Ho sentito quei noduli, sì, ce
n'erano due. Sapevo che dovevo farmi controllare, quindi ho chiamato i miei
medici.
Mi hanno ordinato una mammografia
e un intervento chirurgico immediatamente, e lei ha detto:
"Non preoccuparti di cosa
potrebbe significare".
L'ho preso per oro colato. È stata
la cosa più facile da fare in quel momento. Smetti di pensarci, mi dicevo.
È stata fatta la mammografia e poi
la biopsia.
Il risultato: Positivo! Avevo il cancro!
La parola "cancro", per
qualche ragione, non credevo si applicasse a me. Il fiume della negazione
scorreva senza pensarci due volte
Poi, sono stati necessari molti altri
esami: TC, risonanze magnetiche e altre biopsie.
Ho fatto conoscenza di un nuovo
termine: chemioterapia neoadiuvante.
Cos'è?
Un nuovo farmaco o qualcosa
del genere?
No, non è un nuovo farmaco: Ci
vogliono quattro mesi di chemioterapia prima dell'intervento.
Accidenti!
Seguono sei trattamenti. Ma perché?
Per vedere come il cancro risponde
alla chemioterapia e ottenere una prognosi.
Ora, ci sono due "C": Cancro
e chemioterapia
Qual è peggiore?
Un confronto non proprio felice!
E così ho fatto quello che dicono
i dottori
Ma che dire della morte?
Che dire della lotta?
Il pensiero di morire fluiva con
la stessa noncuranza della negazione.
Se ci fossi solo io … mi parte un
pensiero a circolo vizioso di ideazione suicida.
Se solo non avessi figli e marito,
nessun amico, nessun altro familiare … la risposta sarebbe chiara.
Ma poi mi giro e penso a tutte le
persone che fanno tifo per me … ed è meraviglioso!
Come potrei deluderle? E così mi
parte una dissonanza nel mio cervello: cacofonica e miope.
Tutto quello che posso fare è essere
qui ora, assaporare l'amore, le preghiere e il sostegno.
È una bella sensazione: le persone
si preoccupano per me e mi sostengono. È così toccante
Non posso fare a meno di piangere.
Ed è arrivato il primo giorno di
chemioterapia. I miei cari sono con me. Gli amici si fanno sentire… anche
con SMS
All'improvviso, non riesco più a
tenere gli occhi chiusi.
Qualcosa non va.
Perché durante l'infusione ho
avuto una reazione allergica.
Non riesco a respirare.
Riesco solo a piangere.
Dolore estremo e bruciore al petto.
Tante infermiere mi circondano.
Hanno interrotto l'infusione. Poi
hanno ripreso lentamente il controllo per terminare il trattamento. Gli effetti
di quella reazione allergica erano inevitabili.
Nella mente si ripetevano le
parole, "Non posso credere di avere il cancro" mentre ero sdraiata sulla
barella in preda al dolore.
Tutti i segnali che ho il cancro
sono innegabili: eruzione cutanea da chemioterapia, annebbiamento mentale,
stanchezza, alopecia, mal di testa, dolori intestinali, tanti da menzionare.
Si tratta di non voler stare in
mezzo alla gente, ma di farlo comunque
Si tratta di dire alle persone a
me vicine, ai miei colleghi e all'Agenzia delle Entrate che ho il cancro, ma intorno a me
ci sono soltanto: il mio chirurgo, gli oncologi, gli infermieri, i tecnici, flebotomi.
Rimane da decidere se volere o non
volere una mastectomia, volere o non volere morire, essere o voler essere lì.
Si tratta di vedere mio marito e i
miei figli affrontare tristemente questa situazione.
Si tratta di dover prendere
consapevolezza di una situazione in cui si è trascinati. Perché la morte è
inevitabile. Lo è sempre stata, ma ora ha un altro significato.
Eppure, ci sono i miei amici e la
mia famiglia che mi vogliono bene.
Che dire di tutti quegli auguri?
Dicono che devo combattere e credere nella lotta e infine, accettare che ho il cancro.
Il mio amore non può essere attaccato dal cancro.