sabato 23 marzo 2024

L'attesa attiva


Gli inglesi dicono: “Act as if”.

Gli italiani dicono: “Agisci come se ciò che ti impedisce di farlo non esistesse”.  Attendere … che brutto verbo!

Attendere chi e che cosa? Che la vita si consumi?

Quanto uso ne fa i giovani! Pensano di essere eterni?

Quanto uso ne fa gli oziosi! Pensano che qualcuno si prenderà carico dei loro antipatici, faticosi, insopportabili lavori?

Quanto uso ne fa gli irresponsabili! Pensano che col tempo tutto si risolva?

Quanto uso ne fanno i burocrati! Pensano che le persone siano pratiche da evadere?

È ovvio, che chi ricorra spesso all’attesa è un debole, incapace di essere protagonista, un timido di professione. Sappiamo che i frutti maturano. Hanno bisogno di tempo per cadere dal ramo che li sostiene. I furbi lo sanno. Infatti, anziché salire sull’albero per verificare la maturazione e quindi raccogliere, credono bene di distendersi e riposarsi sotto la chioma dell’albero (magari a bocca aperta), poiché, attendendo, il frutto alla fine cadrà.

Il ragionamento sembra non fare una grinza! Purtroppo, occorre considerare che i frutti piacciano a molta gente, uccelli compresi, e la loro caduta potrebbe essere anticipata da eventi imprevisti.

Il paziente, ozioso, dormiente, potrebbe non riuscire mai a mangiarsi il suo frutto. In tal caso, la colpa sarebbe da attribuire alla sfortuna o a qualche altra strana congiunzione astrale. Conosco molte persone che hanno atteso per anni un evento e per sfortuna, quando questo si è presentato, non sono state pronte ad accoglierlo o addirittura, a riconoscerlo.

Per i malati di Attesa suggerisco l’attesa attiva! Che cosa è? Agire nell’attesa che il presunto evento si mostri.

Mentre si agisce, si compie un miracolo: l’evento atteso si presenta! Come chi in attesa di completare un percorso di 10 km, conta il numero di passi che compie.

In informatica, l’attesa attiva è utilizzata per evitare il blocco del calcolatore. Immaginate due persone che devono essere ricevute dal dentista. L’ingresso è disciplinato da un avviso: “Libero” o “Occupato”. I due pazienti sono in ansiosa attesa dell’antipatica prestazione del dentista e guardano continuamente l’avviso.

L’ansia vorrebbe vederlo “Libero” subito. La paura vorrebbe vederlo “Occupato” per sempre. Appena l’avviso si commuta a “Libero”, il primo dei pazienti a notarlo, scatta dalla sedia ed entra. L’avviso torna a mostrarsi nuovamente “Occupato”.

Il secondo paziente tira un lungo fiato di sospiro. Il paziente appena entrato, morso da una paralizzante paura, si trattiene nell’anticamera della sala dove opera il dentista. Succede quindi, che il dentista attende invano l’ingresso nello studio del nuovo paziente.

Il primo paziente attende nell’anticamera, immobilizzato dalla paura; il secondo, in sala d’attesa, continua a guardare l’avviso che ridiventi “Libero”. Tutti sono in attesa!

Se non interviene qualche evento esterno, il dentista non lavora più. Diciamo semplicemente che il sistema si è bloccato!

L’infermiera zelante interviene per incoraggiare il paziente appena entrato e spiegargli che il dentista non gli farà sentire nessun dolore. Questa funzione, assolta dell’infermiera, in inglese prende un bel nome: “Wake up” (sveglia!).

In questa visione, l’attesa è un gran guaio e se vogliamo, possiamo commutarla in sfortuna.

La fortuna è agire per prepararsi a incontrare l’opportunità.

 

venerdì 22 marzo 2024

Il tono di voce

 

Ognuno di noi è così diverso dal suo vicino, amico, collega, fratello, che per non lasciar dubbi, il Padre eterno abbia timbrato la voce. Egli si è pure divertito a lasciar trasparire lo stato di una persona dal suo timbro di voce.

