lunedì 6 maggio 2013

Essere adulti



 
Un bambino sognava di essere adulto. 

Pensava che diventarlo doveva essere una conquista, bisognava imparare tante cose difficilissime. 

Egli non trovava spiegazione per la grande trasformazione che doveva subire.

Si chiedeva, però, se diventare adulto imponeva dimenticare il cuore di bambino.

"Certamente!" - si ripeteva quasi per scrollarsi dalla testa il suo modo di pensare.

".. e poi, non ho mai visto un adulto giocare a nascondiglio!".

"I bacetti non si danno a tutti! " - "Gli uomini baciano le donne, le donne baciano gli uomini e i genitori baciano i bambini".

"Strana regola è questa! Probabilmente, quando diventerò adulto capirò."

Il bambino decise di scrivere tutte le sue incertezze in un diario che conservò. 

Egli avrebbe riletto i suoi pensieri quando sarebbe diventato adulto.

Passarono gli anni e l'età adulta non mancò di presentarsi con tutte le sue forme.

Il vecchio bambino non scherzava più e non era più circondato da compagni di giochi.

Stranamente il suo essere appariva serio e gli amici ora li chiamava colleghi.

Viveva tra tantissima gente ma si sentiva solo.

Non riusciva ad essere spontaneo e doveva misurare le parole. 

Per prima cosa non doveva offendere ed inoltre, la cosa più difficile da farsi, doveva distinguere esattamente i momenti in cui dire ciò che pensava da quelli in cui doveva fingere. 

Insomma, da adulti bisognava essere dei bravi teatranti oppure, per dirla con un'altra parola, diplomatici.

E' inutile dire che il sorriso doveva essere alcune volte fotocopiato sulle labbra, altre volte liberato sinceramente.

Un giorno, l'antico bambino trovò per caso il suo diario.
 
Le parole che vi lesse profumavo di di bellezza infinita; erano chiare come il sole, semplici e dolci come acqua di fonte.

Incredibile solo a pensarci! 

Gli adulti faticano ad essere come vorrebbero che fossero e si impegnano ad uccidere la parte più bella, nascosta nel cuore ancor testardamente bambino.


domenica 5 maggio 2013

Mezze verità


 
Forte il desio di albergare nel cuor tuo. Raffermo l'ardore al vibrar di tutte le membra.

Contemplar bellezza spezza il fiato.

Nulla di massimo soave udir non so.
Tenerezza infinita dipinge l'anima.

Ragionar di causa è cosa sciocca.

L'apparir di riso è guardar il mezzo viso.

Cancellar l'occhio, conviene.
Giudicar suona buffo.

Altro son io,
non per causa mia 
ma per il lesinar quel po' d'amor.

Colorar di vivo o di dolce è opera tua.

Siamo spiriti che di forma irridono 
e di sostanza gioiscono.


