giovedì 1 agosto 2013

Alza lo sguardo





ETT: Mi sorge un dubbio.

Nelle tue parole non leggo delusioni riguardanti aspetti o atteggiamenti connessi con i rapporti con colleghi e amici. 

Ho l’impressione che mi nasconda qualcosa. 

Voi umani siete così bravi a litigare!

LUIGI: Effettivamente, questo tuo dubbio è ragionevole. 
Per mia caratterizzazione, tendo a spegnere o a ignorare situazioni che mi rattristano o che mi facciano perdere la serenità dell’anima.

Inoltre, riferire delle debolezze di coloro che potrebbero avere mille motivazioni per giustificarle, mi appare irriguardoso e poco interessante.

ETT: In ogni caso, hai un tuo sistema per individuarle e reagire?

LUIGI: Ovviamente, sì!

Le persone tristi o poco propense a dialogare, riescono a tenere gli occhi bassi, piegano la testa verso ciò che è terreno, materiale, contingente.

Solitamente il nostro sguardo non si allarga di pochi metri oltre la sfera privata. 

L’orizzonte lo notiamo soltanto quando decidiamo di essere romantici o quando vogliamo abbandonare momentaneamente la situazione in cui siamo immersi.

Lo sguardo basso è il sintomo dei delusi, degli sconfitti, dei timidi, dei deboli e di tutti quelli aggrediti dai disagi psicologici.

Lo sguardo basso pone il divieto al pensare, all’ottimismo e alla speranza.

Dialogare con una persona senza poterla guardare negl’occhi, per me è assai duro.

In questi casi, non è possibile sorridere, non si capiscono fino in fondo i problemi di cui si dibatte.

Sorge ambiguità e si fanno presunzioni.

Lo sguardo basso impone anche il capo chino e le braccia chiuse; si crea esattamente una trincea, lasciata libera all’assalto del povero avventuriero che tenta un approccio improbabile.

ETT: Queste persone le abbandoni?  

LUIGI: Quasi sempre sono loro che si escludono o scelgono, in consonanza con il proprio essere, quali amici su cui sollevare un po’ più in alto lo sguardo.

Per conto mio, rispondo a questa esigenza in modo molto solerte, cioè evaporo.

ETT: I tuoi amici devono stare bene attenti per non vederti scomparire.

LUIGI: I miei amici non devono temere, ho l’abitudine di guardare direttamente negl’occhi e di sentire le loro vibrazioni. 

Ho sempre la necessità di non trascorrere il tempo inutilmente e quindi ricavo il massimo del piacere attraverso le emozioni che emergono dall’interloquire. 

Successivamente, quando ritorno al pensar solo, allora quelle emozioni si condensano in pensieri tra i quali mi cullo per vivere attimi eterni.

ETT: In Inghilterra hai conosciuto qualcuno con lo sguardo basso?

LUIGI: Purtroppo siamo esseri umani e sebbene la maturità è la cultura ci raffinano, alcune debolezze non riusciamo a nasconderle completamente. 

La naturale predisposizione alla comunione e alla gioia, è il discriminate che rende diverso il singolo individuo nei rapporti con i suoi simili.

Nella mia avventura all’estero, come in Italia o come nel mio condominio, trovo sempre qualcuno con lo sguardo basso. 

Illusoriamente spero sempre di conquistare qualcuno e convertilo alla vista alta.

mercoledì 31 luglio 2013

Cuore grande



 

Al riposar del pensier vago,
lo spirito s’adagia.

Nuova linfa scorre tra gli ameni orizzonti della natura amica.

A così tanto splendore,
un’anima nuova s’accosta.

Riecheggia ancora
quella chiara e cortese voce.

Un cuore grande s’affaccia.

Alla silente anima ch’ella confina,
non sfugge l’ardor dell’onesto sentire.

Soffuso sentimento aleggia
al praticar l’amor prossimo.

Sfortunati bimbi son merce sua.

