giovedì 10 luglio 2025

Lo sguardo nel tempo della filosofia


Chi è l’uomo?  

Con questa domanda possiamo ben dire che la filosofia ha avuto inizio. Ebbene sì.

 La filosofia nasce con una domanda: non con una domanda qualsiasi, ma con una domanda precisa; fa una precisazione: non costringe nessuno a rispondere; è lì beatamente, nella sua eterna posizione fino a quando non sopraggiunge il cuore dell’uomo che mostra tutta la sua meraviglia e curiosità nel provare a dare una risposta. Ma ogni tentativo di risposta non rende la filosofia appagante: lei desidera di più, ambisce a un uomo che trova nel cuore le risposte per diventare la versione migliore di sé stesso; anche lui non si sente pienamente certo della risposta data in quanto non conosce la verità. 

La filosofia è come una danza a due: richiede ascolto, sintonia, presenza. Entrambi i partner devono essere coinvolti nel ritmo, nel movimento, nell’intenzione. Ma può accadere che uno dei due anticipi un passo, o che l’altro arrivi in ritardo. Allora la grazia si spezza, il fluire si interrompe, e si perde quella rara armonia che si crea solo quando si è davvero in sintonia. 

La filosofia intende rispondere in vista di una soluzione immediata: essa si prefigge di partire dalla ferita aperta dalla domanda. È il pensiero che si desta, che si scuote dal torpore dell’abitudine e osa domandare. Perché esiste qualcosa piuttosto che il nulla? Che cosa è il tempo? Siamo liberi o schiavi? Cosa significa vivere bene? 

Queste sono domande che non richiedono un foglietto illustrativo, ma appartengono alla vita reale e riaffiorano con maggiore forza e intensità quando siamo prossimi a oltrepassare l’uscio di questa esistenza. Fare filosofia significa non accontentarsi dell’essenziale, significa vivere nella domanda e imparare a resistere alla tentazione delle risposte immediate, non filtrate dalla ragione.

Questo libro non comincia da una teoria, ma da una domanda.

Cosa significa vivere nella domanda? Significa non voltarle mai le spalle, anche se ci può mettere in difficoltà. Spesso proviamo a rispondere a interrogativi che non hanno una risposta, che non possono essere risolti, solo esplorati. 

Vivere nella filosofia significa questo: avventurarsi con l’unico attrezzo che possiede l’uomo: il dubbio. Potremo paragonare il dubbio a un’arma potentissima, non nel senso distruttivo del termine: ma un’arma “per la difesa personale”, capace di sparare contro il bersaglio delle certezze, delle risposte facili. Il dubbio è anche un’arma “silenziosa”, ma implacabile. 

Non ha bisogno di alzare i toni, di rimproverare l’interlocutore per una inesattezza e né di imporsi con la forza. Scava nella notte mentre l’ignoranza riposa, smuove la terra e la frantuma come la goccia che cade sul granito. Il dubbio, mette in crisi ciò che sembra certo; scuote la gratuità delle cose ed è proprio questo che fa paura.

In che senso fa paura? Il dubbio toglie il terreno sotto i piedi, ci mette davanti all’ignoto, davanti a noi stessi e alla domanda più profonda di noi stessi. Il dubbio mina le certezze di una persona. 

La gente comune, per vivere la vita in santa pace, preferisce le certezze come vie del conforto. Nutrirsi, dormire, procreare, procacciare è una pratica di certezza naturale: l’uomo crea delle abitudini, dei programmi per stabilire una certa regolarità di senso, una percezione di regolarità. 

Questo orologio fenomenico lo ritroviamo anche in natura: anche gli animali, si nutrono, dormono, procreano, procacciano silenziosamente e senza disturbare nessuno. Niente di rivoluzionario. È chiaro che questa descrizione, non intende prendere di mira chi vuole vivere solo di certezze. 

Ognuno è libero di vivere come meglio crede. E proprio perché si sta discutendo di filosofia è necessario che ognuno viva la propria vita con sentimento e senso di libertà. Ma la domanda filosofica sulle certezze resta una carogna: perché la gente preferisce le certezze come base di equilibrio? 

Le certezze rassicurano, semplificano la vita e danno un senso di stabilità in un mondo che non guarda in faccia nessuno. Vivere richiede sforzo. Ogni giorno ci confrontiamo con mille problemi, con decisioni da prendere, dolori da sopportare, perdite da guarire. 

In questo scenario, le certezze funzionano come rifugi antiatomici, dove le idee fisse che usiamo quotidianamente ci proteggono dalle bombe. Cercare conforto nelle idee non è un errore. 

Siamo esseri umani. Il problema di fondo è che queste certezze, non vengono mai messe in discussione o alla prova: perché quando diventano dogmi o verità indiscutibili, impediscono di pensare, di migliorare, di crescere, di cambiare. 

