sabato 20 settembre 2025

Sei un incanto

 

Sei un incanto

per la gentilezza che mostri,

per la dolcezza incontrollata che fluisce da ogni tuo abbraccio.

 Mentre intorno a te c’è freddo.

 

Tieni cura della tua inquietudine.

Qualcuno la confonde con ansia, paura.

Non temere, non sono mostri … sono debolezze.

Ti prendono quando sei persa

e hai smesso di sorridere,

e ancor più, quando hai smesso di credere in te stessa.

 

Ama chi ti rende poesia.

 Ti ricorda quel dolore che hai saputo affrontare,

quell’emozione che hai lasciato andare.

 

Sei straordinaria per tutte le volte che hai preferito non parlare

a chi non meritava le tue parole

e ti sei scusata per colpe non tue.

 

Sappi che tutto ciò non ti fa assomigliare a nessuno,

ti fa sentire viva,

a volte, anche sbagliata, ma sempre diversa, unica.

 

Sarebbe poco se fossi soltanto io a vederti stella,

ma è tutto il mondo che ha bisogno di meraviglie come te.

 

venerdì 19 settembre 2025

Il mistero del Dimethyltryptamine (DMT): Una sostanza psicoattiva naturale


 

"È difficile descrivere ciò che è impossibile immaginare." Cristina Rivera Garza

Nel gennaio 1991, lo psichiatra Rick Strassman, professore associato presso la Facoltà di Medicina dell'Università del New Mexico, avviò una serie di esperimenti per esplorare la relazione tra stati alterati di coscienza e neurochimica umana.

Iniettiò per via endovenosa a 60 volontari sani di mente, sottoposti a screening psichiatrico, N,N-dimetiltriptamina pura, colloquialmente nota come DMT.

La DMT è presente naturalmente in molte piante e animali, incluso il liquido cerebrospinale umano, ed è il componente psicoattivo dell'ayahuasca.

L'Ayahuasca è un decotto psicoattivo preparato con piante amazzoniche, principalmente il liana Banisteriopsis caapi e una fonte di DMT, come la Psychotria viridis. Usata tradizionalmente dalle popolazioni indigene dell'Amazzonia per scopi spirituali e curativi, induce potenti esperienze visionarie e purificatrici

L'esperienza di vaporizzare o iniettare DMT puro è diversa da quella dell'ayahuasca, che è meno intensa e molto più duratura. A differenza dell'ayahuasca, l'effetto della prima inizia entro mezzo minuto e un "viaggio" raramente supera i 20 minuti.

I risultati ottenuti da Strassman furono rivoluzionari, mandando in frantumi la sua visione della realtà e spingendolo a mettere in discussione il fondamento metafisico della sua pratica scientifica, indirizzandolo verso la neuroteologia. 

Strassman, buddista zen ed esperto meditatore, alla fine si riferiva al DMT come alla "molecola dello spirito", perché ipotizzava che il DMT, in quanto composto endogeno naturalmente psicoattivo prodotto dall'organismo, potesse svolgere un ruolo nelle esperienze legate alla nascita, alla morte e al misticismo. Come se il DMT aprisse una porta spirituale e spingesse i suoi soggetti in uno stato di samādhi o nirvāṇa.

In quell’esperimento, acadde qualcosa di molto più strano. Il DMT diede ai suoi volontari accesso a mondi alieni bizzarri, ipercomplessi e popolati con feroce efficacia. Il DMT li ha costretti a confrontarsi con cose che non potevano essere né sognate né immaginate.

In qualche modo, il DMT si è rivelato il più efficiente e affidabile strumento di scambio di realtà, che trasporta l'esploratore psichedelico in una dimensione alternativa popolata da un'intelligenza ultraterrena.

Molti dei volontari di Strassman hanno riferito di incontri convincenti con presenze intelligenti non umane, "elfi", "nani", "insettoidi" e "alieni". Quasi tutti hanno ritenuto che le sessioni siano state tra le esperienze più profonde della loro vita.

Per usare le parole di un volontario, sono stati trasportati in una dimensione che sembrava "più reale del reale".

Il DMT rappresenta un vero e proprio mistero e presenta agli scienziati una serie di profonde anomalie. Le molecole di triptamina correlate al DMT, come l'LSD, la mescalina (peyote) o la psilocibina (funghi allucinogeni), interagiscono tutte con il recettore 5-HT2A della serotonina, che regola la comunicazione tra le cellule cerebrali.

L'uso frequente di sostanze psichedeliche richiederà dosi sempre più elevate per ottenere lo stesso effetto. Inoltre, la tolleranza a una sostanza provoca anche una tolleranza crociata ad altre. Ma questo non accade con il DMT, che non crea tolleranza, e nessuno sa esattamente perché.

Inoltre, i consumatori abituali di DMT a scopo ricreativo segnalano, contrariamente alla tolleranza, il fenomeno del "lockout", in cui il DMT svapora improvvisamente e riporta l'utente quasi immediatamente allo stato di base della normale coscienza di veglia.

L'intera letteratura psichiatrica non riesce a fornire una spiegazione lontanamente plausibile di ciò che si può ottenere con un'iniezione o inalando una profonda boccata di vapori di DMT.

mercoledì 17 settembre 2025

Il dolore non è solo un dato da misurare


 

Il dolore non è solo un dato da misurare o una variabile da trattare: è l’apertura di una comunicazione incarnata che chiama una risposta relazionale. Quando la medicina riduce la sofferenza a un sintomo misurabile, confrontabile, perde la possibilità non solo di curare meglio, ma soprattutto di riconoscere la persona come individuo. Il termine stesso individuo individua e rivela la posta in gioco: in-dividuum, ciò che non si può dividere. L’essere umano non è una somma algebrica di parametri clinici, organici, funzionali, né tanto meno un insieme di dati scomponibili e isolabili. 

