venerdì 31 ottobre 2025

Esperienza in un autobus "pazzo"



Ero all’università e prendevo un autobus pubblico per tornare a casa alla fine delle lezioni. Di solito, scoprivo che questi autobus procedevano così lentamente che era difficile non addormentarsi mentre ci si sedeva. Ma questa volta, l'autista era in ritardo, di cattivo umore o incompetente, e guidava come se fosse in un inseguimento in un film d'azione.

L'autobus sbandava avanti e indietro, sfrecciando attraverso il quartiere. I posti erano tutti occupati e io mi aggrappai saldamente a una maniglia di metallo vicino al centro dell'autobus, dove si trovava la porta laterale.

Un uomo tirò la cordicella, suonò il campanello e aspettò di scendere alla fermata successiva. Ma l'autobus sbandò mentre l'autista svoltava a velocità folle, e l'uomo perse la presa sulla maniglia e cadde nella tromba delle scale dove rimase rannicchiato, intrappolato forse dall'inaspettato aumento della forza G o dalla pura umiliazione di essere caduto su un autobus.

Ricordo distintamente di aver guardato giù per le scale e di aver notato che l'uomo era magro, di mezza età, di carnagione scura e con i baffi neri. Ricordo anche che il tappetino di plastica nera sul pavimento delle scale dove giaceva l'uomo era naturalmente sporco, e provai un moto di pietà per quello sventurato passeggero.

Ma non mi chinai per aiutarlo a risalire, e questo per due motivi.

In primo luogo, ero sbalordito da ciò che stavo vedendo, e quando mi resi conto che l'uomo aveva bisogno di aiuto, l’autobus si fermò, e l'uomo si alzò e se ne andò silenziosamente. Il secondo motivo è che per aiutarlo, avrei dovuto mollare la presa vitale sulla maniglia e rischiare di rotolare addosso ad altri passeggeri, o forse di raggiungere l'uomo caduto sulle scale.

Ora, la questione morale immediata riguardava la colpevolezza dell'autista e forse anche la mia, mentre guardavo l'uomo dall'alto in basso senza tentare di prestargli soccorso.

Dico, però, che questo incidente mi ha toccato profondamente, riflettendoci nel corso degli anni e proseguendo le letture di filosofia, perché quell'evento piuttosto tragicomico sembrava un microcosmo della nostra comune situazione.

Pensate alla Terra come all'equivalente dell'autobus. La selvaggia neutralità della natura nei confronti delle nostre preferenze sostituisce la negligenza dell'autista, che sterza di qua e di là, dispensando fortuna o sfortuna a seconda dei casi, e presentando tornanti come disastri periodici. E al posto di quell'uomo solitario e rannicchiato nella sporca tromba delle scale? Saremmo tutti noi.

Cosa significa provare empatia per uno sconosciuto a cui ufficialmente non si deve nulla, per quanto riguarda la lettera della legge? Significa che, essendo nati in un universo impersonale, alieno e disumano che include quadrilioni di pianeti senza vita, quasi a dimostrare lo status di ripensamento della vita, siamo tutti ugualmente sfortunati e in balia della natura.

La moralità inizia con il riconoscimento di questa vile assurdità.

Ahimè, anche il male inizia da lì. I mascalzoni riconoscono che probabilmente non esiste un supervisore divino che possa sistemare i nostri affari e correggere tutti i torti. Siamo soli e non esiste un piano completo che giustifichi le nostre lotte. Che riusciamo o falliamo nelle nostre imprese, un giorno tutto sarà dimenticato. Invece di un paradiso fiabesco eterno, c'è la pace dell'oblio in cui tutti noi siamo brutalmente uguagliati, quando il Sole inghiotte la Terra o tutte le stelle si spengono alla fine dei tempi.

Perché, allora, non fare ciò che vuoi e far sì che questo sia tutto il tuo diritto privato? Perché non mentire, imbrogliare e rubare quando necessario? Perché non infrangere la legge se sei ricco e puoi eludere la giustizia umana?

Eppure la maggior parte dei malfattori non solo capisce la differenza tra giusto e sbagliato, ma si sente anche in colpa quando tratta male gli altri. Questo non solo perché la maggior parte di noi è addestrata fin da piccola a provare empatia per gli altri. L'empatia è giustificata perché la nostra condizione esistenziale è altrettanto assurda.

Tutti noi lottiamo nella vita, anche quelli di noi che nascono con molti vantaggi, come ricchezza, bell'aspetto e relazioni sociali.

Possiamo affrontare le nostre circostanze solo perché alla base di tutto, indipendentemente da dove o quando siamo nati, o se siamo maschi o femmine, giovani o vecchi, ricchi o poveri, coscienziosi o sfruttatori, c'è la stessa sconvolgente assurdità. Non comprendiamo la nostra condizione di base se non ne siamo sconvolti.

I nostri corpi sono fragili e, per quanto intelligente sia la nostra specie rispetto ad altri animali, le nostre menti sono insignificanti rispetto a ciò che l'universo contiene. Nessuno di noi può affrontare adeguatamente l'assurdità della vita.

Possiamo affrontare le svolte e i colpi di scena, tenendoci stretti i manici e preparandoci all'impatto, rialzandoci dopo una caduta. Possiamo scegliere di intraprendere una carriera, o scendere a compromessi con l'istinto animale o le convenzioni sociali, e mettere su famiglia, o dedicarci a una vocazione controculturale. Possiamo vivere da cittadini onesti o intraprendere una vita criminale, sviluppando tratti caratteriali virtuosi o disordinati che ci imprigionano allo stesso modo. Possiamo discutere sulle giustificazioni filosofiche delle nostre scelte.

Tuttavia, proprio come l'autista dell'autobus era incurante delle preoccupazioni dei passeggeri, alla natura non può importare in un modo o nell'altro di ciò che ognuno di noi dice o fa.

Ad esempio, alla natura non può importare che io abbia trovato un modo per paragonare quell'incidente sull'autobus alla vita in generale. L'universo non mi ha donato questa connessione come una rivelazione divina. I significati rassicuranti sono negli occhi di chi guarda, e proprio come un artista può dipingere, scrivere o cantare di qualsiasi cosa, un pensatore può pontificare su qualsiasi argomento. Proprio come vediamo schemi che in realtà non esistono, nelle nuvole, nelle stelle o nelle ombre, usando la nostra immaginazione per riempire i vuoti, possiamo interpretare qualsiasi evento come se avesse associazioni metaforiche con qualsiasi altra cosa. I nostri concetti sono malleabili poiché sono spettrali come il nostro io interiore.

Non c'è particolare saggezza nel riconoscere la grottesca assurdità dell'emergere della vita dalla fisicità zombi e insensata della natura. Certo, ci sono gradi di intelligenza e intuizione negli ambienti sociali, ma l'universo più ampio si preoccupa poco dei nostri geni quanto dei nostri idioti.

Invece della saggezza, c'è la nobiltà di affrontare, anziché fuggire, la nostra situazione di base e di gestirla eroicamente. Che siamo eroi o cattivi, la sublime e amorale auto-creatività della natura trionferà sulla nostra specie, rendendo la storia sfortunata come l'uomo che non riuscì a reggersi su un autobus che sobbalzava.

Ma affrontare e contemplare la nostra condizione è come pavoneggiarsi allo specchio. La maggior parte di noi non è interessata a pensieri profondi e, come ho detto, tutto ciò che facciamo è autoindulgente secondo la scala cosmica dell'importanza. Il nostro stile di vita è importante per noi e forse per i nostri animali domestici o il bestiame perché siamo gli unici a poter riconoscere o a preoccuparci di queste anomalie psicologiche e culturali.

