L’avventura alla latitudine di 53° 26’ nord (quasi
la stessa di Mosca con 55° e 45’), Dublino accoglie i 18 visitatori.
L’obiettivo è chiaro studiare l’inglese sul campo e contemporaneamente
raccogliere il meglio dell’Irlanda in termini di storia e divertimento.
I 36°
di temperatura abbandonati nell’Italia dei genitori, stridono con i 14°
ritrovati allo sbarco.
Per i ragazzi non conta nulla. L’energia interna
alimentata dall’entusiasmo della giovane età, è sufficiente a rendere morbido
l’impatto con la diversa meteorologia.
Infatti, nei giorni successivi, i pantaloncini
indossati in modo frettoloso denunciavano il caldo di ferragosto ancora
presente nelle menti.
Il clima in Irlanda è molto variabile. Insegna a
credere che nella vita a parte la morte, nulla è certo e il divenire è una
costante.
Le verità sono illusioni del momento, esattamente come gli sprazzi di
sole che fendono nubi del cielo d’Irlanda in continuo movimento.
Anche la
pioggia sembra adeguarsi all’incostanza; è facile trovarla in compagnia del
sole.
Sottili filamenti di acqua si alternano a brevi e improvvisi rovesci.
Gli
irlandesi sembrano non farci più caso, anzi, le giornate di sole pieno e senza
nuvole, li sorprendono.
Così, l’ombrello in borsa è una scommessa sempre vincente
contro la speranza del tempo bello.
In compenso, distese di verde coprono grandi
aree, generando nei cuori di chi vive nelle cementate vie urbane delle nostre
città, un inspiegabile benessere e un invito ad allungare i respiri.
Gli occhi
difficilmente rimangono immobili, si spostano per portare nell’interno
dell’immaginazione tutto ciò che si ammira. Intanto, si assapora il piacere di
vivere l’esperienza del nuovo e del diverso.
Il periodo di permanenza comincia con un weekend e
ciò significa niente didattica per due giorni. Si attendono escursioni e visite
del territorio.
Inutile dirvi che durante i trasferimenti in pullman
o in bus pubblici, al clima meteorologico esterno si contrapponeva quello
goliardico interno.
I miei ragazzi si facevano notare sempre. Sana
allegria e poco innocenti parole cantate a piena voce, erano biglietti da
visita presentati ovunque si andava.
In quanto a docente accompagnatore, devo confessare
che mi riusciva difficile moderarli poiché il piacere di vedere in loro la mia
stessa euforia giovanile spesso mi induceva a far credere di essere sordo o
distratto.
L’incontro con una donna ubriaca fu uno degli
episodi che si ricorderanno.
La donna pretendeva di filmare con un cellulare
(presumibilmente spento) i volti dei ragazzi.
Ingenuamente, i più vivaci si
opposero e per impedire alla donna di continuare le riprese, chiesero al sottoscritto
di intervenire.
Sorpreso dalla inusuale richiesta, salii al piano
superiore del bus per rendermi conto del problema.
Una donna barcollante chiedeva
ad alta voce di poter filmare e rivolgendosi verso di me chiedeva di ordinare ai
miei ragazzi di non ostacolare i suoi intenti.
Credendo a una instabilità
mentale della donna, chiesi ai giovanotti di non dar seguito alle provocazioni.
La mia presenza non bastò perché l’ubriaca, avvicinandosi, pretese di filmare
anche me.
Soltanto allora capii che si trattava di un’ubriaca e che il cellulare
con il quale intendeva filmare era spento.
L’insistenza e il cattivo odore che si spargeva nel
bus mi spinsero ad assumere un tono di voce tale da ordinare alla donna di
allontanarsi dal gruppo e di sedersi tranquilla più avanti nella corsia.
La
donna ubbidì ma, alternando imprecazioni in gaelico (suppongo) o in inglese disarticolato,
continuò nella sua opera di disturbo anche stando seduta e rigirata su se
stessa.
I ragazzi erano già vivaci per loro natura e questo episodio non fece
altro che mettere paglia sul fuoco.
Tutto il trambusto seguente non passò inosservato
all’autista del bus che immediatamente chiamò via telefono la polizia.
Alla
fermata successiva due agenti salirono a bordo e costrinsero l’instabile
viaggiatrice al termine anticipato del viaggio.
Sapevamo che a Dublino la birra scorre più dell’acqua
nelle gole di molti suoi abitanti ma averne immediata esperienza diretta era
impensabile.
Successivamente, altri ubriachi vivacizzarono la nostra permanenza
ma l’esperienza di quell’episodio permise di considerarli presenze”normali”,
promotrici di ulteriori spunti di allegria.
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