Forse non tutti sanno che una gita scolastica
solitamente prevede lunghe passeggiate a piedi tra vie e viottoli piene di
negozietti traboccanti di souvenir.
Una colonna di 45 persone non passa
inosservata, specialmente se accompagnata da allegria o da vocii vivaci, frutto
di scambi di punti di vista.
La guida, solitamente affiancata dalla
instancabile professoressa, era alla testa del serpentone che si snodava nel
traffico praghese, mentre io e il collega ci accontentavamo di stare in coda.
ETT: Luigi, come al solito, sei stato il lumacone
del gruppo.
LUIGI: Ti confesso che, nonostante il mio
spirito giovanile, un po’ di stanchezza l’accusavo.
Non volendo però mostrarla
pubblicamente, coglievo in qualche precario sostegno l’idea della sedia e,
simulando una riflessione o una pausa di ammirazione per le bellezze artistiche
della città, ne approfittavo per bere il nettare del riposo.
Il mio collega si
chiedeva perché non si usassero i mezzi pubblici di trasporto, bus o metrò che
fossero.
Probabilmente, chi era in testa al gruppo
aveva deciso per tutti che una sana e salutare attività fisica fosse ideale per
miscelare il risparmio economico e l’abbraccio alla città di Praga.
Nel perdurare del passeggio, la mia
immaginazione si soffermava su comode poltrone e rilassanti divani.
Non
ascoltavo più nemmeno il brontolio del mio collega che non aveva modo di
gustarsi la sigaretta di rito.
Niente caffè, poco cibo e poco sonno, non
potevano indurre discorsi di alto contenuto scientifico.
Cercando di dimenticare questa condizione di
insoddisfazione, ci consolavamo in un umorismo di bassa leva, commentando e
valutando le automobili di lusso parcheggiate come se fossero le nostre
gloriose Fiat Cinquecento.
La collega di religione, abituata dai suoi
lunghi pellegrinaggi, non dava nessun segno di cedimento.
Io e l’altro collega,
ormai stabili in coda al serpente, cercavamo di rimanere attaccati al gruppo
grazie a sguardi continui che ci legavano alla testa.
Capitò che chiacchierando
e ironizzando sulla nostra condizione di docenti accompagnatori stanchi, lo
sguardo si spostò erroneamente su una persona che indossava abiti con gli
stessi colori della nostra collega.
Di lì a poco, non ci volle molto per capire
che avevamo perso il gruppo.
I tempi stretti per il rientro non ci permisero di
esitare e immediatamente ci orientammo per il primo punto d’accesso alla
metropolitana che ci avrebbe condotto al nostro albergo.
Sapemmo dopo che
nessuna remora sopravvenne alla coscienza della collega rimasta sola alla guida
del gruppo.
Si disse dopo che due docenti grandi e
vaccinati non potevano perdersi in una qualunque capitale europea.
(continua)
(continua)
Nessun commento:
Posta un commento
Esprimi il tuo pensiero