giovedì 15 maggio 2014

Gita a Praga(sul battello)

File:PragueCityscape.JPG



Il pomeriggio ci attendeva per l’escursione in battello sul fiume Moldava. 
Anche in questa occasione c’era spazio per essere romantici.

ETT: Scusami Luigi, ma è necessario che si presenti l’occasione perché un essere umano diventi romantico?

LUIGI: Noi esseri umani tendiamo a modificare il nostro stato d’animo in relazione agli eventi che accadono fuori dalla nostra intimità. 
Siamo dipendenti addirittura da ciò che i nostri simili crediamo che pensino di noi stessi. 
Abbiamo bisogno di essere sostenuti dalle intenzioni e dai giudizi del gruppo.

ETT: Una prigione psicologica, allora!

LUIGI: Esatto! 


Se osservi attentamente due umani che discutono, capirai facilmente come l’humor dei colloquianti cambia in conseguenza a ciò che si dicono.



Qualunque notizia che viene fornita, falsa o vera che sia, provoca una reazione proporzionale alla ferita accusata da chi ascolta.

Il nostro stato d’animo è comandabile dall’esterno ed è difficile da gestire quando l’equilibrio si perde.

ETT: Insomma, siete delle marionette mosse da fili che voi stessi a posteriori riuscite a vedere.

LUIGI: Non ti stupire per questo! Le stranezze dell’essere umano sono innumerevoli.

Riprendendo il discorso sull’escursione fluviale, l’occasione romantica si prestava benissimo agli incantesimi raccontati nelle favole. 

La vista della città mentre il battello scivolava dolcemente tra le calme e lente acque di un fiume silenzioso, affascinava chi è innamorato della natura. 

I miei ragazzi, però, nel consueto spirito goliardico, erano attratti da ben altro: bellezze femminili sedute ai margini del fiume stimolavano sfoghi ancestrali. 

Urla e qualche parola non troppo elegante espressa in uno stretto dialetto molfettese, mostravano vivacità e insensibilità al romanticismo.

Il passaggio del battello sotto le arcate dei ponti, dava loro l’opportunità di sperimentare l’eco, in devozione a cuori di bambini allegri ancora non soffocati dalle regole dell’età matura.

Anche la guida dovette cedere le armi a questa vivacità capricciosa. 

Vani furono i tentativi di raccontare la storia e le tradizioni evocate dal panorama che si spostava davanti ai nostri occhi. 

La serenità e l’insistenza della nostra “cicerone” permise che almeno qualche informazione giungesse alle orecchie dei pochi curiosi. 

L’ora sul battello trascorse nel tempo di una carezza del fresco vento praghese sui visi dei suoi visitatori.   

(continua)

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