domenica 27 luglio 2014

Maturità 2014 - La calma inutile




(continuazione art. precedente)

LUIGI: Esauriti i commissari esterni, resta da comporre la figura del presidente della commissione.

Il carattere di una commissione si forma sullo stile del suo presidente. 

Brutto o bello che sia, non si può far altro se non adeguarsi, per evitare di terminare l’anno scolastico con una buona dose di acidità gastrica.

ETT: già! Voi umani avete doti eccezionali nel costruire scenari frutto di individuali frustrazioni.

LUIGI: Io tendo a dividere le persone che conosco in due categorie: quelle che vanno direttamente sull’ostacolo, decise ad abbatterlo e quelle che lo aggirano, sperando di evitarlo per sempre. 

Sapendo che non si può muovere una montagna per far scorrere il fiume davanti al proprio giardino, cerco giardini vicino ai fiumi.

ETT: Questa metafora che cosa vuole intendere?

LUIGI: Il presidente di commissione viene nominato e, comunque difettoso possa essere, al massimo lo si congeda dopo una ventina di giorni (la durata della sessione d’esame).

ETT: Hai avuto problemi con lui?

LUIGI: Assolutamente, no! 
Anch’egli, come tutti gli esseri umani, ha i suoi pregi e difetti.

ETT: Sorvola sui difetti (ho imparto tantissimo su questi) e accenna a qualche pregio.

LUIGI: Un presidente ingegnere non può non avere pregi. 

Alcuni dei suoi punti migliori avevano attinenza con la sua formazione culturale: organizzazione, ponderatezza, concretezza.

Il decisionismo mostrato, fattore molto importante per ottimizzare i tempi di lavoro, a volte può confondersi con l’autoritarismo ma, nel nostro caso, questo pregio non può trasformarsi in difetto. 

Mostrare di voler “comandare” rende piccola la figura del comandante di un piccolo plotone e senza terre di conquista.

Il difetto più “grave” del nostro presidente era la calma inutile.

ETT: Calma inutile?

LUIGI: Sì! Questa è la facoltà di alcuni umani che hanno bisogno di vedere decantate le proprie azioni prima di giudicarle corrette.

ETT: Non capisco.

LUIGI: La mente umana agisce anche in funzione di una memoria storica. 

Le gratificazioni che discendono dagli apprezzamenti ricevuti nelle interazioni con la propria sfera di conoscenze, necessitano di un tempo di latenza affinché possano essere assimilate e produrre quell’energia volitiva propulsiva di ogni altra successiva azione.

In altre parole, alcuni umani hanno bisogno di “vedersi” nell’agire per giudicarsi attraverso i consensi o i dinieghi ricevuti dai propri simili. 

In questo modo, i tempi delle azioni sono dilatati. 

Questo tempo non strettamente necessario per il completamento di un lavoro ma che si inserisce per una sorta di ossigeno alla propria respirazione psicologica, io definisco come “calma inutile”.

Questa qualità del nostro presidente ha determinato un allungamento della durata degli esami di qualche giorno.

Per nostra fortuna, i pregi e i difetti, come il caldo e il freddo, tendono ad armonizzarsi in una sorta di stato d’equilibrio che ci riappacifica con la vita.
  

sabato 26 luglio 2014

Maturità 2014 (3)




(continuazione) 

...................
 
ETT: Allora, attendo che mi disegni il quadro di giovialità all’interno della tua commissione.   

LUIGI: Iniziando a descriverti la prof di italiano, devo ammettere per la seconda volta di essermi sorpreso.

La signorile e stilizzata figura della collega, era molto lontana da quella che avessi potuto associare al mio archetipo di professoressa di storia e letteratura italiana.

Ai miei tempi lontani di studente, le insegnanti di italiano spesso apparivano appesantite dalla cultura e, dando ragione a Leopardi, a volte curve e un po’ bruttine. 

In questo caso, la nostra prof d’italiano si è imposta alta, elegante e con qualche vena d’ironia.

