domenica 20 maggio 2012

Una stella risplende




Sento troppa tristezza per filosofare su un evento che mette a nudo le povere miserie umane raccolte nella mente di qualcuno che, con la morte dei suoi simili, ci gioca come in un video game.

Non resta che raccontare di una cronaca che ci lascia sbigottiti. Increduli, turbati, ci sforziamo per cercare una logica che possa giustificare una pazzia così evidente.

La mente del misero uomo che ha pensato e attuato il vile gesto, non può appartenere all’allegro mondo di Melissa; non può essere un padre, un insegnante, uno studente, un amico dei sentimenti.

La paura che ciò che è estraneo all’animo umano possa occupare un primo piano nella società civile, ci spinge istintivamente a restare vicini, in una sorta di abbraccio collettivo, per essere testimoni della forza d’amore sempre viva e in continua espansione .

Uniamoci in questa ideale catena come se potessimo formare una scala verso il Paradiso, su cui Melissa si incammina verso Dio. 

Il male, che uno stupido le ha fatto, è nulla rispetto alle meraviglie del cielo. 

Un pensiero commosso rivolgo ai suoi genitori per i quali nessuna parola potrebbe lenire il loro dolore.

Essi sappiano che Melissa è un frutto buono maldestramente strappato da questa terra per abbellire la volta celeste e dalla quale mille spiragli di luce illumineranno i cuori teneri della terra.


Melissa,  in tutte le notti serene in cui vedrai la tristezza nel cuore dei tuoi genitori, allinea le stelle e sorridi loro!

Eri una meravigliosa ragazza in terra ma sei tra le più luminose lassù.  

venerdì 18 maggio 2012

Amarsi


 “Non è possibile amare nessuno, se prima non si è capaci di amare se stessi*".
Molto tempo fa, viveva un uomo padre di sette figli, tutti maschi. La famiglia abitava una ricca zona della terra, dove era possibile trovare di tutto, sia come opportunità di lavoro, divertimento e cultura, sia come possibilità di ottenere cure e medicine per qualunque malanno. 

Un giorno Marco, il figlio maggiore, decise di abbandonare la casa del padre e vivere un’esperienza solitaria e autonoma, lontanissimo da dove era nato.

Il padre capì che la decisione di suo figlio era irrevocabile e dall’alto del suo amore, gli permise la partenza. È inutile dirti che gli offrì tutto il necessario per il viaggio e le risorse per la sua sussistenza per almeno un anno.

Dopo un lungo vagabondare, Marco si fermò a vivere in un rifugio nei pressi di Pokhara, uno sperduto piccolo paese alle falde dell’Himalaya. In questo posto non esisteva nessun mezzo con il quale egli potesse comunicare con il mondo occidentale.

Il cibo e tutto ciò che era necessario per mantenersi in vita, riusciva a procurarselo dai mercanti che settimanalmente percorrevano gli stessi sentieri da tempo immemore e con i quali barattava stoffe e disegni confezionati dalla sua ricca fantasia artigianale.

Marco, in quel luogo dove aveva scelto di vivere, cercava se stesso e le risposte a domande abbandonate dal senso comune. 

Passarono molti anni e molti problemi interiori trovarono soluzioni. Quando la serenità del suo animo pervase completamente la sua esistenza, una malattia lo sorprese disarmato.

La sofferenza fisica e la prospettiva che potesse morire senza che la sua famiglia sapesse nulla, indussero Marco ad affidare a uno dei mercanti di passaggio un messaggio da destinare a suo padre. Il messaggio, sentore di un amore mai perso per la sua famiglia, annunciava al padre i sintomi della sua malattia, per la quale chiedeva conforto e medicine.

Soltanto chi è padre può sentir forte la stretta del cuore che inevitabilmente lascia senza fiato e costringe nervosamente ad aprire la lettera pervenuta da un figlio lontano e di cui non si hanno notizie da molto tempo. L’avida lettura della missiva placò l’ansia, perché fu sostituita da una rigida tensione che sembrò fermargli il cuore. 

