martedì 12 marzo 2024

Libertà illusoria

 

Scrivere o discutere sulla libertà, francamente, sono modi per celebrare un valore ideale che forse non esiste neanche oltre la vita. Libertà, per definizione, impone l’assenza totale di vincoli e condizionamenti di qualsiasi genere.

Esiste sulla terra un luogo dove poter applicare questa definizione?

Fin quando porteremo in giro chilogrammi di carne ed ossa, illudiamoci di essere liberi! Potremmo aspirare a una libertà di nobiltà inferiore come quella del pensiero, ma non crediamoci troppo.

La libertà del pensiero è completamente manipolata da preconcetti educativi sociali e appare come bozza orientativa di un progetto mai sviluppato. Infine, le debolezze, le paure, completano il definitivo sabotaggio del valore.

Nascendo, siamo come una pallina metallica in procinto di iniziare la sua partita nel flipper. Il primo lancio ci fa andare su, molto su e a grande velocità.

In cima alla discesa si rallenta poiché il caso ci offre una strada da percorrere. Alcuni incontrano già i primi spingitori, segnatori di punti che non danno pace alla ridente pallina. Subito dopo i primi passaggi, la pallina si trova spinta e respinta in mille direzioni, accumulando così il miglior punteggio possibile. In questa fase, il giocatore non interviene dall’esterno, poiché sta guardando da dove la pallina comincerà a scendere. Egli dovrà controllare attentamente la rotta di discesa per cercare di far più punti possibili e accumulare bonus. Nella parte centrale del percorso, la pallina ha spazi più ampi e i suoi percorsi sono più difficili da indovinare.

Gli spingitori ora sono più violenti e la zona in cui la pallina può perdersi è più vicina. Il giocatore può aiutare la pallina a muoversi nella direzione meno pericolosa, ma deve stare attento a non esagerare, altrimenti il flipper potrebbe andare in tilt e la pallina, inevitabilmente finirebbe la sua corsa. La pallina si muove con apparente libertà su un percorso in discesa e spera che il giocatore mantenga alta la concentrazione per evitare che la sua corsa finisca nella zona morta del flipper e sancisca la definitiva fine del gioco.

Facciamo parte di un sistema e ogni elemento non ha senso stando fuori dal sistema. Ogni elemento, nel sistema, è libero nella misura in cui l’ingranaggio gli consente.

Il seme è libero di germogliare, il sasso lo è di cadere, il piede è libero di adeguarsi alla scarpa stretta, l’uomo è libero di guardare le stelle o di esprimere un pensiero.

Questo tipo di libertà è illusoria e purtroppo non siamo liberi nemmeno di non saperlo.

Capirete che qualunque altro mondo non potrà che essere migliore di questo. Intanto ci ostiniamo, in quanto costretti, a dire: “Che mondo meraviglioso è il nostro!"

lunedì 11 marzo 2024

La droga della cultura

 

Un cane era stato lasciato solo per un'intera giornata, al rientro del suo padrone, iniziò a rincorrere la propria coda, impedendo così al padrone di accarezzarlo.

Vi apparirà evidente che il cane, divorato dall’ansia di rivedere il proprio padrone, chiedeva a se stesso di consumare un piacere per troppo tempo rimandato. 

Il meccanismo psicologico adottato dal cane ha funzionato in assenza del padrone, ma non gli ha consentito di raggiungere lo scopo per il quale il meccanismo era stato costruito. In altre parole, il surrogato di un piacere ha fatto in modo che si sia dimenticato il vero piacere.

È verosimile pensare che, conducendo una vita in cui sbarcare il lunario ci impegna, diventi inevitabile posticipare o a non occuparci mai di questioni più vicine alla sfera umana.

Ed ecco che l’età e la cultura intervengono come bastone e carota per il povero uomo.

Mentre l'età avanza, ti costringe a sentire sempre più forte il peso del macigno che porti sulle spalle e ti fa sperimentare a piccoli passi che cosa significa avvicinarsi alla fine della vita.

La cultura, come una droga, ti fa dimenticare il peso del macigno e abbassa la sensibilità alla stanchezza, sebbene a intervalli di tempo ti illuda di essere così speciale nell’universo fino a far apparire la morte come un’antipatica sosta o un angusto passaggio della natura.

Chi di noi è positivo al test della cultura è dominato dal super-IO (Freud e Nietzsche, mi perdonino) e pensa che, grazie alla propria capacità di astrazione, di essere in grado di sopportare quell’antipatico passaggio senza rovinarsi i tratti finali della vita.

Allo sfortunato utente del proprio corpo, quel passaggio è durissimo. Solo la religione e il mistero potranno aiutarlo, poiché in questi sentieri non c’è bisogno di ragionare, basta la fede e la speranza.


domenica 10 marzo 2024

Conoscere l'animo umano

 

L’animo umano è complesso, tentare una sortita conoscitiva è un’esperienza affascinante che non crea nessun precedente.

Illustri filosofi e psicologi si sono avventurati e hanno catturato qualche teoria interessante, ma hanno tirato fuori solo idee discutibili, anzi, hanno gettato benzina su un fuoco che già era parte di un incendio.

Un dato certo esiste. Ognuno di noi nascendo è costretto a sopravvivere. Questa incombenza è un macigno che ci portiamo sulle spalle e che ci impedisce di guardarci attorno. Non riusciamo, per la fatica, nemmeno a guardarci fra noi, poiché rimaniamo paralizzati dalla diffidenza.

Solo parvenze di intimità ci leniscono il dolore di una solitudine voluta da una natura, di cui facciamo parte, ma non ne siamo padroni. La coscienza di una vita che dovrà terminare ci forza il pensiero della morte.

Il crudele automatismo si innesca così: “Sono cosciente di dover morire e mi affanno a rimandare quel momento, occupando il tempo a trovare il sistema migliore per ritardarlo”. Alla fine del percorso molti si rendono conto che hanno rincorso la propria coda, consumando il prezioso tempo vita.

 

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