venerdì 22 marzo 2013

Wanted






CONDANNATO PER LA PRATICA INGIUSTIFICATA D'AMORE.


Ti ho voluto bene.
Ti ho sempre considerato migliore di me.
Ti ho dato quello che potevo darti.
Ho sofferto per non poterti dare di più.

Però...

eri sordo
eri distratto
promettevi di occupartene con calma .... poi.

Ora, sono solo.
Abbandonato.
Continuo ha sperare che verrai a cercarmi.
 
Se un'auto mi schiaccerà, mi cancellerò dalla tua vita
e sarò un cane randagio in meno per la strada.

Per noi, animali insignificanti, il paradiso non c'è!

già! 

Dimenticavo ...... voi siete umani. 

P.s. Se trovate la mia carcassa lungo la strada,
vi chiedo di scusarmi se sarò causa di incidenti.
Vi giuro che non posso spostarla io.


martedì 19 marzo 2013

Desiderio spento


 
 
Cuor piange per sentimento mai vivo.

Allor, ragion pratica comandò.

Silente l’animo mio, amor non pretese.

Volle il tuo desio per ridestar speranza.

Orfano di sì grande bandiera, or vago per sentimento monco.

Deboli forze sospingono l’ardor mai provato.

Cielo basso fa di me gigante.

Solitario per timida stoffa, confino l’ambire.

Tempo corre per consegnarti un bacio.

Perdona l’ardita lacrima al gravar sul viso tuo.

Ostinata s’illude,
ripagar vorrebbe del mancato dono
all’antico bambino.

Chi commenta su Facebook?

 
 
Come in ogni famiglia troviamo ruoli e caratteri diversi, così anche su Facebook le figure che si mescolano sono molto variegate.
Il dato comune discende dal carattere virtuale dell’interlocutore di ogni suo utente. 
Nell’atto del commentare o postare (neologismo), il destinatario del messaggio  veste il quadro logico e sentimentale del mittente. 
Qualsiasi contrarietà o incomprensione per ciò che si scrive è avvolta da una lontanissima possibilità di esistenza. 
Per quanto riguarda la verità sul contenuto dei messaggi, il canale è assunto unidirezionale. 
Ogni risposta contraria è acquisita con sorpresa, giustificata immediatamente con l’inadeguata comprensione da parte del lettore.
Davanti alla tastiera, il solitario utente connesso è un trasmettitore attento alle conferme e alle celebrazioni di se stesso. 
Nel comunicare, egli utilizza solo i significati delle parole o delle emoticon (faccine), e cioè quel 7% del quantitativo informativo che si trasmette parlando dal vivo con una persona. Ciò vuol dire che, tranne per pochissimi amici che conosciamo da molto tempo, i messaggi hanno scarsissima probabilità di essere letti con attenzione e quasi nulla, di essere compresi profondamente.
Nonostante questa superficialità dei lettori, i post sui social network sono canti di grilli invisibili nella campagna silenziosa o punti luminosi nel cielo notturno estivo. 
Ognuno fa storia a sé e tutti formano un disegno o, per dirla in forma matematica, una distribuzione di desideri.
Ogni desiderio, se pur specifico, nato e formato all’interno della società reale, è un dato inconfutabile di un pensiero il cui contenuto contribuisce a formare l’umore sociale. 
Il singolo pensiero, pesato nella fascia sociale di provenienza compone il quadro ideologico da cui emerge l’umore.

domenica 17 marzo 2013

Paolo e Antonio


 
Un padre sul letto di morte chiama a sé i suoi due figli gemelli per renderli consapevoli di aver redatto il testamento nel pieno delle sue facoltà mentali.

I due ragazzi, essendo stati affidati a due famiglie diverse, avevano maturato due stili di vita diversi, sostenuti da due filosofie educative opposte. 

Il primo, Antonio, era ormai un uomo semplice e generoso; spesso non curava i propri interessi per aiutare gli altri. 

La sua riservatezza era spesso confusa come timidezza e incapacità di affrontare la vita a muso duro. 

Antonio amava leggere ed era facile trovarlo solitario ammirando tramonti o osservando piante e animali liberi in natura.

Paolo, invece, appariva agli occhi dei più, vivace, intraprendente e sempre al centro di ogni evento che lo riguardava. 

La vita agiata che gli era stata permessa era responsabile dei convincimenti per cui studiare era inutile e arrivare primi, anche a discapito di altri, era fondamentale per dar senso alla vita.

Per via di questi due caratteri così diversi, i due fratelli si vedevano raramente.

Alla morte del padre si ritrovarono dal notaio per la lettura del testamento.

Con somma meraviglia dei testimoni che assistettero alla lettura del testamento, si seppe che il padre avesse lasciato ogni suo avere al figlio Paolo, mentre ad Antonio lasciò soltanto una lettera scritta di suo pugno in cui si leggeva:

Caro figlio mio, ho dovuto lasciare tutto a Paolo perché la sua famiglia adottiva verrà con me in cielo. 

Presto, la sua vita avrà una svolta e allora potrà contare soltanto sul patrimonio che io lascio.


Tu, Paolo, sei stato fortunato hai una famiglia che stravede per te; 
hai una saggezza che vale mille volte ciò che ho lasciato a Paolo. 

Inoltre il tuo cuore è d’oro. 

Non diventerai mai ricco perché il tuo pensiero non volge a far profitti e non perdi occasione per dividere quel poco che hai con gli altri.  

 Io andrò in Paradiso sapendo di raccontare tutto questo al Signore e nasconderò la lacrima se mi chiederà di Paolo”.  

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