In questo senso, la filosofia diventa “scomoda”: entra col suo dubbio nelle certezze e le affronta a viso aperto: le interroga e le sbugiarda. 

Per questo motivo la filosofia viene evitata. Addirittura, qualche politico vorrebbe ridurre o riformare l’insegnamento della filosofia nelle scuole. Questo accade perché, come ho già descrivevo prima, la filosofia spaventa la gente. 

Il mondo ci vuole obbedienti e zitti. Pensare serve solo per “diletto”, non serve per autodeterminarsi, perché esiste già qualcuno, più ricco di te, più potente di te, capace di pensare per te e per il mondo intero e molto spesso per il suo interesse.

 Fabio Squeo



Ricordiamo che il libro “Lo sguardo nel tempo della filosofia” è disponibile sulla piattaforma Amazon. 

 

mercoledì 9 luglio 2025

Autostima


 

L’autostima è il formatore primario della nostra personalità.

Io mi manifesto attraverso azioni che rivelano il livello della mia autostima.

Quanto mi piaccio determina il valore che attribuisco alle mie idee e quanta determinazione assumono le mie azioni.

L’essere umano è emotivo. Tutte le sue azioni sono condizionate dalla sua emotività.

L’emotività traspare in ogni forma e investe chiunque si relaziona con noi.

Già da bambini ne siamo stati condizionati dalle reazioni fornite dai nostri genitori.

Ne siamo stati imbevuti e ne abbiamo fatta esperienza.

L’autostima è essenziale per il nostro benessere. Ogni volta che è scalfita, ci sentiamo male.

Voglio fortemente essere stimato, considerato. Non importa, se in alcuni casi, il riconoscimento è dato con una bugia o frettolosamente.

La natura umana VUOLE essere apprezzata.

La persona che nei suoi modi porta questa caratteristica, cioè è capace di apprezzare, sempre e facilmente il prossimo, appare sicuramente affascinante!

La chiave per attirare simpatia e seguaci, consiste ne rendere gli altri importanti.

L’azione di chi si mostra attento ai bisogni del prossimo, è reversibile.

La riconoscenza che inevitabilmente scatta, è fortemente gratificante e incentivante.

Questa chiave è usata dai venditori per piazzare la loro merce.

Questa chiave è usata dagli educatori (genitori, maestre, professori) per stimolare i giovani a seguire i buoni consigli.

Questa chiave è usata dai medici, affinché il loro placebo funzioni.

Questa è la chiave per far funzionare qualunque rapporto, poiché lo star bene è la meta di tutti!

martedì 8 luglio 2025

"Carpe diem" frainteso come "infantilismo"

 

Orazio disse in un verso che significa “Vivi il momento, goditi il tempo, cogli l'attimo”.

Quindi Orazio diceva di non pensare al domani? O viviamo il momento perché vogliamo interpretarlo in questo modo? Per capirlo, è necessario leggere e comprendere l'intero verso.

"Sii saggio. Filtra i tuoi vini e, data la brevità della vita, taglia corto con le speranze a lungo termine. Mentre parliamo, la vita invidiosa sarà già fuggita: cogli l'attimo, fidandoti il meno possibile del futuro".

Il poeta scrisse questi versi per la sua amante Leuconoe, negli anni in cui Roma, uscita dalle guerre civili, entrò in un processo di ristrutturazione politica, sociale e intellettuale, e sottolineò l'importanza di apprezzare il momento presente ricordando alle persone il tragico fenomeno della vita. 

Quando le opinioni che egli formò nel quadro di questa comprensione di base e alimentate dagli insegnamenti morali della filosofia epicurea, attiva nella Roma del suo tempo, si combinarono con l'atmosfera metà entusiasta e metà triste della poesia lirica, emerse una filosofia di vita che privilegiava la virtù ma era più realistica, invece di una dottrina di comportamento rigorosamente disciplinata.

Per Orazio, la vita è un breve processo che offre piccoli e segreti momenti di felicità a coloro che sanno vivere. In questo breve periodo, approfittare delle opportunità con moderazione, non privare la mente degli stati d'animo e creare la libertà di beneficiare appieno di ogni momento è la saggezza del vivere.

La maggior parte delle persone pensa a questa idea, che viene espressa con il motto “carpe diem” e tradotta significa “Cogli l'attimo”; la confondono con l'“infantilismo”, come agire in modo sconsiderato, dirigere la propria logica come si desidera e agire secondo i propri desideri e piaceri.

Tuttavia, il carpe diem, ovvero vivere il momento o cogliere l'attimo, non è legato al passato, sia per rimpianto che per nostalgia; significa che non si dovrebbe vivere dipendendo dal futuro, sia per ansia che per eccitazione, ma si dovrebbe essere completamente “qui” e “ora”.