Tuttavia, possiamo scegliere come reagire alla nostra piccolezza nell'enormità cosmica. Possiamo sfruttare gli altri quando ci voltano le spalle, o deriderli o prenderli a calci quando sono a terra. Oppure possiamo provare empatia anche con perfetti sconosciuti, perché l'assurdità esistenziale unisce non solo tutte le persone, ma tutti gli organismi. Siamo tutti travolti dall'orbita di questo pianeta, seguendo il corso delle stagioni, affrontando la cecità della natura e la cascata entropica verso cui si dirigono anche gli individui e le società più illuminati e progressisti.

Le persone hanno il peso speciale e autoinflitto di essere mentalmente attrezzate per registrare il punto finale orribilmente alieno della natura e usarlo come un segnale inquietante per ricordarci che il genere predominante della vita è la tragicommedia.

Chi non riesce a sfuggire a quel segnale è considerato un santo o un pazzo. La maggior parte di noi deve automatizzare la maggior parte delle proprie attività, ignorando le meta-preoccupazioni, perché non c'è soluzione all'assurdità della vita, né possibilità di scacciare i fantasmi che infestano un'autentica comprensione delle profondità cosmiche. Perché torturarci con problemi irrisolvibili? E poi, perché sparare al messaggero? Santi, guru, filosofi, artisti e malati mentali non hanno la responsabilità di farci accorgere che siamo tutti profondamente sfortunati.

Il minimo che possiamo fare, però, è evitare di aggravare le avversità e dimostrare di comprendere fondamentalmente cosa e dove siamo, dandoci una mano a vicenda quando necessario, o sentendoci male quando trascuriamo di farlo.


giovedì 30 ottobre 2025

Mantieni vivi cuore, mente e spirito, attraverso l'azione



Il movimento – fisico, mentale o spirituale – è il pulsare della vita. Nel momento in cui si ferma, ci fermiamo anche noi.

Cosa hanno in comune tutti gli esseri viventi? Devono rimanere attivi, altrimenti cessano di esistere. Dalla cellula più piccola alla creatura più grande, il movimento definisce la vita stessa. Il buon senso ci dice che una persona attiva tende a vivere una vita migliore, più lunga e più soddisfacente di una che non lo è molto.

Ma cosa significa veramente essere attivi? È puramente fisico: esercizio, lavoro o movimento? Oppure è anche mentale, emotivo e spirituale: pensare, imparare, creare e crescere?

Gli squali illustrano splendidamente la necessità di movimento. Alcune specie, come il grande squalo bianco, lo squalo mako e lo squalo balena, devono nuotare costantemente per sopravvivere. Dipendono dalla ventilazione forzata, traendo ossigeno dall'acqua che passa attraverso le branchie. Se smettono di muoversi, muoiono. Anche se respiriamo in modo diverso, siamo simili: se smettiamo di muoverci, deperiamo.

Scienza ed esperienza concordano sul fatto che attività e vita siano inseparabili. Ogni essere vivente che smette di muoversi inizia a indebolirsi e a perire. Eppure, l'"attività" ha un aspetto diverso per ognuno di noi. Per capire quanto sia vitale, osserviamo più da vicino cosa succede quando smettiamo di muoverci o continuiamo ad andare avanti.

Potremmo non aver bisogno di un movimento costante per respirare come gli squali, ma ne abbiamo bisogno per rimanere vivi e in salute.

Vivere richiede di rimanere attivi. Con il passare degli anni, molte persone rallentano gradualmente fino a fermarsi quasi del tutto. Gli anziani sperimentato questo declino negli ultimi anni della loro vita. L’attività diminuisce lentamente fino  a cessare.

L'attività è vita. Quando non riusciamo più a rimanere attivi, la nostra qualità di vita ne risente e, alla fine, la vita stessa finisce.

"O progrediamo o retrocediamo continuamente. Non esiste il restare fermi in questa vita." — James Freeman Clarke

Anche quando crediamo di essere fermi, non è così. La vita continua a muoversi, che lo facciamo o no. Se non riusciamo ad andare avanti, inevitabilmente scivoliamo indietro.

Lo stesso accade con la mente. Se smettiamo di pensare, leggere o metterci alla prova, ne consegue un declino mentale. Il cervello, come un muscolo, si atrofizza per negligenza.

"Quello che è fatto è fatto. Ciò che è andato è andato. Una delle lezioni della vita è andare sempre avanti. Va bene guardarsi indietro per vedere quanta strada si è fatta, ma continuare ad andare avanti." - Roy T. Bennett

Nulla nell'esistenza si ferma. I fiumi scorrono, le stagioni cambiano e il tempo stesso avanza, trascinandoci con sé. Prova a fermarti e il tempo non si fermerà. Ti lascia indietro. Quando restiamo fermi troppo a lungo, si instaura un'atrofia, non solo nei muscoli, ma anche nella motivazione, nella creatività e nella gioia.

Se non si va avanti, si torna indietro. La vita non ammette vie di mezzo. Come dice un vecchio proverbio: "O si cresce o si decade; non c'è via di mezzo. Se si resta fermi, si decade.

Pensate alle foglie di un sempreverde. La loro vita dura dai due ai sette anni e rimangono forti finché restano attaccate. Se le staccate dal ramo, decadono rapidamente. Gli esseri umani non sono diversi. Quando rimaniamo connessi a ciò che ci sostiene, come buone abitudini, un lavoro significativo, relazioni nutrienti e radici spirituali, continuiamo a crescere. Una volta che ci disconnettiamo, il decadimento accelera.

"Si può scegliere di tornare indietro verso la sicurezza o di procedere verso la crescita. La crescita deve essere scelta ripetutamente; la paura deve essere superata ripetutamente." — Abraham Maslow

Cosa fa la differenza nella vita?

Ogni essere vivente cresce attraverso l'attività, matura attraverso lo sforzo e declina quando cessa il movimento. Questo è il ritmo della natura, anche se abbiamo il potere di influenzarne il ritmo.

Molte persone riducono la propria vitalità vivendo in modo squilibrato, trascurando la propria salute, ottundendo la mente o vivendo senza uno scopo. L'inattività, le cattive abitudini e la stagnazione emotiva accelerano il declino molto prima della fine naturale della vita.

Mantenere una mentalità di crescita e un atteggiamento positivo

Considerazioni finali

Molte cose plasmano la qualità della nostra vita, ma nessuna ha un impatto maggiore del rimanere attivi. Quando continui a muoverti attraverso il pensiero, l'impegno o la fede, espandi e allunghi la parte della vita che conta di più: quella piena di scopo, vitalità e gioia.

Migliorando te stesso, il mondo diventa migliore. Non aver paura di crescere troppo lentamente. Abbi paura di restare fermo. Dimentica i tuoi errori, ma ricorda cosa ti hanno insegnato. Quindi, come si diventa migliori domani? Diventando migliori oggi.

Rimani in movimento. Mantieni vivi il tuo cuore, la tua mente e il tuo spirito attraverso l'azione. Perché in fondo, il movimento è vita, e quando si ferma, ci fermiamo anche noi.

martedì 28 ottobre 2025

Pietosamente illusi



Tredici miliardi e ottocento milioni di anni fa l'universo esplose in un caos turbolento di energia che gradualmente si raffreddò formando quark, poi protoni, poi atomi di idrogeno. Per circa 380.000 anni, il cosmo fu una nebbia opaca di materia e radiazioni così densa che la luce non poteva attraversarla. Poi la nebbia si diradò e l'universo divenne trasparente.

