(continuazione dell'articolo precedente)
ETT: Devo ammettere che questo “esame di stato” è abbastanza curioso.
Non penso che mi crederanno quando riferirò tutto alla mia gente.
Prima di confidarti le bizzarrie che mi sembrano evidenti, attendo che tu esaurisca l’argomento.
LUIGI: In questo caso, devo continuare riferendo sulla parte finale dell’esame. Solitamente, nell’ordine di conferimento, la mia disciplina e la lingua inglese, vengono rilegate alla coda del colloquio.
Il mio dialogo con il candidato, oltre a formali domande, comprende sguardi ed induzioni che richiamano contenuti di un triennio trascorso insieme.
Nei pochi minuti del colloquio si ripassano velocemente tutti momenti importanti del percorso scolastico.
Conosco in anticipo le loro risposte e sono in grado di leggere nei loro occhi quanto si sono prodigati.
Il piacere per lo studio e ritrovarsi appassionati nel condurlo, sono eventi straordinari, anzi, miracolosi se riferiti alla frenesia di quell’età e alle leggere distrazioni sociali dei nostri tempi.
Per dirla con una metafora:
"Gli insegnanti portano acqua nel deserto e aiutano a non far morire di sete coloro che per sfortuna non vivono in un’oasi".
L’esame di stato rimane una frontiera che separa due intervalli di vita separati dalla consapevolezza legata alla responsabilità individuale.
La seduta d’esame si conclude con la consueta domanda:
“Che farai dopo?"
"Continui a studiare o intendi proseguire gli studi?”.
Per molti, questi interrogativi suonano come beffa.
Non è necessario tanto acume per attendersi una risposta che per educazione non arriva mai:
”Professore, mi volete prendere in giro?"
"Sapete che risultato ho conseguito nello studio, sapete pure come sia maledettamente difficile trovar lavoro, che potrei fare?"
"Rigiro la domanda a voi!”.
Gli insegnanti non hanno la bacchetta magica.
Occupano un ruolo nell’istituzione che persegue il fine di concretizzare il piano didattico stabilito dal legislatore.
Gli insegnanti non potendo essere solo semplici esecutori, mostrano la loro immagine umana fatta di comprensione, stimolo e dedizione.
Quest'ultime qualità, egli inconsapevolmente dona come strumenti aggiuntivi di vita, che possano essere utili per superare difficoltà non presenti sui libri.
ETT: Le bizzarrie a cui prima accennavo, sono proprio queste.
Da ospite sulla vostra terra, trovo divertente vedere otto persone, “commissari”, che stanno per pochi giorni insieme con lo scopo di attribuire un numero ad ogni candidato.
Questo numero che ricorda la discriminazione, l’etichettatura del “buono” e “cattivo” e che in ultimo, non serve alla causa.
LUIGI: ETT, non sei riuscito ancora ad omologarti alle nostre stranezze!
ETT: E’ vero! Ti confesso che mi ha fatto molto piacere assistere a questo tuo ennesimo esame di stato.
I tuoi amici non mi vedevano, ma io aleggiavo e chiacchieravo con te anche durante i colloqui.
Nella galassia, dove tornerò, porterò la foto dell’intera commissione!
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