L’essere umano è una totalità sorprendentemente irriducibile che comprende corpo, psiche, storia, relazioni, universo ermeneutico e simbolico. Quando la medicina “divide” per analizzare, guadagna certamente precisione e rigore tecnico ma rischia di perdere l’orizzonte della complessità umana. Con ciò non voglio dire che la divisione analitica debba passare in secondo ordine o essere svalutata. 

Al contrario, essa rimane uno strumento necessario: senza la capacità di distinguere, classificare, misurare, la medicina non sarebbe in grado di offrire diagnosi tecnicamente affidabili né di sviluppare terapie risolutive efficaci. L’analisi è ciò che consente di oggettivare il fenomeno, di renderlo comunicabile, di confrontarlo con protocolli condivisi.

Il problema nasce quando questa prospettiva diventa “esclusività”. Nel senso che l’approccio analitico non si limita più a essere uno strumento tecnico di conoscenza, ma pretende di esaurire l’intera verità della sofferenza del paziente. In questo modo, ciò che è solo un frammento di laboratorio viene dichiaratamente assunto come il tutto di una totalità ben diversa e lontana dalla complessità umana di cui si parlava. 

La prospettiva analitica, dunque, deve restare “aperta”, mai assoluta. Deve riconoscere i suoi limiti e accettare che i dati oggettivi non dicono mai tutto. Solo in questo modo l’analisi ritrova la sua funzione originaria: non sostituirsi alla persona, ma mettersi al servizio della sua cura e apertura comunicativa.

 Fabio squeo

martedì 16 settembre 2025

Due maledette "C": Cancro e Chemioterapia

 

Ho sentito quei noduli, sì, ce n'erano due. Sapevo che dovevo farmi controllare, quindi ho chiamato i miei medici.

Mi hanno ordinato una mammografia e un intervento chirurgico immediatamente, e lei ha detto:

"Non preoccuparti di cosa potrebbe significare".

L'ho preso per oro colato. È stata la cosa più facile da fare in quel momento. Smetti di pensarci, mi dicevo.

È stata fatta la mammografia e poi la biopsia.

Il risultato: Positivo! Avevo il cancro!

La parola "cancro", per qualche ragione, non credevo si applicasse a me. Il fiume della negazione scorreva senza pensarci due volte

Poi, sono stati necessari molti altri esami: TC, risonanze magnetiche e altre biopsie.

Ho fatto conoscenza di un nuovo termine: chemioterapia neoadiuvante.

Cos'è? 

Un nuovo farmaco o qualcosa del genere?

No, non è un nuovo farmaco: Ci vogliono quattro mesi di chemioterapia prima dell'intervento.

Accidenti!

Seguono sei trattamenti. Ma perché?

Per vedere come il cancro risponde alla chemioterapia e ottenere una prognosi.

Ora, ci sono due "C": Cancro e chemioterapia

Qual è peggiore?

Un confronto non proprio felice!

E così ho fatto quello che dicono i dottori

Ma che dire della morte?

Che dire della lotta?

Il pensiero di morire fluiva con la stessa noncuranza della negazione.

Se ci fossi solo io … mi parte un pensiero a circolo vizioso di ideazione suicida.

Se solo non avessi figli e marito, nessun amico, nessun altro familiare … la risposta sarebbe chiara.

Ma poi mi giro e penso a tutte le persone che fanno tifo per me … ed è meraviglioso!

Come potrei deluderle? E così mi parte una dissonanza nel mio cervello: cacofonica e miope.

Tutto quello che posso fare è essere qui ora, assaporare l'amore, le preghiere e il sostegno.

È una bella sensazione: le persone si preoccupano per me e mi sostengono. È così toccante

Non posso fare a meno di piangere.

Ed è arrivato il primo giorno di chemioterapia. I miei cari sono con me. Gli amici si fanno sentire… anche con SMS

All'improvviso, non riesco più a tenere gli occhi chiusi.

Qualcosa non va.

Perché durante l'infusione ho avuto una reazione allergica.

Non riesco a respirare.

Riesco solo a piangere.

Dolore estremo e bruciore al petto.

Tante infermiere mi circondano.

Hanno interrotto l'infusione. Poi hanno ripreso lentamente il controllo per terminare il trattamento. Gli effetti di quella reazione allergica erano inevitabili.

Nella mente si ripetevano le parole, "Non posso credere di avere il cancro" mentre ero sdraiata sulla barella in preda al dolore.

Tutti i segnali che ho il cancro sono innegabili: eruzione cutanea da chemioterapia, annebbiamento mentale, stanchezza, alopecia, mal di testa, dolori intestinali, tanti da menzionare.

Si tratta di non voler stare in mezzo alla gente, ma di farlo comunque

Si tratta di dire alle persone a me vicine, ai miei colleghi e all'Agenzia delle Entrate che ho il cancro, ma intorno a me ci sono soltanto: il mio chirurgo, gli oncologi, gli infermieri, i tecnici, flebotomi.

Rimane da decidere se volere o non volere una mastectomia, volere o non volere morire, essere o voler essere lì.

Si tratta di vedere mio marito e i miei figli affrontare tristemente questa situazione.

Si tratta di dover prendere consapevolezza di una situazione in cui si è trascinati. Perché la morte è inevitabile. Lo è sempre stata, ma ora ha un altro significato.

Eppure, ci sono i miei amici e la mia famiglia che mi vogliono bene.

Che dire di tutti quegli auguri?

Dicono che devo combattere e credere nella lotta e infine, accettare che ho il cancro.

Il mio amore non può essere attaccato dal cancro. 

 

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