venerdì 11 luglio 2014

Esame di stato 2014


LUIGI: Eccomi nuovamente a raccontarti degli esami di stato 2014. 
Il tempo passa, caro amico mio, e la storia continua a ripetersi.

ETT: Consolati immaginandoti un po’ più extra e meno terrestre!

LUIGI: Non farei grandi sforzi, facendo leva sul mio egocentrismo.

Purtroppo, però, il mio modo di essere mi riporta alla realtà che è quella di indugiare tra le riflessioni e i sentimenti.

ETT: Allora non ti curare del tempo e fai in modo che ogni tuo secondo di vita sia bagnato dalle emozioni.

LUIGI: Quest’anno la mia classe di maturandi è stata l’immagine campione di una società in forte cambiamento. 

Sento più pesantemente lo stridore di pensieri che si staccano dalle pareti della mia stanza dei valori, esattamente come scaglie di una pittura rinsecchita dal tempo, che si sollevano e lentamente rendono confusa l’immagine anticamente disegnata.

ETT: A cosa vuoi riferiti?

LUIGI: Nei ragazzi non trovo più (o forse non la vedo io!) quel senso di partecipazione a progetti di lungo periodo. 

Tutti si preoccupano per ciò che succede nell’immediato, rinunciando a costruire qualcosa per il futuro.

 Molti di loro hanno poca coscienza del futuro; costruiscono alibi favoriti da una società che sembra ignorali e si chiudono nel proprio habitat famigliare.

ETT: Che cosa ti fa pensare questo?

LUIGI: Notando il loro modo di approcciarsi ad un evento importante della vita, qual è l’esame di stato. 

E’ visibile una leggerezza di responsabilità mascherata soltanto dall’emozione di sentirsi ufficialmente giudicati da una commissione di sette insegnanti.

ETT: Non mi sembra il caso di infierire sui tuoi poveri alunni, dopo che li hai visti crescere per tre anni!

LUIGI: Hai ragione, ETT!  

Il mio disappunto discende dal fatto che mi affeziono troppo a loro e come chi avendo mani e piedi legati mostra furia per liberarsi, così anch’io divento puntiglioso nell’esprimere un giudizio su di loro.

Non immagini quale tortura possa sopportare un loro professore quando è costretto a leggere nei loro temi pensieri scomposti e costrutti grammaticali fantasiosi.

Ho letto nei loro temi parole come “nono stante”, “l’asagna” e tanto altro di simile.
Ho assistito a confusioni storiche, matematiche, letterarie.

Sono stato testimone di ammissioni che ai tempi miei nemmeno sotto tortura si sarebbero fatte. 

Pertanto, si è evidenziata grande ingenuità unita and una responsabilità molto leggera.

ETT: Sarà tutta colpa loro?

LUIGI: Questa è una domanda a cui non vorrei saper rispondere!

Purtroppo, anche noi insegnanti abbiamo i nostri problemi, ingigantiti da un ordinamento scolastico molto discutibile nei riguardi della figura docente.

L’idea dei docenti lavoratori che devono guadagnare il loro stipendio attraverso un lavoro fisico (visibile e più apprezzato) similmente a manovali e contadini, induce i governanti a puntare le loro attenzioni non sulla qualità del loro lavoro ma sulla quantità di tempo impegnato.

Come, per esempio, è scritto in questo articolo:

Da mesi stiamo assistendo e commentando, stupiti e indignati a un tempo, alle dichiarazioni del Ministro Stefania Giannini su scuola e insegnanti. Ora, dalle anticipazioni fatte dal sottosegretario Roberto Reggi, quelle esternazioni stanno trovando una loro conferma, sappiamo che è in atto, anche attraverso il lavoro di cantieri e pensatoi, istituiti presso il MIUR, una proposta governativa, da tradurre in provvedimenti legislativi e che in sintesi prevede tagli ordinamentali e retributivi degli insegnanti a fronte di aumentati carichi.”

Il povero docente si ritrova ad essere un venditore delle proprie nozioni obbligato a sfinirsi in parole nel tempo delle lezioni frontali consumate con ragazzi demotivati.

ETT: Ti prego, Luigi, non aggiungere altro; parlami invece della tua commissione.  

(continua nel prossimo articolo)

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