Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre. (Gandhi)
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martedì 7 maggio 2013
Pascal e la mente umana - di Fabio Squeo
![]() |
| Blaise Pascal (1623-1662) |
Si
parla di Pascal come di un talento esploso sin dalla tenera età, poiché la sua
vivacità e l’oculata osservazione per le piccole cose della realtà lo
condizionavano fino a “domandare sino alla noia”.
Ci
informa la sorella Gilberte Périer:
“Appena
mio fratello raggiunse l’età della ragione, diede segni di straordinaria
intelligenza, e non tanto per le risposte quanto per le domande”.
Questa
è la caratteristica di un bimbo prodigio il quale, piuttosto che vivere “l’ebbrezza
continua di gioventù” [François de la Rochefoucauld] (… prendere a calci
il pallone o gettare un urlo “Tana scopro tutti! ” - gioco del nascondino
-) annuncia (… è lo stesso Pascal a confidarcelo): “Gli uomini si
dedicano ad inseguire una palla o una lepre; è il piacere persino dei re” .
Ma
egli preferiva di gran lunga l’armonioso potere del silenzio, quale
motore che muove l’universo delle creature; quindi decide, per sempre, di
rannicchiarsi ai piedi di un ciliegio al fine di contemplare le bellezze del
creato, i suoi rigogli vegetativi, e raccogliere i frutti nei tempi delle prime
allegagioni.
Si
pensi che a soli 19 anni scoprì il primo computer della storia, conosciuto come
Pascalina.
“La
sua curiosità era inarrestabile” - scrive Gilberte - e col passar del tempo, l’acuta
osservazione e la passione per la vita non bastarono a delineare il suo
temperamento, ma “crebbe in lui la forza del ragionamento”.
Un
ragionamento costellato di logica-matematica, che ben presto gli riserverà
notevoli sbalzi di umore, soprattutto per la complessa condizione umana di cui
egli era un protagonista all’interno di uno scenario di precarietà e di
miseria.
Pascal scrive: “Un albero non sa di essere miserabile, ma essere
grande significa conoscere di essere miserabile” .
Il
sentimento di precarietà della condizione umana è un dato intrinseco alla
natura umana, che le conferisce il negativo presagio di essere corpo finito o
finitezza nella sostanzialità.
Un ragionamento, che nel tempo gli
solleticherà la consapevole conferma di un concetto di vita fondamentale,
peraltro coincidente col percorso in cammino verso la verità: cioè la
possibilità di sfatare, dopo accurate analisi geometico-matematiche, infinite
realtà, sempre ancora da scoprire, e nonostante il sistematico impegno compiuto,
esse aumentano sistematicamente a dismisura.
Secondo Pascal, l’attività della
mente umana è talmente infinita che non basterebbe una vita biologica in grado
di raccogliere gli infiniti limiti imposti dalla natura; questo, però, non
significa porre sotto scacco il fine ultimo dell’uomo e marchiarlo
dell’impossibilità ontologica alla ricerca del vero, anzi, egli crede nell’uomo
ed è convinto dei suoi valori più intimi che fanno leva sulla condotta
dell’agire morale.
“L’uomo
non è mai semplicemente una cosa tra le tante cose” [Martin Heidegger].
Secondo
Pascal, l’uomo è “una canna, ma pur sempre pensante” : certo fragile,
dinnanzi alle intemperie dell’universo dei limiti, ma pur sempre pensante e
sussistente, cioè in grado di trovare la strategia più conveniente alla propria
auto-conservazione fisica e morale. Egli scrive: “tutta la dignità dell’uomo è
nel suo pensiero” .
L’uomo
deve prendere in mano la propria condizione morale-esistenziale e accettare
filosoficamente la propria limitatezza, e magari, con una spolverata d’ironia ,
burlarsi ogni tanto delle proprie “scoperte dell’acqua calda” se si vuole
scavalcare il muro delle imperfezioni.
Egli
scrive nei suoi frammenti: “L’ultimo passo della ragione umana è di
riconoscere che ci sono infinite cose che la sorpassano”.
L’uomo
non deve demotivarsi dal suo progetto originario che porta alla luce
universale, perché tra gli infiniti sogni e le infinite notti insonne passate a
realizzare il suo autentico progetto di vita, deve rendersi conto che a
breve sarà possibile per l’umanità intera “toccare il cielo con un dito”,
pur restano con i piedi saldi in terra.
Questa
è la sua scommessa più grande.
Le
leggi dettate dalla fisica e dalla matematica, regolano certamente il mondo
dei/nei limiti, esse però non vanno assolutizzate; devono fungere soprattutto
da trampolino di lancio per carpire le vere problematiche escatologiche, che
non interdicano l’uomo dalla comunicazione con Dio.
