giovedì 22 novembre 2012

Impulso d'amore

 
 
Nascosto tra le parole,
ostacolato dal torpore dell’indifferenza,
 l’impulso d’amore freme.

Vorrebbe cambiare il mondo.
Vorrebbe sciogliere la gelida brina dell’apparire.
Vorrebbe disegnare sorrisi sui volti tristi.

Vorrebbe illuminare
le menti buie abbandonate dalla speranza.


Sventola tenerezza nei cuor sinceri.

Risuona emozioni negl’animi gentili.

Scava fiducia nelle menti aperte.

Diffonde magia nelle delicate carezze. 

Tuona potenza negli abbracci degli amanti.

Impulso d’amore,
sorprendimi!   

martedì 20 novembre 2012

A che serve la filosofia, oggi?


Se ci poniamo domande, inevitabilmente nel cercar risposte diventiamo filosofi. Qualche docente cattedratico potrebbe sorridere all’imputazione di una filosofia di bassa manovalanza, vertente più alla soluzione di problemi della vita vegetativa anziché quelli di natura sublimale, rivolti alla morale, alla coscienza, o al pensiero puro.
Il dato innegabile che si rileva dall’osservazione della vita quotidiana ci fa pensare, anche se non vogliamo ammetterlo, che filosofare deve essere un modo per dar senso alla nostra presenza sulla Terra. 
La consapevolezza di poterci rinchiudere in “IO” interiore che discute di se stesso, ci costringe a essere filosofi, quando per necessità ci dobbiamo rapportare in una società fatta di individui organizzati e pensanti. Siamo abituati a tradurre ogni oggetto esistente in “a che serve?”.
A che serve mangiare o dormire?
A che serve studiare o lavorare?
A che serve vivere?
E allora, a che serve pensare?

Sarà dovuto a uno scherzo della natura o la volontà di potenza di Nietzsche, perché io possa ora scrivere e tu leggere queste mie parole?
Che cosa mi spinge a comporre frasi affinché tu possa interpretarle e poi condividere o dissentire dal mio modo di pensare?
Ci ritroviamo a filosofare in una società che postula l’esistenza della filosofia ma, come una cenerentola, la relega nei salotti della forma o del piacere fine a se stesso.
Il luogo comune che assegna al lavoro il potere di schiavizzare l’uomo, fa in modo che consumiamo la vita come martiri soggiogati da un destino crudele. 
Essere certi di poter mangiare e continuare a respirare diventa l’obbiettivo minimo dell’uomo senza problemi. 
Risolto tale problema, l’esigenza si sposta nella sfera dell’autostima dove il confronto e la competizione, innescati da presunti quanto illusori valori, spingono l’arida anima umana alla corsa al potere per sperimentare la sopraffazione come sfogo al mancato soddisfacimento del vero bisogno interiore: amare ed essere amati.  
Si rincorre, quindi, il benessere materiale, per il quale solo a posteriori verifichiamo la consistenza di una promessa, quantomeno bugiarda o posticipante all’infinito, che possa condurci all’ambita serenità.
Oggigiorno, più che mai serve la filosofia!
Essa è il cuscino della nostra mente; è il passaporto per la frontiera del pensare; è il nastro trasportatore delle nozioni; è l’anima della scienza.
I giovani devono approcciarsi ad essa con lo spirito dell’atleta che sta per iniziare una gara dove il traguardo è l’aria che si respira nella corsa, è il pulsare del cuore allo stimolo dei muscoli comandati a dar forza, è fermare il tempo nei cento anni di permanenza su questo nostro globo terrestre.
La filosofia è l'esercizio del pensiero racchiuso nella magia dell'universo, non apprezzarla significa rinunciare al facoltà per cui ci differenziamo dagli altri esseri viventi.
 

lunedì 19 novembre 2012

Ipocrisia

                                                     Brano tratto dal mio libro "Il mondo meraviglioso dell'anima" - Zedda  editore



Se dovessi eleggere universale una parola il cui significato è assolutamente chiaro e tacitamente accettato, questa sarebbe “ipocrisia”.

Ipocrisia è un fiume che scorre nelle valli della formalità, attraversa luoghi pubblici, alimenta campi coltivati col qualunquismo e sfocia nel mare della povertà dei valori.

Chissà quante volte vi sarà capitato di chiedervi:

“Devo essere sincero e presentare la mia la verità o essere diplomatico, apparire simpatico ed elegante, raccontando ciò che il mio interlocutore vorrebbe sentire?”.

Se non vi siete mai posti questo quesito, allora o siete una persona speciale, un avventuriero, un cacciatore di guai.

Essere ipocrita è facile, conveniente e salutare.

L’ipocrita ha molte “amicizie” e spesso, fa carriera; conosce l’arte della diplomazia, della mediazione ed è un grande parlatore.