Per milioni di anni dopo di ciò, non ci furono stelle. Solo idrogeno ed elio che vagavano nel buio, attirati dalla gravità in nubi sempre più dense. Alla fine, circa 100 milioni di anni dopo, quelle nubi collassarono abbastanza da innescare le prime reazioni di fusione. Le stelle si accesero in tutto l'universo come se qualcuno avesse acceso un enorme lampadario. Bruciarono, fusero elementi più pesanti nei loro nuclei, esplosero come supernove e seminarono il cosmo con carbonio, ossigeno, ferro, tutto ciò che in seguito sarebbe diventato pianeti e persone.

Circa 4,5 miliardi di anni fa, in un angolo insignificante di una galassia insignificante, una nube di gas e polvere collassò per formare il nostro sole e il suo seguito di pianeti. La Terra si è formata dai detriti, una palla fusa che si è lentamente raffreddata e ha sviluppato una crosta. Asteroidi e comete hanno bombardato la superficie. In qualche modo, in modi che ancora non comprendiamo appieno, la chimica è diventata biologia. Gli organismi unicellulari sono apparsi circa 3,5 miliardi di anni fa e per i successivi tre miliardi di anni hanno avuto il pianeta tutto per loro.

Poi arrivò l'esplosione cambriana e improvvisamente (in termini geologici) apparvero i trilobiti, strani vermi e gli antenati di tutto ciò che sarebbe seguito. I pesci svilupparono le mascelle, alcuni strisciarono sulla terraferma, i dinosauri regnarono per 165 milioni di anni e poi scomparvero improvvisamente. In seguito i mammiferi si diversificarono, emersero i primati e circa 300.000 anni fa, in Africa, apparvero gli esseri umani anatomicamente moderni.

Per gran parte della storia umana, abbiamo vissuto in piccoli gruppi, cacciando e raccogliendo. Abbiamo scoperto il fuoco, il linguaggio, gli strumenti, l'arte. Circa 10.000 anni fa, abbiamo iniziato a coltivare la terra e tutto ha subito un'accelerazione. Le civiltà sono sorte e cadute, è stata inventata la scrittura, gli imperi si sono espansi in tutti i continenti.

L'età del bronzo è crollata, è iniziata l'età del ferro, le religioni si sono diffuse, la stampa ha cambiato tutto, la rivoluzione scientifica ha trasformato la nostra comprensione della realtà, la rivoluzione industriale ha trasformato il nostro modo di vivere e, attraverso tutto questo, milioni e milioni di creature che ora si identificano come esseri umani sono nate e morte e sono state completamente dimenticate.

E poi, a un certo punto tra la fine del XX e l'inizio del XXI secolo, sei nato tu. I tuoi genitori si sono incontrati attraverso una serie di circostanze improbabili. Il particolare spermatozoo di tuo padre, tra milioni, ha fecondato il particolare ovulo di tua madre. Se qualcosa fosse andato leggermente diversamente, al posto tuo esisterebbe qualcun altro, o nessuno.

Hai trascorso la tua infanzia imparando a muoverti nel mondo. Sei andato a scuola, hai stretto amicizie, hai avuto il cuore spezzato un paio di volte. Hai scelto una carriera, o è stata lei a scegliere te. Hai provato gioia, noia, ansia e meraviglia. Hai cercato di dare un senso alle cose. Ti sei preoccupato di fare abbastanza, di essere abbastanza, di contare abbastanza.

E ora sei qui.

Sei qui e probabilmente non diventerai un miliardario. Potresti (o forse no) aver fondato un'azienda, scritto un romanzo o aver scoperto una nuova legge della fisica.

I libri di storia non ti menzioneranno. Guardi la tua vita e vedi il soffitto avvicinarsi. Vedi approssimativamente quanto puoi crescere nella tua carriera, approssimativamente quanti soldi guadagnerai, approssimativamente quale sarà la tua eredità (piccola o, più probabilmente, inesistente). Scorri i social media e vedi persone della tua età che fondano aziende, pubblicano libri, vincono premi e collezionano titoli impressionanti, e senti quella familiare stretta al petto.

La sensazione di essere rimasto indietro, di aver perso la tua occasione, di stare sprecando l'unica vita che hai. Sei qui, proprio ora, in questo momento presente, e sei preoccupato che essere qui non sia abbastanza. Che semplicemente esistere, lavorare, amare le persone, avere degli hobby ed essere generalmente una persona perbene non sia abbastanza, che tu debba essere straordinario per giustificare l'improbabile fatto della tua esistenza.

Sei qui e questo ti rende ansioso.

Sei il prodotto di un numero quasi inconcepibile di contingenze, una bolla di sapone che galleggia su un oceano di possibilità. Eppure rimani sveglio la notte preoccupandoti di essere abbastanza di successo, di aver fatto le scelte giuste per la tua carriera, di essere rispettato dalle persone, di essere ricordato.

E con “tu” intendo te e me.

Quindi, che senso ha tutto questo?

Pensate alla pressione che ci imponiamo per essere importanti, per lasciare un segno, per essere significativi. Scegliamo le carriere in parte in base a quanto sembrano impressionanti alle cene o alle apparizioni immaginarie nei talk show immaginari. Ci tormentiamo per le decisioni come se il destino del mondo dipendesse da esse. Ci confrontiamo con le persone di maggior successo della storia e ci sentiamo inadeguati. Il peso dell'importanza è estenuante.

E se semplicemente... non contaste così tanto?

E se le vostre scelte, i vostri successi e i vostri fallimenti fossero fondamentalmente errori di arrotondamento nel grande schema delle cose? Sarebbe così grave?

Tutti saremo dimenticati.

Il sole si espanderà fino a diventare una gigante rossa e inghiottirà la Terra, e ogni traccia della civiltà umana sarà vaporizzata. Tutti i libri, gli edifici e le grandi opere d'arte scompariranno. Ogni reputazione coltivata con cura, ogni eredità protetta con ansia sarà cancellata.

Quindi, se nulla di ciò che fai ha un significato cosmico permanente, allora puoi smettere di cercare di raggiungere un significato cosmico permanente. Puoi fare le cose perché sono interessanti, divertenti o utili alle persone in questo momento, senza bisogno che abbiano un'eco nell'eternità. Puoi correre dei rischi, provare cose che potrebbero fallire, perseguire progetti che non ti renderanno famoso, ricco o immortale.

La liberazione dall'insignificanza: ti permette di concentrarti su ciò che conta davvero per te, in questo momento, senza il peso dell'importanza cosmica che ti schiaccia. Puoi essere gentile con le persone perché la gentilezza fa stare bene, senza cercare di influenzare il corso della storia. Puoi creare arte perché la creazione è soddisfacente, senza competere per l'immortalità. Puoi amare le persone pienamente, sapendo che l'amore finirà (in un modo o nell'altro) e che va bene così.

C'è qualcosa di profondamente sbagliato nel modo in cui abbiamo costruito il significato nel mondo moderno. Abbiamo perso la maggior parte delle fonti tradizionali di significato (religione, comunità, dovere), ma abbiamo mantenuto l'ansiosa sensazione di dover giustificare la nostra esistenza. Così ci siamo rivolti alle carriere, ai risultati, alle metriche e allo status, cercando di dimostrare il nostro valore all'orizzonte. Stiamo tutti recitando un ruolo significativo, cercando di contare qualcosa, disperatamente desiderosi di non essere dimenticati.

Penso che saremmo più felici se riuscissimo a interiorizzare questo concetto. Non in modo nichilista, secondo cui nulla ha importanza e quindi perché preoccuparsi, ma in modo liberatorio, secondo cui le cose hanno importanza in proporzione al loro impatto reale sulle persone reali, non in proporzione al significato astrale che immaginiamo abbiano. Puoi avere a cuore la tua vita, il tuo lavoro e le tue relazioni senza bisogno che abbiano un'eco nell'eternità.

