comportamento umano e sul benessere.

Mentre continuiamo a svelare i meandri della vergogna, potremmo scoprire che questa emozione spesso diffamata gioca un ruolo più vitale nelle nostre vite individuali e collettive di quanto precedentemente riconosciuto. Invece di cercare di eliminare completamente la vergogna, la sfida diventa imparare a coltivare una relazione sana con questo aspetto potente e sfaccettato dell'esperienza umana.

 

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