venerdì 8 gennaio 2016

Un percorso tutto da inventare





L’animo umano è complesso, tentare una sortita conoscitiva è un’esperienza affascinante che non crea nessun precedente.

Illustri psicologi si sono avventurati e hanno catturato qualche teoria interessante, ma hanno tirato fuori solo idee discutibili, anzi, hanno gettato benzina su un fuoco che già era parte di un incendio.

Un dato certo esiste. Ognuno di noi nascendo è costretto a sopravvivere.

Questa incombenza è un macigno che ci portiamo sulle spalle e che ci impedisce di guardarci attorno. 

Non riusciamo, per la fatica, nemmeno a guardarci fra noi, poiché rimaniamo paralizzati dalla diffidenza.

Solo parvenze di intimità ci leniscono il dolore di una solitudine voluta da una natura, di cui facciamo parte, ma non ne siamo padroni. 

La coscienza di una vita che dovrà terminare ci forza il pensiero della morte. 

Il crudele automatismo si innesca così: “Sono cosciente di dover morire e mi affanno a rimandare quel momento, occupando il tempo a trovare il sistema migliore per ritardarlo”. 

Alla fine del percorso molti si rendono conto che hanno rincorso la propria coda, consumando il prezioso tempo vita.

Mi ricorda la storia di un cane che, lasciato solo per intere giornate, al rientro del suo padrone, iniziava a rincorrere la propria coda impedendo al padrone di accarezzarlo.

Vi apparirà evidente che il cane divorato dall’ansia di rivedere il proprio padrone, chiedeva a se stesso di consumare un piacere per troppo tempo rimandato. 

Il meccanismo psicologico adottato dal cane ha funzionato in assenza del padrone, ma non gli ha consentito di raggiungere lo scopo per il quale il meccanismo era stato costruito.

In altre parole, il surrogato di un piacere ha fatto in modo che si sia dimenticato il vero piacere.

È verosimile pensare che, conducendo una vita in cui sbarcare il lunario ci impegna, diventi inevitabile posticipare o a non occuparci mai di questioni più vicine alla sfera umana.

Ed ecco che l’età e la cultura intervengono come bastone e carota per il povero uomo.

L’età, mentre avanza, ti costringe a sentire sempre più forte il peso del macigno e ti fa sperimentare a piccoli passi che cosa significa morire.

La cultura, come una droga, ti fa dimenticare il peso del macigno e abbassa la sensibilità alla stanchezza, sebbene a intervalli di tempo ti illuda di essere così speciale nell’universo fino a far apparire la morte come un’antipatica sosta o un angusto passaggio della natura.

Chi di noi è positivo al test della cultura è dominato dal super-IO (Freud e Nietzsche, mi perdonino) e pensa che grazie alla propria capacità di astrazione, di essere in grado di sopportare quell’antipatico passaggio senza rovinarsi i tratti finali della vita.

Allo sfortunato utente del proprio corpo, quel passaggio è durissimo. 

Solo la religione e il mistero potranno aiutarlo, poiché in questi sentieri non c’è bisogno di ragionare; basta la fede e la speranza.

domenica 3 gennaio 2016

Natale 2015


Ora che Natale è passato, gli auguri per l’inizio del nuovo anno sono stati distribuiti, è il momento per una riflessione un po’ più seria.

Miglioreranno le condizioni di vita nel 2016?
 
Prima di rispondere, guardiamoci intorno.

Dicono che l’Italia ha un debito pubblico di 2.211.800.000.000 €.

La popolazione italiana e di circa 59.830.000 unità, per cui ogni italiano, da 0 a 100 anni, è indebitato di 36.968 €.

Nel mio caso, avendo una famiglia di 4 persone, avrei un debito di 147.9496 €.

Nella qualità di capofamiglia, dovrei essere preoccupato per questo debito. 

Volendo estinguerlo, per non caricarlo sui miei figli, dovrei vendere la mia casa e contemporaneamente condurre una vita molto modesta. 

In realtà, il debito non è proprio mio, è dello Stato!

Lo stesso Stato che mi dà lavoro, mi garantisce la pensione e mi offre servizi.

C’è qualcosa di strano nel ragionamento, vero?

Uno Stato indebitato che mi “offre”?

Sento di essere preso in giro!

Tutti contribuiamo a ripagare lo Stato per i servizi che ci offre attraverso le tasse. 
Ma questo non basta, visto che lo stesso Stato continua a indebitarsi. 

Ciò significa che bisognerà pagare più tasse o che tutti non pagano come dovrebbero.

Ci dicono che il salumiere non emette lo scontrino per il panino venduto al bambino di un suo cliente.

Ci dicono che ci sono moltissimi artigiani che evadono.

Ci dicono che molte società di servizi sperperano denaro pubblico. 

Per esempio, molti cittadini chiedono frequentemente visite specialistiche o assumono badanti inutilmente o dichiarano malattie che non hanno.

Ci dicono che viviamo meglio e che a 65 anni un professore è ancora un ragazzino.

Ci dicono che i nostri figli tendono ad essere mammoni perché il lavoro umile lo lasciano agli immigrati.

Ci dicono che il peso dell’assistenza pubblica è enorme.

Insomma, siamo noi stessi i colpevoli di questa tragica situazione.

Non si capisce bene, però, perché si parla in sordina quando si parla di fallimenti delle Banche, pensioni e liquidazioni megalattiche, di acquisti inutili, spese di sostegno ai politici incredibili, e tanto altro ancora.

In quest’ultimo tipo di evasione, non sono pochi o centinaia di euro che vanno via, ma ordini di grandezza che renderebbero timido il valore del debito pubblico.

Ultima considerazione. 

Chi sono i Nostri creditori?

Le banche! Ma non quelle che falliscono, sono quelle internazionali che galleggiano sul petrolio, diamanti e oro.  

Queste stesse banche hanno inventato un sistema per arricchirsi e schiavizzare tutto il mondo. 

Il sistema della moneta stampata e venduta a caro prezzo con nome di “interesse”.

L’ultimo grande affare lo hanno fatto con l’euro.

Ovviamente i padroni non hanno identità! 

Stendo "omissis" non parlando di guerre di interesse!!


Fatto questo piccolo riassunto, come sarà il 2016?

Cerchiamo di rimanere bambini e crediamo alle favole.



Post più letti nell'ultimo anno