Una volta che smetti di sforzarti così tanto di essere significativo, spesso finisci comunque per fare un lavoro migliore. Non sei paralizzato dalla paura di fallire o dal bisogno di dimostrare il tuo valore. Puoi sperimentare, giocare, esplorare. Puoi fare le cose per il gusto di farle, piuttosto che per ottenere una convalida esterna. Le persone che alla fine danno un contributo duraturo sono spesso quelle che erano semplicemente profondamente impegnate in qualcosa che trovavano affascinante, non quelle che cercavano di cementare la loro eredità.

In realtà, è miracoloso che tu esista. Alla fine, inevitabilmente, non importa quanti soldi raccoglierai, non importa se cambierai carriera o se mangerai bastoncini di pollo a pranzo, o se guadagnerai qualche altro anno di vita grazie a trapianti di plasma. Di sicuro, morirai (che sfortuna).

All'inizio, le persone ti ricorderanno. La tua famiglia parlerà di te durante le riunioni. I tuoi amici racconteranno storie. Forse ci saranno foto sui social media, post che appariranno nella funzione “ricordi” per un po'. Ma gradualmente, le persone andranno avanti. Devono farlo. Hanno le loro vite da vivere.

Passa una generazione e tu sei una storia raccontata da chi ti ha conosciuto, se va bene. Passa un'altra generazione e sei un nome su un albero genealogico. Passano ancora un paio di generazioni e sei completamente scomparso. I tuoi pronipoti non conosceranno il tuo nome a meno che tu non fossi insolitamente famoso o avessi conservato documenti insolitamente dettagliati.

Il mondo continua a cambiare. Emergono nuove tecnologie, quelle vecchie diventano obsolete. I sistemi politici nascono e cadono. Il clima cambia, le coste mutano, le città vengono costruite e abbandonate. L'umanità continua, affrontando nuove sfide, risolvendo vecchi problemi, creandone di nuovi. Passano migliaia di anni. Civiltà che non potete immaginare vanno e vengono. Si combattono guerre, si firmano accordi di pace, si rompono trattati. Il ritmo del cambiamento accelera o rallenta, nessuno lo sa.

Alla fine, se non ci autodistruggiamo prima, gli esseri umani potrebbero diffondersi oltre la Terra. Potremmo colonizzare Marte, costruire habitat nella fascia degli asteroidi, inviare navi generazionali ad altri sistemi stellari. O forse resteremo sulla Terra e troveremo una sorta di equilibrio sostenibile. O forse accadrà qualcosa di completamente diverso, qualcosa che al momento non possiamo immaginare.

Tra milioni di anni, se esisterà ancora qualcosa che discende dall'umanità, probabilmente non si ricorderà di te. Potrebbe persino non ricordare che un tempo esistevano esseri umani individuali. L'intera storia documentata potrebbe essere compressa in una singola nota a piè di pagina in un vasto database a cui nessuno si preoccupa di accedere.

Il sole continua a bruciare il suo idrogeno, riscaldandosi gradualmente. Tra circa un miliardo di anni, la Terra diventerà inabitabile perché gli oceani evaporeranno. Tra cinque miliardi di anni, il sole si espanderà fino a diventare una gigante rossa e probabilmente inghiottirà completamente i pianeti interni. Tutto ciò che l'umanità ha costruito, ogni traccia della vostra esistenza, svanirà nel nulla.

Ma anche questo non è la fine. Altre stelle continuano a bruciare, nuove stelle si formano dalle nubi di gas, le galassie si fondono e si separano. L'universo si espande, accelerando verso l'esterno, allontanando le galassie l'una dall'altra più velocemente di quanto la luce possa viaggiare tra di esse. La formazione delle stelle rallenta man mano che l'idrogeno si esaurisce. Una dopo l'altra, le stelle si spengono. Le nane rosse durano più a lungo, ma anche loro alla fine esauriscono il loro combustibile.

Tra forse 100 trilioni di anni, l'ultima stella si spegnerà. L'universo ora è buio, pieno di buchi neri e resti stellari morti. I buchi neri evaporano gradualmente attraverso la radiazione di Hawking nel corso di googol anni, un arco di tempo inimmaginabile. Alla fine, anche i protoni decadono (probabilmente) e l'universo non consiste in altro che una sottile zuppa di particelle elementari e radiazioni, che si allontanano sempre più l'una dall'altra.

Morte termica. Entropia massima. Niente più struttura, niente più complessità, niente più vita, pensiero o esperienza. Solo una distesa oscura infinita, tutto ciò che è mai accaduto completamente dimenticato, senza nessuno che lo ricordi.

In definitiva, Tu sei insignificante. Come tutti.

All'universo non importa nulla di noi, però possiamo invece prenderci cura gli uni degli altri.

lunedì 27 ottobre 2025

Amare in silenzio

 

A volte, ci si sente più al sicuro tenendo dentro quella sensazione di dolce intimità, dove nessuno può vedere come il tuo cuore palpita a un singolo nome, come il pensiero di loro porti un calore inaspettato. 

C'è una quieta sicurezza nell'amare a distanza, nel trattenere l'affetto senza bisogno di dimostrarlo.

Non ci sono confini in questo mondo privato di sentimenti. Puoi immaginarie passeggiate notturne, lasciando che le strade testimonino la tua meravigliosa connessione, oppure puoi sederti in riva al mare, ascoltando lo sciacquio delle onde che cantano.

Puoi immaginare questi pensieri dentro di te e tenerli stretti mentre ti abbandoni alla quiete anticipatrice del dormire: liberi da giudizi, aspettative o interruzioni.

La cosa sorprendente è che non è richiesto alcun permesso, né dagli amici, né dalla società, nemmeno da chi inconsapevolmente occupa quello spazio speciale nel tuo cuore. 

E stranamente, questo lo rende meraviglioso. Non c'è fretta di raggiungerli perché la realtà raramente eguaglia la perfezione dell'immaginazione. 

A volte, amare qualcuno in silenzio è più sicuro, più gentile e più appagante che affrontare ciò che non si può avere pienamente.

Non si tratta di reprimere i propri sentimenti. Si tratta di sapere che nella propria mente e nel proprio cuore l'amore può esistere liberamente. 

Le conversazioni che non avvengono mai sono dolci quanto quelle che si tengono realmente. I momenti che non si realizzano mai nella realtà possono sembrare più intensi di quelli che accadono. E l'amore che provi, che sia per qualcuno che non lo conoscerà mai appieno, è valido, profondo e vivo.

Forse è questa la cosa strana dell'amore silenzioso: ferisce e guarisce allo stesso tempo. Ti fa sentire solo, eppure in qualche modo ti fa sentire profondamente connesso. Ti insegna la pazienza e quel tipo di forza silenziosa che si sviluppa quando si stringe tra le mani qualcosa di bello che nessun altro noterà mai.

 


domenica 26 ottobre 2025

La lontananza



Sono lontano da te. 

Non posso esserti accanto per vederti sbocciare quando al mattino ti svegli, ma ti vedo in quel lontano orizzonte dove si rispecchia il mio cuore che vorrebbe tenerti avvinghiata, ma non posso fare altro che attenderti nei mie sogni.

Intanto, si forma un nodo in gola e negli occhi la nostalgia crea un velo di lacrime.

Ti vedo riflessa sulle onde del mare, mentre il vento ti solleva lentamente ai confini di questo bel sogno.

Per me, è essenza di estasi, quel respiro che ti abbraccia silenzioso nel buio della sera.

Nell’incanto, ascolto la tua anima che mi sussurra al cuore…

Se fossi pittore dipingerei di sorrisi la tua più lieve tristezza, cancellerei dai tuoi occhi ogni dolore, farei della dolcezza una cornice di fiori al tuo viso.

