Sono davvero poche le persone che si fermano a chiedersi
come si genera il significato nelle loro vite in rapporto agli altri. Potrebbe trattarsi della
carriera, della famiglia, del servizio di beneficenza ai bisognosi e, se siete
fortunati, di un insieme di queste cose.
Certamente, la relazione con l'Altro è fondamentale in vista di un'etica individuale e sociale. Molti filosofi hanno affrontato questo tema tra cui Lévinas che lo ha sviluppato in modo originale.
Emmanuel Lévinas (1906–1995) è stato un filosofo e scrittore lituano di origine ebraica. La sua opera principale è “Totalità e infinito: saggio sull'esteriorità” (1961), che offre una descrizione originale dell'Altro.
L'opera esplora la relazione etica tra il sé e l'Altro, che definisce esteriorità. Egli nega un'esistenza che sia principalmente essere o conoscere, sostituendola con responsabilità e relazione.
Un altro fulcro della sua filosofia sono i concetti totalizzanti, che apparentemente riducono l'Altro a un essere conosciuto e controllabile, mancando di rispetto alla sua capacità trasformativa.
Lévinas sostiene anche l'alterità radicale (alterità) dell'Altro, con l'etica che nasce dall'incontro diretto con esso.
Secondo il filosofo, non si deve tentare di comprendere e sussumere l'Altro nel proprio quadro concettuale, poiché ciò violerebbe l'imperativo morale di preservare la sua irriducibile differenza.
Per Lévinas, l'Altro precede il sé e l'essere, emettendo una richiesta infinita e mai pienamente soddisfatta.
Pertanto, l'etica non consiste nel soddisfare questa chiamata, ma nel mantenere lo sforzo continuo per rispondervi.
Gli studiosi hanno criticato il
suo lavoro per essere troppo astratto, per la sua romanticizzazione dell'Altro
e per la sua incapacità di tenere conto dei bisogni dello Stato. Lévinas
riconfigura oggettività e soggettività, rendendo poco chiara la formalizzazione
dell'etica mentre eleva l'incontro dialogico a una posizione di primato.
Le interazioni con l'Altro possono distorcersi quando sono guidate da desideri di potere o di piacere (o entrambi), trasformando la relazione etica in una relazione di controllo e manipolazione, e minando così l'obbligo morale di soddisfare i suoi bisogni.
Questo quadro etico si rivela anche difficile da estendere oltre l'ambito interpersonale. Quando applicato alle istituzioni o allo Stato, ciò che costituisce un comportamento etico rimane irrisolto, poiché la responsabilità è distribuita, astratta e vincolata da principi di giustizia imparziale.

Nessun commento:
Posta un commento
Esprimi il tuo pensiero