venerdì 2 maggio 2025

Pitagora, il filosofo bizzarro


 

Pitagora (570-495 a.C. circa) è stato un filosofo, matematico e mistico greco antico, noto soprattutto per il teorema di Pitagora (tanto caro per gli studenti) e per aver fondato una scuola filosofico-religiosa che influenzò profondamente il pensiero occidentale.

Nacque a Samo, un'isola greca dell'Egeo, ma trascorse gran parte della sua vita a Crotone, nella Magna Grecia (odierna Italia meridionale).

Viaggiò molto, studiando in Egitto e Mesopotamia, dove assimilò conoscenze matematiche e astronomiche. Fondò a Crotone la Scuola Pitagorica, una comunità filosofica, scientifica e religiosa con regole ascetiche e rituali segreti.

Tra le regole più rigide rientravano: vegetarianismo, silenzio, condivisione dei beni e divieti stravaganti (come non mangiare fave).

Pitagora credeva nella metempsicosi (trasmigrazione delle anime dopo la morte). Divideva i suoi allievi in "acusmatici" (seguaci esoterici) e"matematici" (studiosi avanzati).

Quando la scuola fu attaccata dai rivali politici di Crotone, Pitagora fu costretto a fuggire a Metaponto, dove morì.

L’influenza della sua filosofia si estese a Platone, Euclide e alla scienza rinascimentale e il suo approccio razionale alla matematica gettò le basi per il metodo scientifico.

Pitagora resta una figura affascinante, a cavallo tra scienza, misticismo e filosofia, il cui pensiero ha plasmato la cultura occidentale.

Pitagora è anche una figura che ha raccolto molte storielle eccentriche nei suoi modi di essere e pensare.

Un aneddoto affascinante, tramandato dalla tradizione antica narra di un discepolo, Ippaso, che fu ucciso per aver rivelato il segreto dei numeri irrazionali.

Per quanto ci è stato riportato da Giamblico e Porfirio, la scuola pitagorica era nota per il suo rigore e le sue pratiche ascetiche e tra le tante strane regole esisteva quella del noviziato secondo la quale ai nuovi iscritti era imposto di osservare un lungo periodo di assoluto silenzio che in alcuni casi proseguiva per anni. 

Durante tale periodo gli allievi non potevano parlare con nessuno e né fare domande. Il "noviziato" serviva a insegnare l’ascolto, l’umiltà e la riflessione prima dell’azione.  

Un giorno, un giovane discepolo, dopo aver sopportato il silenzio per mesi o forse anni, ottenne finalmente il permesso di parlare. 

Con entusiasmo, chiese a Pitagora: "Quando potrò iniziare a imparare la vera saggezza?"

Pitagora lo guardò serio e rispose: “Se avessi ascoltato davvero, avresti già capito che la saggezza inizia dal tacere, osservare e comprendere. Le parole sono solo l’ombra delle azioni e dei pensieri". 

Si dice che il discepolo, umiliato, venne espulso dalla scuola perché aveva dimostrato impazienza, violando il principio fondamentale della comunità: prima la disciplina, poi la conoscenza.  

L’aneddoto, sebbene leggendario, riflette l’enfasi pitagorica sull’autocontrollo, la meditazione e l’importanza di "ascoltare l’armonia del mondo" prima di pretendere di dominarla. Pitagora, del resto, non era solo un matematico, ma un mistico che vedeva nei numeri e nel silenzio le chiavi dell’universo.  

Se Pitagora potesse affacciarsi nella nostra moderna società, inorridirebbe e forse ci considererebbe dei “primitivi”.

Quanti di noi parlano senza ascoltare, agiscono senza pensare e considerano la disciplina un comportamento da idioti?  


giovedì 1 maggio 2025

Il beneficio del dubbio

 

È facile imbattersi con persone equilibrate, consapevoli, posate e sagge. Vi sembrerà strano, però potrete riscontrare in loro la casa del dubbio. Strano perché coloro che debbono trasmettere sicurezza e fiducia sono i rappresentanti del dubbio!

Se tu fossi equilibrato dovresti consapevolmente muoverti tra due sponde incerte, quindi, dovresti essere cauto per dimostrare tutta la tua saggezza. Potremmo immaginare lo stato d’animo di Adamo quando fu cacciato dal paradiso terrestre. Poveretto! Si trovò di colpo a subire una realtà di cui non aveva nessuna esperienza.

Se qualcuno di noi sperimentasse la cacciata di casa, la prima domanda che si porrebbe è la seguente: “Che faccio, ora?”.

Forse penserebbe subito dove andare a dormire, cercherebbe un luogo per riflettere in solitudine, oppure, penserebbe a chi potrebbe accoglierlo. Insomma, sarebbe inondato da una marea di problemi da risolvere in breve tempo e dovrebbe dimostrare di essere il miglior saggio vivente, per non subire frustrazioni, ansie, paure e la scomparsa totale di humour.

Adamo ed Eva, con le poche foglie a disposizione per coprirsi, avrebbero pensato di cercarsi subito una caverna per proteggersi dal freddo e dai pericoli che la natura generosamente fornisce.

A posteriori sappiamo che fecero la scelta migliore, visto che le caverne sono spesso utilizzate, per gli stessi motivi, anche da animali feroci. Alla nascita dell’umanità il dubbio era già presente, nato come parto gemellare della consapevolezza. Da quel momento è partita la corsa per cercare il filo più sottile su cui fare equilibrismo.

La storia dell’uomo, cronaca delle sue scelte, ha fornito il materiale su cui imbastire il vestito della filosofia. Sono passati millenni, abbiamo bei vestiti, ci spostiamo con metri cubi di lamiere, voliamo in bombolette ad aria compressa su oceani, ma il dubbio è rimasto!

La regia universale si è inventata la riproduzione come sistema narcotizzante per le questioni mai risolte: “Chi siamo? Perché siamo nati? Con la morte, è tutto finito?”.

Menti illustri hanno dato la loro spiegazione, ma francamente convincono solo loro stessi (e forse!). I pensieri e le riflessioni sono sempre più articolati e profonde, ma l’insoddisfazione di fondo rimane. C’è una parola che tradisce qualunque teoria: “Confutare”.

Se ci fate caso, per ogni filosofo che scardina qualche idea inchiodata nella nostra convinzione, c’è sempre uno che ha qualcosa da confutargli. Anzi, dice: “Concordo con te, ma con una variante… ”.

Per esempio, Freud afferma: “Il sogno è la manifestazione di un desiderio non appagato”. 

Il suo discepolo, Adler, precisa: “È vero, ma a che serve sognare, se da sveglio non ricordo niente! Oppure, ricordo scene cosi stravaganti che ho paura a raccontarle per non passare da imbecille! Caro Freud, la tua teoria è accettabile, però, andrebbe rivista dopo questa mia confutazione. Infatti, il sogno deve avere un’idea curativa dello stato di insoddisfazione del sognatore, ed è quello che lo predispone ad agire per modificare il suo stato fisico predeterminato dal sogno. Non importa quale tecnica o mezzi abbia usato il sogno, l’importante è che crei gli stimoli giusti per raggiungere l’obiettivo”.

Se Freud fosse vivo, sono sicuro, che avrebbe posto una nuova confutazione a sostegno di una teoria sempre più profonda e lontana da te che stai leggendo.

Dovremmo prendere atto che il dubbio lo porteremo sempre con noi e, se volete, è quel peperoncino piccante che solo i raffinati di palato riescono a mozzicarlo per sentire il fuoco dell’esistenza.

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