Stanno morendo di fame, costrette a mangiare foglie e gatti randagi per sopravvivere: 40mila persone sono intrappolate da mesi nella città siriana di Madaya. Il Segretario Generale dell'ONU può agire e salvare migliaia di vite da questa fine disumana. Unisciti ora e firma questa petizione urgente:
Firma la petizione Dalla città siriana di Madaya, sotto assedio da mesi, arrivano le notizie di bambini costretti a mangiare foglie, gatti e insetti per sopravvivere. Il regime di Assad sta letteralmente affamando 40mila persone fino alla morte. Impossibile immaginare il dolore di un genitore che vede morire di fame i propri figli, ma questa comunità può fare qualcosa per aiutarli.
Nonostante la tregua concordata a settembre, migliaia di civili sono ancora intrappolati senza cibo nè medicine. Turchia e Iran potrebbero fare pressioni sui loro alleati per fermare l'assedio ma non agiranno da soli. Un nostro appello da un milione di firme può spingere ad agire il Segretario dell'ONU Ban Ki-moon per far dialogare le parti e salvare migliaia di famiglie da questa fine brutale.
Fermare questo assedio può essere il punto di partenza necessario ai negoziati di pace e Ban Ki-moon è la persona giusta per ottenerlo: il suo mandato all'ONU sta per finire e questo potrebbe essere il più grande risultato della sua carriera. Con la pressione e il sostegno di ognuno di noi Ban Ki-moon può diventare l'eroe di cui Madaya ha così bisogno.
Unisci la tua voce a questa campagna urgente. Avaaz raccoglierà le foto e le storie che arrivano da Madaya affinché non possano essere ignorate da media, ONU e Ministri degli Esteri fino a quando l'assedio non verrà spezzato:
https://secure.avaaz.org/it/madaya_starvation_siege_loc/?bglFhdb&v=71303&cl=9235109745
Grazie alla pressione mediatica, la settimana scorsa il regime ha annunciato che avrebbe fatto entrare delle provviste. E poi? Era successo già a ottobre, ma a parte il fatto che buona parte del cibo era scaduta, era comunque finito tutto in pochissimo tempo. L'unica soluzione reale è sollevare completamente lo stato di assedio alla città di Madaya.
Solo nell'ultimo mese 31 persone sono morte di fame. Dalla città non si può scappare senza finire sulle mine antiuomo o addosso ai guerriglieri che la circondano, come è successo domenica scorsa a una madre che cercava salvezza con la figlia: entrambe hanno perso la vita dopo che una mina è esplosa attirando su di loro il fuoco degli assedianti. Non c'è fuga per i cittadini di Madaya: solo la fine dell'assedio può salvarli.
Il regime siriano sta usando queste tattiche disumane per intimidire e punire chiunque osi opporsi al suo controllo. I cittadini di Madaya vengono puniti oggi per aver manifestato nel 2011. Tante città in Siria oggi vivono accerchiate dai molti dei gruppi in lotta, ma nella maggior parte dei casi il regime è responsabile per gli stati di assedio. E mentre ai suoi sostenitori fa arrivare le provviste per via aerea, gli abitanti di Madaya sono lasciati a morire. Il nostro appello per la fine degli assedi aiuterebbe i civili sia nelle città ribelli che in quelle vicine al regime.
Salvare gli abitanti di Madaya non farà finire la guerra in Siria, ma in questo momento abbiamo tutti gli elementi per mettere fine al loro isolamento. Possiamo contribuire a salvare migliaia di persone innocenti e ridargli una speranza. Non possiamo abbandonarli.
