martedì 2 luglio 2013

L'anima non può morire

Foto: Grazie per gli auguri!
Vi abbracciò tutti virtualmente!
Baci baci

Fisso l'immagine nel fumo del passato
e sollevar non posso il peso degli antichi ricordi.

Rivedo gioia in quel fresco sentore di pioggia,
che or nulla ripaga della cauta saggezza.

Scorre la scena della corsa senza fiato.

Viso al cielo,
gocce gravide di polline,
corrono tra le pieghe dei giovanili sorrisi.

Anche il respiro si fa greve alla festa dei gentili anni.

Eccomi steso sul prato,
abbraccio il sereno.

Il ruscello rumoreggia accanto,
 racconta i miei ardori.

Le farfalle amano essere inseguite dai miei occhi,
vogliono che indovini il fiore su cui si poseranno.

Che dire di quelle impaurite lucertole!
Le vedo già correre tra i sassi assolati.

Al disincanto,
 il profumo della primavera è ancor vivo.

Nella stretta dell'emozione 
mi adagio nella parte più bella dell'anima
e addormento la ragione.

Credo che l'anima non possa morire.




domenica 30 giugno 2013

Bello impossibile

 
Dobri Dobrev, il barbone che ha donato 40.000€ in beneficenza
Indossa indumenti riciclati e scarpe autoprodotte e trascorre gran parte della sua giornata a chiedere l'elemosina. Dobri Dobrev oggi ha 98 anni, vive in Bulgaria, a Sofia.
Nonostante l'età, la sua parziale sordità e le sue precarie condizioni di vita ha portato a termine una ambiziosa missione: aiutare i più poveri e i più sfortunati.
Dobri Dobrev ha chiesto per anni i soldi ai passanti, arrivando a raccogliere oltre 40 mila euro. Ma per lui non ha tenuto nemmeno un centesimo.
Ha continuato a vivere con la sua piccola pensione statale di 80 euro e ha dato tutto il resto in beneficienza, come contributo per il restauro di chiese e monasteri e, soprattutto, per il pagamento di bollette di acqua e di energia elettrica degli orfanotrofi.
La sua storia toccante, un misto di bontà e di grande fede, sta facendo il giro di internet. Parlano di lui i social network, i blog, i giornali e le televisioni.
L'uomo con la barba, che ha perso gran parte dell'udito durante la seconda guerra mondiale, appare in foto e video, con didascalie che raccontano della sua vita.
Attraversa ogni giorno la città compiendo circa 25 chilometri a piedi. Si sposta dal suo piccolo villaggio alla capitale Sofia, dove spesso entra in chiesa per pregare per tutti coloro che ne hanno bisogno. Per i bulgari, questa non è una novità.
Dobrev è un appuntamento fisso per le strade della capitale, dove molti conoscono il suo nome ma pochi, a quanto pare, sanno che l'elemosina è destinata a progetti più grandi del suo sostentamento.
Certo, qualcuno obietterà che quei soldi donati per il restauro di chiese e monasteri si sarebbero potuti destinare a un'altra causa.
Ma anche i più scettici dovranno riconoscere che spesso la fede consente alle persone di credere in qualcosa di così importante da compiere grandi cose.

X Agosto


Giovanni Pascoli

Anima e corpo sono intimamente legate tra loro e sono così intrecciate che si ha bisogno della consapevolezza per favorire il clima di armonia necessario alla loro coesistenza.

La consapevolezza però non usa gli stessi vestiti, sempre mutevole, si adatta e paga il conto al sommario delle debolezze. 

Le sue numerose avventure intraprese nel tempo, le hanno consentito d'inspessire una corazza protettiva: l'esperienza.

Le ferite al corpo sono quasi sempre visibili e appare ovvio ricorrere alle medicazioni per rimediare. 

La guarigione è una certezza che soltanto ipoteticamente potrebbe essere smentita.

Le ferite all'anima, invece, sono intime e possono apparire ridicole al giudizio esterno. 

Esse  possono trasformarsi in segni di debolezza o, in casi estremi, anche di handicap.

