Molti credono che la fiducia sia
affidamento più qualche altra caratteristica. Questa "qualche altra
caratteristica" dovrebbe essere ciò che rende la fiducia una nozione
morale, tale che se finisci per tradire la mia fiducia, hai fatto qualcosa di
moralmente sbagliato, e non semplicemente non hai completato un'azione che mi
aspettavo tu compissi.
Un esempio può aiutarci a
comprendere la differenza tra fiducia
e affidamento. Supponiamo che tu
esca di casa per la giornata. Mentre chiudi la porta, giri la chiave in una serratura
di alta qualità e ben recensita. La usi da anni. È solida, coerente e ti
aspetti che funzioni come previsto.
In questo caso, fai affidamento
sulla serratura per proteggere la tua casa.
Non hai nessun rapporto morale con
la serratura. Se si dovesse rompere, potresti sentirti frustrato, ma non
tradito.
In questo casa si tratta di fiducia funzionale: un'aspettativa
radicata nella prestazione, senza alcuna presunzione di cura, interesse o
impegno.
Ora supponiamo che lasci la città
e chiedi al tuo amico di badare alla casa. Gli dai le chiavi e dici: "Per
favore, tieni d'occhio la casa". L’amico è d'accordo. Dici: "Grazie,
mi fido davvero di te".
In questo caso le tue aspettative
non sono solo funzionali; sono morali.
Ti aspetti cura, discrezione e
buon senso dall’amico. Se l’amico trascura il compito affidatogli e qualcuno
entra in casa tua, non rimarrai solo deluso, ti sentirai anche tradito.
Questa è la fiducia morale: un
atteggiamento moralista che presuppone il riconoscimento reciproco e la cura
degli interessi altrui.
L'asimmetria dei rapporti di fiducia
In molti casi, la fiducia è un
bene. Il fatto che la fiducia abbia anche un lato negativo non significa che
manchi del ben noto lato positivo.
Ma dobbiamo anche aprire la porta
a un lato oscuro della fiducia: situazioni in cui essere fidati è costoso,
stressante o opprimente. Ci sono casi in cui ci si può fidare di qualcuno che
manterrà impegni che non si accettano. Questo indica una dimensione della
fiducia poco teorizzata: non il danno del tradimento, ma il danno di aver ricevuto
fiducia senza averla chiesta.
Essere degni di fiducia non
significa sempre acconsentire ad essere degni di fiducia. Secondo la sua
opinione, "si può essere degni di
fiducia senza essere disposti ad assumersi gli impegni rilevanti, o senza
nemmeno essere consapevoli di essere degni di fiducia".
Questo apre uno spazio cruciale
per discutere della fiducia non consensuale, in cui chi dà fiducia impone un
carico morale al fiduciario senza la sua partecipazione. Se accettiamo che la
fiducia implichi aspettative normative, allora la fiducia indesiderata può
essere una forma di abuso morale. Senza il tuo consenso, stai assumendo
obblighi morali, perché essere degni di fiducia comporta impegni morali.
Fiducia e aspettative basate sui ruoli
Questo problema diventa
particolarmente acuto nei contesti istituzionali e basati sui ruoli.
Insegnanti, medici, terapisti e genitori ricevono abitualmente fiducia in modi
che vanno ben oltre gli obblighi formali. Queste fiducia basate sui ruoli
spesso dipendono da norme informali o aspettative culturali: l'insegnante che è
"come un secondo genitore", il medico che è "sempre
disponibile". Tali aspettative non sono sempre esplicite, ma possono
comunque plasmare il modo in cui gli individui comprendono i propri obblighi e
si sentono moralmente obbligati ad agire. Nei casi che ho descritto, gli
individui coinvolti possono avvertire una significativa pressione morale ad
agire, una pressione che non desiderano né gradiscono.
E quando la fiducia diventa un
meccanismo attraverso il quale gli obblighi vengono scaricati senza consenso,
rischia di trasformarsi in sfruttamento morale.