Le Nazioni Unite esistono proprio per situazioni come questa. Svegliamo Madaya dall'incubo e facciamo capire a Ban Ki-moon che non ci arrenderemo all'indifferenza, finché tutte le parti in conflitto si impegneranno a garantire libertà di movimento per civili, cibo e aiuti. Firma la petizione e condividila con tutti.
https://secure.avaaz.org/it/madaya_starvation_siege_loc/?bglFhdb&v=71303&cl=9235109745
Questa guerra sembra non finire mai. Ma la nostra comunità è sempre stata pronta a sostenere il popolo siriano, sin dal primo giorno, e non ci arrenderemo. Ora è il momento di esserci, farci sentire e lottare per la vita delle famiglie e dei cittadini di Madaya,
Con speranza,
Rewan, Mais, Wissam, Mohammad, Alice, Emma, Ricken e tutto il team di Avaaz
Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre. (Gandhi)
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lunedì 11 gennaio 2016
Madaya- non c'è limite alla stupidità umana
sabato 9 gennaio 2016
Il nonno
Il viso scarnito, il passo misurato e il bianco dominante
tra i capelli, afferma l’età non più giovane.
Quel lontano futuro gli è ora davanti.
Si è presentato discretamente in punta di piedi e come
un alone magico lo circonda, vorrebbe esaltarlo, quasi a farsi perdonare per la
sua invasiva pretesa di essere presente.
Le parole sono meno frequenti, poiché il silenzio
alleandosi con la saggezza, le rende inutili e le fa cadere come foglie in
autunno.
Verrà il momento in cui gli occhi rimpiccioliti si
perderanno nelle orbite sempre più incavate e nascoste da precari occhiali.
La pelle rugosa, come la corteccia degli alberi
secolari, conteggerà gli anni passati che vedranno all’orizzonte le tre cifre.
La poltrona sarà una sua amica che lo sorprenderà in
quel falso sonno inopportuno.
La sua mente, con eroica resistenza, combatterà fino
all’ultimo respiro affinché la ragione e il ricordo non lo abbandonino.
Il suo cuore tornerà a essere quello del bambino di un
tempo, forse per rinascere più forte nel mondo della gioia infinita.
venerdì 8 gennaio 2016
Un percorso tutto da inventare

L’animo umano è complesso, tentare una sortita
conoscitiva è un’esperienza affascinante che non crea nessun precedente.
Illustri psicologi si sono avventurati e hanno
catturato qualche teoria interessante, ma hanno tirato fuori solo idee
discutibili, anzi, hanno gettato benzina su un fuoco che già era parte di un
incendio.
Un dato certo esiste. Ognuno di noi nascendo è
costretto a sopravvivere.
Questa incombenza è un macigno che ci portiamo sulle
spalle e che ci impedisce di guardarci attorno.
Non riusciamo, per la fatica, nemmeno
a guardarci fra noi, poiché rimaniamo paralizzati dalla diffidenza.
Solo parvenze di intimità ci leniscono il dolore di
una solitudine voluta da una natura, di cui facciamo parte, ma non ne siamo
padroni.
La coscienza di una vita che dovrà terminare ci forza
il pensiero della morte.
Il crudele automatismo si innesca così: “Sono
cosciente di dover morire e mi affanno a rimandare quel momento, occupando il
tempo a trovare il sistema migliore per ritardarlo”.
Alla fine del percorso molti
si rendono conto che hanno rincorso la propria coda, consumando il prezioso tempo
vita.
Mi ricorda la storia di un cane che, lasciato solo per
intere giornate, al rientro del suo padrone, iniziava a rincorrere la propria
coda impedendo al padrone di accarezzarlo.
Vi apparirà evidente che il cane divorato dall’ansia
di rivedere il proprio padrone, chiedeva a se stesso di consumare un piacere
per troppo tempo rimandato.
Il meccanismo psicologico adottato dal cane ha
funzionato in assenza del padrone, ma non gli ha consentito di raggiungere lo
scopo per il quale il meccanismo era stato costruito.
In altre parole, il surrogato di un piacere ha fatto
in modo che si sia dimenticato il vero piacere.
È verosimile pensare che, conducendo una vita in cui
sbarcare il lunario ci impegna, diventi inevitabile posticipare o a non
occuparci mai di questioni più vicine alla sfera umana.
Ed ecco che l’età e la cultura intervengono come
bastone e carota per il povero uomo.
L’età, mentre avanza, ti costringe a sentire sempre
più forte il peso del macigno e ti fa sperimentare a piccoli passi che cosa
significa morire.
