Da giovane studente amavo la filosofia per cui leggevo diversi autori con il proposito di ricercare una teoria da adottare, che mi convincesse veramente.
Succedeva però, che al termine dello studio di ogni autore, ero certo di aver trovato la chiave di lettura della vita.
Mi dicevo: “Questi hanno tutti ragione! Ma dov’è la verità assoluta?”
Ero dubbioso in tutto. Probabilmente, avevo bisogno di maturare di più?
Sono passati tanti anni e la teoria definitiva da adottare non sono riuscito a trovarla. Sebbene tante di loro mi sono piaciute, nessuna mi ha convinto fino a scartare tutte le altre. Ogni teoria ha un suo scorcio di verità e un’ombra da cancellare.
È chiaro che la verità assoluta nessuno può raccontarla, pur concedendo la bellezza delle idee prodotte e il fascino del pensato.
Ora sono convinto che la verità non è una destinazione che si raggiunge, ma un riflesso che inseguiamo, in continua evoluzione nelle increspature della percezione.
La verità è, e forse rimarrà per sempre, una verità sempre transitoria nella sua vera forma.
La verità non richiede sempre prove o spiegazioni. Esiste semplicemente, ma assume molteplici volti, plasmati dalla percezione. La stessa realtà può dare vita a diverse versioni della verità, poiché ogni individuo vede il mondo attraverso la propria lente. Le differenze individuali plasmano e colorano l'idea di verità, dandole un nuovo taglio, una sfumatura diversa da comprendere.
Prendiamo, ad esempio, una prostituta. Per lei, la verità potrebbe essere semplicemente la sopravvivenza: guadagnare, sfamare la sua famiglia, vivere una vita dignitosa senza mendicare. Potrebbe non esserci lussuria o piacere, solo una cruda necessità. Ma la società spesso sceglie di vedere la sua vita attraverso una cornice ristretta, etichettando il suo percorso come un percorso di lussuria, irresponsabilità o fallimento morale.
La società sbrigativamente giudica.
Non mi riferisco soltanto al pensiero bigotto o pregiudizievole di alcuni, includo anche coloro che sono pubblicamente etichettati come "rispettabili". Una donna medico, vigile, giudice, potrebbe trovarsi di fronte a sguardi indiscreti, a silenziosi assalti di lussuria patriarcale, nonostante ricopra una posizione di rispetto ed onore.
Questi esempi, traslati nella individuazione di una verità unica e giusta, ci dicono che la verità non appartiene solo all'individuo o alla società. Si trova da qualche parte nel mezzo: nell'equilibrio, non nel conflitto.
La verità non è statica. Trascende le generazioni, si evolve nel tempo e si adatta alle situazioni. Non possiamo permetterci di essere rigidi al riguardo, perché la rigidità si incrina sotto la complessità.
In questo mondo di miraggi mutevoli, forse la cosa più vera che possiamo fare è rimanere flessibili, aperti e continuare a cercare.
Solo allora potremo cominciare ad avvicinarci al significato della verità.
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