Non avete nessuna difficoltà a riconoscere la voce di donna o di uomo. Non ci vuole molta esperienza per capire se tale voce proviene da una persona agitata o calma, ignorante o colta, monotona o interessante, riservata o intrigante, fredda o sensuale, materialistica o romantica, impulsiva o riflessiva. Come in un puzzle, questi aggettivi formano un’architettura caratteriale che inconsapevolmente tende a inglobarci, appena un dialogo s’instaura.

Il grado di riluttanza con cui entriamo in questo mondo è proporzionale all’intensità della risonanza che gli aggettivi producono in noi. Difficilmente succede che nessuno entri, poiché per ognuno di noi, gli aggettivi negativi sono stati distribuiti con mano sapiente! Se fossero tutti positivi, saremmo Santi, mentre se fossero tutti negativi, saremmo Diavoli.  

Per la premessa fatta, s’intuisce che il nostro tono di voce influisce certamente sulla capacità di attirare l’altrui attenzione e guadagnare la stima. Conquistando la stima del nostro prossimo gli diventiamo amico. Siamo la miglior medicina per i suoi dolori. La sua fiducia è il passaporto che ci permette l’ingresso nella sua interiorità. Attraversando il suo mondo, ci porta dove si nasconde il suo male. Chiede il nostro aiuto per abbattere il mostro.

Non so quanti di voi, da bambini, hanno avuto la fortuna di addormentarsi con il racconto di una favola. La voce calda, lenta, amorevolmente modulata, della mamma (chi altri, se non Lei!) è come il più dolce e innocente degli anestetici, che inverte i ruoli tra la fantasia e la realtà. Il risultato che produce è un benessere che si perde nel sonno. La trama della favola potrebbe stridere con il clima del racconto. Azioni travolgenti si potrebbero alternare a scene anche paurose, ma ciò rende ancora più affascinante l’atmosfera.

Quando vuoi sentirti vicino a una persona, abbassa il tono di voce, guardalo negli occhi, pendi dalle sue labbra. Egli si sentirà al centro del mondo e tutto spento attorno. Una sola luce chiara e forte, giunge sul suo viso. Non esisterà nulla al mondo più importante di quello che dirà. Se volete, potete sostituire questa scena con una sola parola: “Comprensione”. 

 

giovedì 21 marzo 2024

Il tempo della consapevolezza

 

Svegliarsi la mattina e contenere l’energia del mondo, ignari di trascorrere solo una parte infinitesimale di tempo dell’universo, è l’esatta definizione di sentirsi giovane. 
Altre proprietà discendono come corollari di uno stesso teorema. 
La presunzione di poter fare qualunque cosa, la convinzione di poter rimandare o ripetere un evento di vita, l’incoscienza di rimpicciolire il mondo alla nostra dimensione, la procurata cecità delle verità assolute che si alternano con la stessa velocità con cui si assumono, fa parte del pianeta gioventù. 