Il
riconoscimento dei limiti della ragione deve mirare a dimostrare la “necessità
della Fede” come unica e sola strada attraverso la quale arrivare
all’individuazione di principi valevoli universalmente.
“Perché
la fede abbia un qualche valore, deve saper sopravvivere alle prove più dure”.
[Gandhi]
Le
prove ontologiche, anche le più dure, non vanno superate secondo procedure
schematiche e/o macchinose né dimostrate razionalmente ma devono risultare vere
alla luce di una “intuizione” o “voce interiore”. Il che non ha niente a che
vedere con l’edificio logico-deterministico definito da Cartesio (il quale
attribuiva - alle scienze geometriche-matematiche – la sola conferma di una
struttura profonda in grado di comprendere e interpretare la realtà).
Pascal
non era interessato a pervenire ad una dimostrazione dell’esistenza di Dio,
quanto piuttosto voleva assicurarsi - stando alle leggi della phyusis -
se vale la pena o no riflettere “sul sentiero che porta nella direzione di Dio,
ovvero nella direzione della sua immagine”.
“La
fede, essendo un dono di Dio, non va dimostrata” …Ecco che Pascal obietterà e
dirà ancora: “Il cuore conosce ragioni, che la ragione stessa non conosce”.
Non
smettere mai di ricercare le leggi e i principi, unici motori dell’universo
fisico. Esse sono eccellenti ingredienti per un piatto succulento.
L’uomo
deve essere in grado di muovere - facendo appello al suo buon senso – la
propria ragione in termini di scelte morali e di comprensione della cultura del
senso civico.
Attraverso
l’appello al buon senso, l’umanità avvertirà sul proprio corpo il fruscio dell’eternità,
e con le proprie orecchie saprà udire gli echi evanescenti cosparsi
nell’universo.
Il
cuore rappresenta, primariamente, la comprensione che porta nella traiettoria
di Dio, a riconoscersi come parte di universo infallibile.
E’ certamente interessante
fare esperienza delle leggi della natura ma sarebbe ancor più conveniente “riflettere
sulle esperienze stesse” stando alle antiche memorie aristoteliche.
lunedì 6 maggio 2013
Speranza

Dipinto di Silla Campanini
Ecco il futuro .....
spinto nel presente dalla speranza.
L'attesa è il suo amo.
Essere adulti
Un
bambino sognava di essere adulto.
Pensava
che diventarlo doveva essere una conquista, bisognava imparare tante cose difficilissime.
Egli
non trovava spiegazione per la grande trasformazione che doveva subire.
Si
chiedeva, però, se diventare adulto imponeva dimenticare il cuore di bambino.
"Certamente!"
- si ripeteva quasi per scrollarsi dalla testa il suo modo di pensare.
".. e
poi, non ho mai visto un adulto giocare a nascondiglio!".
"I
bacetti non si danno a tutti! " - "Gli
uomini baciano le donne, le donne baciano gli uomini e i genitori baciano i
bambini".
"Strana
regola è questa! Probabilmente, quando diventerò adulto capirò."
Il
bambino decise di scrivere tutte le sue incertezze in un diario che conservò.
Egli avrebbe
riletto i suoi pensieri quando sarebbe diventato adulto.
Passarono
gli anni e l'età adulta non mancò di presentarsi con tutte le sue forme.
Il
vecchio bambino non scherzava più e non era più circondato da compagni di
giochi.
Stranamente
il suo essere appariva serio e gli amici ora li chiamava colleghi.
Viveva
tra tantissima gente ma si sentiva solo.
Non
riusciva ad essere spontaneo e doveva misurare le parole.
Per prima cosa non
doveva offendere ed inoltre, la cosa più difficile da farsi, doveva distinguere
esattamente i momenti in cui dire ciò che pensava da quelli in cui
doveva fingere.
Insomma,
da adulti bisognava essere dei bravi teatranti oppure, per dirla con un'altra
parola, diplomatici.
E'
inutile dire che il sorriso doveva essere alcune volte fotocopiato sulle
labbra, altre volte liberato sinceramente.
Un
giorno, l'antico bambino trovò per caso il suo diario.
Le
parole che vi lesse profumavo di di bellezza infinita; erano chiare come il sole, semplici e dolci come acqua di fonte.
Incredibile
solo a pensarci!
Gli
adulti faticano ad essere come vorrebbero che fossero e si impegnano ad
uccidere la parte più bella, nascosta nel cuore ancor testardamente bambino.
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