domenica 21 luglio 2013

CLIL - experience


LUIGI: Può capitare che un professore, per motivi di auto-aggiornamento, debba trascorrere all'estero due settimane. In questo periodo, completamente avulso dalla routine della vita, egli sperimenta la novità dell’uso della lingua straniera e il confronto con una cultura di un popolo differente.

ETT: Sapendo della tua passione per la lingua inglese, suppongo che tu sia ritornato in Inghilterra.

LUIGI: Esattamente! In questa occasione però non ho avuto studenti cui badare poiché ero io stesso alunno.
La classe a cui ero iscritto la definirei europea; composta in massima parte da italiani e spagnoli, con unità sparse provenienti dall'Austria, Francia e Ungheria.

ETT: Una bella compagnia e soprattutto una novità assolutamente interessante per la tua esperienza.

LUIGI: Sì! Effettivamente ho ricevuto uno scossone da questa matta iniziativa.

ETT: Perché matta?

LUIGI: Se ti raccontassi di avere abbandonato la famiglia per quindici giorni e per giunta, di averlo fatto mentre erano in corso i lavori di strutturazione della casa dove vivo, saresti costretto a considerarmi perlomeno irresponsabile.

ETT: Tranquillo perché io ascolto e non giudico.

LUIGI: Allora, confermi la tua identità di extraterrestre e per tale, di essere superiore!

ETT: Avanti, non scherzare, continua a raccontare.

LUIGI: Ho trascorso quindici giorni sereni, attento soltanto ai piaceri umani; ho conosciuto persone dolci e disponibili; ho rivisto silenziosamente le mie stesse debolezze, timori e speranze in quei colleghi con cui ho condiviso intere giornate. Ognuno di loro, indipendentemente della nazionalità, ha nascosto i fardelli della vita ordinaria respirando l’aria di giovani spensierati studenti.

Gli italiani (i più malmessi con la lingua inglese) istintivamente si cercavano e tendevano a formare gruppo separato mentre gli spagnoli, numerosi come gli italiani, si mostravano molto ciarlieri, aperti alla varietà della comunità. 

Per molti miei colleghi (me compreso), la difficoltà dell’ascolto, legata ad improbabili pronunce o alla povertà di termini specifici in lingua, operava come la forza di gravità: dopo brevi tentativi nell'argomentare in inglese, si finiva per parlare nuovamente in lingua madre.

Nel corso dei quindici giorni una strisciante graduatoria di merito relativa ai migliori speaker ha preso forma. 

Tutti i partecipanti a questo divertente concorso hanno accettato con il sorriso il posto occupato e hanno gioito anche per i piccoli miglioramenti involontariamente ottenuti.

ETT: Qualcuno di loro ti ha impressionato in particolare?

LUIGI: Ovviamente, sì! Ho ancora in mente affabilità di Renato, la forza d’animo di Carmela, il brio di Margherita, la delicatezza di Enzo, l'eleganza d'animo di Luisa, la tenerezza di Concetta, la simpatia di Guido, lo stile riguardoso di Alfredo, l’allegria di Alejandro, il perenne sorriso di Irma, l’humor di Eladio, la socievolezza di Soledad, lo spirito gioioso di Istvan e Agnes.

A questi nomi si aggiungono molti altri che anche per poche parole scambiate, rimarranno nella mia memoria nostalgica.

ETT: L’esperienza in Inghilterra ha confermato le tue aspettative per ciò che riguardava la lingua e l’aggiornamento didattico?

LUIGI: Rispondendoti immediatamente con un sì, ti direi una mezza bugia. Come succede a tutti gli umani, ciò che ci raffiguriamo nella mente prima di iniziare un’avventura è sempre diverso da ciò che viviamo. 

Solo in seguito, dopo cioè aver miscelato l’accettazione della realtà con il ridimensionamento degli obbiettivi creati, si riconosce la soddisfazione per l’esperienza ormai trascorsa.

In ogni caso, i quindici giorni di permanenza in terra straniera hanno consentito l’innesto di piccoli automatismi mentali per cui la lingua parlata appare meno incerta. 

Inoltre, il vocabolario si arricchisce di termini che in Italia non sogneremo mai di usarli per via della bassa probabilità di richiamarli.

Per quanto riguarda l’aspetto didattico, il corso seguito in Colcheter ha offerto una panoramica sulla metodologia CLIL e una visione generale dell’ordinamento scolastico inglese. 

Ovviamente, la sospensione del giudizio relativo al confronto tra la nostra istituzione scolastica e quella inglese è obbligata per via dei termini di confronto non omogenei.

ETT: Ripeteresti questa esperienza?

LUIGI: Da inguaribile romantico, non posso negarlo. Amo vivere tra la gente sincera, “sentire” il sentimento, ascoltare chi ha bisogno dell’attenzione, vedere il mondo per allargare l’orizzonte della mente.

Siamo isole lontane che emergono dal mare per ammirare il sole. 

In fondo al mare, ogni isola appartiene alla stessa piattaforma che, fuori dall'acqua, si dimentica di considerarla.


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