domenica 21 luglio 2013

Parlando di esami di stato 2013 con ETT.


 
Colgo l’occasione per raccontarti delle vicende legate alla mia esperienza di Commissario agli esami di maturità nel 2013, dove una miscela di debolezze umane inventa l’imprevedibile.

ETT: Ci risiamo? Avanti, hai solleticato la mia curiosità, inizia la tua cronistoria.

LUIGI: Nominato per acclamazione commissario, mi preparavo a vivere una nuova avventura nel mondo misterioso della scuola secondaria.

ETT: Dopo quasi trent’anni da docente, la scuola è ancora un mistero per te?

LUIGI: La scuola è fatta da persone che, come ben sai, sono sempre imprevedibili.
La novità di quest’anno mi consegnava un commissario ex-alunno e una classe di maturandi ottima dal punto di vista umano ma spensierata da quello puramente didattico.

ETT: Un commissario ex-alunno che ti avrà fatto pesare i tuoi 58 anni!

LUIGI: Infatti! Ti devo confessare che ho visto in lui qualcosa di mio.

ETT: Che cosa intendi, dicendo “di mio”?

LUIGI: Sedici anni orsono avevo la sua carica, la sua voglia di cambiare il mondo a colpi d’ariete.

ETT: L’esperienza ti ha spento o il mondo è cambiato?

LUIGI: Nessuna delle due motivazioni mi riguarda. L’esperienza mi ha insegnato a usare occhiali speciali attraverso i quali vedo ogni problema connesso con altri e quindi, dovendo riflettere, mi concedo tempo.

ETT: Sei diventato saggio?

LUIGI: Magari lo fossi! La saggezza la potrei paragonare alle frecce direzionali delle automobili: quando si cambia direzione occorre accenderle in modo che si sappia della volontà di non voler più seguire  la corrente corsia di marcia.

ETT: A furia di cambiare continuamente corsia potresti rischiare di girare a vuoto o di ritrovarti nello stesso punto di partenza.

LUIGI: Questo è uno dei tanti problemi della natura umana.

Ricollegandomi alla mia esperienza di commissario, ti presento i miei colleghi, fortunati o sfortunati compagni di viaggio a seconda come vorrebbero definirsi.

Inizio, per Lex Iulia maiestatis, con la presidente, una donna leggiadra nelle movenze, gentile nei modi e imperturbabile alle minacce ambientali. 

A dispetto del suo cognome che richiama gli orchi delle favole, ha mostrato lo stile del rispetto e quello dell’equilibrio in ogni fase del suo primo mandato. 

Queste qualità, come succede sempre, hanno i loro controvalori e cioè la necessità di impiegare tempi d’azione molto lunghi; non ricordo una precedente esperienza che mi avesse fatto tornare a casa così tardi regolarmente. 

Il tono della sua voce, tra il confessionale e il sussurro, influiva efficacemente nel demotivare discussioni animate tra i componenti della commissione. 

Tra le sue qualità negative è da includere il vizio del fumo. La boccata periodica di pura nicotina era la pausa obbligata della sua attività. 

Mi sono chiesto come sia possibile che anche una donna così apparentemente serena potesse dipendere dal tabacco!  

ETT: Una seconda occasione che ti permette di denunciare il mistero della razza umana, vero?

LUIGI: Per una persona che non ha mai fumato e che per giunta ama le donne, non può far passare inosservato questo particolare.

Proseguendo, ti posso riferire della seconda donna della commissione; insegna matematica da anni ed è l’immagine della forma fisica, dello slancio e del cuore. Se fosse nata nei tempi dei romanzi cavallereschi, sarebbe una figura simile a Don Chisciotte della Mancia. 

A disprezzo del pericolo, è sempre pronta a combattere i soprusi valutativi; inflessibile con gli studenti sordi ai suoi incoraggiamenti, è strenua combattente in difesa di quelli diligenti. 

Attacca il nemico con sguardi supplichevoli tentando sortite, prima esplorative e poi impositive. Nei momenti migliori non dà tregua al nemico reclamando il suo scalpo. 

Allo stesso modo si espone a una sonora sconfitta, le cui conseguenze riescono a chiuderla in sé. In tali occasioni, osservando l’umido dei suoi occhi, si comprende benissimo il dolore soffocato da quella foga inesplosa.

Esaurite le donne in commissione, focalizziamo l’attenzione sugli uomini. Occorre dare la precedenza al commissario d’italiano che ha rappresentato l’istituzione silenziosa, il vigile distaccato e attento al soppesare dei giusti valori degli esaminandi. 