L'alba è piena di dolci profumi, il sole ancora dorme mentre la mia mente continua a cercare un perché a tutto questo.

Amo i sogni perché donano armonia e serenità.

Tu sei il più bel fiore del mio giardino.
Ogni mattina ti penso accoccolato tra parole e suoni che gonfiano il cuore di sentimento.
E nell'ansiosa attesa di te, mi adagio al tuo pensiero, felice.

Il momento più magico della vita è solo quello dell'amore, lì dove, senza tempo, mi abbandono a ogni emozione.

Ti invio un fiore che non appassirà mai ... ha radici nel mio cuore.

venerdì 24 ottobre 2025

Illusione d'amore



Sono sola, in dialogo con me stessa. A volte, scelgo la compagnia di me stessa per parlarmi e convincermi sulla bontà di certe idee che l’istinto mi suggerisce in modo sibillino. 

Sarà perché la mia sensibilità è complice, illudendomi che il mondo sia più comprensibile e dolce di quanto realmente è.

Ed ecco che comincio a parlare di te come se mi fossi accanto, tutto intento ad ascoltarmi e a comprendermi.

Più volte volevo scriverti una poesia o parlarti dell’amore, ma poi mi rendo conto che per te sono soltanto parole vuote, riempitive di spazi temporali senza importanza e allora desisto. 

Comunque scrivo, mi rivolgo a chi non ho mai conosciuto e di cui ho certezza che abbia la mia stessa sensibilità.
Le tue parole, spesso formali, fredde, mi arrivano come schiaffi, dense di ipocrisia e quindi faccio fatica a mantenere lo sguardo su di te. Declino il capo perché non leggessi nei miei occhi la delusione che mi spegne l’entusiasmo.

E allora mi rendo conto quanto sia difficile entrare nell’anima di chi ormai è abituato alla superficialità dell’essere; quanto sia arduo essere presente ed entrare nel cuore di chi “vede” una relazione in bianco e nero.

Caro amico, la mia idea d’amore è completamente estranea al tuo mondo e per questo motivo non la comprendi e forse ci ridi sopra. 

Sono sicura che quando i tuoi capelli diventeranno grigi, scoprirai che nella vita ci sono i colori dei sentimenti veri, quelli da coltivare, quelli che danno il senso di esistere e il piacere di vivere. Intanto ti accontenti delle “cose” che accumuli, assecondando inconfessabili egoismi mascherati da necessità e doveri ai quali ti è impossibile rinunciare.

Amare una persona significa includerla nella propria vita, farla partecipe, amica sempre. Non avere sospetti su nulla. Non considerarla un tassello da usare quando ne hai bisogno o quando hai da occupare i tuoi tempi morti, o, al peggio, soddisfare i tuoi capricci.

Non esiste niente di più importante della tua donna, perché non esiste una priorità quando c’è di mezzo il tuo sentimento. L’amore vuole una totale, gioiosa, libera e volontaria appartenenza di anima e corpo.

È troppo difficile per te? Probabilmente, sì. Ma ti comprendo perché per poter amare è necessario essere stati amati. E tu, non hai avuto la mia stessa fortuna.

Detto questo, io sono convinta che tu non hai mai amato nessuno perché nessuno è abbandonato da chi ama veramente.

Non credo di procurarti un gran dolore lasciandoti e questo mi solleva dall’ansia di essere stata dura con te. Io ritorno ad amare me stessa, illusa che esista da qualche parte del mondo chi potrei amare ed essere amata veramente.

giovedì 23 ottobre 2025

Sei felice?



Oggigiorno la maggior parte delle persone non è felice.

Essere infelici non è un'eccezione, piuttosto rimanere felici lo è. Milioni di persone su questo pianeta sono infelici per uno o più motivi.

Il Rapporto Mondiale sulla Felicità 2023 ha fornito alcune conclusioni sulle cause della felicità. Tra queste rientrano la sicurezza sociale, alti livelli di fiducia nelle istituzioni, l'equilibrio tra lavoro e vita privata, solidi legami e relazioni sociali, salute e ricchezza e una governance efficace. Le cause della tua infelicità potrebbero essere legate a uno o più dei problemi sopra menzionati. Ma ritengo che esistano altre cause che potrebbero lasciarci in situazioni infelici.

Siamo più o meno egoisti nel nostro approccio e atteggiamento. Abbiamo sempre bisogno di un po' di apprezzamento per il nostro lavoro, sia al lavoro che nella vita sociale. Questo atteggiamento riflette la nostra mancanza di fiducia in noi stessi o il nostro perfezionismo. Se non sei abbastanza bravo o l'insicurezza compromette le tue prestazioni, puoi comportarti così. Un perfezionista potrebbe anche chiedere una convalida. Nel suo valore, il suo standard di lavoro non ha eguali. Tuttavia, non pensa mai che il perfezionismo sia un mito o un concetto comparativo. Si può affermare di essere perfezionisti, ma non si può dimostrarlo.

Il perfezionismo è una spirale autolesionista che può impedire di raggiungere i propri obiettivi.

Quando non si riesce a ottenere un apprezzamento nonostante si faccia un lavoro eccellente, si diventa infelici. È questione di autostima

Chi è il sé? Il sé è la tua anima, il rappresentante del potere supremo.

Ama semplicemente il tuo corpo, la tua struttura fisica da profano. I tuoi pensieri ti creano o ti distruggono. Gli studi dimostrano che ogni giorno abbiamo tra i 60.000 e gli 80.000 pensieri che ci vengono in mente, di cui il 70-80% sono pensieri negativi. I tuoi pensieri negativi riguardano il tuo futuro, la famiglia, la sicurezza del lavoro, ecc. Il tuo processo mentale che ti trascina verso il basso riflette la tua mancanza di amor proprio. Amor proprio significa amare te stesso nella tua versione migliore. Nessuno su questa terra è migliore di te.

Il giorno in cui amerai te stesso senza sapere perché, sarai l'uomo più felice sulla terra. Nell'amor proprio, non hai nulla da perdere se non da vincere.

Le persone spesso si sentono in colpa. La non accettazione di sé ti mette in colpa e disturba il tuo equilibrio mentale. Quando la tua mente è disturbata, non sei affatto felice, nonostante i tuoi soldi, il lusso, il potere, la posizione e la comprensiva e bellissima moglie.

L'unica soluzione è "accettarti per quello che sei". Che tu sia buono o cattivo, è irrilevante per te. Quando accetti te stesso, sei libero dalle falci del rimorso, dei pentimenti e dei pensieri negativi. L'accettazione di sé è un passo verso la vittoria sulle convinzioni limitanti.

L'accettazione di sé può migliorare la propria immagine di sé e generare pensieri che stimolano azioni positive e proattive.

Sai di essere unico e ineguagliabile? Nessuno può essere paragonato a te su questa terra amorevole. Infatti, fin dall'infanzia, i nostri genitori si confrontano con gli altri bambini, il che porta a un complesso di inferiorità o superiorità. La nostra educazione sociale è in uno o più modi responsabile della nostra bassa autostima. Il nostro sé interiore dorme profondamente. La tua autoanalisi può risvegliarti e presentarti la tua vera versione. Puoi fare tutto ciò che pensi. Puoi distruggere qualsiasi obiettivo tu possa prefissarti. Sei il tuo creatore. Sei atman o anima. Sei immortale, ma le tue gambe sono incatenate da limitazioni di pensieri, negatività, paura della sconfitta, apprensione delle critiche altrui e molto altro.

