Se ci poniamo domande, inevitabilmente nel cercar
risposte diventiamo filosofi. Qualche docente cattedratico potrebbe sorridere
all’imputazione di una filosofia di bassa manovalanza, vertente più alla
soluzione di problemi della vita vegetativa anziché quelli di natura sublimale,
rivolti alla morale, alla coscienza, o al pensiero puro.
Il dato innegabile che si rileva dall’osservazione della
vita quotidiana ci fa pensare, anche se non vogliamo ammetterlo, che filosofare
deve essere un modo per dar senso alla nostra presenza sulla Terra.
La
consapevolezza di poterci rinchiudere in “IO” interiore che discute di se
stesso, ci costringe a essere filosofi, quando per necessità ci dobbiamo
rapportare in una società fatta di individui organizzati e pensanti. Siamo abituati a tradurre ogni oggetto esistente in “a
che serve?”.
A che serve mangiare o dormire?
A che serve studiare o lavorare?
A che serve vivere?
E allora, a che serve pensare?
Sarà dovuto a uno scherzo della natura o la volontà di
potenza di Nietzsche, perché io possa ora scrivere e tu leggere queste mie
parole?
Che cosa mi spinge a comporre frasi affinché tu possa
interpretarle e poi condividere o dissentire dal mio modo di pensare?
Ci ritroviamo a filosofare in una società che postula
l’esistenza della filosofia ma, come una cenerentola, la relega nei salotti
della forma o del piacere fine a se stesso.
Il luogo comune che assegna al lavoro il potere di
schiavizzare l’uomo, fa in modo che consumiamo la vita come martiri soggiogati
da un destino crudele.
Essere certi di poter mangiare e continuare a respirare diventa
l’obbiettivo minimo dell’uomo senza problemi.
Risolto tale problema, l’esigenza si sposta nella sfera dell’autostima dove il confronto
e la competizione, innescati da presunti quanto illusori valori, spingono
l’arida anima umana alla corsa al potere per sperimentare la sopraffazione come
sfogo al mancato soddisfacimento del vero bisogno interiore: amare ed essere
amati.
Si rincorre, quindi, il
benessere materiale, per il quale solo a posteriori verifichiamo la consistenza
di una promessa, quantomeno bugiarda o posticipante all’infinito, che possa
condurci all’ambita serenità.
Oggigiorno, più che mai serve la filosofia!
Essa è il cuscino della nostra mente; è il passaporto
per la frontiera del pensare; è il nastro trasportatore delle nozioni; è l’anima
della scienza.
I giovani devono approcciarsi ad essa con lo spirito
dell’atleta che sta per iniziare una gara dove il traguardo è l’aria che si
respira nella corsa, è il pulsare del cuore allo stimolo dei muscoli comandati a
dar forza, è fermare il tempo nei cento anni di permanenza su questo nostro
globo terrestre.
La filosofia è l'esercizio del pensiero racchiuso nella magia dell'universo, non apprezzarla significa rinunciare al facoltà per cui ci differenziamo dagli altri esseri viventi.
Primum Vivere, Deinde Philosophari
RispondiEliminaIo non sono un filosofo e ho una cultura media ma mi piacciono le buone letture e questa è una buona lettura Luigi
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