domenica 28 dicembre 2025

Il concetto di non-località



Il concetto di non-località mette in discussione la certezza di osservare qualcosa e attribuirle un posto nello spazio, per cui se non la vediamo, non possiamo dire che non esiste.

Un oggetto, secondo la non-località, per esistere non ha bisogno di collocarsi.

Qualora, inoltre, lo stesso oggetto potesse assumere due collocazioni diverse, non saremmo autorizzati ad assumere l’esistenza di due oggetti diversi.

A supporto di tale concezione, Bohm addusse un esempio spettacolare.

Prese un acquario con un bel pesciolino rosso, che tranquillamente boccheggiava tra le finte bollicine, e lo riprese come una star di Hollywood, con due telecamere poste in direzioni diverse.

Le immagini affiancate delle due riprese, le diffuse su uno schermo, dove ignari spettatori, constatavano la presenza di due pesciolini così affiatati, che erano riusciti a sincronizzare i loro movimenti alla perfezione.

I pesciolini, quindi, non erano due, non comunicavano tra di loro e si potevano trovare ovunque!

Dov’erano i pesci che si osservavano?

Quale dei due era reale?

Se nessuno dei due era reale, poteva esistere uno che lo era ma non vedevo?

Quello che vedevo, allora, era una simulazione di quello reale!

Ma il peggio era che potevamo avere tante simulazioni e tutte credibili.

Chi vive in un mondo egocentrico, lotterebbe fino alla morte per affermare la sua realtà.

I due pesciolini, separati e autonomi, apparterrebbero a uno stesso mondo (coesisterebbero), semplicemente a causa di una decodifica mentale dell’osservatore, parziale e derivata dalle proprietà sensoriali limitate.

Fu questo l’errore che, secondo Bohr, Einstein commise nell’obiettare la sua teoria. Infatti, se i due pesci fossero stati due realtà separate e autonome, necessariamente avrebbero dovuto comunicare a una velocità superiore a quella della luce, poiché tramite questa si riescono a vedere.

Il fatto straordinario sta nell’avere prodotto una scena e un’induzione logica del tutto inesatta, cioè si è creata una realtà apparente ricavata con informazioni acquisite dalla vista di due immagini e accettate come se fossero reali dal nostro cervello.

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