Dimentica tutto, l'intelligenza infinita ti ispira dall'interno. Lui è con te ovunque, in ogni nascita e rinascita. Credi nel tuo vero sé. Tutto accadrà come desideri. Fai i tuoi doveri prescritti e non aver paura delle critiche. Accettale come trampolini di lancio verso il tuo progresso. Ricorda che puoi farcela. La felicità è un tuo diritto di nascita. Non pensare oltre e rimani nel presente.

mercoledì 22 ottobre 2025

InterBrain: cervelli Interconnessi in rete globale



Il campo elettrico e magnetico del cervello sono fatti accertati e pertanto sono da prendere in considerazione anche per quanto sappiamo nel campo dell’elettromagnetismo.

La mutua influenza dei campi magnetici, l’induzione elettromagnetica, in relazione ai cervelli apre scenari inesplorati o lasciati ancora alla fantasia degli scrittori.

Le tracce dei campi elettrici associati ai cervelli, se pur di modesta intensità, potrebbero far parte di un sistema di forze interconnesso, ancora ignoto.

Potremmo immaginare un sistema di interconnessione globale, simile a Internet, capace di inglobare tutti i cervelli sparsi sul globo terrestre in un unico sistema globale che potrebbe interessare l’intero universo. Riferendoci a ciò che è stato già detto, potremmo immaginare un grandissimo cervello che accoglie in sé tutti i mondi nell’unica realtà primaria ammissibile per l’universo.

Le tecniche di comunicazione, già perfette riferite al cervello dell’uomo, sarebbero di una qualità indefinibile se pensate per il sistema globale.

Le implicazioni derivanti da queste assunzioni liberano la più sfrenata fantasia.

La prima, in assoluto, riguarda la regia di questo mega-sistema.

Dovrebbe essere assoluta e di livello superiore alla già indefinita perfezione del sistema globale.

La seconda ripropone l’atavico quesito in maniera ancora più misterioso: “Dove condurrà il sistema globale? Avrà una finalità?”.

La terza consiste nel completo svuotamento di valore della singolarità e quindi della perdita di significato del libero arbitrio.

La quarta riguarda la certezza che ne deriverebbe dal fatto che noi umani non saremmo gli unici esemplari limitati dell’universo, ma faremmo parte di una numerosa schiera di alternative viventi o comunque esistenti.

La quinta e ultima implicazione è la più bella e ammaliante per gli esseri umani; ammettendo di far parte di una comunità così immensa, speciale e perfetta, la nostra presenza sulla terra dovrebbe rappresentare un atto transitorio che, nonostante la bellezza straordinaria della vita terrena umana, diventerebbe opaca rispetto alle possibilità e meraviglie del super-Universo.

 


martedì 21 ottobre 2025

Sintomi di saggezza



La saggezza è tipicamente considerata una virtù. Una virtù, definita in modo molto generico, è un tratto caratteriale che è una buona cosa possedere. In un altro senso, è la comprensione di ciò che è importante e aiuta a orientare i pensieri e le azioni di una persona.

Si tratta di una virtù è speciale, ma la saggezza è speciale anche tra le virtù: riguarda le questioni della vita umana. Essa ha un valore speciale per la vita e non tutti sono considerati saggi. La saggezza è una precondizione per vivere bene, perché è necessaria la conoscenza per vivere bene, evitare certe insidie ​​e affrontare i problemi che accompagnano l'esistenza umana.

Il filosofo Nozick, in “The Examined Life”, afferma: “Ciò che una persona saggia deve sapere e comprendere costituisce un elenco variegato: gli obiettivi e i valori più importanti della vita – l'obiettivo finale, se ce n'è uno; quali mezzi per raggiungere questi obiettivi senza costi eccessivi; quali tipi di pericoli minacciano il raggiungimento di questi obiettivi; come riconoscere, evitare o minimizzare questi pericoli; come si presentano i diversi tipi di esseri umani nelle loro azioni e motivazioni; cosa non è possibile o fattibile; come dire cosa è appropriato e quando; sapere quando certi obiettivi sono stati raggiunti in modo sufficiente; quali limiti sono inevitabili e come accettarli; come migliorare se stessi e le proprie relazioni con gli altri e la società..."

In questo elenco, si evidenzia il tema della misurazione. Cioè: quali mezzi e quali costi sono necessari per arrivarci; come minimizzare in anticipo le minacce al raggiungimento del proprio obiettivo; quali limiti ci sono.

Questo è certamente un aspetto della saggezza che coinvolge la vita pratica di una persona.

Saggezza e Akrasia

Ci si chiede a cosa serva questa saggezza se non la si incorpora nella vita. Questo non significa che la saggezza abbia solo un valore strumentale – ha un valore intrinseco – ma è nel fare che si esercita la virtù.

In questo contesto si inserisce il concetto di Akrasia.

L'akrasia è un termine greco che indica la debolezza della volontà o la mancanza di autocontrollo, la condizione in cui una persona agisce contro il proprio migliore giudizio. Si manifesta quando si è consapevoli di ciò che è giusto, ma si finisce per fare qualcos'altro, spesso spinti da passioni o desideri momentanei. Un esempio comune è la procrastinazione, quando si rimanda un compito importante per fare qualcos'altro di meno prioritario. 

Consideriamo una persona che dà consigli – un dispensatore di consigli. Supponiamo che dia ottimi consigli ad altre persone e che il consiglio di questa persona aiuti davvero gli altri. Ma nella sua vita, apparentemente non riesce a seguire i propri consigli. Sa cosa fare perché lo condivide con gli altri, ma non lo segue. Ne concluderemmo che questa persona non è saggia.

Anche Platone sembrava avere una comprensione simile di questo. Esistono altre scuole filosofiche che sostengono che la Conoscenza sia sufficiente per essere virtuosi. In altre parole, tutto ciò che serve è sapere la cosa giusta da fare, e la si farà e basta. Quindi, per applicare questo principio a chi dà consigli, significa che nella sua situazione semplicemente non sapeva cosa fare, ma nel caso di altre persone sapeva esattamente cosa fare.

Platone era diverso. Pensava che le persone potessero sapere cosa fare, e tuttavia non fare ciò che avrebbero dovuto fare (che avrebbero dovuto, secondo quella persona). Postulò che la Conoscenza fosse Necessaria per la Virtù, ma non Sufficiente. Chiamò questo fenomeno Akrasia, o debolezza di volontà. Nel caso di chi dà consigli, egli sa cosa fare, ma semplicemente gli manca la volontà di portarlo a termine. In questa prospettiva, fare la cosa virtuosa è qualcosa che richiede una certa forza di carattere.

La concezione per cui la saggezza è profonda e incentrata sull'uomo

Cosa significa questo per la saggezza? 

Per Nozick, significa che la saggezza non dovrebbe essere definita in modo così restrittivo solo per la specie umana. Dovremmo avere un interesse personale per il benessere delle cose e delle creature che ci circondano. La saggezza, in questo senso, significherebbe anche imparare a conoscere il loro benessere. A causa di questa generalità, dovremmo ovviamente preoccuparci anche del benessere delle cose che ci sono comuni.

L'ultimo concetto su cui vorrei soffermarmi brevemente è la profondità della saggezza. Abbiamo stabilito che la saggezza non è solo la conoscenza di una cosa, ma anche l'applicazione di tale conoscenza, e dovrebbe riguardare il benessere non solo delle cose umane, ma anche di quelle che hanno qualcosa in comune con gli esseri umani, ovvero la vita (in generale).

La saggezza è anche la connessione con le cose più profonde: essere in grado di vedere e apprezzare gli eventi in un modo che va oltre la mera percezione. Ci insegna a guardare oltre le cose. Troverete che questo sia sostenuto soprattutto dai filosofi stoici, che hanno un'intera dottrina dedicata all'assenso e alla corretta visione delle cose.