Quindi, che tu sia triste, che tu stia ridendo, che tu stia distribuendo o raccogliendo, fallo qui e ora.

“Carpe diem” è forse uno dei detti che si è discostato maggiormente dal suo significato originale. Cogli l'attimo e lascia il meno possibile da fare per domani. In altre parole, non significa divertirsi, significa non fidarsi del domani e finire il proprio lavoro oggi.

È pensare al domani, domani.


lunedì 7 luglio 2025

Il mondo ha bisogno della tua voce

 

Essendo una persona intensa, la tua mente si muove rapidamente, passando da un'idea all'altra. Sei spinto da un bisogno insaziabile di andare oltre la superficie. Che si tratti di svelare il funzionamento dei sistemi, ammirare i modelli matematici o le storie umane dietro l'arte e la musica, il tuo cervello brama stimoli intellettuali come gli esseri umani bramano l'aria.

Ti senti più vivo quando qualcuno interagisce con le tue idee, segue il tuo ritmo di conversazione e si immerge in profondità con sincera curiosità. Desideri ardentemente l'euforia di trovare qualcuno che riesca a stare al passo con i tuoi pensieri frenetici, qualcuno che non ti guardi con uno sguardo vuoto, ma che si unisca a te nella tua ricerca della conoscenza.

Per te, la connessione intellettuale non è solo una preferenza, ma è una parte importante del tuo linguaggio d'amore.

Ma crescendo, probabilmente hai affrontato molti momenti di disconnessione, anche con le persone più vicine a te.

Ogni volta che ti entusiasmavi per un'idea, iniziavi a notare sottili cambiamenti nelle espressioni degli altri: il loro malcelato senso di sopraffazione, i loro segni di noia.

Ricordi quei momenti di silenzio imbarazzante, gli sguardi confusi o le risposte ben intenzionate ma superficiali che ti lasciavano tragicamente solo dentro. Hai imparato presto che il tuo modo naturale di pensare e di elaborare il mondo era “troppo” per gli altri.

Per adattarti e integrarti, potresti aver sviluppato l'abitudine di esprimere solo metà dei tuoi pensieri, dosando le tue idee in piccole quantità o diluendo le tue intuizioni per renderle più appetibili.

Col tempo, l'autocensura è diventata una seconda natura. Ogni giorno ti ritrovi a trattenerti nelle conversazioni e, mentre ti nascondi, senti che qualcosa dentro di te sta lentamente morendo.

Se la tua infanzia ti ha lasciato con un desiderio di connessione intellettuale, quel vuoto potrebbe ancora influenzare le tue relazioni oggi.

Inizialmente potresti essere attratto da partner che corrispondono alla tua intensità intellettuale, solo per poi allontanarli quando non soddisfano le tue aspettative idealizzate.

Potresti dare troppa importanza alla capacità intellettuale in un partner, sottovalutando altre qualità essenziali per una relazione sana e appagante, come l'intesa emotiva, il calore, il rispetto reciproco, i valori condivisi o la connessione spirituale.

Potresti “dare troppo” dal punto di vista intellettuale, condividendo generosamente le tue intuizioni e conoscenze, ma sentirti frustrato o invisibile quando il tuo partner non è in grado di ricambiare allo stesso livello. Potresti finire per sentirti come se fossi sempre tu a “trovare argomenti interessanti e stimolanti di cui discutere” nelle vostre conversazioni, o come se in qualche modo stessi sempre “istruendo” il tuo partner senza ricevere nulla in cambio.

Tali esperienze possono risvegliare ferite del passato, quando il tuo entusiasmo intellettuale veniva accolto con indifferenza o disprezzo dai tuoi genitori.

Quando questa frustrazione si ripete in più relazioni, potresti iniziare a credere che trovare un partner compatibile sia impossibile. Potresti rassegnarti a perseguire obiettivi in solitudine, convinto che la vera compagnia intellettuale sia irraggiungibile.

La triste verità è che il percorso che ti ha portato a nascondere e modificare il tuo vero io è una tragedia, non solo personale, ma collettiva.

Ogni volta che ti trattieni dal condividere una brillante osservazione, ogni volta che ti convinci a non esprimere un punto di vista unico, il mondo perde qualcosa di insostituibile. 

Tu sei unico, quindi solo tu puoi portare nel mondo un'idea in quel modo unico.

Pertanto, ogni volta che trattieni un'idea che solo tu puoi condividere, qualcosa di prezioso va perso per sempre. Il mondo ha bisogno della tua voce.

Ne avevi bisogno quando eri giovane e ne hai bisogno anche adesso.

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