Pirandello affermava che
ognuno di noi porta una maschera per cui siamo diversi a seconda
dell’interlocutore.
Siamo, forse, buoni con i docili
e cattivi con i combattivi, aperti con i famigliari e diffidenti con gli
sconosciuti, accoglienti con gli amici e ostici con i nemici.
Concordo con Pirandello,
però aggiungerei un aspetto.
Per ogni maschera che
indossiamo siamo bifronti come Giano.
Un buon osservatore è capace
di rilevare le pause che si creano quando le due facce interagiscono
nell’interiorità del bifronte.
Essere bifronte è comune nei
rapporti tra chi comanda e chi obbedisce.
In generale, lo notiamo in tutti quei rapporti dove è difficile far lavorare da sola la maschera.
Per esempio, se qualcuno
tenta di colpirvi fisicamente e sviluppa davanti a voi la traiettoria dell’oggetto
contundente che termina sul vostro corpo, sicuramente opporrete una reazione
cercando di spostare l’obiettivo.
La reazione è diversa se l’obiettivo non siete voi.
La reazione è diversa se l’obiettivo non siete voi.
Nel bifronte, due processi
sono in esecuzione contemporanea e concorrente.
Uno passa attraverso la maschera, l’altro è trasparente all’interlocutore e prende molto tempo “cervello”.
Uno passa attraverso la maschera, l’altro è trasparente all’interlocutore e prende molto tempo “cervello”.
Il processo maschera è
formale, è attento alle regole e ai convenevoli.
La sua parametrizzazione è statica e viene mantenuta per tutta la durata della sua evoluzione.
La sua parametrizzazione è statica e viene mantenuta per tutta la durata della sua evoluzione.
Il processo interno è vivo,
mutevole e spesso collide con il processo maschera.
La legge della
sovrapposizione di processi in esecuzione contemporanea recita:
“Due processi possono
procedere contemporaneamente, solo se, nessuno dei due può modificare i valori
che entrambi usano”.
A ogni tentativo di violazione di questa legge corrisponde una manifestazione inspiegabile per l’osservatore esterno.
Le due facce di Giano si notano.
A ogni tentativo di violazione di questa legge corrisponde una manifestazione inspiegabile per l’osservatore esterno.
Le due facce di Giano si notano.
Vi propongo un esempio di un
cattivo educatore.
Un professore rimprovera un
alunno perché arriva in ritardo a scuola.
L’alunno è costretto a subire il rimprovero, anche se il professore spesso anch’egli ritarda.
L’alunno è costretto a subire il rimprovero, anche se il professore spesso anch’egli ritarda.
Il colloquio si sviluppa
così (tra parentesi appare il colloquio interno):
Rossi, anche oggi in ritardo!
(Purtroppo devo
rimproverarlo, sono tenuto a farlo).
Professore non ho sentito la
sveglia ed ho fatto tardi.
(Spesso sei in ritardo anche Tu, anzi, a volte non vieni proprio!Ma tu sei il professore e tu le disponi per le regole).
(Spesso sei in ritardo anche Tu, anzi, a volte non vieni proprio!Ma tu sei il professore e tu le disponi per le regole).
Se continuerai a ritardare,
sarò costretto a comunicarlo ai tuoi genitori.
(Lo affermo però non lo farò
- Non voglio scocciature!)
Scusatemi non succederà più.
(Non mi importa nulla di Te,
né di ciò che farai.)
Tutta la scena si svolge con
il professore che rimprovera senza rivolgere lo sguardo all’interessato, mentre
l’alunno sembra accettare il rimprovero con il capo chino e gli occhi rivolti
fugacemente verso il professore.
La formalità e il
regolamento sono salvi.
La realtà che si vede è diversa da quella che è!
La realtà che si vede è diversa da quella che è!
Un giorno quell’alunno sarà
adulto, occuperà un posto nella società ed essere bifronte sarà abitudine o se
volete, carattere operativo.
Ci stupiamo poi, quando
commette atti inspiegabili.
La sua storia interna si è evoluta al punto che i suoi processi concorrenti sono diventati automatismi che non collidono più.
La sua storia interna si è evoluta al punto che i suoi processi concorrenti sono diventati automatismi che non collidono più.
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