Il suo sguardo, apparentemente distratto, girava nell’area della commissione come radar in pieno mare, pronto a riportare a se l’essenza del sapere.

 Il mistero si esaltava al termine dei lavori, quando, inforcando occhiali da VIP, si accingeva al saluto di commiato. 

Solo a posteriori posso comprenderla!

Poverina, ha dovuto leggere 45 temi in stile ultra-moderno in cui vocabolario, lessico e grammatica erano frutto di grandi rivoluzioni intellettuali dei miei maturandi.

Per fortuna che non ha potuto leggere tracce storiche poiché avrebbe avuto un grave imbarazzo per rapportarle alle sue antiche conoscenze.

La figura femminile del docente di italiano non poteva passare inosservata per un grande intenditore di donne, quale era il nostro bravo prof di elettronica.

Il maestro del “godi la vita” o del “ciclista” o del “mare e amare”, è stata una presenza lieta all’interno di una commissione che spesso tendeva alla seriosità. 

Purtroppo, i miei ragazzi non sono mai stati appassionati per la sua materia. 

Qualcuno dei loro insegnanti, a furia di ripetere che l’elettronica è una materia difficile, li ha inconsapevolmente convinti ad abbandonarla o, addirittura, ad averne paura.

Se si vuole minacciare a morte uno studente, basterebbe annunciargli una domanda in elettronica!

Il mio caro collega di elettronica, quindi, non ha potuto esprimersi nel suo sapere; il tempo dedicato alle sue domande poste agli studenti timorosi, era proporzionale alla quantità di conoscenze da accertare, perciò dell’ordine di pochi minuti. 

Questa snellezza delle interrogazioni, da noi colleghi, è stata accettata felicemente, pensando così di finire prima delle fatidiche due di pomeriggio il turno dell’esame orale.

Per questo motivo, era facile osservare il collega ricurvo e con lo sguardo fisso su un cellulare nuovissimo appena comprato.

La curiosità discendente dalla sua professione lo condizionava ad esplorare ogni funzione del telefono, cercando perfino soluzioni alternative a quelle standard.

Il terzo membro esterno era la collega di matematica. In questo caso, però, la figura istituzionale del rappresentante di questa disciplina è stata rispettata. 

Questa nostra collega, silenziosa, di poche parole, dall’aspetto burbero, ha operato nella formalità del suo ruolo; forse per questo motivo, il presidente di commissione ha voluto che fosse la sua vice.

La matematica è un’altra materia che gli studenti non molto studiosi non amano. 

Purtroppo, quando una materia non piace, anche chi la insegna diventa brutto e bisbetico agli occhi del discente.

La collega di matematica, in procinto di pensionamento, sembrava insensibile o “abituata” alle bordate di sciocchezze che i candidati potessero intentare. 

La sua testardaggine nel chiedere il perché su alcune disquisizioni matematiche, a qualche studente appariva provocatoria. 

Non le bastavano le definizioni imparate a memoria o qualche schizzetto? 

Nella mente di questi particolari studenti, era presente un sipario che doveva calare di lì a poco, per sempre sulla scena dello studio di questa disciplina.

venerdì 25 luglio 2014

Come non piangere!




Queste parole sono state scritte da un giornalista che era presente all'incidente. La ragazza, mentre moriva, sussurrava queste parole ed il giornalista scriveva...scioccato. Questo giornalista ha iniziato una campagna contro la guida in stato di ebbrezza.


"Mamma, sono uscita con amici. Sono andata ad una festa e mi sono ricordata quello che mi avevi detto: di non bere alcolici. 

Mi hai chiesto di non bere visto che dovevo guidare, così ho bevuto una Sprite. 

Mi sono sentita orgogliosa di me stessa, anche per aver ascoltato il modo in cui, dolcemente, mi hai suggerito di non bere se dovevo guidare, al contrario di quello che mi dicono alcuni amici. 

Ho fatto una scelta sana ed il tuo consiglio è stato giusto. 

Quando la festa è finita, la gente ha iniziato a guidare senza essere in condizioni di farlo. 

Io ho preso la mia macchina con la certezza che ero sobria. 