La cultura, come una droga, ti fa dimenticare il peso
del macigno e abbassa la sensibilità alla stanchezza, sebbene a intervalli di
tempo ti illuda di essere così speciale nell’universo fino a far apparire la
morte come un’antipatica sosta o un angusto passaggio della natura.
Chi di noi è positivo al test della cultura è dominato
dal super-IO (Freud e Nietzsche, mi perdonino) e pensa che grazie alla propria
capacità di astrazione, di essere in grado di sopportare quell’antipatico
passaggio senza rovinarsi i tratti finali della vita.
Allo sfortunato utente del proprio corpo, quel
passaggio è durissimo.
Solo la religione e il mistero potranno aiutarlo, poiché
in questi sentieri non c’è bisogno di ragionare; basta la fede e la speranza.
domenica 3 gennaio 2016
Natale 2015
Ora che Natale è passato, gli auguri per l’inizio del nuovo
anno sono stati distribuiti, è il momento per una riflessione un po’ più seria.
Miglioreranno le condizioni di vita nel 2016?
Prima di rispondere, guardiamoci intorno.
Dicono che l’Italia ha un debito pubblico di 2.211.800.000.000 €.
La popolazione italiana e di circa 59.830.000 unità, per cui
ogni italiano, da 0 a 100 anni, è indebitato di 36.968 €.
Nel mio caso, avendo una famiglia di 4 persone, avrei un
debito di 147.9496 €.
Nella qualità di capofamiglia, dovrei essere preoccupato per
questo debito.
Volendo estinguerlo, per non caricarlo sui miei figli, dovrei
vendere la mia casa e contemporaneamente condurre una vita molto modesta.
In realtà, il debito non è proprio mio, è dello Stato!
Lo stesso Stato che mi dà lavoro, mi garantisce la pensione e
mi offre servizi.
C’è qualcosa di strano nel ragionamento, vero?
Uno Stato indebitato che mi “offre”?
Sento di essere preso in giro!
Tutti contribuiamo a ripagare lo Stato per i servizi che ci
offre attraverso le tasse.
Ma questo non basta, visto che lo stesso Stato continua a
indebitarsi.
Ciò significa che bisognerà pagare più tasse o che tutti non
pagano come dovrebbero.
Ci dicono che il salumiere non emette lo scontrino per il
panino venduto al bambino di un suo cliente.
Ci dicono che ci sono moltissimi artigiani che evadono.
Ci dicono che molte società di servizi sperperano denaro
pubblico.
Per esempio, molti cittadini chiedono frequentemente visite specialistiche o assumono
badanti inutilmente o dichiarano malattie che non hanno.
Ci dicono che viviamo meglio e che a 65 anni un professore è
ancora un ragazzino.
Ci dicono che i nostri figli tendono ad essere mammoni perché
il lavoro umile lo lasciano agli immigrati.
Ci dicono che il peso dell’assistenza pubblica è enorme.
Insomma, siamo noi stessi i colpevoli di questa tragica
situazione.
Non si capisce bene, però, perché si parla in sordina quando
si parla di fallimenti delle Banche, pensioni e liquidazioni megalattiche, di
acquisti inutili, spese di sostegno ai politici incredibili, e tanto altro
ancora.
In quest’ultimo tipo di evasione, non sono pochi o centinaia di
euro che vanno via, ma ordini di grandezza che renderebbero timido il valore
del debito pubblico.
Ultima considerazione.
Chi sono i Nostri creditori?
Le banche! Ma non quelle che falliscono, sono quelle
internazionali che galleggiano sul petrolio, diamanti e oro.
Queste stesse banche hanno inventato un sistema per arricchirsi e
schiavizzare tutto il mondo.
Il sistema della moneta stampata e venduta a caro
prezzo con nome di “interesse”.
L’ultimo grande affare
lo hanno fatto con l’euro.
Ovviamente i padroni non hanno identità!
Stendo "omissis" non parlando di guerre di interesse!!
Fatto questo piccolo riassunto, come sarà il 2016?
Cerchiamo di rimanere bambini e crediamo alle favole.
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