La saggezza vuole che vediamo il significato ultimo di una cosa, l'essenza di quella cosa, e questa è un'abilità che deve essere coltivata costantemente per tutta la vita.

lunedì 20 ottobre 2025

La creatività come riformulazione di vecchie idee

 

La creatività non riguarda l'invenzione, ma il ricordare ciò che il mondo ci ha già sussurrato. A tutti noi piace credere che le nostre idee siano nostre. Che ogni frase che scriviamo, ogni melodia che canticchiamo, ogni progetto che realizziamo nasca da una scintilla di genio privato: intatto, non preso in prestito, originale. Ma l'originalità è una delle illusioni più belle dell'umanità.

Se risalite a un'idea abbastanza indietro nel tempo, troverete i fantasmi degli altri. Parole riorganizzate. Immagini reinterpretate. Schemi ripetuti. Più si guarda in profondità, più diventa chiaro: ciò che chiamiamo creatività potrebbe essere solo memoria travestita. E forse non è una cosa negativa.

Si vuole credere nel pensiero puro, come un'idea che emergeva dal nulla. Qualcosa di non toccato dall'esperienza o dall'influenza altrui, presto si è anche rivelato impossibile.

La mente non è una pagina bianca; È un manoscritto stratificato, riscritto ogni giorno attraverso l'esperienza. Ogni "nuova" idea porta sotto di sé le impronte digitali di quelle vecchie. Anche quando pensi di creare qualcosa dal nulla, in realtà stai riorganizzando ciò che hai assorbito.

Il linguaggio stesso è preso in prestito. Nel momento in cui usi le parole, ne erediti la storia. Il significato è precaricato con le emozioni e i contesti altrui.

Essere umani significa ereditare il pensiero.

Essere creativi significa organizzarlo in modo diverso.

La memoria mascherata da immaginazione

Le neuroscienze confermano ciò che i poeti hanno sempre sospettato: immaginazione e memoria sono gemelle. Le stesse parti del cervello che ci aiutano a ricordare il passato ci aiutano anche a inventare il futuro.

Quando "creiamo", in realtà stiamo solo collegando punti che abbiamo già visto, combinando i ricordi in forme che sembrano nuove. La differenza tra ricordare e immaginare non sta in ciò a cui pensiamo, ma in ciò che ne facciamo.

Quindi, quando uno scrittore trova la frase perfetta, o un musicista scopre una melodia inquietante, forse non sta inventando, forse sta ricordando qualcosa che il mondo già sapeva, in attesa che qualcuno lo traduca diversamente.

L'intelligenza artificiale non pensa come noi, prende in prestito l’intero mondo pensato fino al momento in cui genera il risultato. Quando un modello genera una storia, attinge a milioni di voci umane, riorganizzando frammenti di tutto ciò che abbiamo mai detto o scritto. Lo chiamiamo artificiale, ma il processo è stranamente familiare.

Ricerchiamo abbinamenti. Misceliamo idee. La differenza è che quando lo facciamo, lo chiamiamo ispirazione. E forse è per questo che l'intelligenza artificiale ci turba. Ci ricorda che il nostro processo creativo non è poi così diverso da un algoritmo: una danza tra memoria e possibilità.

L'intelligenza artificiale non ci sta rubando la creatività. Ci sta mostrando come funziona realmente, fa da specchio alla nostra.

L'intelligenza artificiale imita la superficie della creatività, ma non l'interiorità. Può riprodurre lo schema, ma non il sentimento. Può formulare frasi sull'amore, ma non può ferire. Può descrivere la luce, ma non può vedere. Ed è questo che separa l'imitazione dall'immaginazione.

L'intelligenza artificiale ci ricorda che il pensiero da solo non è ciò che ci rende umani: è la capacità di sentire il peso di ciò che creiamo.

Ogni idea vive in dialogo con un'altra. Newton si basò su Galileo. Einstein reinventò Newton. Ogni filosofo ha preso in prestito da qualcuno prima di lui.

Persino la parola "genio" un tempo significava uno spirito guida, non la persona stessa. Gli antichi non credevano che le idee ci appartenessero, credevano che le idee ci visitassero. Forse avevano ragione. Forse la creatività non è possesso. È partecipazione.

Internet, e ora l'intelligenza artificiale, non hanno fatto altro che chiarire questo concetto. Siamo tutti parte di una mente collettiva, che rielabora e riformula le idee in tempo reale. Ciò che chiamiamo originalità potrebbe essere il mondo che pensa attraverso di noi, un'iterazione alla volta.

La vera originalità non consiste nell'inventare qualcosa che il mondo non ha mai visto. Si tratta di vedere il mondo con una mente che nessun altro ha e rimanerne trasformati.

Quando scriviamo, dipingiamo, progettiamo o programmiamo, ciò che rende nostro il prodotto non è la novità del prodotto, ma la consistenza della percezione che lo sottende: il modo in cui i nostri ricordi, le nostre emozioni e la nostra attenzione si scontrano in un singolo istante.

L'intelligenza artificiale può imitare la forma, ma non l'esperienza. Può imparare dai dati, ma non può ricordare. Può predire il linguaggio, ma non può intenderlo.

Ed è questo che ci mantiene originali: non in ciò che creiamo, ma nel modo in cui lo viviamo.

Forse abbiamo sempre inseguito il tipo sbagliato di originalità.

La domanda non è "come faccio a creare qualcosa di nuovo?"

È "come faccio a vedere ciò che è familiare in modo diverso?"

Perché l'originalità non è la nascita di un'idea, ma il momento in cui il riconoscimento diventa rivelazione.

Le macchine possono imitare il pensiero, ma non possono provare meraviglia. Questo è ciò che ci rimane: il fragile e infinito dono di essere stupiti dai nostri stessi echi.

domenica 19 ottobre 2025

Il potere della narrativa



Gli adulti che sfogliano la sezione narrativa si dividono in due gruppi distinti: studenti universitari che cercano i tascabili e professori emeriti settantenni. La distribuzione è bimodale, vediamo perché.

I giovani leggono narrativa perché non hanno ancora imparato a lasciarsi imbarazzare dall'immaginazione. I veri brillanti leggono narrativa perché hanno capito che il puro trasferimento di informazioni è la cosa meno interessante che un libro possa fare. 

Ma c'è una vasta fascia intermedia di persone che hanno appena abbastanza istruzione da sentirsi insicure al riguardo, e queste persone leggono esclusivamente saggistica. La leggono non perché amano imparare, ma perché amano mostrare di sapere. 

La narrativa (al contrario) introduce di nascosto una complessità reale nel tuo cervello. Quando Dostoevskij dedica cinquanta pagine a permettere a Raskolnikov di giustificare un omicidio a sé stesso, non stai imparando la filosofia morale in astratto. Stai vivendo all'interno di una mente che cerca di ragionare fino all'atrocità. Capisci qualcosa sulla razionalizzazione umana che nessun volume “cose da sapere” potrebbe insegnarti. La conoscenza arriva incastonata nel contesto, nelle emozioni e nella contraddizione. Non può essere ridotta o lasciata semplicemente teorizzata.

Immagino che sia questo il motivo per cui le persone più intelligenti a citare i romanzi più di quanto non facciano con la saggistica. Fanno riferimento ai pensieri dei personaggi dei grandi romanzi piuttosto che elencare i modi per essere intelligenti. Le metafore sono importanti utilizzano il canale della sensibilità. Contengono una saggezza condensata che si dispiega in modo diverso ogni volta che la si esamina.

