LUIGI: Eccomi nuovamente a raccontarti degli
esami di stato 2014.
Il tempo passa, caro amico mio, e la storia continua a
ripetersi.
ETT: Consolati immaginandoti un po’ più
extra e meno terrestre!
LUIGI: Non farei grandi sforzi, facendo
leva sul mio egocentrismo.
Purtroppo, però, il mio modo di essere mi
riporta alla realtà che è quella di indugiare tra le riflessioni e i
sentimenti.
ETT: Allora non ti curare del tempo e fai
in modo che ogni tuo secondo di vita sia bagnato dalle emozioni.
LUIGI: Quest’anno la mia classe di
maturandi è stata l’immagine campione di una società in forte cambiamento.
Sento
più pesantemente lo stridore di pensieri che si staccano dalle pareti della mia
stanza dei valori, esattamente come scaglie di una pittura rinsecchita dal
tempo, che si sollevano e lentamente rendono confusa l’immagine anticamente disegnata.
ETT: A cosa vuoi riferiti?
LUIGI: Nei ragazzi non trovo più (o forse
non la vedo io!) quel senso di partecipazione a progetti di lungo periodo.
Tutti
si preoccupano per ciò che succede nell’immediato, rinunciando a costruire
qualcosa per il futuro.
Molti di loro hanno poca coscienza del futuro; costruiscono
alibi favoriti da una società che sembra ignorali e si chiudono nel proprio
habitat famigliare.
ETT: Che cosa ti fa pensare questo?
LUIGI: Notando il loro modo di approcciarsi
ad un evento importante della vita, qual è l’esame di stato.
E’ visibile una leggerezza di
responsabilità mascherata soltanto dall’emozione di sentirsi ufficialmente giudicati
da una commissione di sette insegnanti.
ETT: Non mi sembra il caso di infierire sui
tuoi poveri alunni, dopo che li hai visti crescere per tre anni!
LUIGI: Hai ragione, ETT!
Il mio disappunto discende dal fatto che mi
affeziono troppo a loro e come chi avendo mani e piedi legati mostra furia per
liberarsi, così anch’io divento puntiglioso nell’esprimere un giudizio su di loro.
Non immagini quale tortura possa sopportare
un loro professore quando è costretto a leggere nei loro temi pensieri
scomposti e costrutti grammaticali fantasiosi.
Ho letto nei loro temi parole come “nono stante”,
“l’asagna” e tanto altro di simile.
Ho assistito a confusioni storiche,
matematiche, letterarie.
Sono stato testimone di ammissioni che ai tempi
miei nemmeno sotto tortura si sarebbero fatte.
Pertanto, si è evidenziata grande ingenuità
unita and una responsabilità molto leggera.
ETT: Sarà tutta colpa loro?
LUIGI: Questa è una domanda a cui non
vorrei saper rispondere!
Purtroppo, anche noi insegnanti abbiamo i
nostri problemi, ingigantiti da un ordinamento scolastico molto discutibile nei
riguardi della figura docente.
L’idea dei docenti lavoratori che devono guadagnare
il loro stipendio attraverso un lavoro fisico (visibile e più apprezzato) similmente
a manovali e contadini, induce i governanti a puntare le loro attenzioni non
sulla qualità del loro lavoro ma sulla quantità di tempo impegnato.
Come, per esempio, è scritto in questo
articolo:
“Da mesi stiamo assistendo e
commentando, stupiti e indignati a un tempo, alle dichiarazioni del Ministro
Stefania Giannini su scuola e insegnanti. Ora, dalle anticipazioni fatte dal
sottosegretario Roberto Reggi, quelle esternazioni stanno trovando una loro
conferma, sappiamo che è in atto, anche attraverso il lavoro di cantieri e
pensatoi, istituiti presso il MIUR, una proposta governativa, da tradurre in
provvedimenti legislativi e che in sintesi prevede tagli ordinamentali e
retributivi degli insegnanti a fronte di aumentati carichi.”
Il povero docente si ritrova ad essere un
venditore delle proprie nozioni obbligato a sfinirsi in parole nel tempo delle
lezioni frontali consumate con ragazzi demotivati.
ETT: Ti prego, Luigi, non aggiungere altro;
parlami invece della tua commissione.
(continua nel prossimo articolo)
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