Dall’alba al tramonto,
tutto il mondo stringe.

Al brillar delle stelle
la timida luna argenta il suo volto.

Incauta,
 osa sfiorar carezza a sì bassa quota.

Esploratore d'anime


Di narrar non indugio,
perché penna riposar non sa.

Materia morde e spirito inonda.

Correre tanto, all’io poco importa,
‘sì che al piacer non v’è limite.

Agitar ricordi frena l’anima libera,
dimenar sentimento è opera sua.

Nuovi visi sono barriere da superare,
sono montagne da scalare,
sono frontiere aperte allo straniero dal cuor fragile.

Sorrisi e abbracci sono bastoni,
per spianar alture e frenar discese.

D’esplorare anime, non sono mai pago,
poiché di questa fame nessun cibo sazia.

Alla fine del viaggio sono meno nano.

Di quell’altezza soltanto il Dio grande è misura.

lunedì 29 luglio 2013

La presentazione a Sanremo

Una serata bellissima.........
Grazie alla conduttrice Donatella, all'amico Antonio, alla grande ospitalità dell'Hotel Miramare di Sanremo e, non ultimo, agli amici, agli ospiti dell'albergo e tutto il pubblico che ha assistito con interesse all'evento.

Luigi Squeo.

*un grazie particolare anche al regista Antonio e alla registratrice di questo evento.

Gustatevi la registrazione di una parte della magica serata.



giovedì 25 luglio 2013

Il disastro a pochi passi dalle nostre coste





Dopo aver devastato ecosistemi in tutto il mondo, le multinazionali del petrolio stanno prendendo di mira l'Italia. L'unica nostra possibilità per impedire che si vada verso un disastro ambientale è far ripristinare subito le tutele ambientali spazzate via con un condono l'anno scorso. La maggioranza dei senatori dice di essere pronta a farlo, ma con la pausa estiva alle porte abbiamo pochi giorni per farne un caso nei media. Firma ora e condividi con tutti:

Dopo aver devastato ecosistemi in tutto il mondo, le multinazionali del petrolio stanno prendendo di mira l'Italia. Ma c'è un modo per impedire che distruggano anche l'Adriatico e il Mediterraneo.

Medoilgas, un'enorme multinazionale, ha dichiarato di voler iniziare a trivellare presto a pochi passi dalla costa rifiutandosi persino di fare una valutazione di impatto ambientale. E se la faranno franca potremmo ritrovarci in poco tempo con oltre 70 piattaforme a occupare l'intero Adriatico e mari in tutta Italia: una una perdita di petrolio devastante sarebbe solo una questione di tempo. Ma c'è una soluzione: rafforzare subito la legge.

Abbiamo pochi giorni. Senatori di tutti i partiti sono pronti a sostenere una modifica urgente ma il problema è che stanno per andare tutti in vacanza. Firma la petizione per convincerli a proteggere l'Italia dalle multinazionali del petrolio prima che sia troppo tardi, e poi condividi con tutti: se raggiungeremo le 100mila firme, attireremo l'attenzione dei media con un'azione nel centro di Roma:


La cosa incredibile è che un divieto totale a queste pericolosissime trivellazioni a poca distanza dalla costa esisteva, ma Monti lo ha abolito l'anno scorso. Ora, le aziende petrolifere possono trivellare vicino alla costa senza neppure l'obbligo dei normali controlli necessari a proteggere l'ambiente. Medoilgas è solo la prima e la più aggressiva tra le multinazionali a sfruttare questo condono. Ma c'è una proposta che sta raccogliendo il sostegno dei parlamentari proprio in questi giorni, che chiuderebbe la porta a pericolose trivellazioni in mare richiedendo severi controlli ambientali prima di qualsiasi nuova operazione di questo tipo.