Un attimo dopo, il padre addolorato avrebbe voluto avere le ali per volare in quel posto sperduto dove suo figlio rischiava la vita.

Doveva mantenere la freddezza necessaria per riflettere e poi organizzare il viaggio. 

Occorreva consultare uno specialista per individuare tutto il necessario utile alla cura della malattia. 

Il desiderio di partire immediatamente, contrastava la sua razionalità che gli suggeriva di pianificare con calma il viaggio.

In un primo momento aveva deciso di non informare tutta la famiglia per non complicare ulteriormente la situazione e rallentare le procedure d’intervento, ma era abituato da sempre a coinvolgerla in qualsiasi evento che riguardasse ogni suo membro.

Costringendo l’improbabile a divenire certezza, in un tempo che l’ansia definiva eterno e la ragione solo pochi giorni, Marco con suo padre erano nella stessa tenda.

Marco: Papà, sei tu? – A causa della febbre elevata, con difficoltà Marco riconobbe il padre –

Padre: Sì, Marco! Sono io! Ora ti porterò via con me e in pochi giorni ritornerai forte come orso.

Marco: Papà, perdonami per i guai che ti sto procurando. 

Con gli occhi umidi e le ciglia che sbattevano velocemente per bloccare la formazione delle lacrime, il padre abbracciò Marco senza rispondergli.

In quegli attimi, Il Padre di Marco avrebbe voluto raccontargli tante cose, ma lo stato in cui il figliolo si trovava non permetteva che si facessero lunghi discorsi.

Avrebbe atteso il momento opportuno per dirgli:

“Figlio mio, hai voluto cercare la tua strada e hai avuto il coraggio di farlo. Ti sei voluto bene e di questo sono veramente orgoglioso. Mi hai fornito la prova che il mio grande amore per te è servito ad arricchirti, così che tu stesso fossi in grado di donarne. 

Sei consapevole dei tuoi limiti e delle tue forze, per cui ora puoi affrontare il mondo da generoso quale sei. 

Possiedi tanto amore che donandolo moltiplicherà se stesso. 

Marco, sono felice di averti insegnato ad amarti perché in questo modo tu sarai capace di amare tutto il mondo". 

Amare se stessi è la garanzia che tutto ciò che si fa per il prossimo, è come se si facesse per sè.

L'amore esclusivo non appartiene alla natura umana. L'amore esclusivo è un derivato del pensiero razionale che per soggettivare ha bisogno di separare, escludere ed infine focalizzare.

*(http://carlasalemusio.blog.tiscali.it/)

giovedì 17 maggio 2012

Il mio primo libro



Se siamo esseri pensanti non possiamo eludere una necessità interiore che ci spinge a trovar risposte a domande che spesso non riusciamo a formulare. 

Eventi occasionali come leggere un libro, un’esperienza di vita, potrebbero innescare quello strano meccanismo comune a tutti gli uomini che, nel vento della passione, rende possibile qualunque idea e raggiungibile qualunque traguardo.

Un misero sistema Operativo


Il limiti connessi con la natura "uomo" impongono la metodolgia di analisi per gradi, sezioni, livelli, usando la tecnica della separazione come alibi della semplicità a discapito del grosso prezzo che si paga in termini di logica dell'insieme e della comprensione reciproca. 

Separando, si da significato all'"Io" e al "Tu", al "mio" e al "tuo", al bene e al male e in generale, ai sinonomi e contrari. 

Serve la spegnimento della macchina (come un PC), per capire che si tratta di un misero sistema operativo, adattatto per far muovere un  insieme ossa, muscoli e pensieri....

che da soli non avrebbero nessun senso e non concorrerebbero a determinare lo stupido essere che si affanna a nutrirsi per 100 anni su un pianeta posto ad opportuna distanza da una stella sperduta nell'universo, a cui è stato dato il nome di Sole!

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