Non potevo immaginare, mamma, ciò che mi aspettava... 

Qualcosa di inaspettato! 

Ora sono qui sdraiata sull'asfalto e sento un poliziotto che dice:

Mamma, la sua voce sembra così lontana... 

Il mio sangue è sparso dappertutto e sto cercando, con tutte le mie forze, di non piangere. Posso sentire i medici che dicono:

Sono certa che il ragazzo alla guida dell'altra macchina non se lo immaginava neanche, mentre andava a tutta velocità. 

Alla fine lui ha deciso di bere ed io adesso devo morire... 

Perchè le persone fanno tutto questo, mamma? 

Sapendo che distruggeranno delle vite? 

Il dolore è come se mi pugnalasse con un centinaio di coltelli contemporaneamente. 

Di' a mia sorella di non spaventarsi, mamma, di' a papà di essere forte. 

Qualcuno doveva dire a quel ragazzo che non si deve bere e guidare... 

Forse, se i suoi glielo avessero detto, io adesso sarei viva...

La mia respirazione si fa sempre piu debole e incomincio ad avere veramente paura... 

Questi sono i miei ultimi momenti, e mi sento così disperata...

Mi piacerebbe poterti abbracciare mamma, mentre sono sdraiata, qui, morente. 

Mi piacerebbe dirti che ti voglio bene per questo... 

Ti voglio bene e.... addio."

giovedì 24 luglio 2014

Il paradigma mentale


(tratto dal "Il mio caro ETT")





ETT: Il pensiero è tale quando lo esprimi. 

Un attimo dopo, quando la mente si occupa d’altro, quello stesso pensiero non c’è più; ma non per questo puoi dire che non esiste.
Pertanto, tutto ciò che non si lega alla materia, non puoi dire che non esiste.

LUIGI: Infatti, la materia (il corpo) è la prova tangibile del nostro esistere. Se gli umani possono pensare, lo devono al proprio cervello. 

I pensieri esistono fino a quando il cervello ha facoltà di generarli o richiamarli, in alternativa abbiamo la scrittura che consente al pensiero di continuare ad esistere in altri cervelli.

ETT: Allora, Luigi, se tu sei frutto del tuo cervello, allora non avrei più bisogno di parlare con te; mi basterebbe trafugare la tua massa cerebrale e stimolarla a generare pensieri.

LUIGI: La fonte dei nostri pensieri si trova nel nostro cervello che comunque è materia. 
Altro, non riesco a immaginarlo.

ETT: In realtà, oltre la materia c’è di più!

Ogni pensiero, come il rumore, è una frequenza, un’armonia, un messaggero di un esistere in sé.

LUIGI: Siamo in grado di esistere esprimendoci con il pensiero ma senza la materia(corpo)?

Mi è difficile accettare un pensiero che non sia stato originato da un cervello. 

Inoltre, io sono nel mio pensiero e se questo non avesse un posto dove risiedere, come e dove potrei collocarmi?

ETT: Le tue domande rispondono all’esigenza di omologazione ad un paradigma mentale proprio dell’essere umano. 

In altre parole, l’essere umano, in qualità di prodotto spirito-materia, ha bisogno della dimensione spazio-tempo per formare e giustificare il pensiero.

Superando questo limite, il pensiero, nella forma più semplice, puoi riportalo ad un’onda sonora che si propaga nell’aria.

L’onda sonora per esistere ha bisogno dell’aria attraverso cui si diffonde. Senza dell’aria è difficile ammettere la presenza del suono. 

Allo stesso modo, senza della materia, ti è difficile credere in un pensiero e dunque, in uno spirito indipendente dal corpo.

Potenzialmente, tutto può esistere. 
Poiché, ciò che crediamo non esistere è una forma di realtà che nel momento in cui riflettiamo non trova le condizioni di esistenza.

LUIGI: Modificando lo stato di una realtà, potremmo dar vita a ciò che nello stato precedente era considerato irreale?

ETT: Sì.

