La grande nuvola che ha oscurato il cielo dei maturandi 2012 si è dissolta!
Essa ha lasciato un vuoto nel cielo, subito occupato dal caldo di Minosse.
Le preoccupazioni che hanno dominato la scena prima e durante l’esame sono state le stesse di ogni anno, mascherate alla vista dei protagonisti soltanto dal birbante del tempo.
Solitamente, al termine di ogni evento straordinario, il mio ETT (extraterrestre) mi onora della sua visita, in accordo con la sua missione di studiare gli umani e in particolare il nostro sistema educativo.
Mi trovavo sdraiato su una traballante sedia da spiaggia e semiaddormentato dal torpore del sole quando ETT, con suo speciale modo di presentarsi, mi dice:
ETT: Luigi! Non oziare più di quanto non serva! Sono tornato per essere aggiornato sulle vicende di quest’anno scolastico. Come è andato l’esame di Stato?
LUIGI: Bentornato ETT, torni nel momento meno opportuno! Le mie idee, ballerine per questo sole di luglio, potrebbero essere corrotte dall’inerzia di un corpo ben disposto alla stasi completa.
ETT: Non nasconderti Luigi! Ti conosco troppo bene. Quando sei invitato in una discussione dove si parla di anima e filosofia, i quaranta gradi sulla spiaggia diventano venticinque nella tua mente.
LUIGI: Non voglio contrariarti ETT, anche perché i miei ragazzi vogliono conoscere le mie impressioni e parlando con te, non avrei nessuna remora né di farmi bello ai loro occhi, né di vendicarmi, parlandone male, del sistema scolastico.
ETT: Avanti, sono tutto orecchi (senza nessuna metafora!).
LUIGI: Quest’anno avevo diciassette angeli, qualcuno con ali di cartone, ma sempre angeli.
Tutti figli di una società che cambia e, volendo essere ottimisti a tutti i costi, che si trascina problemi collaterali da sopportare a compensazione di un’evoluzione positiva nella speranza.
Mi riferisco al fatto che i ragazzi appaiano un po’ più superficiali, allentati dalla morsa della responsabilità e, infine, un po’ meno lungimiranti sui loro destini.
D’altronde, I miei ometti appaiono più teneri e meglio predisposti per segnare la loro vita su valori più umani.
E’ vero che con i telefonini, computer, internet sembrano distrarli ma, osservandoli bene, utilizzano i mezzi a loro disposizione per sentirsi più originali, direi che utilizzano la tecnologia per esaltare il loro DNA.
ETT: Non stai cercando di glorificarli troppo?
LUIGI: Anche se lo facessi, spezzerei una lancia a loro favore, dopo averli bastonati con le continue esortazioni a studiare e minacce per interrogarli.
Ritornando a parlare degli esami di Stato, devo ammettere che erano molto preoccupati.
I nomi dei commissari esterni evocavano paure per i possibili cattivi risultati preventivabili.
Terrorizzava il nome del presidente, commissario di ELETTRONICA e TELECOMUNICAZIONI: un mostro del sapere!
La lista dei commissari esterni includeva:
CAMPANIELLO ERMINA: richiamava vecchie paure della mitologia greca, dove gli Dei del sapere scaricavano saette verso i fedeli inadempienti.
LEOCE VITO PAOLO: la fossa del leone pronta a intrappolare le vittime scampate dalla morsa del presidente.
DI SCHIENA MARIA ANTONIA: la paura atavica della matematica si combinava mortalmente con le sirene dell’informatica.
Uno scenario di questo tipo non può non trasformare ex-arroganti, ex-disinteressati, ex-spavaldi, in devoti, responsabili e timidi studenti.
Come succede in natura che le prede osservano i predatori per capire l’entità della fame e valutare il grado del rischio, così gli esaminandi con sguardi occasionali miravano sui componenti cattivi della commissione, pronti a rilevare il più piccolo segnale di pericolo e allertare i compagni.
Le prime impressioni ricavate durante le prove scritte, invece, furono tranquillizzanti.
I predatori non avevano fame!
Le prede saltellavano davanti ai predatori; mini fotocopie salvagente si diffondevano, colloqui a testa rigida direzionata in senso opposto alla provenienza dell’aiuto verbale si instauravano.
I commissari interni mostravano in pieno i loro problemi di vista: le diottrie non si contavano più!
Qualche commissario, persino interno, richiamato dall’istinto non gli riusciva di non vedere.
Ragazzi, provate a immaginare che cosa frulla nella mente di un leone quando si vede saltellare provocatoriamente una tenera gazzella davanti ai suoi occhi!
Il leone, pur se non ha fame, è sempre un leone e i suoi cromosomi gli dicono: “Dai! Fatti un boccone!”.
Quindi, sappiate che il rischio di sentire l’alito del leone vicino è sempre stato altissimo.
ETT: Luigi, non divagare! Ti ricordo che stai parlando con me. I tuoi ragazzi ormai sono diplomati e ciò di cui parli ora è nel loro passato.
LUIGI: Scusami ETT, parlando con te, sento intorno a me i diciassette angioletti e permettimi un minimo di megalomania per la quale penso di aver lasciato qualche segno in loro.
Qualcuno mi ha fatto penare ma, a posteriori, posso dire che non è stato doloroso.
Mi spiego con una metafora.
Mi sento come colui che ha faticato tanto a spingere una barca arenata sulla spiaggia e appena la vede libera di galleggiare sull’acqua, assapora il senso di potenza e il piacere di aver contribuito a rendere possibile che la barchetta possa esplorare la sconfinata bellezza del mare.
Nell’attimo di incantata ammirazione, si dimentica la fatica patita e ci si carica di un nuovo spirito pronto a ripetere l’esperienza.
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