Tra le visite più toccanti si inserisce quella
fatta all’interno cimitero ebraico.
Non posso non menzionare quella leggenda ebraica
che la guida ci raccontò.
Fermandoci davanti alla tomba di uno degli illustri
padri ebraici, ci fece notare alcune monetine lasciate lì, a testimonianza dei
desideri espressi da visitatori di passaggio.
Ognuna di quelle monete era un
obolo simbolico, lasciato sulla pietra tombale con l’intento di richiamare il
potere del nobile defunto e catturarne i suoi benefici.
Colpito da questa inusuale usanza, scelsi la
monetina più lucente che avevo in tasca e posandola delicatamente tra le altre,
parlando con me stesso,
dissi:
“Deve
essere stata molto importante la persona a cui è dedicata questa pietra tombale.
Non voglio chiedergli fortuna per me, perché chissà quante richieste di questo
tipo avrà già avuto.
Questa mia monetina vuole aggiungere un pensiero buono a
quelli di tanti altri visitatori che mi hanno preceduto.
Mi
piacerebbe pensarti, caro defunto, come uno spirito ancora tutto occupato a
rendere buone le persone.
Sai anche tu che ogni persona nasce buona e poi sfortunatamente
qualcuna diventa cattiva, come se fosse contagiata da un virus.
Allora,
illustre rabbino, fa in modo che la tua saggezza si consumi nel far credere che
il mondo appartiene al bene e che questo va oltre le religioni.
Dicono
che per ogni azione buona compiuta o per ogni pensiero buono espresso, si
annullano centinaia di azioni brutte e un angelo scende sulla terra.
Chissà se un
giorno il paradiso si potrà chiudere per mancanza d’angeli”.
Mentre pensavo tutto questo, mi accorsi di
essere rimasto staccato dal gruppo e allora, immediatamente guadagnai l’uscita.
La pausa pranzo che seguì, spinse nel “non
pensarci più” quei momenti tristi appena vissuti nel cimitero ebraico.
Fu allora,
che io ripresi a parlare di fatti leggeri con i miei colleghi e a pianificare
dove e che cosa mangiare.
I precedenti pasti in albergo ci avevano
quasi rassegnanti agli arrangiamenti per cui lo stomaco non aspettandosi nulla
di buono aveva smesso di brontolare.
I ragazzi, invece, erano di altro avviso.
L’età della fame non va molto per il sottile e i punti “MacDonald” sono ovunque
nelle grandi città.
Dopo aver stabilito luogo e ora di ritrovo, i
tre docenti liberano il gruppo.
Travolti dalle incertezze del ristorante da
scegliere e accettando senza discussioni il consiglio della guida, come naufraghi,
i tre professori finirono in una birreria a menù fisso.
Un gruppo di ragazzi, fidando sul nostro buon
senso (in quel momento assente), si unirono con noi per consumare il pranzo.
Che cosa si disse di quel pranzo è ancora
oggi un mistero.
(continua nel prossimo articolo)
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