LUIGI: Quindi anch’io, per esempio, potrei entrare nel tuo mondo se riuscissi a cambiare qualcosa nel mio paradigma mentale.

ETT: Certo! Soltanto che ti risulterebbe troppo difficile farlo, considerando il tuo stato di omologazione all’attuale paradigma che usi dalla nascita. 

Anche se tu riuscissi a farlo, verresti isolato dai tuoi simili e probabilmente finiresti in un manicomio.

LUIGI: Non ci sono speranze, dunque?

ETT: No, per adesso. I cambiamenti verranno con il tempo. 
L’evoluzione della società umana porterà in crisi l’attuale paradigma e il vostro mondo comincerà ad essere più vicino al mio.
     

domenica 20 luglio 2014

Professori seri?

 
 (continuazione)



LUIGI: Quest’anno la squadra di commissari è stata orfana del docente di inglese e capirai quanto mi sia nascostamente annoiato nell’adempiere al formale compito.

ETT: Conosco la tua passione per la lingua straniera.

LUIGI: Eravamo in otto, tutti abbastanza gentili, disponibili. 
Ovviamente, ognuno interpretava l’evento con i propri pregi e difetti.

ETT: La natura umana è interessante, appunto perché è varia; non è così?

LUIGI: Sì, è vero! 

Saprai certamente che a me non dispiace relazionarmi con tutti in mondo spontaneo, trasparente e allegro.

Non mi piace rimanere insieme ad altri e non scambiarsi qualche battuta comica che faccia dimenticare i problemi e a maggior ragione, a concepire nella dimensione umana qualsiasi accadimento.

ETT: Qualcuno della commissione ti appariva riservato?

LUIGI: Per noi docenti, la riservatezza o l’apparire pragmatici, è un segno della propria autorevolezza.

Pensiero comune vuole che l’allegria, visibilmente espressa, è un segno che depone sfavorevolmente allo spessore della cultura del professore.

La seriosità è la qualità irrinunciabile dello scienziato o dell’eminente professore universitario.

I ragazzi misurano il livello del sapere dei loro professori dai modi compassati, freddi, rigidi e distaccati, mostrati nella vita dell’aula.

ETT: Probabilmente, il peso del sapere influisce sulla forma fisica umana!

LUIGI: Credo che sia proprio così! 
I ragazzi traducono questo modo di essere come carattere inavvicinabile, spinoso ed infine, cattivo.

ETT: Quindi, per un insegnante mostrare spirito allegro e confidenzialità nei rapporti con i propri alunni, sarebbe come portare una macchia sull’abito della propria professionalità?  

LUIGI: Questa idea non viene affermata chiaramente, ma nascosta sotto forma di mezzi sorrisi ed imbarazzanti silenzi, molti professori di antica istituzione la fanno intendere.

ETT: Allora, Luigi, in questo senso tu sei messo male!

LUIGI: Purtroppo, sì! 
In compenso, però, godo del piacere di sentirmi vivo ed umano anche quando la formalità aggredisce.  

ETT: Non c’è il rischio che gli alunni non rispondano ai loro doveri di studenti con la necessaria responsabilità?

LUIGI: Questo è il rischio che si corre! 

Comunque, nella nostra vita esiste sempre il rovescio di ogni medaglia. 

L’importante è rendersi conto della direzione che la nave prende quando questa è in alto mare e occhio alla bussola, mantenere saldo il timone tra le mani.

ETT: I professori di commissione erano seriosi?

LUIGI: Alcuni di loro dovrebbero esserlo per forza, a causa del peso di difficoltà della materia.

Per esempio, a pensiero di popolo, la matematica, l’elettronica, l’informatica, la chimica e la fisica, dovrebbero imporre tanta seriosità.

Per altre materie, la durezza è opzionale; essa è lasciata al carattere più o meno tranquillo del docente. 

Per finire, Educazione fisica (scienze motorie) e Religione, dovrebbero essere, per definizione, insegnate da docenti sempre allegri e disponibili.

ETT: Allora, attendo che mi disegni il quadro di giovialità all’interno della tua commissione.   

(continua)

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