giovedì 2 novembre 2023

Un Calzolaio in Paradiso


 

Un modesto ciabattino volò in cielo. Il pover’uomo non aveva la cultura profonda con la quale poteva raffigurarsi il Paradiso, così, dall’alto della sua consueta umiltà si ritrovò insieme a moltissime anime in una specie di sala d’attesa. Si trovava in compagnia di illustri personaggi, tra cui, politici, dirigenti di grandi compagnie d’affari, ingegneri di ponti e strade, professori universitari e, addirittura, premi Nobel.
Giorgio, il ciabattino di uno sperduto paese dell’Italia meridionale, sedeva silenzioso in un angoletto della stanza. La timidezza caratteriale aumentava quella distanza reverenziale che lo separava dalle altre anime. Un’anima generosa, notando il suo isolamento, gli si avvicinò e iniziò a parlargli.
Perché sei così silenzioso? Non sei ansioso di entrare in Paradiso?

GIORGIO: Mi vergogno a dirtelo, ma sento molta timidezza per avvicinarmi a Voi.
                                                           
ANIMA: Che cosa ti intimidisce? Noi siamo morti come te?

GIORGIO: Sappi che io sono un umile ciabattino, ho riparato scarpe per tutta la vita, che interesse potrei suscitare?

ANIMA: Giorgio, tutti noi, qui in questa sala, siamo stati raccolti perché Dio crede che ci siamo distinti nel bene per quanto abbiamo fatto da vivi. Ognuno di noi è un maestro nella fede in cui ha operato.

GIORGIO: Temo che ci sia stato un equivoco! 
Tutto quello che ho fatto al meglio è stato nel riparare scarpe vecchie e consumate.

ANIMA: Non credo che Dio si possa sbagliare, se sei qui, significa che lo hai meritato.

GIORGIO: Bontà sua!

ANIMA: Caro Giorgio, affacciati alla finestra della tua vita e guarda che cosa ha pubblicato tua moglie dopo la tua morte.

Giorgio osserva con attenzione il manifesto funebre che pubblica la notizia della sua morte e legge ciò che è riportato sotto il suo nome:
E’ venuto a mancare ai suoi cari
GIORGIO ROSSI
Maestro calzolaio
GIORGIO: Quella mia moglie ha sempre esagerato nel volermi bene e dopo la mia morte mi ha voluto fare un grande regalo di stima e orgoglio.

ANIMA: Hai visto, Giorgio, sei anche tu, nel tuo genere, un maestro e meriti di stare tra i maestri della vita.
 
 

martedì 31 ottobre 2023

Il televisore, ospite fisso in casa

 

 

Molte famiglie trascorrono molto tempo in cucina dove il televisore è quasi sempre accesso. L’apparecchio è un ospite fisso nelle ore di pranzo e cena. Esso è un esperto in tutto; sa trattenere piacevolmente gli spettatori; li tiene puntualmente aggiornati sui fatti che accadono nel mondo. Il suo chiodo fisso è sorprendere sia per scoperte sensazionali, sia per fatti di cronaca: non importa se quest’ultimi sono di tono allegro o triste. I servizi che offrono notizie clamorose, i giornalisti li chiamano scoop.

Ormai non ci fa caso più nessuno … nello spazio di pochi secondi si può passare da un vivace dibatto sulla guerra ad una ammiccante pubblicità di cibo per gatti. Se ti distrai, ti ritrovi a guardare una boccetta di detersivo mentre girava il servizio sulle bombe in Ucraina o su Gaza. 

Credetemi, diventa quasi difficile avere il tempo per preoccuparsi di ciò che succede nel mondo. Quantunque l’ansia ti dovesse prendere è facile che ti passi subito. Le pubblicità sui vari canali hanno raggiunto una sorprendente sincronizzazione che ti disarmano e soccombi decidendo di non cambiare canale.

Anche le scelte pubblicitarie non sono a caso! Vengono trasmesse nei momenti in cui il contesto trasmissivo incentiva meglio lo spettatore.

Non vi dico delle richieste di offerte umanitarie! Sacrosante, per carità! Ma sembra che si adeguino all’inflazione: sono passate dalla richiesta volontaria di qualche euro, fino a giungere a lasciti testamentari, passando per contributi fissi. È vero, le persone bisognose sono tante e i sostegni governativi non bastano più!

L’importante che la televisione ci lasci il rimorso e chissà se non lo compensiamo in altri modi! (Non siate malpensati se indirettamente vi rimando ad una tassa statale che ci obbliga avere il televisore soltanto se in casa abbiamo la luce o possediamo un computer.

Una donna mi diceva che seguiva molto i giochi televisivi dove si vincono tanti soldi. La cosa sorprendente consisteva nel fatto che per partecipare al gioco non serviva nulla! Al diavolo diplomi e lauree … basta solo un po’ di fortuna e ti ritrovi a vivere comodamente in agiatezza la vita che molte persone è durissima. Sorridevo quando quella spettatrice mi confessava che tifava per far perdere la concorrente! Probabilmente, spinta dal sentimento di invidia.

lunedì 30 ottobre 2023

Resta pensante

 

 
«Sto morendo, ma non potrei essere più impegnato a vivere». 
Così aveva scritto, nella sua ultima mail. 