Il corpo tace ed è un compagno opportunista dell’anima; da essa chiede sostegno per crescere e rinvigorirsi, sminuendo le necessità proprie legate al bisogno di serenità, osservazione, riflessione e studio.
I giovani traducono il divertimento come movimento gioioso, intensa agitazione che trascina anche l’anima in un turbinio di sensazioni stimolanti molteplici emozioni.
Pause o inattività, quali possibili traditrici e promotrici di consapevolezza, si tendono a limitarle, se non è possibile evitarle.
Flemma, pragmatismo, ponderazione, non sono qualità concilianti con l’essere giovane e sebbene queste possano in alcuni casi essere qualità di alcuni ragazzi, danno senso di maturazione avanzata. 
Di conseguenza, il giovane maturo tra i suoi coetanei appare fuori dal tempo, colorandosi di grigio.
La necessità di divertirsi del giovane va oltre la conoscenza dei modi per arrivarci; istintivamente giunge attraverso lo stordimento procurato da stimoli esterni: musica, cibo, alcolici, sesso, droga.
L’apparato sensoriale è la porta d’ingresso attraverso cui gli agenti stimolatori trovano amico lo stupido corpo per portare in risonanza nel cervello quelle sensazioni che diventeranno emozioni, illusioni o allucinazioni.
Il divertimento, così inteso, è una tempesta nel corpo capace di farlo sentire “vivo”. La giovane età non pone nessun problema di biologia e della quale ignora la presenza.
Arriverà il giorno in cui l’ex-giovane sentirà bussare il corpo all’anima chiedendole conforto per qualche inaspettato acciacco, allora si verificherà una strana commedia. 
L’anima comincerà a prendere spazio nella sfera delle attenzioni e non si potrà esimere nel fornire al corpo oltre alla sua comprensione anche il giudizio: “Amico mio, stai invecchiando!”
La risaputa stupidità del corpo accetterà tale giudizio e si adeguerà. Da quel momento in poi lo specchio vedrà più frequentemente scrutare il viso, pronto a riflettere i primi capelli bianchi o le prime percettibili rughe. 
Il dialogo anima-corpo continuerà in una battaglia che, per qualcuno assumerà la strategia di guerra di posizione, per altri, saranno battaglie lampo da cui deriverà nuovi modi comportamentali e un diverso spirito di intendere la vita. 
In questa fase le verità diventano poche, difficili da assumere e difficilissime da rimuovere.
Il sentirsi giovane diventerà strettamente dipendente dalla profondità del sentimento di apprezzamento concernente tutto ciò che fa parte della vita e dalla gamma delle passioni intellettuali che essa coinvolge.
La curiosità della persona matura va oltre a quella di un bambino poiché, non gli basta più conoscere, vuole godere di tutto quello che la vita offre.

mercoledì 20 marzo 2024

Amicometro

 

Siamo circondati da tante persone qualificate dal senso comune come conoscenti, molte sono amici convenzionali, soltanto poche riescono a oltrepassare il confine invisibile della formalità e prendere spazio nel nostro esistere.
Le persone che portiamo con noi, internamente all’anima, diffondono quell’impercettibile fragranza, tipica della dolcezza interiore. 
Non ci promettono grandi cose, non hanno ricchezze materiali che potrebbero donare, dispongono soltanto di sguardi e sorrisi che ci fanno sorgere il sole anche a mezzanotte.

Non vi nascondo che mi ritrovo a indugiare con questo tipo di persone; con loro tento di allungare il tempo del colloquio usando stratagemmi quasi infantili. Il tempo che si trascorre con loro appare adimensionale, cioè non si è consapevole di quanto ne è passato e di quanto ne resta.
Il vero amico stabilizza l’umore nell’allegria sommessa; ti guarda con occhi con modi diversi da quelli usati per raccogliere informazioni e giudicare; ti fa dimenticare l’età, non si accorge del tuo naso storto o di quel bruffolo antipatico sul mento.
Il vero amico trova l’opportunità di usare spesso la parola “anch’io”, e non per farsi bello, ma semplicemente per dichiarare i tuoi stessi difetti.
L’amico vede capacità dove altri trovano problemi; egli si serve di qualche bugia bianca per non demolarizzarti, esterna auspici esortanti.
Con un amico non riesco a stare in silenzio, voglio che nell’armonia delle voci, la sua bontà d’anima si misceli e generi musica incantatrice capace di inchiodare nel mio cuore quel famoso “pensiero felice” di Peter Pan.

Un amico emette un campo magnetico misurabile con uno speciale strumento simile al magnetometro ... io lo chiamo amicometro.

All’interno di questo campo le particelle di cattiveria rifuggono poiché scacciate dall’energia colonizzatrice dell’amore.
Quando nasce un'amicizia, consulto il mio strumento ... mi aspetto valori alti di campo magnetico, diversamente non mi faccio illusioni. 
 

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