Il risanamento spirituale non è ammesso come tale poichè non è chiara la malattia mentre i sintomi sono evidenti. 

La convinzione più radicata suggerisce che l'anima non è mai malata, al massimo potrebbe essere una indisposizione momentanea in procinto di risolversi. 

Le medicine dell'anima non si vendono in farmacia, non costano denaro e sono disponibili in gran quantità ovunque. 

Queste si trovano nel grande cestello dell'amore e sebbene non abbiano peso, gestirle risulta molto gravoso.

Richiedono una qualità dell'anima raffinata, una sensibilità emotiva sorretta dalla forza dell'empatia.

Provate a leggere la poesia di Pascoli sottostante e mettete alla prova il vostro spirito.

San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto:
l'uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!


giovedì 27 giugno 2013

Succede anche questo



Riporto una lettera che in qualità di insegnante mi sconvolge.


"Insegno italiano in un istituto tecnico romano e sono commissario interno agli esami di maturità dei miei studenti.

In venti anni di servizio sono tante le cose che mi hanno dato soddisfazione, tanti gli studenti che imparando mi hanno insegnato delle cose. 

Tanti i sorrisi dopo le promozioni. 

Qualche più raro, ma impagabile, ringraziamento postumo.

Sono queste le cose che mi hanno dato la forza di continuare questo bellissimo mestiere anche di fronte alla scarsa considerazione professionale ed economica che segna la mia vita come quella di tutti i miei colleghi.

In questo periodo dell'anno è normale ricevere le telefonate da parte dei genitori dei ragazzi. 

È in gioco il loro futuro dei loro figli e capisco la preoccupazione di ogni genitore di far avere un voto migliore oppure evitare al ragazzo un ulteriore anno scolastico anche quando ce ne sarebbe il bisogno. 

A seconda del tono dei genitori alcune volte ho sorriso, altre volte mi sono arrabbiata perché sentivo invasa e violata la mia etica educativa. 

Ho sempre pensato di dover fornire ai miei studenti gli strumenti per affrontare la vita da adulto, per risolvere i problemi o le piccole e grandi complicazioni a cui sarebbero andati incontro una volta usciti da qui.

Ma stamattina ho ricevuto una telefonata che mi ha sconvolto.

Il padre di uno dei miei maturandi, che chiamerò Andrea, mi ha chiesto di bocciare il ragazzo. 

Andrea è stato uno studente molto volenteroso durante tutto l'anno e non è tra quelli che rischiano in alcun modo la bocciatura. 

Figlio di una famiglia dignitosa della periferia romana si è barcamenato con caparbia tra lo studio e il lavoro a nero in una pizzeria per aiutare la famiglia.

Non conoscevo il padre del ragazzo e inizialmente pensavo stesse scherzando. 

Solo dopo le sue insistenze accorate ho capito che diceva sul serio. 

Mi ha spiegato che i proprietari del ristorante dove Andrea lavora gli hanno assicurato che potevano finalmente assumerlo in maniera stabile grazie alla nuova legge sul lavoro in cui le agevolazioni sono però riservate unicamente a ragazzi senza diploma.

Non sono stata in grado di rispondere, per la prima volta in vita mia mi sono fermata a riflettere sulla mia funzione di educatrice. 

Un dilemma che non riesco a sciogliere: devo continuare a svolgere il mio ruolo con serietà o non è più giusto assicurare al ragazzo un lavoro stabile e bocciarlo? 

In fondo come mi ha spiegato il padre, Andrea si può tranquillamente diplomare il prossimo anno avendo però la fortuna di avere già un lavoro.

Io non so davvero cosa fare e spero di essere incappata in un caso limite. Mi chiedo però come sia stato possibile concepire una legge che premiando i giovani privi di diploma rischia di incentivare l'abbandono scolastico. 

È l'ennesima umiliazione del mio lavoro come di quello di tanti colleghi che nonostante tutto buttano il cuore e l'anima oltre le carenze strutturali della pubblica istruzione. 

Mi domando a questo punto quale senso abbia il mio lavoro."

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