Tutta questa corsa incontrollata al petrolio nei nostri mari è senza senso. I suoi sostenitori dicono che più trivellazioni siano necessarie a rilanciare l'economia, ma se avvenisse una perdita di petrolio a causa di comportamenti senza scrupoli, la nostra costa potrebbe esserne devastata irreparabilmente, assieme alla nostra economia basata sul turismo e a migliaia di posti di lavoro in luoghi bellissimi. E perfino se andassimo avanti con le trivellazioni, gli esperti stimano che tutto il petrolio estratto sarebbe appena sufficiente per darci energia per un paio di mesi. Semplicemente correre il rischio non ha senso.

Ma le multinazionali del petrolio gestiscono quantità di denaro enormi che possono usare per influenzare i senatori e far fare loro la cosa sbagliata. E' questo il motivo per cui ora dobbiamo agire. I senatori sono dalla nostra parte, e se ci facciamo sentire con forza e chiaramente, potremo proteggere le nostre preziose aree naturali dalle disastrose melme nere che incombono su di noi:

La comunità di Avaaz ha sempre spinto le grandi aziende ad agire eticamente, e spesso abbiamo vinto, come quando abbiamo costretto H&M a firmare uno storico accordo per la sicurezza dei lavoratori pochi giorni dopo aver lanciato la nostra campagna! E' arrivato il momento di proteggere i mari italiani dall'azione distruttiva delle multinazionali del petrolio.

Con speranza e determinazione,

mercoledì 24 luglio 2013

Il vento




Opera Pittorica di Silvia Senna

Quando il vento vuol farsi notare ti spira contro, ti ostacola. 

Allora, sei consapevole che tu debba curvarti leggermente in avanti e forzare il passo. 

Contemporaneamente sorridi, accetti lo sforzo e apprezzi la vita.

Quando, invece, il vento ti accompagna, non sai della sua presenza, anzi, credi che le tue energie si siano moltiplicate.

E' molto probabile che ti affidi all'inerzia e ti distrai. 

Potresti iniziare a fantasticare, a progettare scenari passati o futuri, lasciando al corpo la responsabilità di occuparsi del moto secondo routine.

Giunti a destinazione, non si ricorda il tragitto seguito e ci si chiede come sia stato possibile arrivarci con la mente occupata.

Durante la nostra esistenza il vento cambia continuamente direzione! 

lunedì 22 luglio 2013

Enjoy your meal





ETT: Stranamente, Luigi, non hai fatto nessun riferimento al cibo inglese!
Non ti sarai forse abituato?

LUIGI: Certamente le stranezze alimentari dei britannici non mi hanno sorpreso! Conoscevo ciò che mi attendeva per cui ho fatto buon viso a cattivo gioco.

ETT: Quindi, non hai faticato molto a ignorare le delizie del palato?

LUIGI: Ett, queste non sono domande da porre a un professore che si astrae dalla materialità.

ETT: Allora perché brontolavi mentre assistevi ai tuffi dell’ananas nel sugo di pomodoro oppure mentre pensavi di bere il caffè che di espresso aveva soltanto il desiderio?

LUIGI: Infatti, non brontolavo … … conferivo con me stesso!

Riflettevo ad alta voce. Notavo la coerenza degli inglesi quando mangiano le jacket potatoes mentre noi le chiamiamo volgarmente patate non sbucciate. 

Inoltre, la loro fantasia è tale da superare antichi stereotipi alimentari per cui dolce e salato possono coesistere.

Per forzare la cultura alimentare tradizionalista mediterranea, cercavo di provar piacere a mangiare le patatine fritte dopo aver assaltato comicamente una pannocchia di mais finita rovinosamente fuori dal piatto.

Ti racconto l’avventura alimentare avuta il giorno d’arrivo. 

Dopo un’intera giornata trascorsa in tre aeroporti (Bari, Stoccarda e Heathrow), avevo una fame da lupo. 

Da perfetto gentleman, chiesi gentilmente alla mia host family un posto dove poter cenare (non volevo creare problemi a causa della tarda ora d’arrivo). 