E così l'ho trovato, quando sono andata a salutarlo per l'ultima volta nella sua casa di Thompson, nel Connecticut, pochi giorni prima che morisse: il fantasma di se stesso, ma incredibilmente vitale; il corpo fisico ridotto al minimo, quasi mummificato, tutto testa, pura volontà pensante.

Restare pensante era la sua scommessa, la sua sfida. 

Per questo aveva ridotto al minimo la morfina, a prezzo di un'atroce sofferenza sopportata con quella che gli antichi stoici chiamavano apatheia: un apparente distacco dalla paura e dal dolore che traduceva in realtà un calarsi più profondo in quelle emozioni. 
L'unica cosa che contava era analizzare istante dopo istante se stesso e quindi la morte come atto oltre che nella sua essenza. 
Se Steve Jobs, morendo, ha lasciato detto «stay hungry, stay foolish», l'ultimo insegnamento di James Hillman può riassumersi così: «Resta pensante» fino all'ultima soglia dell'essere.

Il tempo qui sembra fermo, le lancette puntate sull'essenza ultima.

«Oh, sì. Morire è l'essenza della vita».

Com'è morire?

«Uno svuotamento. Si comincia svuotandosi. 
Ma, si potrebbe chiedere, che cos'è o dov'è il vuoto? 
Il vuoto è nella perdita. 
E che cosa si perde? 
Io non ho “perso” nel senso comune di “perdere”. 
Non c'è perdita in quel senso. C'è la fine dell'ambizione. 
La fine di ciò che si chiede a se stessi. E' molto importante. 
Non si chiede più niente a se stessi. 
Si comincia a svuotarsi degli obblighi e dei vincoli, delle necessità che si pensavano importanti. 
E quando queste cose cominciano a sparire, resta un'enorme quantità di tempo. 

E poi scivola via anche il tempo. 
E si vive senza tempo. 
 
Che ore sono? Le nove e mezza. 
Di mattina o di sera? Non lo so».

Amici per necessità


 

Nel mondo che nessuno conosce esiste solo energia. Essa, per non so quanti miliardi di anni, si è sempre spostata da una forma a un’altra, cercando forse il sistema migliore per qualificarsi a livelli evolutivi superiori. 
La fantasia delle trasformazioni doveva essere molto lacunosa vista la modesta gamma di soluzioni individuate. Insomma, la nostra energia poteva liberamente oscillare tra estremi di densità, che si sono rivelati a noi, umili e insignificanti terrestri, come universo.
Dopo infiniti tentativi di combinazioni sperimentate, l’energia ha trovato modo di esprimersi negli esseri viventi. 
Non è stata tanto compattata da apparire inerte, né tanto rarefatta, per essere sfuggente. Questa combinazione si è rivelata sorprendente perché come il cerchio di Saturno, si manifesta intimamente legata alla materia e contemporaneamente da essa staccata.
Un vero alone di mistero!
È una meraviglia come un corpo e un’anima si siano miscelati così bene. Entrambi sono legati, entrambi esistono perché coesistono. Sembrano fatti apposta uno per l’altro, fino a che Dio non li separi. Deteriorabile, limitato, stupido, opportunista, materialista ed egoista, è il corpo; eterno, infinito, sensibile, emotivo e dolce, è l’anima.
Il sodalizio ha avuto grande successo perché, successivamente, è subentrato un fattore ibrido che continua ancora ora a essere l’arbitro della gara intrapresa dal corpo e anima.
La miscela corpo-anima si è rivelata come umanità, per cui ogni sua caratterizzazione è derivata dall’ereditarietà delle proprietà dei suoi elementi costitutivi.

Il legame corpo-anima è determinato, quindi, dal definito gradiente di densità di energia. Un valore troppo alto di questo gradiente, ammutolisce l’anima fino a farla scomparire nelle masse inerti; mentre un valore basso, conduce alla nobiltà dello spirito, all’idea di una vita staccata dal proprio corpo. 

Un’anima fortemente sensibile è quella che riesce a uscire, sebbene momentaneamente, dal proprio corpo, per entrare in aree di pertinenza di altre anime dove come vecchi amici ricordano le loro origini.

Per esempio, l’intrinseco desiderio di comunione degli uomini deriva dal desiderio dell’anima di sfuggire dal proprio corpo per ritrovare la propria dimensione nel confronto con altre anime.
Il corpo in tutto questo trambusto è un testimone passivo, portatore degli effetti indotti dall’anima. Poveretto! A volte è costretto a generare sudore quando fa freddo, ad accelerare i battiti del cuore quando si dorme, a far piangere senza dolore, a tremare senza paura.
L’anima e il corpo, in alcuni casi si comportano come due ragazzini capricciosi che si fanno dispetti.
L’anima tratta il corpo come il fratello stupido, lo costringe ad attività a lui estranee, a volte lo conduce fino all’esasperazione. Il corpo, con memoria vendicativa, acceca l’anima quando le sue funzioni vegetative sono compromesse.
Per questo motivo, l’anima è quasi assente nella giovinezza e molto cauta nella vecchiaia. 

La mancanza di coordinamento tra anima e corpo produce la malattia. Diamo al corpo ciò di cui ha bisogno: stimoli per auto-sostenersi. 
Diamo all’anima ciò di cui ha bisogno: stimoli per auto-compiacersi.
Indovinando i gusti del corpo e dell’anima non vinceremo la morte, ma ci arriveremo con grande dignità.

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