Esistono gli ETT? - di Fabio Squeo


 
Aprite gli occhi e guardatevi intorno: se vedete un mondo che cresce, che si agita, che vi parla, che vi stimola, dovete ammettere che c’è stato qualcuno che gli ha dato il via affermava Giovanni Scoto Eriugena. 
L’essere umano, da millenni, è sempre stato un sognatore, affascinato dall'idea “stravagante” di ricercare i segreti insiti nel regno della natura umana e stabilire, eventualmente, contatti con altre civiltà (rispetto alla nostra). 
Egli ha “rinchiuso nei cassetti della propria stanza, la ragione prevaricatrice” e ha deciso di recuperare in extremis il proprio diritto al “volo che porta nella direzione teistica di Dio, Cristo, Buddha, Allah e chi ne ha più ne metta”.
Questa facoltà, tipicamente umana, ha invogliato l’uomo a non demordere, nel pieno di un progresso cognitivo-immaginario sempre più in espansione, e continuare ad osservare il cielo dalla finestrella della propria casa”  sino ad abbracciare quel tutto, chiamato simpaticamente universo.
La prima domanda sorge spontanea:  siamo soli in questo universo? 
La sua ricerca sistematica prende di mira l’indagine filosofica – storica e sperimentale. Essa serve su piatto d’argento forme di ricerca sempre nuove, gravide di fondazioni specifiche, che puntano, nel tempo del dio progresso, a superare ogni realtà attendibile col righello umano, dove essenze evanescenti di nature umane e aliene, rispetto alla nostra specie, si confondono nell'oltre del cosmo.
Qual è l’origine del genere umano? 
La domanda è innocua, ma risalta i tratti tipici di un concetto complesso nelle sue implicazioni teologiche e filosofiche. Esse rivelano il legame con una prospettiva tipicamente universale, in fatto di ricettacoli, di ideologie, di visoni onnipotenti e intuizione geniali da parte di uomini, piccoli, minuti e limitati, ma per determinazione molto curiosi. 
Uno degli esponenti di massimo livello, che ha speso la sua vita (nell'interesse archeologico-sperimentale) per avvicinare mondi lontani, è sicuramente ZECHARIA SITCHIN.  Egli è uno dei massimi rappresentanti della cosiddetta archeologia eretica. 
Egli attribuisce la creazione dell’antica cultura dei Sumeri ad una presunta razza aliena, detta Neflim (in Ebraico) o Anunnaki (in Sumero) proveniente dal pianeta Nibiru, un ipotetico 9° pianeta del sistema solare dal periodo di rivoluzione di circa 3600 anni presente nella mitologica babilonese.
Quando gli Annunaki (termine che significa letteralmente “coloro che dal cielo scesero sulla terra”) scesero sulla terra dettero vita alla prima colonia extra-terrestre.”  
“Quando parlo degli Extraterrestri, dobbiamo pensare ad esseri come noi – più probabilmente, ad esseri più avanzati di noi, per i quali la loro natura è il risultato di contatto fra una parte materiale ed una parte spirituale, un corpo ed un’anima, sebbene in proporzioni diverse rispetto agli esseri umani sulla Terra.
Secondo Sitchin, l’essere umano è figlio della materia aliena. Una commistione di Spirito e materia. La sua denominazione, cioè quella di “uomo” è legata nella prospettiva “della terra o terrestrità” L’uomo è impregnato di terrestrità; esso è condito di essenze e sapori terreni, ciclici, divenienti, misurati col metro della morte [Platone].  L’uomo è un incrocio di esseri perfetti (rispetto a noi) e una imperfezione legata al tenore o sostanza mondana.
I testi sumerici, nonché la Bibbia e altri testi del medio Oriente, rivelano realtà legate all’evoluzione degli Anunnaki o “dei dell’universo”(come li definisce Sitchin).  
“Che la vita possa esistere su altri pianeti è certamente possibile… La Bibbia non scarta quella possibilità. 
Sulla base della Scrittura e sulla base della nostra conoscenza dell’onnipotenza di Dio, essendo illimitata la Sua saggezza, dobbiamo affermare che la vita su altri pianeti è possibile”.
Essi sono responsabili della creazione, stando alle interpretazioni dello storico, e mi permetto di aggiungere: saranno anche la causa di una possibile distruzione o momento di una ennesima rivelazione apocalittica.” 
Lo studio rivela che,  in ebraico Adamo è la configurazione di una realtà umana caricata di senso terrestre. Il termine Adamo significa letteralmente “Colui che è della terra, creato per la terra, appositamente”. 
Questo significa, evidentemente, che l’uomo non fu creato dal niente, quando Dio (precisano le scritture) soffiò nel corpo dell’uomo”: la vita ha preso inizio non dalla ruggine, né dal ferro, dalle montagne o dai mari, ma semplicemente da una “natura superiore o proviene dall'alto, quindi in ultima analisi da qualcosa di sicuramente PRE-ESISTENTE E PRE-COSTITUITO.
L’uomo di Adamo non esisteva ancora, fino a quando giunsero gli extra-terrestri o pre-uomini (con le navicelle degli Annunaki) che conferirono forma e sostanza alle specie viventi sulla terra. Una terra, fertile, dove l’uomo nasce, si sviluppa e perisce. Dove la storia dell’uomo prosegue nella direzione della verità della propria origine affinché un giorno possa fare luce sul sentiero del proprio ritorno.

sabato 4 maggio 2013

Non sapevamo


opera di Silla Campanini

Non sapevo che amare costasse un pezzo di cuore
e che la mia anima scapestrata tradisse il mio sorriso.
credevo che l'amore fosse buono come il pane con la cioccolata. 
Ho confuso sapori ed emozioni.
Ho imbrogliato amore con passione.
Ho barattato un cuore invano. 
Ora
portami un giglio vergine da bramare
sfianca la mia amarezza con impavidi baci
il tuo sorriso sfrontato
scioglierà forse una statua di sale.
Dammi quel brivido che il mio corpo ignora
un letto caldo non basta a farmi innamorare
anche la notte è stanca di ascoltare. 
Un cuore
un pezzo del mio cuore svenduto per un falso amore. 
Ora
portami la luna come mia ultima dimora
e regalami la mia bambola preferita. 
Ho confuso sapori ed emozioni
ho amato un uomo di cartone senza coglioni.
©paola bosca/registrata


Rivedo quel fascio di luce
fuggir per amor ingrato.

Ardori e dolcezze cadono a fiocchi sul cuor gentile.
Brama, ancor coglie per consueta forma.

Risuonar  è d’obbligo all’infinito incanto.

Attonito, soggiaccio a cotanta tristezza.
Dolor vivo s’espande che il verbo non dice.

Troppi tramonti l’amor spense.

Lontana,
la timorosa carezza, il tuo viso sfiora.
Porta con sé un pugno che la viltà stringe.

Vorrebbe trasformar in cenere la speranza tradita.
Vorrebbe  dar forza all’ingenuità del tempo giovane.
Vorrebbe ritrovar il ciel sereno.

E al calar della sera,
quando la tenerezza ormeggia,
ripassar la silenziosa mano a ritrovar il letto caldo, accende il cuore.

Scoprir  è dolce che d'amor si vive.

Post più letti nell'ultimo anno