Gli striscianti, silenziosi, vigliacchi ipocriti, ricordano molto i sofisti dell’antica Grecia.

I sofisti erano maestri delle virtù apparenti per le quali si facevano pagare per i propri servizi. Furono chiamati offensivamente “prostituiti della cultura”. 

Argomento centrale del loro insegnamento era la retorica, mediante la quale si esercitava l’allievo con il tipo di morale utile a conseguire specifici scopi. 

Insegnavano a essere avvocati, ricostruttori e giustificatori di eventi riferiti, quindi, erano ottimi insegnanti per diventare cittadini attivi, militanti politici, persuasori professionisti.

Nella società moderna assumerebbero la funzione “public relation”.
In questa attività è fatto obbligo l’uso del vestito elegante, meglio se firmato; ambienti lussuosi, e sorriso foto-stampato sul viso.

L’ipocrita è la mummia che vive nel presente; è cosciente di operare in un modo fraudolento ma non desiste. Molte volte il tornaconto è modesto in termini di valore, ma per inerzia o per ozio mentale, continua a mantenere lo stesso costume.

Quando l’ipocrita viene scoperto il suo atteggiamento è gelatinoso, cioè adduce spiegazioni puerili sostenute da nobili sentimenti e valori universali. 

Esattamente come la gelatina fra le mani, ti sporca tutto e non hai nulla di solido da afferrare e pulirsi diventa anche un problema.

In un’occasione, chiesi al malcapitato ipocrita, che cosa lo spingesse a comportarsi in quel modo. La risposta era facilmente pronosticabile:

“Il mio modo di fare è come quello di molti di noi. Ci adeguiamo alle circostanze e facciamo buon viso a cattivo gioco. 

Arrabbiarci è del tutto inutile, mentre agitarci per cambiare l’ordine degli eventi è come svuotare il mare con il secchio: c’è sempre qualcuno che potrebbe sostituirti! 

Se vuoi consolarti, puoi sempre lamentarti per ciò che gli altri non fanno o che si comportano male”.

Sarei stato anch’io ipocrita se non gli avessi così risposto:

“Caro amico, spontaneamente mi sorge la voglia di far risuonare una bella pernacchia, ma ho troppa stima di me stesso per scendere a questi bassi livelli. 

Sono convito che adeguarsi, è un po’ morire e mi va bene apparire ingenuo o anche matto, nell’affermare la mia convinzione di essere pensante dotato di sentimenti. 

Mi piace prodigarmi per procurare un vantaggio, anche piccolo, al mio prossimo: avrò in regalo il suo sorriso.

Non diventerò ricco, ma in quei pochi minuti, mi sentirò bene”.

                 Brano tratto dal mio libro "Il mondo meraviglioso dell'anima" - Zedda  editore


domenica 18 novembre 2012

The main road


An ancient story tells of a man who had a sick child. 

He turned to all the places of the earth to find someone who was able to provide the right medicine to cure his beloved son.

After wandering in vain, he found himself talking to a Buddhist sage, who said he knew the medicine for his son, but the preparation needed a seed of any plant grown in the garden of a family that had no mourning or sad events.

The father decided to try this suit, so he visited many families. 

He found that in every family always hid some sadness, that none of the families he visited could hand over his suit.

He returned to the wise and sadly told of his failure.
Then, the wise man, understanding the pain of the father said:

"How could you check, the pain is part of our lives. Learn to accept it and remember to look on the best side of the situations. Pain is the manifestation of your soul that something is not right, but admits the possibility of a solution".

The father understood the instruction of the test, but he would not surrender. 

He said: "There must be a way to heal my son!".

He knew of a group of "enlightened" that suggested a surefire way to achieve miraculous results. Speaking with one of these, he knew:

“We are part of a universe which is in line with our desires. Whatever you want, you can get it!

The only condition, is to be convinced to desire what you want to achieve. Only the doubt, simply, determines the failure to achieve the goal.

The father asked: "What can I do physically to help my son?".

He was told: "Take a photo of your child smiling. Write on it how much you care, and  be convinced for the healing".

The father did not know where to get the conviction required by the enlightened, and because he did not want to risk failure, continued to look for. 

He found a Christian priest, who advised him to pray.

He spoke about the heaven and so many beautiful stories, full of miracles.

He, however, although non-practicing Christian, he could not delegate to the belief that serious task.

Science seemed to him, turned its back. He tried to convince himself that something had to be done.

He had thought to turn to witches, magicians, fortune tellers, healers, but found that the operating system of these characters was based on money. 

Dejected because of the inability to see the light in the tunnel ahead of his love life, he decided to do what he wanted to do since a long time but he had always postponed, to build a more comfortable future for his children.

Addressing the sick child, said:

"Honey, I'm going to stop with work, I'll be at home to play with you!”.

A long embrace hid the tears, but not his heart beating faster.

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