Immaginate un ambiente di lavoro
in cui un dipendente è costantemente considerato dal suo team affidabile,
empatico e altamente competente. Col tempo, i suoi colleghi iniziano a fidarsi di
lui, non solo perché svolge bene il suo lavoro, ma anche per:
-assumere compiti extra nei
momenti critici;
-coprire i turni dei colleghi
senza lamentarsi;
-offrire supporto emotivo -quando
gli altri sono stressati;
-appianare le tensioni durante i
conflitti di squadra.
Nessuno chiede formalmente a quel
collaboratore di fare tutto questo, e lui non acconsente mai esplicitamente. Ma
la sua passata disponibilità ha creato un'aspettativa normativa: le persone
presumono non solo che sia in grado di aiutare, ma che lo farà. La fiducia
benintenzionata del suo team si è silenziosamente trasformata in un fardello
morale che non ha mai accettato di portare.
Ora si trova in una situazione
difficile: dire di no gli sembra un tradimento del gruppo. Anche se i suoi
colleghi non intendono sfruttarlo, l'aspettativa morale accumulata inizia a
esaurirlo, personalmente e professionalmente.
Questo schema di tradimento è
potente. Amplifica la posta in gioco psicologica e morale, creando una forte
pressione ad assecondare gli impegni. E, soprattutto, può farlo anche quando il
fiduciario non ha mai cercato o accettato la fiducia.
È qui che la fiducia
diventa problematica: quando diventa uno strumento attraverso il quale gli
altri ci vincolano a ruoli o aspettative a cui non abbiamo mai acconsentito.
Può portare ad un aumento del
carico emotivo sul posto di lavoro e nelle altre relazioni, laddove non
acconsentiamo ad assumerci questa fiducia. Questo, a sua volta, può portare all’esaurimento
in diversi modi.
Ad esempio, è facile vedere come il caso descritto potrebbe
portare il fidato a soffrire di stanchezza morale: l’esaurimento emotivo e
cognitivo che deriva dalla ripetuta esposizione a situazioni moralmente
impegnative, soprattutto quando tali situazioni comportano giudizi complessi,
dilemmi etici o una tensione persistente tra valori personali e aspettative
esterne.
La fiducia generalmente è un bene, ma se utilizzata nel modo sbagliato,
può portare all'esaurimento.
La mancanza di fiducia come forma di rispetto
Negare la fiducia non sempre
segnala un vizio e può anzi essere una forma di chiarezza morale. Se la fiducia
implica un invito ad assumersi un impegno, allora rifiutarsi di fidarsi – o
rifiutarsi di essere fidati – può essere un modo per rispettare i limiti di
qualcuno. "Non mi fido di te per questo" può a volte significare
"Non desidero importi il peso delle aspettative".
La fiducia deve essere informata e
delimitata – non un salto alla cieca, ma un impegno ragionato con le capacità e
gli impegni altrui. Quando la fiducia è illimitata o non invitata, manca di
rispetto all'autonomia. Tratta l'altro come un mezzo per raggiungere i nostri
fini, piuttosto che come un agente che si autodirige.
Ecco alcuni punti chiave della
fiducia gestita bene:
-Deve essere consensuale.
-Devono essere riconosciuti i limiti dei ruoli.
-Devono esistere sistemi che possano assorbire la pressione morale.
-Deve essere riconosciuta una sfiducia etica (una mancanza di
fiducia in determinati ambiti non deve necessariamente essere un segnale di
fallimento morale. Può servire a prevenire l'eccesso di potere morale).
La fiducia indesiderata rivela una
dimensione trascurata della nostra vita morale e cioè quella in cui imponiamo oneri morali agli
altri, anche se fatto con buone intenzioni. Quando la fiducia diventa un veicolo per
obblighi non richiesti, può silenziosamente minare l'autonomia e l'equità.
La fiducia
non è sempre un dono: può anche essere una richiesta, che deve essere riconosciuta e,
a volte, respinta. Riconoscere la complessità etica della fiducia significa non
solo chiedersi di chi ci fidiamo, ma anche se questa persona ha scelto di
essere considerata affidabile.
Così facendo, ci muoviamo verso un'etica delle
aspettative più attenta e basata sul consenso.