La burbera figura che si aggirava tra gli spazi di aule rumorose, solo al distratto osservatore nasconde un cuore grande, incastonato nella rigida formalità delle regole di grammatica. Per richiamare un sorriso sulle sue labbra servono le campane a festa.

La parte della commissione riservata ai commissari esterni, annovera tre uomini molto diversi tra loro ma con un fattore comune: giudici imparziali delle umane miserie.

ETT: Dovrebbe corrispondere a una qualità che discende dal ruolo che ricoprono.

LUIGI: Immaginando un sistema scolastico congruente con la realtà in cui si opera, dovrei convenire. Purtroppo, applicare la normativa è sempre un’attività che rischia di essere soggettiva e se non ci fosse il buon senso di chi veste il ruolo, tutto risulterebbe fantasioso, creando premesse all'esercizio di una funzione in balia delle debolezze umane.

ETT: Voi umani siete bravi a giustificare le vostre inefficienze nascondendovi dietro il mantello delle imperfezioni.  

LUIGI: Tenendo conto che nonostante si operi con tanta buona volontà, non si riesce mai ad ottenere risultati perfetti o almeno soddisfacenti rispetto a situazioni che cambiano continuamente.

ETT: Senza voler sminuire la vostra autostima, vorrei ricordare che voi umani vi comportate come i vostri pesciolini rossi nell’acquario. Non immaginate nessun altro mondo che non sia un acquario. 

Credete di essere liberi, originali e vi arrogate di presunte qualità superiori mentre nel contempo pretendente di giustificarvi con argomentazioni banali le vostre debolezze. 

Comunque, non voglio aprire un nuovo fronte di discussione, ti prego di continuare con il tuo racconto.

LUIGI: Rimandando questa questione in altri momenti, riprendo la trama dai tre commissari esterni che hanno tentato di essere esattamente come il loro ruolo prevede. 

Il risultato ottenuto è stato di assistere a lunghe discussioni improduttive condite da tanti personalismi. 

Ho vissuto lunghe mattinate dibattuto tra la noia di assistere a interrogazioni inutili e la rassegnazione di dover partecipare alla commovente sceneggiatura postuma per l’attribuzione del voto giusto al maturando.

Se non fossi frenato dal segreto d’ufficio e dal rispetto che ho dei miei colleghi, avrei descritto ogni particolare. In ogni caso, è facile immaginare quanto animo si sia mosso.

ETT: Riconosco che in quanto a foga e passione, voi insegnanti non lesinate tempo quando intraprendete guerre di principio.

LUIGI: Hai proprio ragione! La categoria degli insegnanti è tra le più rappresentative per questa qualità.

Ci sono stati momenti in cui l’esame si sarebbe potuto interrompere, mandando al diavolo il mio programmato viaggio in Inghilterra.

Per fortuna che il furore umano non è una funzione costante ma sale come la gittata parabolica per poi ristabilirsi sul livello della consueta serenità.

ETT: Sembrerebbe che la saggezza umana sia una funziona aleatoria?

LUIGI: Fondamentalmente dovrei convenire. Gli umani sono obbligati dalla fisiologia ad alimentarsi e per questo, la chimica interna del corpo è responsabile delle diverse risposte alle stesse sollecitazioni esterne.   

ETT: Vorresti farmi intendere che una persona reagisce a una provocazione in modo diverso a seconda se ha fame o meno?    

LUIGI: Proprio Così! Sapendo questo, ho sempre tentato di non far mancare caffè cornetti ed espressini in tutte le mattinate d’esame.

ETT: Una forma di corruzione implicita!

LUIGI: La chiamerei una dolce predisposizione alla pazienza.

In conclusione, anche quest’anno gli esami di maturità si sono svolti con le stesse perplessità degli anni precedenti: gli attori cambiano, la trama del film è sempre la stessa mentre un anno di vita è trascorso.

Il 6 luglio, uscendo da scuola, ho pensato ai miei 18 ragazzi. Tutti si sono maturati. Molti con merito, qualcuno a fatica. Ognuno porterà con sé le facce dei professori, a volte severe, altre ironiche ma tutte tese a fissarsi nella memoria dell’età più bella e spensierata della vita.

ETT: Caro Luigi, ti si accende il cuore quando senti di doverti separare da qualcuno con cui hai condiviso tratti di vita.

LUIGI: E’ vero, ETT!  Confermo di soffrire di romanticismo.
Per fortuna che appena si chiude una parentesi di vita ecco un’altra che si apre.


ETT: Allora continua il tuo narrare così si aggiungeranno altri elementi al mio studio sugli umani.

(continua nel prossimo post)

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