Per mia fortuna, la gentile ospitante mi assicurò di aver già pronta la mia cena.

Vorrei che immaginaste la mia faccia nel vedere pochi fagioli galleggiare in una brodaglia saporosa.   

La fame spingeva il cucchiaio a raccogliere quanti più fagioli possibili con un colpo solo. 

Dopo poche cucchiaiate, rimase solo la brodaglia che non sapevo come smaltire per non apparire “viziato” alla mia ospitante. 

Cercai di limitare la brutta figura avventurando internamente probabili fette biscottate.

Purtroppo, esiste il limite a tutto e così allontanai lentamente la portata verso il centro del tavolo.

Quest’atto fu interpretato come “ho finito, voglio il secondo” e allora, la solerte inglese si precipitò verso il forno a microonde, da dove estrasse delle linguine annegate nella besciamella.

Mi venne da piangere!

Tirai fuori tutta la mia ipocrisia intrecciata con la signorilità per esclamare: wonderful!

Cercai di arrotolare quelle sfuggenti strisce di pasta con una pigra forchetta ma dopo soltanto pochi balzi e sconfinamenti, dichiarai tutta la mia sazietà e impossibilità di terminare quella cena luculliana.

La bassa probabilità di trovare pane sulla tavola inglese fu mitigata dalla sicurezza matematica di avere il dessert.

Chiedo la vostra clemenza nell’esprimere il giudizio sulle mie aspirazioni alimentari, ma come potevo mangiare un semifreddo alla menta quando ancora lo stomaco brontolava per la presenza d’aria.

Da navigato diplomatico, chiesi alla padrona di casa di uscire per una passeggiata digestiva, invece, come un cane randagio cominciai a cercare un locale che avesse qualcosa di solido e verosimile al mio cibo immaginario.

Qualche giorno dopo conobbi i nomi di quelle pietanze che ora, per motivi freudiani, sono stati rimossi.

ETT: Credo almeno che ti sia rifatto con la colazione inglese; è famosa per essere sostanziosa.

LUIGI: Un bicchiere di latte freddo, un’anfora con acqua color caffè, marmellata, burro, yogurt e due fette biscottate erano i protagonisti delle mie mattine, prima di correre verso la fermata del bus ed essere presente alle nove in punto in aula per la lezione.

Per fortuna che la mia passione per la lingua inglese ha reso corollario il mangiare.

domenica 21 luglio 2013

Accusar l'immenso


opera di Silla Campanini

Vola basso timido passero.

Sentir vorrei l'umil fruscio d'ali allegre.

Cuor mi prende 
a così dolce attimo che natura dona.

Messaggero d'amor, 
l'anima tutta incanta.

Allor, flesso nel pensar,
attendo.

Mirar perduti orizzonti,
in cerca d'arcobaleni, 
curvi dalla speranza d'accusar l'immenso.  


CLIL - experience


LUIGI: Può capitare che un professore, per motivi di auto-aggiornamento, debba trascorrere all'estero due settimane. In questo periodo, completamente avulso dalla routine della vita, egli sperimenta la novità dell’uso della lingua straniera e il confronto con una cultura di un popolo differente.

ETT: Sapendo della tua passione per la lingua inglese, suppongo che tu sia ritornato in Inghilterra.

LUIGI: Esattamente! In questa occasione però non ho avuto studenti cui badare poiché ero io stesso alunno.
La classe a cui ero iscritto la definirei europea; composta in massima parte da italiani e spagnoli, con unità sparse provenienti dall'Austria, Francia e Ungheria.

ETT: Una bella compagnia e soprattutto una novità assolutamente interessante per la tua esperienza.

LUIGI: Sì! Effettivamente ho ricevuto uno scossone da questa matta iniziativa.

ETT: Perché matta?

LUIGI: Se ti raccontassi di avere abbandonato la famiglia per quindici giorni e per giunta, di averlo fatto mentre erano in corso i lavori di strutturazione della casa dove vivo, saresti costretto a considerarmi perlomeno irresponsabile.