Ciò che Tolkien ha realizzato con "Il Signore degli Anelli", eclissa qualsiasi libro di saggistica mai pubblicato sulla leadership, la virtù o la natura del potere. La Terra di Mezzo presenta un universo morale completo in cui il potere corrompe in modo assoluto, dove i piccoli e gli umili realizzano ciò che i potenti non possono, dove la pietà e la pietà hanno conseguenze inaspettate. Si assorbono queste lezioni attraverso la narrazione, osservando i personaggi fare scelte e affrontarne le conseguenze. 

L'Anello è una metafora migliore della natura corrosiva del potere di qualsiasi cosa nel “Le 42 Leggi del Potere”, perché è una metafora, e le metafore agiscono su di noi in modi che le affermazioni dirette non possono.

C'è una ragione per cui ogni grande religione trasmette le sue verità più profonde attraverso parabole piuttosto che proposizioni. I vari autori della Bibbia avrebbero potuto scrivere "Le sette regole del discepolo altamente efficace", ma invece hanno raccontato storie di semi e terra, di monete perdute e di figliol prodigo.

Il Buddha avrebbe potuto pubblicare "La consapevolezza per principianti", ma invece ci sono koan e sutra pieni di saggezza contraddittoria.

Il puro trasferimento di informazioni non riesce a cambiare le persone.

Le storie funzionano.

La trappola del "mediocre" è pensare che l'istruzione esplicita sia superiore alla comprensione implicita. Qualcuno legge "Come trattare gli altri e farseli amici" e impara delle tecniche. Qualcuno legge "L'insostenibile leggerezza dell'essere" e impara cosa si prova a essere ogni persona in ogni tipo di relazione, a vedere l'amore trasformarsi in risentimento, a vedere come le società limitano e plasmano le scelte individuali. Quale conoscenza è più utile? Quale ti rende più saggio?

Le persone che leggono i romanzi. Hanno un tipo di intelligenza diverso, più contestuale e sottile. Comprendono la natura umana in un modo che la conoscenza di fatti nudi e crudi sui pregiudizi cognitivi non riesce mai a cogliere.

Il problema con i libri di auto-aiuto è il presupposto che la saggezza possa essere sistematizzata e impartita attraverso l'istruzione. Ma la saggezza resiste alla sistematizzazione. È il riconoscimento di schemi attraverso troppe variabili per poterle contare. È sapere quando le regole si applicano e quando no. La narrativa allena questa capacità costringendoti a destreggiarti nella complessità morale e sociale senza risposte chiare. Non c'è una sezione "punti chiave" perché la vita non ha punti chiave.

Forse gli studenti leggono narrativa perché non sono ancora corrotti dal bisogno di sembrare informati. Forse gli estremamente intelligenti leggono narrativa perché hanno capito che sembrare informati è inutile rispetto alla vera comprensione. E forse il resto di noi è bloccato nel corridoio dei libri di auto-aiuto, sperando che qualche autore abbia scoperto il trucco per vivere bene e che possiamo scoprire il segreto leggendo i dodici capitoli.

Purtroppo, nessuno ha la luce della verità assoluta per cui la tua strada è piena di ostacoli e tu devi percorrerla da solo.

venerdì 17 ottobre 2025

Abitudini sbagliate



Tutti vogliono i risultati. Pochi vogliono le abitudini di pensiero che li producono. Il divario non è il talento. Sono le abitudini di pensiero. Questo è ciò che separa l'1% migliore dal resto. Non la fortuna. Non il QI. 

La qualità della vita è la somma delle abitudini di pensiero

I pensieri sono il motore della vita.  

Charlie Munger si affidava costantemente a modelli mentali per le sue decisioni più importanti per cui diceva: "Beh, la prima regola è che non puoi sapere davvero nulla se ti limiti a ricordare fatti isolati e cerchi di riformularli. Se i fatti non si collegano a un reticolo di teoria, non li hai in una forma utilizzabile. Devi avere modelli mentali nella tua testa. E devi disporre la tua esperienza, sia indiretta che diretta, su questo reticolo di modelli", ha detto Munger. Penso per modelli da anni.

Ci sono molte più "abitudini di pensiero" per la vita.

Pensa per sistemi, non per eventi.

Pensiero medio: "Ho fallito. Che schifo".

Pensiero alto: "Quale sistema ha prodotto quel fallimento? Quali informazioni hanno creato questo risultato?".

Il primo pensiero è reattivo. L'altro è deliberato, alla ricerca di risposte.

Il secondo interrompe i propri schemi. Si chiede perché lo sta facendo, e se non è stato utile lo taglia via. Brutalmente. Senza sensi di colpa.

I pensatori comuni mantengono i paradossi senza battere ciglio. Amano il bianco e nero. Ma i migliori vivono nel grigio.

La libertà richiede disciplina. La stabilità richiede cambiamento. Il successo richiede fallimento. Se questo ti fa prudere il cervello, bene. La crescita di solito sembra dissonanza cognitiva.

Poniti domande migliori. "Perché io?" è un vicolo cieco. "Cosa c'è dopo?" apre porte. "Come posso renderlo utile?". Ora, questo è il pensiero di alto livello. Le domande affinano l'attenzione. L'attenzione guida l'azione. L'azione costruisce la realtà. Se le tue domande non hanno qualità e mira, lo sarà anche la tua realtà.

Pensa a lungo termine, agisci a breve termine. La maggior parte delle persone inverte la rotta. Si ossessiona sull'urgente e ignora l'importante.

I migliori abbozzano l'orizzonte decennale, poi lavorano per i successivi 10 minuti.

La maggior parte delle persone evita il disagio dell'autoapprendimento. Ma è proprio l'attrito a migliorare il pensiero. I migliori non fuggono dall'attrito. Lo cercano.

Elimina il disordine mentale, in fretta. Il tuo cervello non è un'unità di archiviazione. È un motore di elaborazione. Smetti di accumulare informazioni casuali che non userai mai o di cui non avrai mai bisogno. Decidi cosa conta davvero. Ignora spietatamente il resto. La chiarezza è un'arma pensante. 

La confusione è un travestimento per la mediocrità

Rifiuta il pilota automatico mentale. Cerca attivamente l'antidoto ai tuoi pregiudizi. Siamo tutti eroi della nostra realtà. La nostra prospettiva sembra tutta la verità. Non lo è. È una lente minuscola, a volte distorta. Le persone intellettualmente più sicure sono anche le più ansiose di dimostrare di sbagliarsi.

Le tue convinzioni sono le tue finestre sul mondo. Cancellale ogni tanto, altrimenti la luce non entrerà. Se metti in discussione le tue, non sarai così veloce ad accettare le convinzioni incontestate degli altri. Avrai molte meno probabilità di essere intrappolato in preconcetti o pregiudizi o di essere influenzato da persone che ti chiedono di consegnare il tuo cervello, la tua anima o i tuoi soldi perché hanno già tutto sotto controllo per te.

Fai di "E se mi sbagliassi?" una regola morale personale.

Ti manterrà umile. E migliora le tue abitudini di pensiero.

Gestisci le tue informazioni come se la tua sanità mentale dipendesse da questo. Cosa stai leggendo? Chi stai ascoltando? Che tipo di conversazioni stai avendo? 

Questi sono gli input che definiscono i tuoi schemi di pensiero. Se consumi contenuti infiniti di gossip e drammi virali, la tua mente imparerà a interessarsi a cose banali. Se la alimenti con saggi critici, libri stimolanti e conversazioni con persone che ti stimolano, la tua mente raggiungerà quel livello. 

Il tuo ambiente mentale è reale quanto quello fisico. Ma se non lo controlli, diventa una finestra sporca, che filtra la luce e distorce la tua percezione.

Post più letti nell'ultimo anno