ETT: Tranquillo perché io ascolto e non giudico.

LUIGI: Allora, confermi la tua identità di extraterrestre e per tale, di essere superiore!

ETT: Avanti, non scherzare, continua a raccontare.

LUIGI: Ho trascorso quindici giorni sereni, attento soltanto ai piaceri umani; ho conosciuto persone dolci e disponibili; ho rivisto silenziosamente le mie stesse debolezze, timori e speranze in quei colleghi con cui ho condiviso intere giornate. Ognuno di loro, indipendentemente della nazionalità, ha nascosto i fardelli della vita ordinaria respirando l’aria di giovani spensierati studenti.

Gli italiani (i più malmessi con la lingua inglese) istintivamente si cercavano e tendevano a formare gruppo separato mentre gli spagnoli, numerosi come gli italiani, si mostravano molto ciarlieri, aperti alla varietà della comunità. 

Per molti miei colleghi (me compreso), la difficoltà dell’ascolto, legata ad improbabili pronunce o alla povertà di termini specifici in lingua, operava come la forza di gravità: dopo brevi tentativi nell'argomentare in inglese, si finiva per parlare nuovamente in lingua madre.

Nel corso dei quindici giorni una strisciante graduatoria di merito relativa ai migliori speaker ha preso forma. 

Tutti i partecipanti a questo divertente concorso hanno accettato con il sorriso il posto occupato e hanno gioito anche per i piccoli miglioramenti involontariamente ottenuti.

ETT: Qualcuno di loro ti ha impressionato in particolare?

LUIGI: Ovviamente, sì! Ho ancora in mente affabilità di Renato, la forza d’animo di Carmela, il brio di Margherita, la delicatezza di Enzo, l'eleganza d'animo di Luisa, la tenerezza di Concetta, la simpatia di Guido, lo stile riguardoso di Alfredo, l’allegria di Alejandro, il perenne sorriso di Irma, l’humor di Eladio, la socievolezza di Soledad, lo spirito gioioso di Istvan e Agnes.

A questi nomi si aggiungono molti altri che anche per poche parole scambiate, rimarranno nella mia memoria nostalgica.

ETT: L’esperienza in Inghilterra ha confermato le tue aspettative per ciò che riguardava la lingua e l’aggiornamento didattico?

LUIGI: Rispondendoti immediatamente con un sì, ti direi una mezza bugia. Come succede a tutti gli umani, ciò che ci raffiguriamo nella mente prima di iniziare un’avventura è sempre diverso da ciò che viviamo. 

Solo in seguito, dopo cioè aver miscelato l’accettazione della realtà con il ridimensionamento degli obbiettivi creati, si riconosce la soddisfazione per l’esperienza ormai trascorsa.

In ogni caso, i quindici giorni di permanenza in terra straniera hanno consentito l’innesto di piccoli automatismi mentali per cui la lingua parlata appare meno incerta. 

Inoltre, il vocabolario si arricchisce di termini che in Italia non sogneremo mai di usarli per via della bassa probabilità di richiamarli.

Per quanto riguarda l’aspetto didattico, il corso seguito in Colcheter ha offerto una panoramica sulla metodologia CLIL e una visione generale dell’ordinamento scolastico inglese. 

Ovviamente, la sospensione del giudizio relativo al confronto tra la nostra istituzione scolastica e quella inglese è obbligata per via dei termini di confronto non omogenei.

ETT: Ripeteresti questa esperienza?

LUIGI: Da inguaribile romantico, non posso negarlo. Amo vivere tra la gente sincera, “sentire” il sentimento, ascoltare chi ha bisogno dell’attenzione, vedere il mondo per allargare l’orizzonte della mente.

Siamo isole lontane che emergono dal mare per ammirare il sole. 

In fondo al mare, ogni isola appartiene alla stessa piattaforma che, fuori dall'acqua, si dimentica di considerarla.


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